FANTASMI DEL PASSATO

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Aggiornato il 3 giugno 2019

2 aprile

Lunedì mattina, uno come tanti ma che comunque avverto come diverso. Varco la soglia della TVNY, un'emittente televisiva nel cuore del Meatpacking District di New York, con l'animo malinconico e solitario, così come lo è stato il weekend appena trascorso. Lavoro qui già da 5 anni e mai come in questo periodo sento forte il senso di nausea e repulsione varcando il portone dell'edificio, tanto è vero che sono in ritardo rispetto ai miei standard. Normalmente alle 8:30 sono già alla mia scrivania, mentre sono quasi le 9:00 e sto trascinandomi verso l'entrata. Non ne ho proprio voglia e questa sensazione va avanti da un bel po'. Riposo poco e male, troppo presa dai miei pensieri ed un senso di solitudine che ormai inizia a pesarmi. Sento che tutto mi sta scivolando dalle mani, al lavoro e in amore. Sì, l'amore che manca nella mia vita da troppo tempo ormai. Le occasioni non mi mancano e sarebbe fin troppo facile abbandonarmi alla prima storia "fattibile" che mi capita sotto tiro. Qualche bel ragazzo con cui avere un minimo di affinità a letto. Ma io sto cercando ancora l'Amore, quello da favola, quello con cui mamma mi ha cresciuto, quello che hanno i miei genitori, che, quando li guardi, capisci che vorresti qualcosa del genere anche tu. L'uomo per cui il mio cuore perda un battito se mi guarda negli occhi anche solo per chiedere come mi sento. Quell'Amore che ti ruba il respiro se ti sta troppo lontano. Altrimenti tanto valeva continuare la mia storia con Freddie. Invece sono passati 2 anni da quando ho deciso che con lui le cose non potevano più andare avanti e sono ancora sola.

All'inizio è andato tutto più che bene. Finalmente vivevo la mia libertà di donna alla ricerca del grande Amore. Man mano che il tempo è passato però, l'insoddisfazione per questo amore che non arriva sta avendo la meglio. E io trascorro ormai la maggior parte del tempo fantasticando e sperando che quest'uomo prima o poi verrà a stravolgermi la vita, mi ruberà il respiro e mi farà perdere un battito del cuore. Perché per me sarebbe facile riconoscerlo. Lo riconosci quando lo hai già vissuto e io so com'è. Lo so molto bene e non sono riuscita a provare quelle stesse emozioni così profonde e totalizzanti per nessun altro. Travolgente come un uragano nella foresta amazzonica, che ti bagna completamente e ti lascia senza fiato e con un dolore lancinante, non rimarginabile, se ti ferisce.

Nemmeno la storia con Freddie è paragonabile minimamente a quel tipo di Amore. Con lui le cose non funzionavano già da un po'. Nessun litigio, nessuno screzio. Anzi, eravamo la pace e la tranquillità impersonificati. Anche troppa. Un rapporto da migliori amici e non quello che avremmo dovuto essere. Non sentivo l'elettricità, la tensione che ricerco nel grande Amore. Lui mi guardava e per me era come se mi guardasse mio fratello. Era stato maggiormente lampante che le cose non andavano più bene nel momento in cui avevo accettato le attenzioni di uno stagista in azienda. Carino, veramente tanto carino, ma soprattutto più giovane. Ed io, Tara Ford, diciamola tutta, non sono questa grande bellezza, con i capelli biondo "smaturato", per dirla nel modo in cui mi descrive mia sorella più piccola Melania, fisico morbido con le curve al punto giusto, ma mantenuto con gran fatica. Si, ammetto di piacere e anche un bel po', ma una "ragazza ormai matura" come me si è sentita lusingata dalle attenzioni di un ragazzo di 10 anni più giovane e fisicamente prestante.

Con Albert, lo stagista, le cose erano diventate deliziosamente troppo pericolose durante la festa di Natale, complice la musica e qualche cocktail di troppo. Lui mi aveva trascinata dietro una siepe in giardino ed avevamo iniziato a pomiciare come due adolescenti. Quando la mano di Albert si iniziò ad insinuare troppo in profondità tra i miei vestiti, sfiorando le cosce fino a raggiungere l'elastico dei miei slip, ebbi un unico lampo di lucidità tra i fumi dell'alcol ed in un istante decisi che non era così che doveva andare.

Quell'occasione non sarebbe stata da farsela scappare, solo che era arrivata quando non potevo proprio coglierla. Avevo e ho troppo rispetto per Freddie e non potevo farla così sporca. Sempre così accade, tante occasioni ci si presentano nel momento sbagliato. O il momento sarebbe stato giusto, ma sono io che forse sono sbagliata. Credo che qualcun altro, al posto mio, non si sarebbe fatto tanti scrupoli.

Seguirono settimane travagliate e cupe. Ero sempre triste e ciò che mi faceva stare peggio era il voler cercare ad ogni costo di non far capire il mio stato d'animo agli altri, tanto meno a Freddie! Ma ne stava risentendo la mia sanità mentale. Speravo fosse una condizione passeggera, ma dopo un mese di tormento, tra il rimorso di quello che sarebbe potuto succedere quella sera alla festa e la consapevolezza di qualcosa che non c'era più tra me e Freddie, decisi di chiudere con lui. Avevo paura di stare dando una sentenza di morte ad un povero innocente, ma in realtà, quando iniziai a parlarne, riscontrai che anche lui si era sentito sollevato dalla mia presa di coscienza. Eravamo ormai arrivati entrambi alla stessa conclusione, ma nessuno dei due riusciva mai a trovare il coraggio di dare un taglio. Ricordo perfettamente come andarono le cose, lisce come l'olio e mi ritrovai sorpresa da tanta facilità. Era una domenica mattina, mentre ascoltavamo la musica e sbrigavamo qualche faccenda domestica, come accadeva tutte le domeniche, quando presi il coraggio ed iniziai a dirgli tutto ciò che avevo accumulato negli ultimi mesi. Dopo i primi momenti di incertezza le parole uscirono dalla mia bocca in maniera talmente sciolta che mi ero chiesta come mai non lo avessi fatto prima. E, inaspettatamente, Freddie provava le stesse cose anche lui. Fu profondo ed intenso il momento in cui ci dicemmo che, seppure la passione era passata, il nostro amore ed il nostro legame sarebbe durato per sempre. Un legame imprescindibile per entrambi. Quel giorno è scolpito indelebile nella mia memoria tra i momenti più belli della mia vita. Non versammo nemmeno una lacrima ma la serenità che respirammo spogliando i nostri cuori fu la base per costruire il nostro nuovo rapporto.

L'iniziale convivenza da amici era certamente strana: non prendermi più cura di lui come prima, portare uomini in casa mentre c'era lui o conoscere la sua amica di turno aveva un non so che di bizzarro. Ma tant'è, anche a questo ci si abitua ed adesso siamo complici come non lo eravamo prima. Anzi, meno male che almeno c'è lui nella mia quotidianità. Sarebbe ancora più triste la vita senza qualcuno a casa che sai che ti vuole bene, e io e lui ce ne vogliamo veramente tanto! Posso ben dire che, dopo Alice, è la persona che meglio mi conosce e so che lui per me ci sarà sempre, qualsiasi cosa accada.

Non gli ho mai detto la verità sulla festa e sullo stagista, e non penso che mai lo farò. In fondo poi non c'era nulla da raccontare, mi ero fermata in tempo e forse questo è uno tra i miei rimpianti, ma almeno non ho rimorsi a tormentarmi quando guardo Freddie.

Quando questa mattina è suonata la sveglia l'ho accolta quasi come una liberazione. Un sonno particolarmente agitato è quello che mi rimane addosso. Un sogno che mi ha lasciato dentro una punta di ansia per la giornata che mi aspetta. Non ricordo che flash sbiaditi, ma la sensazione è ben vivida e si aggiunge al disagio di un periodo di cambiamenti sul lavoro. Io fatico ad accettarli, i cambiamenti. Mi mette angoscia sapere che le cose non saranno più le stesse, senza avere le certezze che fino a quel momento mi avevano rassicurata. Ci sono stati cambiamenti in tutti i reparti e ho paura che in questa ondata prima o poi verrò travolta anche io e non sono pronta. Così come non lo ero tre anni fa, quando Miranda Moore iniziò a lavorare da noi e io fui affidata a lei, che aveva bisogno di un'assistente che conoscesse bene la nostra struttura. E poi il nostro CEO ha sempre dimostrato una grande stima per me e io, secondo lui, ero la scelta migliore per una come Miranda. Mi è andata bene, il cambiamento oltre che essere indolore, fu più che positivo e ho trovato in Miranda non solo il miglior capo che potessi desiderare ma anche un'ottima amica.

Il lavoro con lei è dinamico. Gestire un centro di produzione TV è come stare dentro ad un frullatore che non si ferma mai, è in continua mutazione e lei gestisce il team in maniera impeccabile.

Era il mio sogno da bambina lavorare per la TV, sapere cosa c'era dietro la creazione di un programma televisivo e noi ci occupiamo di tutti gli aspetti, dai contenuti agli aspetti tecnici. Ed io, come sua assistente, ho tanto da fare e da imparare, ma anche tante soddisfazioni. Però gli azionisti vogliono risultati sempre maggiori e questo sta portando stravolgimenti a livelli manageriali e dirigenziali. È successo nelle scorse settimane e ho la sensazione che il ciclone non si sia ancora arrestato.

Nel parcheggio c'è una macchina mai vista, è nel posto dei dirigenti, una fantastica «Porche non so che modello». Qualcosa solletica il mio cervello, ma non riesco a capire cosa, ma forse è solo paranoia, anche se ho la sensazione di averla già vista quell'auto. Mi sforzo di ricordare dove e poi mi viene alla mente un flash del mio sogno di stanotte. Cosa significhi tutto questo non lo so, ma l'ansia inizia a salire ancora di più dentro me fino a provocarmi un senso di soffocamento che fino a quel momento ero riuscita a gestire. E mi fa rabbia questo mio stato di quest'ultimo periodo, perché io non sono così, non sono mai stata così, tranne che... non ci voglio pensare. È un periodo chiuso e seppellito della mia vita e ho promesso a me stessa che mai più sarei caduta in quel buco nero. Devo solo farmi forza e ritornare a prendere in mano la mia vita, sorridere di nuovo, sempre, anche nelle avversità. Lo devo a me stessa e so di essere in grado di farlo. Io non sono quella che sono in questo periodo.

Entrando nell'ingresso avverto agitazione. Colleghi che si affrettano ad andare a destra a sinistra come schegge impazzite. Ai miei occhi sembrano tutti un po' ridicoli, come delle formiche il cui formicaio è stato attaccato da un formichiere gigante. Mi si affaccia un raro sorriso al paragone e scrollo la testa divertita. Entrando incontro Melody, la mia morbida collega, che ormai è diventata più che altro un'amica. Con i suoi mossi capelli castani e gli occhioni verdi ed allarmati, mi dice "Muoviti. Big Pete ci ha convocati tutti in Aula Magna per un Meeting Plenario improvviso." Big Pete, al secolo Peter James, è il nostro CEO e questo è per me proprio un brutto segno! Lui si fa vivo solo per comunicazioni veramente grosse, come quando presentò Miranda e io poi fui convocata dalle risorse umane. Mi sembra un déjà-vu ed ecco di nuovo il senso di soffocamento ad attanagliarmi la gola. Mando giù a fatica la saliva e riprendo fiato "Ma così, senza preavviso e di lunedì poi?!?!" le rispondo. Alzo gli occhi al cielo e mi avvio in Aula Magna senza nemmeno passare dal mio ufficio a posare le mie cose. Non farei in tempo! Ho un brutto presentimento. Credo sia tutto legato: il mio sogno, la Porsche, la mia inquietudine, il Meeting Plenario improvviso. Tutto lascia presagire qualcosa che questa volta travolgerà anche me.

Mi siedo in prima fila, come sempre. Non sono una che normalmente noteresti. I miei vestiti sono formali ma non appariscenti, il mio trucco immancabile ma mai marcato, i miei capelli in ordine ma mai eccessivi. Non so se sono definibile un tipo ordinario, forse sì, ma comunque, se non decido io di farmi notare, potrei tranquillamente passare inosservata! Ma a me piace farmi notare da Big Pete, ma solo perché ho un po' la sindrome da prima della classe, lo ammetto! Da quando mi sono riuscita a guadagnarmi la sua stima è un po' come se volessi ringraziarlo della sua considerazione, quindi mi rendo sempre ben visibile ai suoi occhi.

Arrivano pian piano tutti, anche Big Pete, con la sua pancia e la sua boria, che poi alla fine risulta anche simpatica se vai a fondo del personaggio. È accompagnato dalla sua assistente, Rachel detta "The Queen", che sembra la sua fotocopia al femminile, anche se di simpatia ne suscita veramente poca se non nulla. Sempre invadente e chiassosa, ancora mi chiedo come una persona così professionale come il nostro CEO continui ad averla come assistente. Mi giro intorno e non vedo Miranda. "Eppure oggi doveva esserci." Oltretutto, in questo tipo di occasioni, abbiamo l'abitudine di sederci vicine per poi commentare insieme. Sospiro a bassa voce, continuando guardarmi in giro. Inizio ad avere sempre più paura e rimpiango il fatto di non essere passata per il mio ufficio prima e non aver verificato che Miranda ci fosse.

Big Pete prende il microfono ed inizia a parlare. "Come tutti avete intuito in queste settimane, abbiamo avuto la necessità di fare alcuni cambiamenti. Abbiamo anche dovuto chiedere ad alcuni colleghi di fare delle rinunce e cambiare ruolo per avere la possibilità di accogliere nella nostra famiglia delle nuove figure che ci potranno aiutare ad avere ancora più successo. È per questo che vi chiedo di accogliere tra noi il nuovo Direttore Commerciale. Il suo nome è Brandon Burn."

All'improvviso le immagini del mio sogno si sovrappongono a quelle che la realtà sta proiettando davanti ai miei occhi e io mi ritrovo a sperare, pregare, che non sia la stessa persona, non lui. Il battito del mio cuore ha accelerato il ritmo a tal punto che mi sembra possa scoppiarmi da un momento all'altro. Sento le vene pulsare in ogni angolo del mio corpo e un violento torpore aggredirmi le gambe. Non ho il coraggio di vedere cosa si sta prospettando ai miei occhi che sono bassi, rivolti alle mie mani appoggiate sulle mie gambe. Mi sto tormentando dolorosamente le pellicine attorno alle unghie. La testa è pesante, faccio fatica ad alzarla. Tutti gli sguardi sono rivolti verso il fondo della sala, alle mie spalle, e seguono l'ingresso di una persona che si dirige verso Big Pete, davanti a me. Gli vedo solo i piedi e le gambe e ho come l'impressione che lui stia guardando proprio me, lo sento. Sento i suoi occhi puntarmi addosso. Scorro la sua figura lentamente. Ho paura, tanta paura che sia vero. Quando arrivo alle sue spalle tutto mi si fa più chiaro ormai, tutto è vero, terribilmente reale. Sento un gran vociare, soprattutto da parte delle mie colleghe, che commentano positivamente il suo aspetto fisico. Lo guardo per intero adesso. Non è cambiato molto, ha solo lo sguardo più maturo e se possibile ancora più affascinante. I suoi capelli castani hanno conservato quelle venature bionde che al riflesso della luce del sole più volte hanno catturato la mia attenzione. Ben vestito. La sua corporatura alta e longilinea è ricoperta da più muscoli di come lo ricordavo. E i suoi occhi, quei profondi occhi del colore delle castagne. Quegli occhi che sapevano di autunno, con le venature del colore delle foglie ingiallite. Profondi ed espressivi. Io ho assaporato cosa vuol dire avere i suoi occhi esprimere i suoi pensieri, i suoi sentimenti. Il ricordo mi provoca un brivido lungo la schiena. Tutto si sta muovendo lentamente e anche le voci adesso sembrano provenire come da molto lontano. Le figure si contorcono e i suoni non hanno più definizione. La voce distorta di Melody raggiunge le mie orecchie "Finalmente un belvedere!" ma immediatamente dopo, guardandomi, la sento esclamare "Tara che hai? Sei pallida!" È tutto come nel mio sogno di stanotte. Ora ricordo tutto, è tutto esattamente identico. Lo so come andrà a finire. Io so già tutto e mi stringe la disperazione. Avevo seppellito tutti i ricordi ed in un attimo ecco che tutto risale a galla. Mi manca l'aria. Respiro a fatica. Voglio uscire, scappare. Vedo che mi sta guardando, mi fissa e mi sorride. Si, mi sorride. I suoi occhi su di me, sembra preoccupato e sorpreso allo stesso tempo, ma io non ricambio il suo sorriso, non ho nulla per cui sorridere. Mi sento solo di svenire. Melody mi prende sottobraccio e mi porta fuori e sento tutti gli sguardi su di noi, anche quello di Brandon. Lo sento di nuovo, penetrante su di me. Mi segue. Mi giro per guardare di nuovo nella sua direzione. Non mi sbagliavo. Mentre Big Pete continua a presentarlo, lui sta guardando me ed ora non sorride più.

"Andiamo a prendere un po' di aria." mi dice Melody e ingenuamente mi fa una domanda "Cosa ti succede Tara?" mi chiede, ma io non riesco a parlare. La mia lingua è intorpidita dal dolore che mi sta bruciando dentro. Inizio solo a piangere e tremare. Mi sento disperata, come 15 anni fa, perché un ricordo lo puoi sotterrare sotto i cumuli di polvere della tua memoria, ma il dolore resta lì, sopito ma non sparisce mai del tutto. E il mio si era solo mimetizzato dietro la mia corazza. Melody non insiste. Ha capito che quando sarò pronta le racconterò tutto e non continua a chiedere. I flash del mio sogno mi rimbalzano di nuovo davanti gli occhi e un brutto, bruttissimo, presentimento mi viene in mente. Miranda non c'era in Aula Magna. Io la so la fine, so già cosa sarà di me, ma Miranda? Adesso sono preoccupata anche per lei e la sua assenza mi vale come conferma che le mie paure si stanno tutte avverando "Melody, accompagnami a cercare Miranda. Ho bisogno di parlare con lei." Melody mi guarda con un'espressione impensierita. Ma lei è così, è di una dolcezza rara, non ti sa dire mai di no e se ti vuole bene, ti vuole bene senza filtri e sente le tue pene come fossero le sue. Ed in questo momento lei lo sta vivendo tutto il mio tormento, pur non sapendo per cosa, lei sente le mie angosce.

Troviamo Miranda nel suo ufficio. La radiosa e bionda cinquantenne che ho sempre conosciuto ha lasciato il posto a una donna dal viso tirato e dai grandi occhi verdi resi lucidi da qualche lacrima di troppo. Ma il suo contegno di donna forte e battagliera le brilla ancora in volto. Ha la faccia stanca e mi dice dolcemente di sedermi, la voce roca e opaca. Melody fa come per andar via, ma le chiedo di trattenersi. Miranda acconsente. Mi conosce tanto bene che sa quanto io possa avere bisogno anche del suo supporto. Quello che non sa, e che nemmeno Melody conosce, è che non si tratta solo di qualcosa che avrà effetto sul mio lavoro, ma su tutta la mia vita ormai. Miranda mi spiega che ha parlato con Big Pete venerdì, quando tutti erano già andati via, me compresa. Lei è nel piano di riorganizzazione e da oggi in poi io non sarò più la sua assistente e sarò assegnata altrove. Di lì a poco avrò un incontro con l'ufficio risorse umane per le dovute comunicazioni.

Sudo freddo. Il mio altrove è sempre più chiaro. L'affanno prende di nuovo possesso del mio respiro e di nuovo inizio a piangere. Miranda guarda Melody con stupore, forse perché non si aspettava una reazione tanto violenta a questa notizia. La mia amica spiega però al mio ormai ex-capo che questa storia va avanti da almeno un quarto d'ora e che non sa assolutamente quale possa essere la causa. Miranda cerca di rassicurami e mi sento in colpa perché nessuna di loro sa cosa realmente mi passa per la testa. E poi Miranda, che avrebbe bisogno quanto me di essere confortata e io non sono in grado di fare nulla, paralizzata, immobilizzata dalla paura di ciò che sta per avvicinarsi.

Il vociare inizia di nuovo ad animare tutti gli uffici. Il Meeting è finito, a quanto sembra. Commenti e battute sul nuovo arrivato giungono alle mie orecchie e mi infastidiscono. Persone che non lo conoscono, che non sanno chi è e quanto sia diverso da quello che appare.

Melody deve andare ora e credo debba anch'io. Tra un po' sono sicura che avrò visite e, per trattenere le lacrime, il respiro mi si spezza in gola. Miranda mi si avvicina per abbracciarmi. Un abbraccio forte, rassicurante, accogliente. E le sue parole, sempre piene di orgoglio verso di me, il mio lavoro e il nostro rapporto "Sei stata la migliore assistente che io abbia mai avuto. E un'ottima amica quando ne avevo bisogno. Devo solo ringraziarti per la tua dedizione, fedeltà e lealtà e in qualsiasi momento, per qualsiasi necessità o consiglio, io per te ci sono Tara. La mia porta è sempre aperta. E chissà, magari un giorno le nostre strade professionali si ricongiungeranno." E prima che lasci il suo ufficio, un sorriso di fiducia illumina il suo volto provato dagli accadimenti degli ultimi giorni.

Raggiungo il mio ufficio e mi abbandono avvilita sulla mia sedia. Immagino che lo potrò chiamare ancora per poco "il mio ufficio" perché io lo so cosa mi aspetta. I sogni... sono tornati, come 15 anni fa, con lui. Sono tornati, insieme a lui. Mi accarezzo l'interno la caviglia sinistra. Quel tatuaggio sembra bruciare come quando l'ho fatto disegnare sulla mia pelle. Sento che il sangue sta affluendo lì e mi ricorda tutto, tutte le sensazioni, il dolore, la delusione. La speranza di cacciare la pena che avevo dentro segnando la mia pelle. You only love once. 4 parole che restano lì a ricordarmi l'errore più grande della mia vita.

Cazzo, che gran mal di testa. Le tempie martellano e gli occhi mi bruciano. Sento anche una punta di mal di stomaco spingere in lontananza. Penso che andrò a casa. Lo so, sto cercando di evitare l'inevitabile ma magari ci riesco. Scappare. Si scappare è un'idea accattivante in questo momento.

Mentre sto per alzarmi, giungono alla mia porta Cheryl, il biondo capo delle risorse umane, Rachel "The Queen" e Brandon. La fuga sembra non essere più "la" soluzione. Sono stata braccata prima che riuscissi a trovare un modo per darmela a gambe. A giudicare dallo sguardo che si scambiano le due donne, devo aver fatto una brutta smorfia quando li ho visti entrare. Cheryl è così dolce e pacata che contrasta notevolmente con Rachel. Ma poi, io non mi spiego perché "The Queen" ci deve sempre essere? La detesto, sempre presente, impicciona, con quel suo modo di fare sempre indagatore. Poi troppo piena d'entusiasmo eccessivo, chiassoso, che penetra nelle orecchie così invasivo da farti venir voglia di spaccarle la testa, strapparle la lingua. E oggi non è proprio giornata, quindi la detesto anche di più.

Il cuore mi batte furiosamente quando il mio sguardo incontra quello di Brandon. Il respiro a fatica riesce a raggiungere la mia bocca ed uscire. Mi chiedo se tutta questa valanga di sensazioni siano dovute solo al rancore che ho covato negli anni o provo ancora dei sentimenti per colui che mi ha ferita e umiliata come nessuno. Colui che ha deviato il corso della mia vita. Non lo so, l'unica cosa che riesco a provare in questo momento è tanto dolore fisico, mentre ogni parte del mio corpo vorrebbe essere di nuovo tra le sue braccia. Si, è inutile mentire a me stessa, ancora provoca degli effetti devastanti su di me. E mi brucia, mi brucia il tatuaggio. Bruciano quelle parole impresse sulla mia pelle per sempre, un'incisione scolpita per sempre nel mio cuore, nonostante tutto. Nonostante lui.

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Questo fino ad oggi è stato l'ufficio di Tara. Bizzarro come il destino ti metta davanti a situazioni che mai avresti pensato si potessero verificare, anche se forse dentro l'hai sperato per tutta la vita. E il fatto che sia accaduto proprio in questa fase della mia vita mi fa riflettere su come alcune cose sfuggono totalmente al nostro controllo. Mai mi sarei aspettato una situazione del genere.

E da domani lei, proprio lei, sarà la mia nuova assistente. Entriamo nella stanza e io cerco di tenermi dietro alle mie due nuove colleghe, per essere il meno invadente possibile. Voglio rientrare in punta di piedi nella sua vita. Mi investe subito un profumo dolce, accogliente, sensuale. Sento i miei sensi perdersi in questa fragranza mentre avanzo oltre l'uscio. Socchiudo gli occhi per meglio coglierla e man mano che avanziamo verso Tara, diventa sempre più intenso ed accattivante. Vederla dopo tanti anni mi fa uno strano effetto. Mi provoca un senso di agitazione ed emozione insieme. Provo a sorriderle di nuovo ma lei ancora non ricambia. Che mi ha riconosciuto è palese come è chiaro che questa non è la migliore notizia che potesse avere oggi. Onestamente però non pensavo potesse provare ancora risentimento per quanto accaduto così tanto tempo fa, 15 anni fa! Era l'ultimo anno e mi stavo per laureare, quindi sarei partito per Parigi. Il paradosso è che io ho un ricordo particolarmente bello della notte trascorsa con lei. Ricordo tutto di lei e non è vero che quando si è ubriachi si perde la memoria di ciò che ti accade, in quel caso almeno non è successo. Peccato che all'epoca io fossi un vero bastardo e l'ho solo usata per i miei scopi. Involontariamente tocco il mio avanbraccio sinistro e abbasso lo sguardo accennando un sorriso tra me e me. I miei pensieri vengono interrotti da Cheryl che fa le dovute presentazioni ed entrambi facciamo finta di vederci per la prima volta. Ci stringiamo la mano. Lei però non mi guarda negli occhi, guarda le nostre mani che si toccano e allo stesso tempo fa una smorfia come di disgusto e sfila via subito le sue dita. Le fa scivolare come se avesse toccato qualcosa che l'ha sporcata, perché subito dopo vedo che congiunge entrambe le sue mani tra loro come per pulire la mano che io ho stretto. Le faccio così schifo? La disgusto così tanto? Eravamo ragazzi, si fanno tante cazzate da ragazzi e anche di tanto grandi, quella è stata grande e anche quello che è avvenuto dopo probabilmente, visto come sono andate le cose. Non fossi mai partito!

Il mio sguardo è calamitato su di lei, osservo, ogni suo movimento. È uguale a come la ricordavo ma ha anche qualcosa di diverso. I suoi occhi trasudano tanto rancore quanto tanta bellezza. Restiamo entrambi in silenzio ad ascoltare il discorso di Cheryl, anche se lei sembra non seguire, come se già sapesse cosa le dovevamo dire. "Tara, hai ovviamente il tempo di traslocare le tue cose nell'ufficio accanto a quello di Brandon, la vostra collaborazione inizierà domani. In questo modo avrai anche il tempo di metabolizzare il cambiamento. Sappiamo quanto tu sia legata a Miranda ed al suo team." le dice Cheryl. A quest'ultima frase Tara sorride sarcastica mentre socchiude gli occhi e distoglie il suo sguardo da Cheryl per guardare la parete bianca e vuota dietro di lei. Ogni sua espressione del viso esprime infelicità e fastidio. Io invece sono contento di averla ritrovata. Chissà se mi darà la possibilità di riparare al male che le ho fatto. Se ci darà l'opportunità di costruire insieme un rapporto sincero di amicizia e collaborazione che possa finalmente oscurare il passato. Rachel, con un sorrisetto malizioso e poco tatto, nota il suo viso stravolto e le chiede se sta male. Lei annuisce, ma si vede che le parole di Rachel l'hanno infastidita ancora più di quanto non lo fosse già. Cheryl le consiglia di andare a casa non appena terminato il trasloco. "Lo farò sicuramente, grazie." dice con un filo di voce. La vedo la sua espressione ormai rassegnata, triste, sconfitta e ciò la fa sembrare più piccola dell'età che ha realmente. Ma io non voglio abbandonare le cose in questo modo oggi. Ho bisogno di parlare e chiarire prima che vada via. Chiedo di essere lasciati soli con la scusa di volerla conoscere meglio, prima che arrivi domani. A questa richiesta punta il suo sguardo su di me, i suoi occhi esprimono tutto il carico pesantissimo di rancore, invecchiato da anni di macerazione. Si, sarà la prima volta che io e lei ci ritroveremo da soli dopo quel giorno in cui l'ho ferita e che lei, con mia sorpresa, non ha dimenticato. Quanto ci teneva? Quanto l'ho ferita senza veramente capire ciò che provava? Non ci ho nemmeno provato. Ero troppo preso da me e da ciò che provavo io. E la confusione è stata tanta. Mi tocco nuovamente il braccio e mi brucia, mi brucia come quel giorno in cui mi sono svegliato con qualcosa di diverso sulla mia pelle, senza ricordarmi come, quando e perché l'avessi fatto. Una sera vai a bere con gli amici e la mattina dopo ti svegli con un tatuaggio, gli occhi gonfi di lacrime e la voce roca di chi ha urlato disperatamente tutta la notte. You only love once. Ripeto la frase nella mia mente e ancora per me c'è il totale mistero su quella notte, su ciò che ho fatto ma soprattutto sul perché. Ma ricordo perfettamente ciò che era accaduto prima. Tara era venuta a cercarmi e dopo il confronto con lei, avevo sentito la necessità di uscire, di annullare i miei pensieri affidandomi alla vodka. Una bottiglia intera tutta per me e poi il buio. Non ricordo assolutamente nulla, fino al mattino dopo. Non ricordo nemmeno chi esattamente fosse con me. E da quel giorno ho deciso che non mi sarei mai più ubriacato.

Nuovamente i miei pensieri vengono spezzati dalle due colleghe che ci salutano prima di lasciare la stanza. Ora tocca a noi e sento tutta la pesantezza del momento, l'ostilità che Tara non si è sforzata di nascondere nei miei confronti. Mi siedo di fronte a lei. Senza parlare, accenno un sorriso cercando i suoi occhi, un contatto visivo ma lei mi sfugge. Avverto che si sta innervosendo mentre continua a guadare le sue mani e a torturare la pelle attorno alle sue unghie. È così che scarica il suo disagio? E nonostante tutto, nonostante l'ostilità, l'agitazione, il rancore e tutti i sentimenti negativi che leggo verso di me, resta molto bella. E il suo profumo è così ammaliante. Mi chiedo se sono l'unico a sentirlo così prepotente. Rachel e Cheryl sembravano non averlo sentito, eppure è così accattivante. La guardo, la osservo, ma lei continua a non guardare me. Sono passati diversi minuti e l'atmosfera non accenna a stemperarsi. Decido di rompere il silenzio. "Tara..." i suoi occhi finalmente si spostano su di me, si alzano fino ad incontrare i miei. "È passato tanto tempo... non avrei mai immaginato che ci saremmo incontrati prima o poi." le dico sorridendo, perché voglio che capisca che a me fa piacere, davvero. Cerco in lei uno spiraglio, una speranza che non sembra volermi dare. Il viso è contratto. Con un'espressione impassibile continua a guardarmi. "Credimi se ti dico che l'ho saputo stamattina. Spero che tu riesca a superare la sorpresa e a darci la possibilità di collaborare. Ma se non te la senti dimmelo. Cercherei il modo di far cambiare le cose. Voglio solo che tu stia bene." Ma lei alza le spalle come a significare che ciò che pensa non ha nessuna importanza. "Parlami Tara, ti prego." Le chiedo quasi implorante. Il suo silenzio aumenta la mia agitazione e, per qualche motivo, sento ora tutto il peso di ciò che è successo 15 anni fa. Chiude gli occhi facendo un profondo respiro "Cosa vuoi sapere da me Brandon? Se me la sento? No, non me la sento. Se penso di rinunciare a questo lavoro? No, non ci rinuncio per colpa tua, hai fatto già abbastanza danni. Se possiamo collaborare? Non credo di avere altra scelta. Tu... Tu..." Tutto in lei urla rancore. I suoi occhi, i suoi gesti e soprattutto il suo tono che inizialmente era freddo e incolore ma, man mano che parla, si alza fino a sembrare quasi un ruggito. Vorrebbe far esplodere la sua rabbia sul mio viso attraverso le sue parole. Il suo desiderio di ferirmi è tangibile, ne è pregna l'aria tra noi. "Tu mi hai ferita. E umiliata. Io ci ho creduto e non potrò mai perdonarti per quello che mi hai fatto. Cosa posso dirti secondo te? Che mi farà piacere vederti tutti i giorni? Seppure non lavorassi per te, sarei comunque costretta a vederti in giro. Credi che questo mi infastidirebbe di meno? Tu non dovresti essere qui, questa era la mia vita e tu non era previsto ne facessi parte. Ora tu mi stai rovinando anche questa. Allora? Sei contento di quello che ti sto dicendo? Era quello che volevi sentire?" Il suo viso è rosso e indossa un sorriso amaro mentre mi guarda, i suoi occhi dritti nei miei come due spade. Sa esattamente di avermi provocato e nonostante il mio carattere facilmente infiammabile, non so perché con lei riesco a mantenere la calma. Ci tengo che capisca che non sono qui per ferirla, ma voglio cogliere questa opportunità per sanare quanto ho distrutto in passato. No, non era questo che avrei voluto sentire. Non so che risponderle. Non pensavo che avesse covato tanto rancore negli anni. Non credevo fosse stato per lei così importante, ma se ci penso ora, ha tutte le ragioni, me lo aveva detto. Ma io sono una persona diversa da colui che lei ha conosciuto all'Università. Ho bisogno di dimostrarlo a lei per dimostrarlo anche a me stesso. Mi pizzica il braccio, mentre lei continua a guardarmi con i suoi occhi affilati. Respira profondamente, mentre ad un tratto il suo sguardo si allontana dal mio. Si guarda attorno come se si risvegliasse adesso da uno stato di trance, mi guarda di nuovo. Il suo sguardo è diverso adesso. Sembra più morbido, come se lo sfogo l'avesse liberata da tutto il peso accumulato negli anni. Prende una penna e un foglietto, vedo che scrive qualcosa. Poi di nuovo mi guarda e con un gesto nervoso mi passa il foglietto che ha trascritto. Il suo sguardo è impassibile "Faccio il trasloco e poi vado a casa. Questo è il mio numero di cellulare per rintracciarmi qualora avessi bisogno di qualcosa di urgente entro oggi, altrimenti puoi aspettare anche domattina. Propongo un briefing ogni giorno alle 9:00. Quando non potrai esserci, avvisami. In quel caso ti scriverò una relazione con punti più urgenti e importanti che troverai sulla scrivania quando arriverai." la sua voce incolore, priva di emozioni, ma gli occhi tradiscono il suo disagio.

Annuisco e prendo in silenzio il foglio col numero di cellulare che mi sta porgendo. Mi rendo conto che evita in qualsiasi modo un contatto con me. Perché io la sporco, io le faccio schifo. "Allora a domani. Ciao." mi dice freddamente in segno di congedo. "OK, domani alle 9:00. Io ci sarò!" le rispondo convinto, spezzando il mio silenzio. Tento un nuovo sorriso, ma ancora non ottengo nulla! Mentre esco decido di voltarmi per darle un'ultima occhiata. Ci guardiamo per un interminabile istante negli occhi. Sento che mi sta scavando nell'anima. Mi rendo conto che anche io la sto guardando con la sua stessa intensità. Mi ha messo in imbarazzo e poche persone ci sono riuscite prima d'ora. Spezzo quel silenzio pieno di parole "Ti auguro di sentirti meglio domani." Esco dalla stanza senza voltarmi ulteriormente e con un senso di amarezza che mi trafigge. Il suo ultimo sguardo mi ha penetrato in fondo, ha cercato di capire cosa sono diventato, se sono la stessa persona e se si può fidare. L'ho sentito invadente dentro di me, mi ha messo a disagio, ma non riuscivo a fare a meno di consentirglielo. Ne aveva tutto il diritto e gliel'ho lasciato fare.

Ho trascorso il giorno a pensare a Tara, alla nostra conversazione di oggi, al passato, a ciò che è accaduto 15 anni fa. Il suo ricordo mi ha sfiorato più volte in questi anni, ma non mi ci sono mai soffermato più di tanto. Mi sentivo soddisfatto della mia vita e non mi sono mai fermato a riflettere sul mio passato, ma dopo ciò che Nina mi ha fatto, tutto è cambiato. È stato come se dopo tutti questi anni il destino mi avesse presentato il conto. Il pensiero di Tara è stato man mano più frequente e lo è diventato ancora di più quando ho deciso di tornare a New York. Mi ero sorpreso a chiedermi se avrei mai avuto l'occasione di incontrarla e se mi avrebbe riconosciuto. Le mie riposte le ho avute tutte oggi. Mi hanno investito come una doccia fredda. Perché fino ad oggi, ogni volta che il suo ricordo mi accarezzava, era per me un ricordo felice e mai avrei pensato che invece lei potesse provare tanto astio verso di me, non dopo tutti questi anni. E mi dispiace averle causato tanto disagio oggi e quando è andata via anche io non ero in condizioni eccezionali. Il suo ultimo sguardo mi ha lasciato una sensazione pesante dentro e non sono riuscito a combinare molto. E poi mi sento ancora molto spaesato. Oltretutto il mio arrivo ha alzato molto chiacchiericcio. Ho sentito molte donne che parlavano di me e non ne ho avuto piacere, anzi mi sono sentito infastidito da tutta questa curiosità. Non ho bisogno di pollame che si interessa a me per il mio aspetto fisico o per la mia posizione professionale. Mi è giunta anche qualche voce riguardo Tara e ciò che è successo nell'Aula Magna. Non sono riuscito a trattenermi e ho fulminato con lo sguardo la fonte delle chiacchiere. Persone che si permettono di parlare non sapendo nulla. Mi sono sentito in dovere di proteggerla. Perché io voglio rimediare con lei, voglio dimostrarle che di me si può fidare.

È stata una giornata veramente pesante anche per l'invadenza di Rachel. Ho difficoltà a credere che sia stato Pete a chiederle di essere così pressante nei miei confronti, ma mi è stata addosso praticamente tutto il giorno, chiedendomi come era andata con Tara e tante altre cose, anche molto private. Sicuramente era incuriosita dalla tensione palpabile tra noi quando erano ancora presenti lei e Cheryl. E chissà adesso Tara come sta. Sono le 22:00, forse starà dormendo. Alla fine, sono io che devo dimostrare di essere cambiato, io dovrò fare sempre il primo passo per farle conoscere questa nuova persona che le si presenta davanti. Perciò decido di mandarle un messaggio, vedo che lo riceve, ma non lo legge. Allora sì, starà dormendo. Voglio credere che è per questo che non lo legge e non perché mi ignora. D'altronde era stravolta, aveva bisogno di riposo e di calma. Troppe emozioni ci hanno travolto oggi e anch'io mi sento stanco, mentalmente e fisicamente. Ho bisogno di serenità, stabilità e una buona dose di svago. Devo di nuovo ricostruirmi una vita qui a New York, dove ormai, tranne Tara, non conosco più nessuno. Quando mi trasferii in Europa tagliai i ponti con tutti. Fu una decisione drastica, come se fisicamente volessi lasciare dietro di me un pezzo troppo penoso da portare o ricordare. La mia T-shirt lascia scoperte le mie braccia e il mio sguardo ricade su quelle 4 parole. Nina mi aveva chiesto che cosa significassero. Non le ho mai saputo dire la verità, perché io non lo so. Non ricordo e ho provato tante volte a farlo, ma è tutto così annebbiato, così offuscato. Io di quella notte non ricordo altro che una enorme bevuta e una grande sbornia il giorno dopo. Quello che c'è stato di mezzo è il buio totale. E non ho mai avuto il coraggio di chiedere a nessuno dei miei amici se c'era o ricordasse qualcosa per non fare la figura dello sfigato. I pensieri si affollano ma ho un solo chiodo fisso. Dimostrare a Tara di essere cambiato, che si può fidare di me. Domani alle 9:00 inizierà il nostro percorso ad ostacoli. Lo so, sarà difficile, ma raccolgo la sfida con l'intenzione di vincerla.

Nota dell'autrice: 

Grazie per aver letto l'inizio di questa storia. 🙏

La storia è in aggiornamento... Trovate la data dell'aggiornamento di ogni capitolo all'inizio dello stesso, quindi, se non c'è scritto "Aggiornato il...", vuol dire che il capitolo non è revisionato. 😁

Vi sconsiglio di andare avanti se il capitolo non è revisionato... 😉

Se vi è piaciuto, per favore lasciate un commento e magari una stellina ⭐⭐⭐

Abbracci e baci... 

TY


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