GUERRIERA - PT. 2

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Aggiunta il 29 novembre 2019

29 dicembre

Alla fine sono rimasto a New York. Non avevo l'umore giusto per andare a Miami. Mi dispiace per i miei, ma ho spiegato loro la situazione. Hanno reagito con stupore. Mia madre non smetteva di dire quanto fosse felice di sapermi di nuovo innamorato ma anche triste per questo enorme equivoco. Ha cercato in tutti i modi di incoraggiarmi a sistemare le cose, di darmi fiducia perché secondo lei tutto si sistemerà. Si è anche offerta di tornare a New York per parlare con Tara. Quanta tenerezza in questa sua proposta! E quanto desiderio di vedermi finalmente con una donna che, a detta sua, "merita di stare con il suo ragazzo". Nina non le è mai piaciuta. Nemmeno a mio padre, tanto meno a mio fratello. Ad ogni modo, sono stati dispiaciuti di sapermi solo e triste, ma hanno capito che non fossi dell'umore giusto per prendere l'aereo né di onorare il Natale. "Sarà per un'altra volta. Magari in primavera escono sicura che verrai con Tara." ha detto teneramente mia madre con il suo solito ottimismo. Ancora mi tratta e mi parla come se fossi un ragazzotto adolescente e, ora come ora, non mi dispiace tanta premura. Vorrei che fossero qui e non con così tanti chilometri a separarci. Mi sento solo. Sono solo. Il mio mondo ruota interamente attorno alla donna che si è allontanata da me e mi manca il respiro ogni volta che mi ritorna in mente quel momento, quell'istante micidiale, in cui ho realizzato che l'avevo perduta. Quel rumore sordo delle chiavi sul pavimento, lo sbattere arrabbiato della porta. Tutto ritorna alla mente come una routine che mi massacra il cervello.

Ho passato queste ultime giornate nel bar sotto casa di Tara nella speranza che ritornasse per prendere altre cose, ma non si è fatto vivo nessuno. Quando quel giorno ho incontrato Freddie nel suo appartamento, mi sono reso conto di quanto forte sia il loro legame e dell'impossibilità che lui tradisca in qualche modo la sua fiducia. Se lei gli ha detto di non farmi sapere nulla, lui non mi dirà nulla, a costo anche della sua vita. Ma lui comunque sa dove lei si trova, che sta bene e che non ha commesso sciocchezze. L'unica promessa che sono riuscito a strappargli è di dirle che ero stato lì e che io la amo, ma a quanto pare non ha avuto nessuna importanza, non ha sortito nessun effetto. Ma non smetterò di cercarla e, se sarà necessario, lo farò fino alla fine dei miei giorni.

Un suono di tacchi si avvicina alla mia porta. È sempre più prossimo finché nella mia stanza non irrompono Cheryl e Rachel. In realtá è Rachel che irrompe per prima con il suo solito fare ingenuamente arrogante. Lei è così, non è nemmeno cattiva, ma molto fastidiosa, quello sì. Ed è lei a pronunciare le prime parole accompagnate con un sorrisetto per metà di rimprovero e per l'altra metà malizioso "Brandon, che hai combinato con Tara?" Me lo dovevo aspettare. Anzi mi sembra strano che siamo già a giornata ampiamente iniziata e loro si siano presentate soltanto ora. "Preferirei non parlarne. Sono sicuro che si tratta di una questione temporanea e che Tara ritornerà presto. Nel frattempo mi arrangerò." Lo sento che mi trema la voce mentre parlo e tocco il "nostro" tatuaggio per convincermi che ciò che sto dicendo si avvererà. Perché noi siamo destinati a respirare la stessa aria, vivere la stessa vita. Insieme. E sento in quelle mie parole anche tutta la stanchezza delle notti insonni passate a toccare quella parte del letto che era sua ma che lei non occupava mai perché preferiva stare tra le mie braccia. Ogni notte era così. E ogni notte sarebbe potuta essere così. Deglutisco l'ennesimo groppo che mi si forma in gola. Non sono mai stato così sensibile e vulnerabile nella mia vita. Mai così scoperto come in questo momento, forse anche un po' patetico, ma se dovessi dire che mi importa, direi una sciocchezza. Gli occhi di Cheryl non mi hanno mai abbandonato, nel suo mutismo mi ha scrutato e osservato attentamente. All'improvviso le sue parole, pronunciate con decisione e pacatezza, rompono il silenzio imbarazzante che si era creato "Rachel, posso parlare da sola con Brandon, per favore?" La reazione dell'altra donna è palesemente infastidita, ma esegue comunque l'ordine richiesto.

Ci ritroviamo da soli, a porta chiusa, io e questa donna con cui ho scambiato veramente poche parole se non all'inizio, quando sono stato assunto. Mi aveva raccontato meraviglie di Tara, pronunciando più volte il suo nome che io mai ho collegato al mio passato. La sua non è solo stima nei suoi confronti, ma è puro affetto, maturato in anni di lavoro insieme: iniziata conoscendo quella fantastica ragazza che si è fatta valere con la sua grande forza di volontà e la sua enorme professionalità e che ora è una donna che qui tutti ammirano. Un sorriso precede le sue parole "Non so cosa sia successo per cui lei sia stata costretta a prendere una decisione così forte, né lo voglio sapere. Mi voglio fidare di te e di ciò che i miei occhi hanno visto in questi mesi. Sai Brandon, era chiarissimo che tra voi ci fosse qualcosa e questo non lo era solo per me. Ci avete provato a nasconderlo, a nascondervi, ma l'amore, quello vero, difficilmente si riesce a celare agli occhi di chi ci osserva e noi tutti l'avevamo capito anche prima che lo capiste voi. Farò come mi hai chiesto, ma ti faccio solo una raccomandazione: sbrigati a sistemare le cose perché non potrò tenere in sospeso la cosa a lungo. Conosci Pete e non l'ha presa affatto bene." Ad un tratto non mi sento più solo. Cheryl ha detto tutto ciò che avevo bisogno di sentire: mi ha confermato quanto grande sia il nostro amore. Tanto grande da non essere riusciti a nasconderlo nonostante ci avessimo messo tutto l'impegno per farlo. Qualcosa del genere deve essere salvato, recuperato e preservato. Unica nota stonata è stata quella su Big Pete. Non me ne frega un cazzo di quel pallone gonfiato. Mi faccia fuori, voglio vedere poi a chi le ruba le idee. E come se il mio pensiero avesse preso forma e sostanza tanto da essere visto, Cheryl si alza e mi saluta con una calorosa stretta di mano, pronunciando un'ultima frase "Non peggiorare le cose col capo. Alla fine, lo sai, vince sempre lui." E nel suo sguardo intravedo una luce rassegnata mentre lo dice. Chissà quante volte avrà discusso anche lei uscendone sconfitta. Annuisco ricambiando la stretta e sprofondando sulla sedia in preda a quella terribile sensazione di voler fare qualcosa, di sapere che qualcosa c'è ancora da poter fare, ma il senso d'impotenza prende il sopravvento e la smania di agire pulsa nelle vene senza trovare una via d'uscita.

Decisamente oggi non riesco a lavorare. La mia testa è troppo affollata dai pensieri e questa conversazione non ha fatto altro che moltiplicarli. La vedo ovunque, in ogni angolo che tocco col mio sguardo, ogni luogo è legato a lei e mi manca sempre un po' di più. La sua assenza è così ingombrante che evito addirittura di uscire da questa stanza per non far cadere i miei occhi sulla sua, spenta e chiusa. Mi bastano i ricordi che ho qui dentro, soprattutto quelli più recenti: quell'ultimo bacio che ci siamo dati e quella mia voglia di non lasciarla andare. Strizzo gli occhi più forte che posso per mandare via dalla mia testa quell'immagine e quando li riapro lo sguardo va fuori della mia finestra. È buio ormai e la neve dei giorni scorsi si è sciolta lasciando le strade bagnate ed un manto lucido ricopre tristemente la città.

Non potrò continuare così a lungo prima o poi mi si presenterà il conto del mio non lavoro di queste giornate, ma per me questa giornata può chiudersi qui. Meglio se vado. Si, vado sotto casa sua anche oggi e aspetto. Qualcosa dovrà pur succedere, prima o poi.

Raccolgo le mie cose tra cui il regalo per Tara. Natale è passato da appena qualche giorno e comunque ogni giorno lo porto con me. Lei lo desiderava tanto, me lo fece capire ampiamente mentre eravamo in giro per comprare i regali. Eravamo sulla 5th Avenue e la sua lista dei regali era infinita quanto enorme è il suo cuore. Le brillavano gli occhi per ogni cosa che vedeva. Se avesse potuto, sarebbe tornata a casa con una vagonata di buste e pacchetti. Eravamo entrati per gioco nel negozio di Victoria's Secret e si guardava attorno come se fosse stata una bimba in un negozio di giocattoli. Uscimmo però a mani vuote, non volle accettare nessun regalo da parte mia. Quella volta non sono riuscito a convincerla, ma io tornai a casa con l'idea da mettere sotto l'albero per lei. Ho preso tante cose, le ho immaginate tutte su di lei, ma lo so che la mia immaginazione non potrà mai pareggiare ciò che sarebbe nella realtà. Adoro il suo corpo, la sua pelle liscia, la rotondità dei suoi fianchi, la pienezza dei suoi seni. Amo ammirarlo mentre facciamo l'amore. Toccarlo per goderne la bellezza e annusare il profumo della sua pelle che mi inebetisce anche ora che solo ci penso e ne sento la mancanza.

Esco dalla porta del mio ufficio e spengo la luce per poi dirigermi verso l'uscita, evitando attentamente di soffermarmi a parlare con le persone, ma li sento gli sguardi dei colleghi su di me. La notizia delle dimissioni di Tara inevitabilmente si è diffusa in maniera incontrollabile. Ho anche incrociato Melody un paio di volte in questi giorni e il suo sguardo di disapprovazione mi ha detto chiaramente ciò che Tara pensa, ciò che ha raccontato a coloro che le vogliono bene. Potrei spiegare a Melody che la sua amica ha frainteso quanto ha visto, ma sento di dover farlo direttamente con Tara. Preferisco parlarle senza intermediari. Piccolo dettaglio: "Devi solo trovarla, Brandon!" mi dico amaramente sarcastico.

Mentre sto uscendo dall'edificio sento una voce che richiama la mia attenzione e che riconosco anche senza girarmi. Vorrei ignorarla ma Betty continua a chiamarmi e girandomi vedo che si sbraccia e si dimena per richiamare la mia attenzione da lontano, venendo verso di me. Proprio lei non ci voleva. Tra tutti è proprio la persona che meno volevo vedere, a parte Big Pete, ovviamente! "Ciao Brandon. Hai trascorso un buon Natale?" mi chiede con finta innocenza. Lei sicuramente sa, così come è chiaro a tutti lo stato in cui mi trovo e che il mio Natale non è trascorso per niente bene. "Ciao Betty, sarebbe potuta andare meglio." le rispondo in modo apatico e senza nemmeno guardarla negli occhi. Con finto dispiacere mi dice le parole che non avrei voluto sentire, affrontando l'argomento che non vorrei affrontare. "Immagino. Ho sentito che Tara si è licenziata." e a queste sue parole le rivolgo il mio sguardo e scorgo sul suo viso un sorriso di soddisfazione attraverso quel suo finto tono afflitto. "Devo scappare Betty. Ho un impegno. Ci vediamo nei prossimi giorni." taglio corto, irritato da questa sceneggiata. "Aspetta..." le sento dire dietro di me, ma non mi giro e continuo la mia strada verso ciò che è la mia quotidiana meta: il bar sotto casa di Tara.

Io e Lana, la ragazza del bar, siamo ormai entrati in confidenza. Era incuriosita di vedermi tutti i giorni a fissare per ore l'edificio di fronte al locale in attesa di qualcosa. Le ho raccontato tutta la storia, le ho fatto vedere una foto di Tara e le ho dato il mio numero di telefono in caso si fosse presentata nelle ore in cui io non c'ero, ma ovviamente non mi ha mai chiamato.

Come tutti i giorni ormai, anche oggi resto fino alla chiusura. Sono passate le 18:00 e le mie speranze si stanno spegnendo per l'ennesima volta. Parlo con Lana mentre riordina i tavoli e pulisce prima della chiusura. Questo è uno di quei bar che aprono molto presto al mattino, ma di sera chiudono prima di cena. Lana, seppur molto giovane, ha già una famiglia e il locale è suo. Trascorre tutto il giorno qui e ha solo un ragazzo ad aiutarla nelle ore centrali della giornata, ma apre e chiude lei. Ha fatto questa scelta e non se ne trova affatto pentita perché le consente di vedere suo marito e i suoi due figli almeno per cena e per metterli a letto. "Sembra che qualcuno debba traslocare." mi dice indicando fuori senza grande interesse. È Freddie che sta uscendo da un'auto che ha appena parcheggiato e non è solo. Due donne sono con lui e il cuore mi si ferma all'istante quando guardo una delle due con maggiore attenzione: per un attimo ho l'impressione di vedere Tara, ma poi mi rendo conto che ha i capelli castani ed è visibilmente meno formosa e più giovane. È Melania, ne sono certo. Ho visto più di una fotografia a casa sua. Avevo notato questa loro somiglianza e il loro essere comunque così diverse. L'altra non ho idea di chi possa essere, immagino la nuova compagna di Freddie, visto come lui le si rivolge. Di certo non è Alice perché Tara mi ha fatto vedere le foto di quando è stata a Los Angeles per il suo compleanno. In quelle foto c'era anche Randy ed erano in atteggiamenti molto intimi. La mia reazione di gelosia fece enormemente ridere Tara. Mi disse che non significava nulla, che non aveva mai significato nulla, che si trattava di un'altra vita. Di un'altra lei. Ma quel sentimento di gelosia non riesco proprio a dimenticarlo, mi punzecchia nello stomaco e mi fa ricordare che avrei potuta perderla molto prima di ora, anche prima di aver assaporato un rapporto con lei. Sento la mascella indurirsi per la tensione. Devo decidere cosa fare ed anche in fretta. "Brandon, hanno a che fare con Tara, vero?" mi chiede Lana. Annuisco in silenzio mentre li osservo portare su scatoloni e borse vuote. "Credo stiano andando a svuotare l'appartamento della tua ragazza." mi dice poggiando una mano di conforto sul mio braccio. Svuotare l'appartamento? Questa possibilità non l'avevo presa in considerazione. Ero certo che prima o poi sarebbe tornata qui e che, anche tra mesi e mesi, io avrei potuto vederla di nuovo e spiegarmi con lei. Una sensazione di panico mi fa girare la testa e sento tutto il mio corpo irrigidirsi mentre li vedo sparire dietro il portone. "Brandon? Brandon? Ci sei?" mi scuote dal mio stato di trance Lana. "Devi seguirli. È l'unica cosa che puoi fare. Ora o mai più. Se lei sta lasciando quella casa, tu non hai modo di rintracciarla mai più." Ha ragione, dannatamente ragione. Aspetterò in macchina che escano da quell'edificio e li seguirò finché non mi porteranno da lei, dalla mia donna.

Abbraccio Lana che mi da una forte pacca d'incoraggiamento e aspetterò, paziente, che escano. Ne ho tanta di pazienza quando si tratta di Tara. È l'unica al mondo che riesce ad ottenere questo da me. Per il resto dell'umanità rimango quel fottuto testardo e irrascibile che sono sempre stato. Ma non con lei. Lei è la mia quiete dopo la tempesta, la mia calma dopo la confusione, l'arcobaleno dopo un uragano.

***********************************************************************************************Randy è venuto a prendermi anche oggi per fare una passeggiata e bere un aperitivo. Da soli. Abbiamo trascorso molto tempo insieme in questi giorni e non sono stati giorni facili, ma la mia famiglia e i miei amici hanno alleggerito molto il mio umore che prometteva solo cupezza e disperazione. Il giorno di Natale è stato quello più difficile. All'apertura dei regali inevitabilmente il mio pensiero si è rivolto a quella clessidra che non sarà mai scartata dal suo destinatario e non vedrà mai lo spazio a cui era destinata. Ora giace ancora sotto l'albero di Natale a casa mia, credo. Freddie ha provato ad accennare un discorso a riguardo, ma sentivo il mio labbro e le mie palpebre tremare e ho immediatamente interrotto il discorso per non cedere a quel dolore che mi accompagna costantemente ma che sento pian piano farsi più sopportabile. Imparo a conviverci finché so che arriverà il momento che scivolerà via da me, fino a scomparire.

Randy è stato una presenza discreta e silenziosa. Ogni volta, sia da soli che in compagnia, non ha mai provato ad abbracciarmi o ad avere un contatto con me. Credo stia rispettando la mia richiesta di tempo e forse ha capito che non voglio pressioni. Sto riconoscendo in lui una sensibilità inaspettata, un affetto che credo di avere sottovalutato prima d'ora. Parliamo molto, lo fa più lui in realtà. Mi ha raccontato tante cose: ciò che ha fatto in questi mesi; i suoi programmi e i numerosi progetti; come vede il suo futuro di manager di gruppi musicali; come vorrebbe che Alice e Michael decidessero di spiccare il volo; che non approva il loro accontentarsi di quel poco che fanno. Cerca di non specificarlo, ma più volte ho inteso tra le righe che include anche me nel suo futuro. Dice che dovrei tornare a cantare e che lui mi potrebbe aiutare. Le sue parole mi hanno provocato uno strano fremito che mi ha dato la spinta a credere che la mia sia la decisione giusta. Accanto a lui mi sento veramente desiderata, lui tiene sinceramente a me. Anche io ho provato a raccontargli qualcosa della mia vita trascorsa in questi mesi, purtroppo non posso dirgli tutto. Come potrei dire a un uomo che mi vuole sposare che il mio cuore è in frantumi perché uno stronzo mi ha tradito? Come consigliato anche da Alice, sorvolo quindi su questa parte, che è stata la più bella ma decisamente anche la più dolorosa della mia vita, e rimango sul vago. Sì, perché sono riuscita a raccontare tutto ad Alice. Era felice della mia decisione di andare a vivere a Los Angeles. Lo è stata un po' meno quando ho confessato la mia quasi decisione di accettare la proposta di matrimonio di Randy, perché lei sa che non lo amo, così come sa quanto profondamente ho amato Brandon. Mi ha consigliato di prendermi dell'altro tempo per capire se sto facendo la scelta giusta. Vorrebbe che dessi la possibilità a Brandon di spiegarmi cosa è successo, di avere un confronto faccia a faccia. Odio come tutti vorrebbero farmi tornare sulle mie decisioni, quasi fossi io la stronza, quella che ha sbagliato e tradito. È lampante come sono andate le cose. Perché dovrei perdonarlo o solo ascoltarlo? Quindi, credo che questo consiglio non lo seguirò. L'idea di trascorrere la mia vita da sola ora mi spaventa più di prima e con Randy in fin dei conti sto bene. Lui mi ama, mi rispetta, l'ha sempre fatto. Imparerò ad amarlo come merita. E poi tra noi la passione e l'attrazione non è mai mancata. Mi può bastare. Me la farò bastare. Ormai la mia decisione è presa.

Siamo quasi arrivati e da lontano intravedo la macchina di Freddie, quindi lui e Monica sono già arrivati, insieme a Melania. Stasera ceneranno con noi. Era il minimo, visto che mi stanno aiutando con il trasloco. La disdetta dell'appartamento è già partita e il proprietario è stato chiaro: dovrà essere libero entro due settimane e dovrà occuparsi di tutto Freddie, perché anche io sono stata chiara, in quella casa non ci voglio più tornare. La odio come odio tutto ciò che mi fa ricordare Brandon. Qui invece non ho ricordi che mi legano a lui e mi sento molto meglio in questo mio mondo confortevole. È stato come tornare indietro nel passato, quando mi sono rifugiata qui dopo la prima delusione causata da Brandon. La mia anima si rimarginò e con il tempo il suo ricordo si andò a rannicchiare nell'angolo più buio della mia mente. Purtroppo è proprio la mia mente che in questi giorni mi ha giocato brutti scherzi e, incontrollabilmente, mi sono ritrovata a ripercorrere i momenti che abbiamo vissuto insieme, tutte le emozioni che ho provato, che solo lui mi ha fatto provare, ma ogni volta mi sono dovuta strappare via da quei pensieri. Era tutto falso mi sono dovuta ripetere. Tutta una finzione. Io ero solo il mezzo per raggiungere ciò che aveva perso a Parigi e che voleva di nuovo riconquistare. Bravo, ci è riuscito e, come al solito, io sono stata il suo danno collaterale senza alcuna importanza. Mi illudo di essere stata almeno una bella scopata, ma le persone non cambiano, no! Possono solo peggiorare e fare ancora del male, ancora più male.

Per l'ennesima volta Randy mi ripete quanto sia convinto che dovrei tornare a cantare, farne una professione, che lui mi potrebbe aiutare e forse ha ragione. Sarebbe il modo migliore per lasciarmi tutto alle spalle. Per ricominciare e prendere una nuova rotta, totalmente diversa dalla mia vita vissuta fino ad ora. "Sai che mi hai convinto?" gli dico all'improvviso, interrompendo il suo monologo. Passo il mio braccio sotto al suo, azzerando finalmente la distanza che gli ho imposto fino ad oggi. È arrivata la resa dei conti con me stessa e mi batte il cuore. Lo sto facendo. E cazzo, mi sento triste ed eccitata allo stesso tempo. Piena di paura e con l'adrenalina che circola dentro di me, che pompa nelle mie vene e mi fa girare la testa come la più pesante delle bevande alcoliche. Lo sto facendo davvero e mi si spezza il respiro quando nella sua espressione leggo quanto sia sorpreso da tutto ciò che ho detto e fatto in questi ultimi secondi. Mi guarda con occhi increduli e un sorriso quasi timido. Ho tanti grovigli nel mio stomaco. È strano, è una sensazione che potrebbe confondersi con l'amore, ma non è lo stesso. Lo sento che l'intrecciarsi delle mie viscere non ha nulla a che vedere con quel sentimento. Sono tristezza e paura. So che sto percorrendo una strada che non mi porterà comunque alla felicità, ma chi può dire di essere realmente felice? Chi ha raggiunto tutti gli obbiettivi che aveva nella vita? Almeno uno io potrò dire di averlo raggiunto: ho un uomo innamorato di me, veramente innamorato di me.

Continuiamo così i pochi metri che ci separano da casa dei miei, in silenzio, ma sento il mio cuore battere forte, sempre più forte e non per l'emozione, non per l'amore che dovrei sentire, ma per la consapevolezza che da qui in poi non si torna più indietro, non si ritratta, non si discute. È deciso e non si tratta di un gioco.

"Ti va di fermarti a cena?" gli chiedo con voce flebile, tremante. La reazione di Randy era prevedibile. La rigidità degli ultimi attimi si scioglie in un'esplosione di gioia che traspare dai suoi occhi color della notte. "Speravo proprio che me lo chiedessi." sottolinea con una leggera risata che vorrebbe sdrammatizzare tutta la sua evidente tensione. Lo percepisce anche lui che qualcosa sta cambiando e il suo sguardo è pieno di aspettative. Farlo felice mi fa sentire più serena. Sapere che colui che mi ama è contento grazie a me, mi fa sentire che io valgo la pena per qualcuno, nonostante io non ricambi quel sentimento come merita. Catturo queste sensazioni e ne faccio la mia forza in questo momento in cui sta per accadere ciò che deve accadere. Si, lo sto davvero facendo. Mi metto di fronte a lui, le mie mani in tasca che, nonostante il freddo, sento umidicce, sudate per l'agitazione. Provo a guardarlo dritto negli occhi, ma è così difficile: ho paura che possa capire che, in fondo, il mio è solo affetto, nulla di così profondo come il suo amore. Allora, ogni tanto, sposto il mio sguardo dai suoi occhi e mi guardo attorno. Ci sono persone che passeggiano sul viale, non tante, ma sufficienti per farmi sentire imbarazzata. Molte facce conosciute e persone che mi conoscono sin da quando ero in fasce. Il momento, però, è ora. Adesso o mai più. "Randy io..." faccio una pausa e raccolgo tutto il coraggio e la forza necessari per compiere questo passo. Lui mi guarda col capo inclinato, vorrebbe capire cosa sta attraversando la mia testa, lo so, ma nemmeno io ci sto capendo molto. C'è tanta confusione lì dentro ed un'unica, sola certezza: sto facendo la cosa giusta, ma adesso che lo penso suona quasi più come una domanda. Una mano di Randy si allunga per accarezzarmi il braccio e il suo gesto mi fa trovare la spinta ultima per proseguire il mio discorso. I miei occhi però continuano a vagare, incerti sul dove posarsi e il mio cuore, oh, quello rimbomba nelle orecchie, martella nel petto e mi appesantisce il respiro. "Prima di entrare, volevo parlarti di noi." Vedo il suo pomo d'adamo che si muove su e giu. Siamo nervosi entrambi anche se per motivi diversi. "Ti avevo promesso una risposta entro la fine dell'anno, ricordi?" "Non ci contavo più di averla." La sua voce tradisce l'emozione e trema come la sua mano sul mio braccio. Lo faccio. Si. Lo faccio. Ora. "Hai con te l'anello?" gli chiedo di getto per timore di ripensarci, ma non dovrebbe essere così, cazzo! Io dovrei sentirmi felice. Io la meritavo quella stronza di felicità. Un lampo di rabbia percorre il mio corpo e un brivido scivola lungo la mia schiena. Per un attimo mi irrigidisco, ma è solo un istante perché la frase di Randy mi riporta alla realtà. "Tara, per favore, non giocare con me." mi ammonisce, quasi arrabbiato. No, non gioco Randy, penso tra me e me "Mai stata così seria. Ti va di chiedermelo di nuovo?" Dondolo imbarazzata e impacciata sui miei piedi e osservo attentamente i movimenti dell'uomo di fronte a me. Sembra tutto muoversi lentamente mentre la sua mano si infila nella tasca interna del giaccone e fuoriesce con quella scatolina che anche ora, come quel giorno, mi incute timore. Ma è la gioia negli occhi di Randy che mi da la motivazione a credere nella giustezza di tutto ciò, seppure in netta contrapposizione con la mia agitazione. Mi guarda con un sorriso furbo e subito dopo mi si inginocchia davanti.

Conosco Randy troppo bene ormai ed il suo è più un modo per farmi ridere più che per fare le cose per bene. La gente che passa si ferma a guardare e il mio imbarazzo adesso è a livelli mai toccati, forse avrei fatto bene ad aspettare una situazione più solitaria. Già immagino come la notizia si diffonderà in giro e non avrò nemmeno il tempo di dirlo io ai miei. I miei... dovranno digerire anche questo oltre ad aver dovuto accettare il mio trasferimento a Los Angeles. La voce solenne di Randy spezza il silenzio e i miei pensieri e quasi rimbomba nelle mie orecchie. "Signorina Tara Ford, mi faresti l'onore di diventare la mia signora e condividere con me tutta la vita?". La realtà tristemente mi schiaffeggia: nessuna emozione, nessun batticuore, nessuna eccitazione. Lo immaginavo che sarebbe stato così, ma viverlo è anche peggio e deludente, ma ho deciso che questo è ciò che dev'essere e, da brava attrice, mi vesto del mio migliore sorriso e allungo la mia mano sinistra per accogliere quel cerchio che brilla alla luce dei lampioni. Le mani di Randy sono incerte nell'infilare l'anello che quasi cade e lui lo afferra al volo. Mi viene da pensare che forse è il segno che non dovrei proseguire, non dovrei andare avanti, ma l'ho detto a lui e a me stessa: nessun gioco, da questo punto in poi non si torna indietro. E pesa quel gioiello, quanto pesa, non al dito, ma sul mio cuore. Dopo aver incastrato l'anello al mio dito lui si tira su e vedo il suo viso ora sempre più vicino al mio. L'idea di baciarlo ora mi fa stare male, ma non perché sento repulsione, ma proprio perché non sento nulla: ancora nessun batticuore, nessuna emozione, nessuna eccitazione. Quando il suo respiro inizia a toccare la pelle del mio viso mi costringo a chiudere gli occhi e il viso che avevo davanti sparisce e viene sostituito con il volto di Brandon. Perché, nonostante tutto ciò che mi ha fatto quel bastardo, immaginare lui in questo momento è l'unico modo che trovo per superare questa prova che è molto più difficile di ciò che pensavo. Le labbra morbide e sorprendentemente calde di Randy toccano le mie con delicatezza e, seppure il volto di Brandon sia impresso nella mia mente, non sento alcun formicolio, né desiderio o brivido. Anche il disgusto sarebbe stato meglio piuttosto che questa totale indifferenza e apatia. Ed è questo ciò che mi aspetterà per il resto della mia vita. L'ho scelto io e non posso prendermela con nessuno. Anzi, potrei prendermela con Brandon. Non era così che avevo immaginato la mia vita. Se lui non fosse comparso così come ha fatto, io avrei accettato la proposta di matrimonio di Randy quando me l'aveva fatta la prima volta, quando ancora non sapevo com'era essere la donna di Brandon Burn. Oh, quanto ha recitato bene. Chissà, forse per un momento ci ha anche creduto... ora basta però! Non devo pensarci più. Mai più. E nessuno deve parlarmene ancora. La mia vita è questa e imparerò ad amare quest'uomo come merita. Darò il meglio di me per essere la migliore moglie, compagna e madre. Apro la mia bocca alla sua richiesta di approfondire il bacio, ma è tutto meccanico, freddo e purtroppo se ne accorge anche lui, irrigidendosi e fermando la sua dimostrazione d'affetto. "È tutto ok Tara?" Mi chiede a un millimetro dalla mia bocca e con le sue braccia strette possessivamente alla mia vita, proprio come faceva Brandon e strizzo gli occhi già chiusi per mandare via quel ricordo che all'improvviso ha smosso il mio cuore e mi ha provocato un'emozione di troppo. Li riapro, poi, per riprendere il dovuto contattato con questa realtà che io ho scelto "Si certo. Mi sento solo un po' imbarazzata per tutti questi spettatori."

Parzialmente sento di avergli detto la verità, infatti la folla di persone che si erano fermate ad assistere alla scena applaude e ci fa gli auguri e in un certo senso sono contenta della loro presenza. Mi hanno dato involontariamente un alibi per questo mio comportamento. Vedo le loro facce soddisfatte mentre ognuno di loro riprende il proprio cammino. "Auguri Tara!" "Congratulazioni ragazzi!" e frasi di questo tipo echeggiano nell'aria mentre pian piano il capannello di persone si dirada e un volto che mi annulla il respiro inaspettatamente compare, illuminato da un fascio di luce. Fermo, davanti a noi, che, con i pugni serrati lungo il suo corpo, scuote la testa in segno di disapprovazione. Le ginocchia mi cedono per un attimo quando i miei occhi incontrano i suoi, nocciola, cupi, pieni di rabbia e delusione, che mi confondono. Mi aggrappo un po' di più al braccio di Randy in cerca di sostegno e lui per fortuna interpreta il mio gesto come una richiesta di maggiore vicinanza. Brandon mi ha cercata e mi ha trovata, perché? Forse per accertarsi che sto soffrendo abbastanza? O forse perché il senso di colpa lo sta affliggendo e vuole essere sicuro che sto bene? Qualsiasi sia il motivo però, alla fine il suo orgoglio di maschio si starà sentendo ferito davanti a questa scena, di fronte alla dimostrazione che in fin dei conti, questa stupida, che ha creduto nella sua enorme bugia, può andare avanti anche senza di lui, che anche stavolta posso sopravvivere al male che mi ha inflitto, che non mi ha distrutto. I suoi occhi mi fissano, mi scavano con la loro furia e non riesco a capirne il motivo, ma vorrei solo fuggire via ora, lontano da lui, lontano da tutti, ma i miei occhi non riescono a sganciarsi da quelli di Brandon che mi attirano come una calamita. No, non è vero che vorrei scappare via da lui. Al contrario, vorrei correre tra le sue braccia, farmi stringere nel suo calore, ma l'immagine di lui e Nina resta fissa nella mia mente e mi inchioda sulle mie ultime decisioni. È giusto così, è giusto anche che lui stia assistendo alla sua sconfitta. Finalmente mettiamo definitivamente la parola fine a tutta questa farsa. Rivolgo il mio sguardo verso la porta di casa, sento l'urgenza di fuggire dallo sguardo di Brandon ancora piantato su me. Troppe domande vorrebbero farsi largo nella mia mente per insinuarmi dubbi di cui non ho bisogno e l'uomo che è accanto a me, l'uomo che sposerò, non lo merita. È lui che deve avere tutte le mie attenzioni ora. "Andiamo dentro, ho fame." Dico a Randy rivolgendogli un sorriso probabilmente esagerato, ma è ciò che Brandon deve vedere, è ciò che io voglio che veda. La mia voce è roca, la sento graffiare la gola, lì dove il mio cuore pulsa, batte ancora all'impazzata e non accenna a fermarsi, nonostante i miei tentativi di aquietarlo. Il mio neo fidanzato mi trascina delicatamente verso la porta e ci fermiamo proprio sulla soglia dove vorrebbe baciarmi di nuovo, ma io non posso, non me la sento con lo sguardo di Brandon che ancora mi brucia sulla pelle e riesco a bloccarlo con una carezza. "Ti prego di darmi un po' di tempo per dirlo ai miei genitori. Sono ancora tanto scossi dalla mia decisione di trasferirmi a Los Angeles, anche questa notizia li metterebbe ancora più in agitazione. Glielo dirò comunque domattina, tanto credo che la notizia si diffonderà in fretta." La mia voce è un bisbiglio, sembra voler rimanere rinchiusa tra i miei pensieri. Randy prende una ciocca dei miei capelli e la passa dietro il mio orecchio. Anche Brandon lo faceva sempre, soprattutto quando dormivo e lui pensava che io non sentissi quel suo movimento. Lo trovavo tenero, sembrava innamorato, non l'avrebbe fatto se non mi avesse amato. Mi giro verso la strada per cercare di nuovo lui, per cercare disperatamente nel suo sguardo una traccia di amore, ma lui non c'è più. Se ne è andato, insieme al mio ultimo, piccolo, barlume di speranza che fosse tutto un malinteso. Abbasso lo sguardo, delusa. "Entriamo." dico a Randy, prendendogli la mano e trascinandolo in casa. Avevo ragione sin dall'inizio e quest'ultima sfuggevole illusione è stata solo una stupida, inutile, debolezza.

Ci hanno raggiunto anche Alice e Michael, che ho chiamato dopo l'invito fatto a Randy. Per fortuna la mia mamma è una persona che ha sempre la soluzione per ogni situazione e qualche persona in più a cena è sempre stato per lei solo motivo di allegria. Tranne i miei genitori, tutti sanno di me e Randy, della sua proposta e della mia storia con Brandon, e tutti hanno notato che, colui che ora è il mio fidanzato, ha cambiato atteggiamento: è molto attento e affettuoso con me anche se lo fa in modo discreto davanti ai miei genitori, ma soprattutto non la smette di parlare e dimostrare la sua eccitazione, mentre io sono silenziosa: un contrasto stonato con il suo allegro atteggiamento. Dovrei sembrare felice, dimostrargli di essere eccitata quanto lui, ma ciò che è accaduto stasera è qualcosa che non riesco a trascurare. E mi confonde indicibilmente, ma nemmeno tutta la confusione nella mia testa riesce a distrarmi dal ricordo di quella scena tra lui e Nina e, al solo pensiero, un conato di vomito mi sale alla gola provocandomi una smorfia di disgusto che non passa inosservata agli occhi di Alice, Melania e Freddie. Li vedo gli sguardi preoccupati e le occhiate che si scambiano mentre osservano ogni mio minimo movimento. È diventato frustrante essere sempre sotto la lente d'ingrandimento delle persone che sono attorno a me, essere studiata per qualsiasi mia azione o parola che pronuncio.

Per fortuna la cena sta per terminare e tra poco potrò finalmente raggiungere la mia oasi di serenità, l'unico posto in cui mi sento protetta. La mia stanza che è ancora uguale a come quando ero al liceo: gli stessi poster, gli stessi soprammobili, le stesse tende. Tutto è immutato e io tra quelle mura sono di nuovo quella di una volta, la Tara Ford senza storia, senza passato, ancora una ragazza piena di fiducia, sogni, progetti e un futuro da costruire. È un'illusione, ne sono consapevole, ma mi ci sono rifugiata senza rendermene conto e, avendomi fatto sentire meglio, continuo a crederci ogni volta che varco la soglia di quella stanza.

Sento la mano di Alice tirarmi per un braccio e con un cenno mi chiede di parlarmi in disparte e non sembra essere da sola. Lei, Freddie e Melania hanno approfittato che mia madre sia andata a prendere il dolce per tendermi un'imboscata. Ma io non ho assolutamente voglia di parlare. Sono stanca! Stanca di sentire mille voci che credono di sapere cosa sia meglio per me, stanca di consigli non richiesti, a questo punto stanca anche di vivere e respirare. Vorrei addormentarmi e svegliarmi dall'altro lato della clessidra, possibilmente da sola.

Siamo sul patio e mi osservano con sguardi d'attesa. Si aspettano che io dica qualcosa, ma io non ho intenzione di parlare e semplicemente li guardo a mia volta. Nella mia testa un'unica parola frulla e rigira, un BASTA urlato sul viso di tutti, che però resta non detto, accrescendo solo tutta la mia insofferenza. "Gli hai detto di sì? Perché lo hai fatto Tara? Perché?" mi chiede Alice agitando le mani in aria. La sua voce ha assunto quel classico tono acuto di quando disapprova qualcosa, aggiungendo ulteriore fastidio a quanto già accumulato e inevitabilmente mi ritrovo a sbottare come forse non dovrei. Tutta l'amarezza che ho accumulato, la frustrazione, l'insofferenza, purtroppo vengono in superficie ora, proprio con lei "Oh, avanti Alice, secondo te perché lo avrei fatto? Pensaci un po', su. Ce la puoi fare perfino tu!" le dico acidamente, forse troppo, perché la mia migliore amica si incupisce e smette di guardarmi facendo un sospiro infastidito. Lo sa perfettamente il perché, ovviamente, e per quello non approva. "Sono io quella arrabbiata. Sono io quella che vorrebbe chiudersi nel proprio dolore ma ha deciso di non farlo. Smettetela tutti di darmi consigli. Io vorrei solo essere lasciata in pace con le mie scelte anche se le ritenete sbagliate." Melania mi appoggia una mano sulla spalla e con l'altra prende dalla sua tasca qualcosa per poi appoggiarla sul palmo della mia mano. Quando apro le mie dita ciò che trovo è il ciondolo che mi ha regalato la più dolce illusione della mia vita. La sirena di cui mi ero disfatta è ritornata inspiegabilmente da me e credo che il mio stupore sia totalmente dipinto sul mio volto. "È tua Tara?" mi chiede con dolcezza mia sorella. Annuisco silenziosamente, ancora incredula, ancora in preda all'emozione di averla di nuovo nella mia mano. "È un suo regalo?" chiede e di nuovo la mia risposta è affermativa e muta, mentre mi sento in trance a guardare quell'oggetto come se fosse la peggiore minaccia che potesse capitarmi. "Il tassista l'ha riportata perché l'ha trovata la mattina dopo averti portato qui. Tu eri stata la sua ultima corsa. Pensaci Tara. Sono segni del destino. Se è ritornata da te, vuol dire che quel legame ancora non si è spezzato." La mia mano si strige attorno al ciondolo e la porto al petto. Osservo il cielo. Stasera ci sono tante stelle. Ce ne è una in particolare che brilla più delle altre. Decido di prenderla come riferimento, non ho voglia di guardare nessuno di loro negli occhi. "Vi ha seguito." Rivelo loro. "Chi ci ha seguito?" Chiede Alice confusa. "Brandon... lui era qui prima. Ha visto tutto, sa di me e di Randy.". Fatico sempre più a parlare, mentre il mio sguardo ora cade in quel punto preciso in cui lui era fermo, dove si notano da lontano ancora le impronte delle sue scarpe nella neve ormai quasi sciolta. "Quando l'ho visto, si, ho avuto dei dubbi e li avrò sempre, ma ciò che i miei occhi hanno visto mi tormenta e so che mi tormenterebbe per tutta la vita." Mi volto verso di loro, prendo la mano di mia sorella nella mia e appoggio la catenina con il ciondolo sul suo palmo. "Non torno indietro ragazzi. Ho preso la mia decisione. Mel, se ti piace, tienila tu." Dico fermamente e i suoi occhi come quelli di Alice, si riempiono di lacrime, quelle che ogni volta vogliono uscire anche a me ma che ricaccio indietro per non cedere alla malinconia bastarda, tanto non mi farebbe sentire meglio, non mi darebbero di nuovo ciò che credevo di avere. "Mi fate un piacere? Non parliamone più. Per favore. Sul serio. Fatemi questo regalo." Chiedo con una ritrovata calma apparente. In realtà sto tremando per il nervosismo, ho la nausea che mi sta soffocando e mi è scoppiato un terribile mal di testa. "Io ora vado a letto. Scusatemi con gli altri e soprattutto con Randy." mi raccomando con Melania e mi dirigo silenziosamente verso la mia stanza. Freddie sin da quando siamo usciti sul patio è sempre rimasto in silenzio, imperscrutabile. Sono certa che sta pensando a qualcosa così come so, senza che me lo dica, che disapprova la mia scelta. Si abituerà all'idea e gli passerà. Ora come ora, non vedo l'ora di partire per Los Angeles e lasciarmi questa deludente vita alle spalle. Per sempre.

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