PROVE DI AVVICINAMENTO

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Aggiornato il 5 giugno 2019

3 aprile

L'orologio sul mio comodino segna le 3 di notte. Per l'ennesima volta mi sveglio con la fronte imperlata di sudore e l'affanno. Sempre lo stesso sogno. Le stesse scene vissute 15 anni fa ma adattate alla situazione attuale e non nei corridoi o le aule dell'università, quando studiavamo economia e lui stava per laurearsi e a me mancavano ancora 2 anni. Ero poco più di una ragazzina.

Ma nel mio sogno invece ci siamo noi come siamo oggi e la scena si svolge nell'ufficio di Brandon. Gli chiedo di amarmi, gli dico che il mio amore può bastare per entrambi, gli chiedo di provarci, che la nostra notte insieme non può non aver avuto significato per lui. Ma, insolente e distaccato come allora, mi dice che la cosa non gli interessa, che non mi ha mai nemmeno considerata come amica, che io ero solo un mezzo per prendersi una rivincita con la sua ex che lo aveva tradito. Mi dice un nome che non ho mai sentito, Nina. Nel sogno, corro via in lacrime e a quel punto mi sveglio con il cuore che mi batte all'impazzata e in un bagno di sudore.

Ciò che successe però fu diverso, ma la sensazione di abbandono che mi lasciò non fu minore. Era una bella serata, una festa con amici, musica e alcol. Tutto come al solito. E io che sbavavo dietro a Brandon, come sempre. Mi attaccai alla bottiglia cercando di dimenticare i miei sentimenti non corrisposti. Ero disperata al pensiero che di lì a poco lui si sarebbe laureato e non lo avrei mai più rivisto. Ma nonostante l'ubriacatura, ricordo tutto alla perfezione. A distanza di tutti questi anni, sento ancora il sapore dei suoi baci, il calore delle sue mani su di me, i brividi, il piacere. I suoi occhi gentili e premurosi furono una scoperta e furono forse ciò che mi ferì di più perché non si rivelarono veri. Nulla era vero. La sua ragazza di allora, Natalie, persona bellissima, bravissima e buonissima, perfetta per lui e per chiunque altro essere vivente, l'aveva lasciato e lui quella notte mi aveva usata nel tentativo di farla ingelosire, approfittando del fatto che io fossi pazza di lui e oltretutto ubriaca. Qualche giorno dopo, non essendosi fatto vivo lui, pensai di cercarlo io. Chiesi ad Alice di farmi compagnia. Avevo bisogno di un supporto nel caso le cose fossero andate male, come supponevo. Lei osservò la scena da lontano, pronta ad aiutarmi se ne avessi avuto bisogno e si, certo che ne ebbi. Lo trovai fuori la biblioteca, seduto per terra, che leggeva un libro. Pensai che non avrei avuto mai più in vita mia l'opportunità di poggiare il mio sguardo su una creatura così perfetta e mi si accartocciò il cuore sentendo già la malinconia per la sua assenza. Dovevo provarci, anche se in cuor mio avevo già capito. "Possiamo parlare?" gli chiesi timidamente. Lui si alzò sovrastandomi con il suo metro e ottanta che mi faceva sembrare ancora più bassa di quanto già non fossi. Non disse nulla ma fece un cenno del capo per farmi capire che avrebbe ascoltato ciò che avevo da dire. A quanto pareva, lui non aveva nulla da dirmi. "Non ti sei fatto vivo. Ti ho fatto qualcosa?" Lui non mi guardava negli occhi continuando a stare in silenzio e io iniziavo a sentirmi proprio una stupida. "Brandon io... provo dei sentimenti per te." Fu in quel momento che lui fece un passo indietro come se non se lo aspettasse. Mi puntò lo sguardo dritto negli occhi e continuò a non parlare. "Ti prego, dici qualcosa. Qualsiasi cosa." gli chiesi e forse era meglio se mi fossi stata zitta. Il silenzio sarebbe stato meglio delle parole che sentii. "Non ho nulla da dirti. Non ho più legami ormai e non ne voglio di nuovi. Non ho tempo per queste cose. Ho in programma di partire per Parigi subito dopo la laurea e niente mi fermerà." I suoi occhi non erano freddi, non avrebbero mai potuto esserlo. Quel marrone era troppo caldo e profondo, ma erano certamente distanti, completamente assorti da altri pensieri. Dopo queste sue parole, nemmeno mi salutò e si allontanò da me lasciandomi in piedi, da sola col mio dolore e l'umiliazione di essermi spogliata di qualsiasi remora, mettendo a nudo il mio corpo e i miei sentimenti, rendendoli visibili e calpestabili... a lui. Alice mi portò via mentre ero completamente inebetita e quasi non ricordo come riuscii ad arrivare a casa. Mi ci portò lei trascinandomi incosciente. Da quel giorno non volli più saperne nulla. Per me lui non esisteva più e se qualcuno affrontava qualche discorso e accidentalmente pronunciava il suo nome, mi allontanavo per non sentirlo. Se mi capitava di vederlo casualmente, cambiavo strada o mi nascondevo. Non andai ad assistere nemmeno alla sua laurea, nonostante ci fossero anche altri amici nel gruppo di laureandi. Troppo grande la vergogna, troppo profonda la ferita. Due giorni dopo l'incontro con Brandon, decisi che dovevo provare a coprire quel dolore ma allo stesso tempo avevo bisogno di qualcosa che mi ricordasse che non mi potevo fidare mai più di nessuno. Claire, la mia compagna di corso, mi accompagnò da un tatuatore di cui le avevano parlato alcuni ragazzi dell'ultimo anno. Non avevo idea di cosa tatuare, ma volevo provare sulla pelle qualcosa che momentaneamente sovrastasse la pena provocata dal mio errore. Sfogliai un catalogo con alcune foto ma ci fu quella frase sull'avambraccio di uomo che catturò la mia attenzione. Sfiorai l'immagine come se quella pelle fosse d'avanti a me in quell'istante preciso. E chiusi gli occhi e al contatto con quella carta lucida e liscia provai un inspiegabile brivido di piacere. "Voglio questo. Lo voglio alla caviglia. Dev'essere sottile, come una cavigliera." Il tatuatore mi guardò perplesso. Effettivamente furono strani anche per me quei miei gesti. "C'è qualcosa che non va?" gli chiesi, pensando che forse non poteva farlo. "No, no. È solo strano perché l'altra sera un ragazzo ha fatto lo stesso tatuaggio. È il proprietario del braccio nella foto. Era ubriaco perso." disse ridendo fragorosamente. Fu in quel momento che capii che stavo facendo la scelta giusta, perché probabilmente io e quel ragazzo stavamo soffrendo per lo stesso motivo, stavamo vivendo la stessa pena.

Riaddormentarmi ora sembra davvero difficile. L'ansia e la paura di fare di nuovo quel sogno, di rivivere ancora una volta quel momento, mi fa veramente passare la voglia di abbandonarmi di nuovo tra le braccia di Morfeo. Allungo la mano per prendere il mio cellulare e controllare se mi ha cercato qualcuno. Ovviamente sì. Ci sono infinite notifiche tra messaggi WhatsApp e chiamate perse. Mamma ha chiamato più o meno una ventina di volte per poi desistere dopo aver parlato con Freddie che "l'ha rassicurata che stavo dormendo nel mio letto." mi scrive lei in un ultimo messaggio. Melody ha scritto un paio di messaggi e così anche Miranda, entrambe per chiedere come sto. E poi un messaggio di un numero non memorizzato. Lo apro "Spero ti senta meglio. Questo è il mio numero, nel caso anche tu avessi bisogno di qualcosa. A domani. Brandon" È indecifrabile la commistione di emozioni che provo leggendo quelle parole. È un tumulto, un caldo ribollire. Dov'era quando avevo veramente bisogno di lui? Quando ho mandato a puttane la mia vita e il mio futuro perché avevo perso la voglia di andare avanti, per colpa sua poi? Avevo perso la stima in me stessa perché ero stata stupida, avevo creduto di aver trovato l'Amore per poi scoprire che era tutto finto. Solo la storia di una notte. Sprofondo di nuovo nel letto, sconfortata per ciò che già so che mi aspetta. In questo momento l'unica via di conforto può essere la musica. Inforco le mie cuffie e decido di abbandonarmi alla consolazione che le note mi infondono. E come 15 anni fa anche questa volta, man mano che la musica entra nelle mie orecchie, una sensazione di coraggio si infonde in me. Ce la posso fare ad affrontare questa situazione. Un piccolo sorriso cerca di spuntare all'angolo della mia bocca e lo lascio fare perché non può farmi altro che bene. Mi sollevo dal letto per guardarmi allo specchio e fare due chiacchiere con la me stessa riflessa. L'immagine che mi ritorna è veramente terribile. Non è possibile che, dopo tanti anni, ancora non riesco a superare questa situazione. "Domani sarà una buona giornata Tara! Lui sarà il tuo capo e devi rassegnarti ad accettare questa realtà, trattalo quindi come avresti trattato qualsiasi altra persona. Odialo Tara, odialo più che puoi. Normalmente i capi si odiano, no? Tu odialo." incoraggio la me che mi trovo di fronte e rincorrendo i miei pensieri mi ritrovo a pensare che, forse, inizio a sentirmi un pochino meglio.

Sono stata veramente dura con lui, ma ho detto finalmente ciò che provavo. D'altronde era quello che voleva. Era colpito, l'ho letto nei suoi occhi. Il marrone si era fatto improvvisamente più scuro ed intenso. Provo più di una punta di soddisfazione al ricordo del suo mutismo dopo la mia raffica di parole. Non ho saputo frenarmi, era ciò che avrei voluto dirgli in tutti questi anni, tutto custodito preziosamente dentro di me e gliel'ho detto in pochi secondi. Dopo mi sono sentita più leggera. Ma la sensazione d'inquietudine non passa e la paura per quello che sarà incombe su di me.

Ci vorrebbe Alice ora e una delle nostre chiacchierate. Lei sì che ha coronato il sogno d'amore che avevamo da ragazze. Lei ha Michael e tutto ciò che desiderava avere: è lui il suo grande Amore, condividono la passione per la musica, per la natura e gli animali. La loro casa in campagna con cani gatti, conigli e tanti altri esseri animali è un raro nido d'amore. Ed è il posto dove mi piace rifugiarmi alla ricerca della pace che sempre più spesso in questi anni mi è mancata. A ben pensarci, tra un mese sarò di nuovo lì. "Manca ancora un mese." dico sospirando e mi ritrovo a domandarmi come potrò mai stare tra un mese, se ancora proverò questa enorme confusione riguardo il ritorno di Brandon nella mia vita. Chissà che dirà quando saprà di questa novità, probabilmente inizierà a darmi i suoi consigli che io, puntualmente, non ascolterò e farò di testa mia. Sono già le 4:00 ora e inizio a sentire di nuovo un po' di pace dentro di me. Meglio cogliere quest'istante e soccombere al sonno che si è ormai fatto pesante sulle mie palpebre.

Il rumore della sveglia alle 6:30 precede di poco l'alba che fa capolino dalla finestra. Resto a godere per un po' della sensazione gradevole che il cielo di primavera mi regala dopo questo lungo inverno. Accolgo il sole come un presagio positivo e mi alzo dal letto con l'intenzione di mordere la giornata. La notte mi ha portato consiglio e voglio essere perfetta ed impeccabile, come lo sono sempre stata, ma forse da oggi un po' di più. Devo dimostrare a Brandon che io non lo voglio nella mia vita ma che io comunque sono una professionista e vado avanti. Ho fatto tanti sacrifici dopo aver abbandonato l'università. Ho rinunciato alla carriera che avevo progettato prima che arrivasse lui a togliermi la voglia di raggiungere i miei obiettivi e questa posizione è stato il mio colpo di fortuna. Mi sono guadagnata la stima e la fiducia di tutta l'azienda con il mio lavoro e le mie forze. Non sarà certo l'arrivo di un Brandon Burn del cazzo a rovinare tutto di nuovo.

Scelgo con attenzione abiti e trucco. Voglio evitare di dare a Brandon qualsiasi appiglio per potermi criticare. D'altronde quando ci siamo conosciuti ero un'anonima ragazza che metteva poca attenzione a come si conciava. Ora sono una donna e sono determinata a dimostrare cosa valgo, anche attraverso la mia immagine. La doccia mi ha dato la carica giusta per affrontare non solo Brandon, ma anche colui che di questa notizia non avrà nessun piacere, Freddie.

Ed eccolo lì Freddie, il mio adorato Freddie, che mi aspetta per fare colazione. Dall'espressione che ha sul volto intuisco chiaramente che ha capito che qualcosa non va. E infatti puntualissima la sua domanda squarcia il silenzio del mattino "Che succede Tara?" Sì, mi conosce bene. Sa benissimo che non tornerei mai prima dal lavoro, nemmeno con un febbrone da cavallo. Così come sa che per nulla al mondo perderei una chiamata dei miei genitori, perché per me è una priorità non farli preoccupare. Sono costretta a raccontargli tutto. Non ha senso nascondergli la verità, prima o poi verrebbe a saperla dai giornali.  L'espressione compassionevole che mi aveva regalato appena entrata in cucina si trasforma presto in seria e preoccupata. Lui conosce tutta la mia storia con Brandon. È per colpa sua che ha faticato non poco per conquistarmi. La corazza respingente verso gli uomini che ho indossato per parecchi anni è stata dura da scalfire. E quel tatuaggio che ogni volta gli ricordava che io avevo già amato e che nulla sarebbe stato paragonabile. Anche se io non gliel'ho mai detto, lui l'ha sempre saputo. "Che pensi di fare?" mi chiede guardando la sua tazza di caffè lungo fumante. "L'unica cosa che posso fare. Andare al lavoro." Eludo la risposta, forzando un sorriso per tranquillizzarlo. Finisco il mio caffè e mi pulisco la bocca alzandomi dal tavolo. Gli stampo un bacio sulla guancia per salutarlo ma lui mi ferma afferrandomi il braccio. I suoi occhi mi scrutano, scorrono per un attimo il mio viso come quando eravamo una coppia e un brivido familiare mi percorre la schiena. "Io ci sono." mi dice per poi abbracciarmi stretta quasi a togliermi il fiato, a non volermi lasciare andare incontro a questa giornata. Ho paura che possa pensare che in tutti gli anni in cui siamo stati insieme ci sia stato Brandon tra di noi, ma non è così, di questo sono certa e ho bisogno di rassicurarlo. Per me era seppellito e lo avrei lasciato volentieri lì. "Io ti ho amato." lo rassicuro. "Lui non è mai stato tra noi. Voglio che tu sappia che non ho mai, mai, mai, avuto nessun pensiero verso di lui mentre ero con te." I miei piccoli occhi verdi dritti e fissi nei suoi grandi occhi del mio stesso colore. Freddie è un bell'uomo dal fisico asciutto e i capelli già leggermente brizzolati che rendono il suo aspetto affascinante e gradevole. Mi bacia sfiorandomi la bocca, ma il nostro è un bacio privo di malizia. Credo che in fondo io e lui ci amiamo ancora e forse entrambi proviamo un po' di rimpianto per la nostra tenera storia.

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Fantastico! Proprio oggi la mia Porsche ha deciso di abbandonarmi e ho dovuto non solo chiamare il taxi per raggiungere il lavoro, ma anche il meccanico per farla portare in officina. Entro in ufficio di corsa e in ritardo. Non è un ritardo terribile, ma siccome volevo far partire la giornata con il piede giusto, mi dispiace un po' questo incidente di percorso. Tara è stata molto chiara ieri e già la immagino seduta lì ad aspettarmi. Un po' questa cosa mi diverte, si perché me la sono proprio figurata davanti lei che mi guarda innervosita per un ritardo di pochi minuti. Un sorriso mi scappa pensando alla sua bocca che si serra e i suoi occhi smeraldo che si strizzano. Ma io non riesco ad innervosirmi con lei. È così... è così... è Tara. Credo di non aver mai incontrato nessuno con le idee più chiare. E ieri lei le ha chiarite per bene anche con me. Ci tiene a questo lavoro e, da quello che mi hanno detto, ci ha lavorato tanto. Ha tutta la mia stima e il mio rispetto per questo.

Chiedo alla reception se è già arrivata. La risposta era da aspettarsela: Tara arriva tutte le mattine alle 8:30 circa, quindi è già arrivata. OK, ora inizio a provare un pizzico di agitazione. Si preannuncia una dura sfida, ma io voglio vincerla. Sono cambiato molto dalla persona che lei ha conosciuto. Non sono più colui che l'ha usata e ferita. Ora non potrei farlo con nessuno, tantomeno dopo averla guardata negli occhi ieri prima di andar via. Ciò che ho intravisto è un mondo fantastico pieno di sfumature ed emozioni che ho voglia assolutamente di scoprire.

Mi avvicino alla porta della stanza di Tara. Sento già il suo profumo a distanza di qualche metro. La stessa essenza dolce e accogliente che ho sentito ieri. È il suo e di nessun'altra e già mi sento completamente avvolto da quella fragranza. Inaspettatamente mi tornano alla mente le scene di noi insieme durante quell'unica notte. A quel tempo portava un altro profumo, ma ricordo che anche allora mi aveva colpito e mi aveva fatto perdere il controllo. Ciò che successe quella sera non è stato un caso, non è stata una coincidenza che tra tante ragazze che erano presenti alla festa io avessi scelto lei. Io non l'ho solo usata, io l'ho voluta. Eravamo entrambi ubriachi e già l'avevo notata, avevo visto come mi guardava. Fisicamente lei mi piaceva, ma non provavo nessun tipo di sentimento, non la ritenevo adatta a me. Avevo solo bisogno di qualcuno per fare ingelosire Natalie e lei faceva al caso mio. Mi torna alla mente il momento esatto in cui l'ho baciata. La sua passione esplose nella mia bocca e sul mio corpo ebbe un effetto istantaneo. Non avevo premeditato di portarmela a letto, ma è stato inevitabile perché quel bacio sconvolse i miei sensi e i miei piani. Stranamente avvampo di vergogna ma provo allo stesso tempo piacere a ricordare uno dei momenti più dolci e passionali che abbia mai vissuto. Il mio avambraccio sinistro inizia a formicolarmi sotto gli abiti formali che indosso e poggio la mano in quel punto preciso in cui si trova il tatuaggio Sta succedendo troppo spesso. Forse ho qualche forma di dermatite che devo far controllare. Questi pensieri mi distolgono per fortuna da quei ricordi e riprendo il controllo delle mie azioni. Non è opportuno ricordare ed avere fantasie sulla mia assistente. Per quanto bella sia, non deve accadere. E poi non è quello che sto cercando ora. Non voglio né un'avventura né una storia seria. L'unica cosa che mi interessa è concentrarmi sul lavoro e ricostruirmi una vita serena, soddisfacente e senza legami.

Mi avvicino piano alla porta e mi rendo conto che sta parlando in viva voce con una collega. Lo so che non è corretto, ma cedo alla tentazione di origliare. "Hey baby, come stai? Passato tutto? Da quando è arrivata la comunicazione che lavorerai per Brandon Burn, tutte le colleghe ti invidiano, me compresa!" dice la persona dall'altra parte del telefono, facendo una risatina maliziosa. Tara sospira insofferente "Ciao Melody. Si, si. Sto meglio, grazie. Ho riposato e..." fa una pausa, cercando di non essere troppo dura probabilmente, perché fino a quel momento aveva avuto un tono molto rigido "...fossi in voi non mi invidierei così tanto. Sarà molto impegnativo lavorare per lui, credimi! Immagino che ti abbiano riempito di domande per la mia scena di ieri. Per la curiosità di tutti, se ti capita puoi dire che non sono né incinta né sto morendo." ride. È però una risata forzata. "Comunque, ci vediamo dopo per un caffè. Baci." Interrompe la conversazione bruscamente e senza aspettare risposte. È parecchio nervosa, l'ho percepito dalla sua voce tesa. Il suo odio è probabilmente anche più profondo e radicato di quanto pensassi e sta rendendo chiaro a tutti che l'idea di avere a che fare con me non le piace affatto. Il ritardo accumulato è ancora insignificante, ma dopo aver ascoltato questa conversazione mi pesa ancora di più.

Mi affaccio alla sua porta e sfodero il mio miglior sorriso "Buongiorno." Le dico cercando di modulare un tono tranquillo. Lei continua a guardare il computer e mi fa un cenno con la testa per farmi capire di aver sentito. In pratica cerca di ignorarmi mentre io non riesco a staccare gli occhi da lei, impeccabile e professionale nel suo completo blu scuro. "Scusa per il ritardo. La Porsche non è partita e ho dovuto aspettare il meccanico e chiamare un taxi." dico nel tentativo di giustificarmi. La guardo alzare gli occhi dal computer ma non commenta né batte ciglio. "Vuoi il caffè?" mi chiede con lo stesso tono incolore che ha utilizzato ieri per congedarmi. "Solo se mi fai compagnia." le rispondo con dolcezza. Muovo un paio di passi all'interno del suo ufficio per avvicinarmi a lei. I suoi piccoli occhi verdi si spalancano per la sorpresa di questa mia frase, ma dura poco perché il suo sguardo ritorna ancora diffidente. "Dammi un minuto, allora, e ti raggiungo nel tuo ufficio." mi dice sempre rigida e professionale. Faccio un passo indietro e chiudo la porta alle mie spalle "No, restiamo qui da te. Mi piace il tuo ufficio." Ne segue qualche attimo di silenzio mentre Tara prepara i caffè. Vedo che le mani le tremano. È nervosa e non riesce a nasconderlo. Rompo il ghiaccio e le chiedo come sta. "Benissimo." risponde, marcandone il senso, quasi volesse significare il contrario "Era solo un po' di stress per una brutta notizia che avevo avuto, ma dopo una bella dormita tutto ha un aspetto diverso." e sorride, ma mi rendo conto che anche ora con me, come prima con la collega, si sta forzando, usando un tono sarcastico. Mi porge il caffè posandolo sulla scrivania, sempre evitando il mio sguardo. Quest'atteggiamento non mi piace, mi mette agitazione. Vorrei potermi arrabbiare. È quello che normalmente succede quando mi capitano queste cose. La mia pazienza è notoriamente poca, ma con lei proprio non ci riesco. Provoca in me un istinto di protezione che mi impedisce di prendermela con lei. "Possiamo iniziare con il lavoro?" chiede freddamente. "Non ancora!" esclamo fermo. In questo preciso istante ho deciso che dobbiamo parlare, altrimenti la finiamo quì. Non potrebbe esserci collaborazione con una persona che non si fida e di cui non mi fido. "Vorrei chiarire, quindi ti prego di farmi parlare fino in fondo." I miei occhi cercano i suoi ma mi sfuggono ancora. "Tara, guardami." E in quell'istante preciso lei finalmente lo fa. Mi guarda di nuovo come ha fatto ieri, con quella profondità inaspettata che mi mette a disagio, che mi scava dentro. Lei lo capirà se sto mentendo o se dico la verità. "Mi dispiace per ciò che è successo all'università e delle cose che ti ho fatto e detto 15 anni fa. Non ti avrei dovuto usare come ho fatto e avrei dovuto essere sicuramente più gentile. Non smetterò mai di ripeterlo, mi dispiace. Forse è stato il destino che mi ha voluto dare la possibilità di chiederti scusa, per questo siamo di nuovo quì. Voglio davvero che tra noi funzioni, sono sicuro che potremo lavorare bene insieme, ma Tara, ti devi fidare di me al 100% e io devo poter fare lo stesso. Per cui, se hai ancora qualcosa che credi possa scalfire questa fiducia, meglio lasciar perdere."

Il suo sguardo non si è mai staccato dal mio, nemmeno per un secondo, nemmeno per un battito di ciglia. Sembrava quasi volesse catturare ogni minima sfumatura delle mie parole e del mio viso. All'improvviso i suoi lineamenti sembrano addolcirsi.

Distoglie lo sguardo da me e resta in silenzio per qualche minuto dopo la fine del mio discorso. Lo sguardo basso mentre passeggia su e giù per la stanza. Io non so proprio cosa pensare. E se dovesse rifiutare di lavorare insieme? Non avevo contemplato questa possibilità. Significherebbe che non mi perdonerà mai e io non voglio vivere con questo peso! Non immaginavo di averle causato tanto dolore finché non gliel'ho letto negli occhi ieri, quando lo smeraldo dei suoi occhi si è fatto più intenso man mano che parlava. È stata una ferita nel suo orgoglio e nella sua anima. Ogni tanto mi guarda, io la seguo con lo sguardo, cerco di capire cosa le stia passando per la testa. Questa donna porta dentro di sé una montagna di emozioni e sentimenti, si vede dalle numerose espressioni che si susseguono sul suo viso e da quei suoi occhi, piccoli ma tremendamente espressivi. Mi si avvicina, mi guarda di nuovo dritto negli occhi restando comunque a una certa distanza da me "Ci voglio provare!" mi dice. Mi accorgo che il mio sorriso si allarga incontrollabilmente sul mio viso. Mi sento euforico per questa risposta che speravo di avere ma non avevo fiducia potesse realmente arrivare. "Ci riusciremo." Le dico convinto. Ma lei continua a non sorridere. Resta seria a guardare me che esco dalla sua stanza. "Ti aspetto tra 5 minuti nel mio ufficio. Abbiamo tanti progetti da iniziare."

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È questo il nuovo Brandon Burn? È possibile che sia veramente cambiato? Sembra aver perso la spavalderia e l'atteggiamento da duro di quel tempo. Quando mi ha parlato è sembrato sincero e non ho potuto fare a meno di sciogliere la freddezza che mi ero imposta. Perché, nonostante tutto, nonostante gli anni, non riesco a dire di no a quest'uomo. Il male che mi ha fatto non potrò dimenticarlo, ma evitare di lavorare con lui non renderebbe le cose meno difficili. Lo incontrerei comunque ogni giorno e almeno così posso avere un'occasione o un motivo in più per odiarlo, è il mio capo! Manterrò la dovuta distanza con il mio atteggiamento professionale. Al momento non riesco a dare di più. Per quanto creda al fatto che sia pentito, che sia cambiato, la mia diffidenza mi mette in guardia. Non riesco a lasciarmi andare completamente, non subito. Forse fra qualche tempo, quando mi sarò abituata a questa sua nuova versione, quando ci crederò veramente, allora riuscirò a lasciarmi andare. Perché lo sento che, oltre al rancore che si smuove dentro di me, la passione che provo per lui galoppa ancora furiosamente. È lì in fondo che scalpita per riaffiorare e ferirmi di nuovo. Non posso permettermelo ora, ho già perso troppo per colpa di questo stupido sentimento, non posso più farlo. Diffidare è l'unica arma che ho per proteggermi dai miei sentimenti.

Brandon ha bisogno di essere presentato un po' ovunque e a chiunque nei vari reparti e io ho svolto il mio ruolo di presentatrice per la gran parte della giornata, mentre per la restante parte siamo stati in riunione, da soli. Faccio fatica a guardarlo e quando è capitato che i miei occhi si sono posati su di lui, ho visto che mi guardava e ho sentito il cuore che faceva strani scherzi. Ho cercato di tenerlo a bada il più possibile, ma l'unico modo per riuscirci era quello di non guardarlo. Brandon ha condiviso con me tutti i suoi progetti e idee. Vuole iniziare subito, già da domani, e vuole che sia sempre al suo fianco. I suoi progetti includono molti viaggi, anche all'estero e qualche volta dovrò andare anch'io, ma per fortuna non sempre. L'idea di andare sola con lui mi atterrisce, non per quello che potrebbe fare lui, perché non credo che possa avere mai alcuna pulsione verso di me, ma la sua vicinanza potrebbe rivelarsi fatale per me. Però ormai ho preso l'impegno di provarci e non mi posso tirare più indietro. I progetti includono la vendita di nostri programmi televisivi, principalmente fuori degli Stati Uniti, e trovarne nuovi da acquistare per il nostro network. Mi ha assicurato che sarà divertente ma, no, non è la noia ciò che mi preoccupa al momento.

Alle 18:00 mi sento stremata dalla quantità di informazioni che Brandon mi ha vomitato per metà della giornata ma, soprattutto, dalla tensione che ho dovuto reggere tutto il giorno per non far trasparire il mio reale stato d'animo. Sono riuscita a staccare solo per pranzo mangiando un hot dog al volo con Melody. Far finta che la sua vicinanza non abbia effetto su di me è oltremodo stressante. In un paio di occasioni per spiegarmi qualcosa siamo stati talmente vicini che ho sentito il cuore accelerare man mano che sentivo il calore del suo corpo avvicinarsi al mio. Andava talmente veloce che avevo paura che il frastuono che sentivo io nel petto fosse percepibile anche a lui accanto a me. Allo stremo delle mie forze, finalmente, decido di alzarmi e prendere la porta per andare a casa "Dove stai andando?" mi chiede sorpreso dal mio improvviso scatto. "Brandon è tardi. Vado a casa. Credo che qualsiasi cosa tu mi debba ancora dire, me la possa dire anche domani." Ed è adesso che riaffiora quella risata insolente che ricordavo e una sensazione di fastidio mi assale al ricordo di com'era in passato Brandon. In un attimo tutti i ricordi sono riaffiorati mentre col suo tono da sbruffone mi risponde "Ricordavo avessi più resistenza." È un'allusione questa? No, ditemi, cosa dovrei pensare io adesso? E come dovrei rispondergli? "Sarà!! Comunque io vado a casa. A domani Brandon." sono le uniche parole che riesco a dire mentre giro le spalle per allontanarmi, ma non faccio in tempo a muovere nemmeno un passo perché sento la sua mano avvolgere fermamente il mio polso mentre si alza dalla sua sedia. Sento la sua altezza sovrastare tutta me e mi ha spezzato il fiato con questo contatto fisico, che mi ha costretto inaspettatamente ad avere. Non è minaccioso, anzi. In questo momento lo trovo terribilmente sexy, affascinante. E se quella non era un'allusione, allora mi dispiace perché io in questo momento vorrei tanto che mi sbattesse al muro e facesse di me qualsiasi cosa gli venisse in mente. "È andata bene oggi, no?" mi dice in modo pacato e confidenziale, quasi un sussurro. Incrocia il mio sguardo in cerca di un'intesa che fatico a ricambiare perché sono troppo impegnata a tenere a bada i miei ormoni impazziti. "Si Brandon, ma ora anche basta." Cerco a fatica di mantenere il dovuto distacco nonostante la sua mano sia ancora legata al mio polso "OK, buona serata Tara" dice, stampandomi un bacio sulla guancia. Sembra sorpreso anche lui da questo gesto e mi guarda con un sorriso a mezza bocca. Le ginocchia quasi mi cedono e una valanga di calore mi scoppia tra lo stomaco e il cuore. Eh no... giochi sporco così! "Brandon, per favore, che questo non si ripeta mai più. Sei il mio capo, non il mio migliore amico." sbotto per reazione. "Dammi tempo!" ride e mi lascia andare. "A domani!" mi urla dietro mentre varco la soglia del suo ufficio. Sento di aver fatto una enorme stupidaggine ad accettare di lavorare per lui. Mi porterà solo dolore, tanto dolore. Me lo sento già addosso.

A casa non trovo nessuno: Freddie è uscito, ma mi ha lasciato un biglietto chiedendomi scusa perché non è quì a supportarmi dopo il primo giorno di lavoro con Brandon. In fin dei conti è meglio così. Sicuramente avrebbe chiesto dettagliatamente come fosse andata la giornata e io mi sarei sentita in difficoltà qualsiasi versione gli avessi propinato. Ciò che è successo prima di salutarci mi impensierisce. Ancora mi chiedo se la sua battuta fosse stata realmente un riferimento a quella notte insieme perché vuol dire che ricorda perfettamente quanto io non ne avessi mai abbastanza di lui. Ma la mia in realtà era paura. Paura che finito quel momento sarebbe sparito per sempre dalla mia vita. Ed avevo ragione. I miei timori si erano poi rivelati reali. E quella stessa paura mi attanaglia adesso, perché la reazione che quella frase ha avuto su di me non dovevo averla, non dovevo desiderarlo in quel modo. Mi sto facendo del male e si, ora mi dispiace che Freddie non c'è a mettere chiarezza nella mia testa così confusa. Un uomo come Freddie è raro da trovare.

Mi chiedo come ho fatto a non provare più niente per un uomo così meravigliosamente premuroso. Forse è proprio quello il problema! Sono come quelle classiche donnette attratte solo da stronzi e più lo sono, più sentiamo l'attrazione crescere, vogliamo conquistarli, vogliamo domarli.

In assenza di Freddie l'unica persona che forse mi può far ragionare è Alice. Ancora non sa nulla, non ho avuto il tempo di informarla. Lei ha sempre sostenuto che tra me e Brandon fosse rimasta qualcosa in sospeso e che prima o poi il destino ci avrebbe fatto incrociare. Sosteneva di aver visto tra noi come un filo che più lui si allontanava più si faceva sottile, ma non lo aveva mai visto spezzarsi. Io non le ho mai creduto e ho sempre sperato che si sbagliasse e invece lei aveva ragione.  Ma a cosa mi porterà tutto questo ancora me lo chiedo. Io ed Alice siamo sempre state convinte che le cose che ci succedono non accadono mai per caso, ma qualsiasi avvenimento che ci può sembrare di poco significato porterà poi a qualcosa di fondamentale nelle nostre vite.

Avvio Skype per la videochiamata e quando il suo nasino all'insù sormontato da tutte quelle lentiggini compare sullo schermo del mio tablet mi sento già meglio. Ma come fa a sembrare ancora una ragazzina nonostante abbia addirittura 2 anni in più di me? I suoi occhi verdi e sereni sono sempre capaci di infondermi tranquillità. E anche ora, pur vedendoli, attraverso uno schermo, sento che il mio peso sembra già più leggero.

Come sempre la mia amica/sorella riesce a darmi il giusto conforto e, nello stato in cui mi ritrovavo appena rientrata a casa, posso dire che è stata bravissima. Mi ha fatto parlare, mi sono sfogata come ne avevo bisogno, senza filtro, ma soprattutto non mi ha fatto domande che potrebbero essermi state scomode. Si, perché nella mia testa c'è tanta, tanta nebbia. Non so cosa provo o forse non lo voglio ammettere a me stessa. "Quanto mi manchi, Alice. E quanto vorrei che tu fossi qui con me! Sarebbe tutto più sopportabile." le dico prima di chiudere. "Dai Tara, manca poco e verrai quì. Sai, Randy ti sta aspettando con ansia. Non fa altro che parlare del tuo compleanno." Oddio Randy! Lui è per eccellenza la storia più leggera che io abbia mai avuto in vita mia. Solo sano sesso, senza complicazioni, senza coinvolgimenti emotivi. "Digli che lo bacio. Magari lo chiamo in questi giorni." "Gli farebbe molto piacere Tara. Mi chiede spesso di te." Un sorriso affiora sulla mia bocca e la soddisfazione che provo nel sapere questa notizia per un momento ha la meglio sul groviglio di emozioni che ha provocato il ritorno di Brandon nella mia vita.

Terminata la conversazione con Alice mi rendo conto di avere una gran fame. Ci credo, sono le 20:00 e il pranzo di oggi è stato veloce oltre che molto scarno. Sono veramente stanca per potermi mettere ai fornelli. Rimpiango che Freddie non sia qui. Gli chiederei di prepararmi la cena, so che lo farebbe. Chiamo la pizzeria per farmi portare qualcosa, ma la signora al telefono, che a giudicare dal suo accento credo sia cinese, mi risponde molto sgarbatamente che arriverebbe alle 22:00. Alla fine, mi sento più stanca che affamata. Preferisco addormentarmi e mettere fine a questa lunga giornata. Il buio della mia stanza è squarciato solo dal riflesso dei lampioni che dalla strada entrano delicatamente in camera. Il rumore delle macchine in strada è lontano ma non è fastidioso. Mi fungono da ninna nanna e gli occhi si chiudono lentamente. Nella mia immaginazione compaiono quegli occhi marroni, scuri come le castagne d'autunno. Mi cercano, mi fissano, mi scrutano. Anche se cerco di scappare, loro sono ancora lì a guardarmi e io non posso fare a meno di desiderare che restino lì per continuare a guardarmi, sempre in quello stesso, identico modo.

Note dell'autrice:

Ecco la seconda parte aggiornata. Se vi è piaciuto, per favore lasciate un commento e magari una stellina ⭐⭐⭐

Abbracci e baci...

Grazie!

TY

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