LA NOSTRA NUOVA "PRIMA VOLTA"

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Aggiornato il 3 settembre 2019

ATTENZIONE!!!

Questo capitolo ha contenuti e descrisioni fortemente "HOT" per cui, se non volete sentirvi offesi, vi consiglio di evitare di leggerlo.

A chi invece decidesse di andare avanti nella lettura, auguro buona lettura.

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25 novembre

Più di 7 mesi senza capire quanto il desiderio di stare insieme fosse ricambiato, facendoci del male e ferendoci, seppure involontariamente. E invece stanotte, tra le sue braccia, ho finalmente ritrovato me stesso, l'unico posto dove ogni tipo di pensiero viene annullato e ha importanza solo lei. Lei con me.

Mi sono perso sulle sue labbra, le ho disperatamente divorate, voracemente imprigionate tra le mie. Non mi sarei staccato mai più pur di recuperare il tempo perduto. Avrei accolto anche la morte con un sorriso se fosse arrivata nel momento in cui le nostre labbra erano unite, le nostre lingue si annodavano. Non è stato facile resisterle. E' così dannatamente e istintivamente sensuale. In più di un'occasione, con i suoi baci mi ha provocato e la mia volontà ha vacillato. Non voleva raccontarmi di quando ha fatto il tatuaggio alla caviglia, del motivo che l'ha spinta. Aveva paura che mi potessi sentire ancora più in colpa, ma peggio di come mi sento, se penso alla sua storia, non è possibile, per cui l'ho persuasa a raccontarmelo. E mentre me lo diceva, percorreva il contorno del mio tatuaggio con la punta delle dita. Lo ha fatto più e più volte durante la notte. Il suo tocco delicato ed erotico. Quasi non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie. Non so nemmeno io quante volte ha voluto farmi ripetere la storia di come e perché quell'inchiostro sia finito sul mio braccio. E ogni volta mi guardava con i suoi occhi verdi che sembravano due laghi color smeraldo, spalancati e pieni di rimpianto per ciò che abbiamo perso, ma anche colmi di speranza per ciò che stiamo finalmente vivendo, carichi di lussuria e desiderio. Ma non ho ceduto. Non voglio più bugie o verità celate tra noi e lo so che c'è ancora qualcosa di non detto. Voglio che entrambi siamo perfettamente trasparenti l'uno con l'altra questa volta. Non dovremo mai più dire o pensare che ciò che stiamo vivendo ora è stato un errore. Lei è ciò che di più dolce e totalizzante potessi inaspettatamente ricevere dal destino. Voglio sentire le sue braccia attorno a me ogni notte ora. Voglio scoprire se ciò che sento può diventare la nostra vita insieme o se è solo un momento di passione. Ma comunque andrà, lei non sarà mai un errore per me. E giuro con me stesso che mai più la ferirò. Non le potrei mai fare altro male. Lei è la mia crisalide e voglio farla sentire libera di amare ma, allo stesso tempo, voglio farla prigioniera dei miei sentimenti.

Mi sembra impossibile come fino a due giorni fa mi struggevo per capire cosa potevo fare per riconquistarla e invece stamattina lei si è addormentata tra le mie braccia. Le sue labbra erano ancora sulle mie quando abbiamo visto il sole fare la sua comparsa dietro le tende. Le nostre gambe intrecciate sono rimaste così mentre ci addormentavamo ed erano ancora un groviglio quando ci siamo svegliati, poco fa.

Il sole pallido di autunno entra dalla finestra della cucina e si poggia sui suoi capelli, intensificandone i riflessi dorati. La osservo in silenzio per paura di rovinare un momento che ho immaginato e desiderato di vivere con lei per troppe volte, tanto da sembrarmi irreale adesso. E' seduta allo stesso posto dove era seduta ieri mattina, ma ora mi si presenta davanti agli occhi un'altra donna. Il suo sguardo è finalmente rilassato, oserei dire felice. No, proprio non vorrei rovinare questi attimi di intimità tra noi, ma credo che sia arrivato il momento di portarla a casa. Mi piace vederla nei miei indumenti, me la fa sentire ancora più mia, ma sono sicuro che voglia indossare qualcosa di più comodo.

Voglio trascorrere questi due giorni con lei e cercare di abbattere anche quell'ultimo ostacolo che non mi permette di vivere fino in fondo il mio sentimento. "Ti porto a casa stamattina." le dico. Un lampo di delusione le percorre il viso. Un'increspatura le si forma tra le sopracciglia e la larghezza dei suoi occhi si dimezza fino a diventare due piccole fessure. Non resisto a questa immagine buffa e una piccola risata piuttosto soddisfatta esplode dalla mia bocca. "Cos'hai da ridere adesso?" mi chiede alzandosi e venendomi vicino in segno di sfida. Mi piace quando si sente sicura di sé e fa la spavalda. Vorrei aver visto di più questo suo aspetto in questi mesi e invece tutto questo fraintendimento l'ha fatta chiudere in se stessa e l'ha resa insicura. La mia crisalide diventerà una colorata farfalla, ne sono certo. La affronto a mia volta scherzando "Tranquilla, solo per farti prendere qualche cambio. Sei ancora mia prigioniera." La sua pelle è liscia sotto le mie dita mentre le lascio una carezza e la sua espressione si apre con un sorriso che credo di non aver mai visto su quella bocca, su quelle morbide e piccole labbra capaci di farmi toccare il paradiso anche solo con un bacio. Avvicina il suo viso al mio e mi perdo in quegli occhi più verdi ed intensi che mai. Mi bacia di nuovo, con la sua bocca già aperta a cercare la mia lingua. Di nuovo vacillo e mi ritrovo a chiedermi quanto sia veramente importante sapere tutta la verità davanti a un invito tanto allettante come quello che lei continua a porgermi "Tara... abbiamo un accordo io e te." brontolo poco convinto, ma la mia voce esce come un gemito e lei se ne accorge. La vedo gongolare attraverso i miei occhi semi chiusi. "In verità ce l'hai tu con me, io non ho mica detto di essere d'accordo?" Averla di nuovo così vicino sembra un sogno. E se scoprissi che è solo frutto della mia immaginazione? "Dammi un pizzico!" le dico sfiorandole le labbra. "Come?" mi chiede confusa. "Fai qualcosa che mi faccia capire che non sei irreale, che veramente sei qui con me!" Un sorriso malizioso sorge sulla sua bocca e io mi do dello stupido per averla provocata così. "Oh mio caro. Io potrei fare molto più di darti un misero pizzico, ma qualcuno ha deciso di aspettare..." e un suo morso sul mio labbro inferiore mi provoca ulteriormente, lo sento chiaramente nei pantaloni. Sarà difficile mantenere questo accordo se non mi stacco da lei. Le accarezzo piano i capelli per poi imprigionare una ciocca tra le mie dita. Le bacio la bocca sfiorandola appena, poi la guancia, il naso, gli occhi, entrambi, e infine le poggio un bacio delicato sulla fronte. Ad ogni bacio indugio un po'. Lei è immobile, abbandonata con gli occhi chiusi ad assaporare con un sorriso gaudente ogni singolo contatto delle mie labbra con la sua pelle. "Vado a fare una doccia. Tu preparati. Prima andiamo e prima torniamo qui." Le sussurro allusivo ad un orecchio. Le mie mani dietro la sua schiena la sentono fremere. Sospira rassegnata "Come vuoi tu. Ho aspettato talmente tanto, che qualche ora in più o in meno non intaccheranno certamente la mia sanità mentale." Si allontana verso il bagno muovendo provocatoriamente le anche, si gira verso di me sorridendo "Vado prima io a fare una doccia...". Stringo le mani al bancone della cucina per trattenere il mio istinto di raggiungerla e finalmente amarla fino allo sfinimento. La mia risposta alla sua provocazione è il mio sguardo severo mentre la rimprovero, pronunciando il suo nome a denti stretti.

Siamo a casa sua, quella che divide con Freddie, anche se lo sarà ancora per poco tempo. La casa dove probabilmente con lui è stata felice. Con lui e non con me. Un pizzico sul cuore mi toglie il fiato, perché so di essere io il solo responsabile per ciò che ho perso con lei. Ovviamente lui non c'è, ma onestamente, anche se ci fosse, per me non sarebbe un problema incontrarlo. Non provo gelosia per quell'uomo, non ora che so che lei vuole me, che mi ha sempre voluto. Anzi lo ringrazierei per essersi preso cura di Tara mentre io facevo ancora lo stupido e non capivo quanto fossi lontano dalla verità, quanto la felicità fosse così a portata di mano. Ancora una volta, un brivido percorre il mio corpo al pensiero di quanto lei abbia potuto soffrire per colpa mia in tutti questi anni e soprattutto in questi ultimi mesi, che tra noi sono stati un enorme malinteso. Certo non lo è stato solo per colpa mia, ma soprattutto perché ero miope e non capivo che ciò che provo per lei è qualcosa di veramente tanto grande e forte. Negavo a me stesso ciò che il mio corpo gridava al mio cuore e non capivo che il suo comportamento era solo una difesa dai suoi sentimenti. Purtroppo, però, finché non mi dirà tutta la verità riguardo Randy, non mi sento completamente libero di amarla. Non voglio iniziare una relazione con dei punti oscuri, non mi voglio ritrovare come è successo con Nina, anche se lo so che lei è diversa. Lei non mi mentirebbe mai. Deve solo sentirsi pronta a parlare e lo farà. Io avrò la pazienza e la forza di aspettare, dopotutto sono in debito con lei.

In piedi, fermi all'ingresso living, la sua mano è agganciata alla mia, le nostra dita sono saldamente intrecciate. Fianco a fianco. Ho la netta sensazione che si senta sollevata dalla mia presenza qui, adesso. Si guarda attorno senza muovere un passo, sembra quasi stia annusando l'aria di questo appartamento per la prima volta. Questa casa sa di lei in ogni angolo. Il profumo unico di Tara la impregna e la rende inconfondibile. "È tutto ok?" le chiedo rivolgendole il mio sguardo. Lei annuisce senza guardarmi e poi fa un sorriso. Prende un profondo respiro, di quelli che di solito fa e che mi fanno battere il cuore più veloce per l'attesa di ciò che potrebbe dire, per la paura che ciò che pensa possa in qualche modo allontanarla da me. Mi chiedo se si fida o se si è lasciata andare solo alla passione senza aprire ancora il suo cuore. Il fatto che non mi parli di Randy m'impensierisce e mi insinua il dubbio che forse sia ancora diffidente verso di me.

C'è un corridoio alla nostra destra dove si intravedono due porte, una di fronte all'altra. Una è nera, l'altra è bianca. Sembra avermi letto nel pensiero, o forse ha semplicemente seguito il mio sguardo. "Dietro quella porta nera c'è la stanza di Freddie. Era la nostra stanza." Segue un silenzio pesante e mi ritrovo a chiedermi cosa significhi questa frase che suona così malinconica in questo momento. Il suo sguardo passa poi alla porta bianca "Quando siamo venuti in questa casa avevamo tanti progetti, uno in particolare. Il più grande ed ambizioso." dice con un'amara enfasi. "Volevamo una famiglia. Era qualcosa che desideravamo entrambi. Quella porta bianca era la stanza degli ospiti e lo sarebbe stata finché non sarebbero arrivati dei bambini. Ma non sembrava mai il momento giusto, eravamo sempre troppo impegnati con il lavoro. In realtà credo fossimo entrambi inconsciamente insicuri del nostro rapporto e, man mano che ci allontanavamo, si dissolveva anche l'argomento. Ad un certo punto semplicemente non ne abbiamo parlato più. È scivolato via dai nostri progetti finché non avevamo più progetti da condividere." Un nuovo sospiro rompe l'aria pesante. "Ora dietro quella porta bianca c'è la mia stanza. Quando poi ci siamo lasciati, abbiamo trovato nuovi progetti, ognuno per conto nostro. Dietro quella porta ho immaginato la mia vita come sarebbe potuta essere con progetti solo miei. Ed è stato difficile trovarne senza immaginare qualcuno che mi stesse accanto. Il lavoro è stato tutto ciò che ho trovato. E' la mia creatura, a cui ho dedicato e dedico tutta me stessa." mi dice, rivolgendo i suoi occhi seri verso me. Quel verde mi rapisce come sempre e mi perdo nel suo sguardo intriso di pensieri. Stringe la sua mano ancora di più alla mia. E ora capisco il perché di quella sua malinconia. Non era per Freddie ma perché non è riuscita a coronare il suo sogno di una famiglia. Sarebbe una mamma dolcissima, ne sono certo, e vorrei poterle dare le certezze che cerca, poterle dire che il suo desiderio si avvererà, con me, ma provo tanta insicurezza in questo momento. Dirle qualcosa del genere significa piantare un seme di speranza nel suo cuore, ma se dovesse andare male tra noi, questa volta Tara si spezzerebbe del tutto. Ho imparato a conoscerla e lo so cosa vorrebbe sentirsi dire ora. Sento nel contatto della sua pelle contro la mia il suo desiderio di una promessa. Tra le nostre dita intrecciate urge la sua richiesta, ma non posso. Lo faccio per lei, lo faccio per proteggerla da me e dalle mie incertezze.

Tutti questi pensieri attraversano la mia mente e il mio sguardo è fisso su quella porta bianca. Sento Tara che si muove accanto a me e che con un passo si dirige verso quel corridoio e mi tira con se. "Vieni..." mi dice con tono più sollevato "te la mostro." Si ferma davanti alla porta e con la testa mi indica il cartello che vi è appeso e su cui campeggia la scritta "Sorridi prima di entrare." una frase che è proprio da lei. "Vale anche per te." mi dice girandosi sorridente verso di me ed infilando i suoi indici ai lati della mia bocca. Mi rendo conto solo ora di avere assunto un'espressione accigliata che poco si addice alla gioia che invece provo grazie alla sua vicinanza. Quando spalanca la porta, la stanza è piena di luce e il bianco dell'arredamento fa sembrare questo posto un angolo di paradiso. La stanza ideale per ospitare dei bambini, ammetto a me stesso, ma me ne vedo bene di dirlo a lei. Muove un altro passo dentro la stanza aprendo le sue braccia e fa una giravolta su se stessa. Anche stavolta il suo lato fanciullesco mi sorprende, l'espressione infantile con cui mi indica la sua tana è dannatamente deliziosa e eccitante allo stesso tempo e mi lascia senza parole, ma il suo sorriso è sporcato da inquietudine. Mi si avvicina lentamente, con fare cauto e a testa bassa. Si ferma a pochi centimetri da me fino ad appoggiare la sua fronte al mio petto. Ha il fiato corto e un nuovo, profondo sospiro attraversa le sue labbra. Con due dita sotto il mento alzo il suo viso e incontro i suoi occhi agitati. Ho pazienza mi dico, devo averla. Si schiarisce la voce, vorrebbe parlare, ma mi sembra quasi di vederle le parole fermarsi sulla sua lingua e non riuscire a trovare la direzione verso di me. La mia mano si poggia sulla sua guancia calda e rosa e teneramente lei si abbandona sul mio palmo con gli occhi chiusi. Sembra tranquilla ora e il suo respiro si è regolarizzato. Spero di averle fatto capire la pazienza che ho intenzione di avere, ma sono sicuro che senta anche l'urgenza di chiarire definitivamente le cose tra noi per vivere finalmente e completamente quello che i nostri corpi stanno urlando da mesi.

"Ti va di bere qualcosa?" mi chiede insicura. Annuisco solo con un sorriso e lei mi prende la mano con un gesto lieve ma poi la stringe forte, troppo forte per fingere di non capire quanto abbia paura che io possa scappare via. Ma può stare tranquilla, ho pazienza. Devo averne. La stringo anch'io, forte al punto da fare spuntare un sorriso più rilassato sul suo viso tirato.

La cucina è tutta in ordine. Tutta la casa in verità lo è. Tipico di Tara, penso sogghignando dentro me. Apre il frigo e mi mostra una bottiglia di the freddo al limone. La sua testa inclinata verso destra le conferisce un aspetto timido ed impacciato anche se il sorriso è ancora fissato sul suo viso. Si avvicina a un pensile e, con le sue spalle rivolte a me, ne prende due bicchieri per poi poggiarli sul bancone. Si ferma con la testa bassa e le mani nervose che si agganciano al ripiano. Come se avesse degli artigli, ne graffia la superficie e il suo respiro di nuovo diventa teso. La sua voce è un sibilo roco che fende l'aria tra noi. Pronuncia il mio nome, lasciandolo sospeso, con un tono carico di insicurezza mista alla voglia di liberarsi di un peso che probabilmente non regge più. Le mie mani raggiungono le sue braccia. Le sfioro solo con i polpastrelli, i miei movimenti lenti e lunghi, lenti e lunghi, e la sua pelle reagisce, si increspa e rabbrividisce sotto il mio tocco. Oh si, rabbrividisco anche io al pensiero di quello che potrei farle dopo queste lente e lunghe carezze. Mi avvicino al suo orecchio, respiro tra i suoi capelli e il corpo di Tara si abbandona contro il mio. Le sue natiche poggiano contro il mio bacino e sento la mia eccitazione sempre più incalzante. Spingo un po' per farle sentire quanto il desiderio di possederla stia diventando sempre più forte nei miei pantaloni, quanto è urgente ciò che sto aspettando. "Hai bisogno di un altro po' di incoraggiamento?" Con la lingua percorro la linea del suo collo inclinato, le mie mani sulle sue appoggiate al bancone, le nostre dita intrecciate, le sue labbra schiuse. "Parlami. Lo so che vuoi liberarti. Libera anche me Tara. Lo senti quanto ti desidero, vero?" Il suo respiro contro il mio petto è sempre più intenso, i suoi fianchi ondeggiano e strusciano contro di me. Spero proprio che tutto questo funzioni, perché non so se riuscirò a mantenere il controllo ancora a lungo. "Sono sicuro che vuoi avermi tra le gambe quanto io voglio essere dentro di te. Voglio unire i nostri corpi Tara. Ti voglio, voglio fotterti fino a farti gridare il mio nome." Le mie labbra sfiorano la pelle profumata del suo collo e la sento gemere mentre con il suo sedere ancora mi eccita e mi blandisce. Devo fermarmi ora, prima che non riesca più a tornare indietro.

Lentamente alleggerisco la pressione sul suo sedere e le mie mani si staccano dalle sue fino ad allontanarmi da lei e dal suo corpo voglioso di attenzioni. Sono a un passo di distanza ora e per questo mio gesto Tara emette un suono a metà tra rabbia e frustrazione e si gira a guardarmi. "Posso aspettare Tara. Posso restare in attesa tutto il tempo che ti serve, ma non ti sembra un ulteriore spreco di tempo ed energie?" le dico ammiccando e indicandole con lo sguardo quello che il mio gioco erotico ha provocato al mio corpo. "Sono sicuro che anche tu, lì sotto..." e, per provocarla ancora, mi mordo il labbro inferiore. "Oddio Brandon. Ce la stai mettendo proprio tutta, eh?" mi risponde divertita e mi dispiace constatare che nemmeno con questo mio incoraggiamento, io sia riuscito ad ottenere qualcosa da lei.

Allunga il suo busto restando appoggiata al bancone e con le sue mani prende le mie, le intreccia tra loro e con un sospirato "OK, hai vinto." mi attira a se. La luce che proviene dalla finestra le illumina e addolcisce ulteriormente i suoi lineamenti. "Sei sempre così bella?" le sussurro avvicinandomi alle sue labbra ma lei mi ferma prima ancora che io riesca a raggiungerle "Non so se quello che sto per dirti è importante quanto tu pensi." La sua voce è seria, il suo sguardo è impensierito. "Non lo sapremo mai finché non me lo dici." la stuzzico. Le sue mani sciolgono il nostro contatto e lei si allontana di nuovo da me mettendo tra noi una piccola distanza sufficiente per non consentirmi di toccarla come vorrei. "Ricordi quando sono stata a Los Angeles per il mio compleanno?" Annuisco forzando un sorriso, ma i pensieri cominciano a correre veloci nella mia testa ed inizio ad aspettarmi il peggio. Con un nuovo sospiro, quel suo sospiro, mi investe con le sue parole a raffica e le mani sventolate davanti a sé. "Avevo bisogno di dimenticare tutto ciò che stava succedendo qui a New York non sapevo come comportarmi con te e tu eri così carino con me e io non riuscivo a lasciarmi andare e seppure mi fossi lasciata andare le cose non sarebbero andate meglio e io avrei sofferto comunque e tu avresti provato di nuovo ad avvicinarti a me come poi è successo e io non volevo ammettere che eri cambiato e che mi potevo fidare-" poggio la mia mano sulla sua bocca per fermarla e mi viene da ridere perché quando è nervosa parla così, senza un ordine preciso nei suoi pensieri, senza una logica apparente, ma io lo so che lei una logica nella sua fantastica testa la sta seguendo. "Calmati Tara. Respira e dimmi cosa è successo a Los Angeles con Randy." scandisco le parole. Lo sguardo di Tara è eloquente e non mi piace ciò che vuole intendere. Pur sapendo che con Randy ci sono stati rapporti intimi, sapere che è successo anche quando ormai ero in qualche modo presente di nuovo nella sua vita è qualcosa che mi sarei evitato con piacere. "Oh, capisco." sono le uniche parole che riesco a dire. Cerco i suoi occhi perché mi rassicurino, ma lei sfugge il mio sguardo, che vaga ovunque nella cucina e mi evita. Rimuovo le dita dalla sua bocca e la incoraggio a continuare il suo racconto. "Randy ha sempre dimostrato interesse per me, ma ne ignoravo l'intensità. Pensavo bastasse che una volta ogni tanto ci vedessimo e- " e no, ora basta! "Stop. Stop. Stop. Ok, ho capito, ma puoi evitare di ricordarmi quella parte del racconto ogni volta, per favore?" la interrompo piuttosto innervosito. "E guardami mentre parli. Ho bisogno di vedere i tuoi occhi." Le prendo il viso e lo rivolgo teneramente verso di me. Incontro i suoi occhi, i suoi meravigliosi occhi caldi che mi trascinano giù verso la sua agitazione di dirmi l'ultimo particolare di questa storia. Le accarezzo la pelle liscia del viso, con il pollice segno il contorno della sua bocca che si schiude al contatto con le mie dita. "Poche parole Tara. Dimmi che succede e lo affronteremo insieme. Cosa potrà mai essere?" bisbiglio piano nello spazio che c'è tra noi. Non batte ciglio, le iridi fermamente fisse nelle mie "Mi ha chiesto di sposarlo e di andare a vivere a Los Angeles." sono le sue parole secche e travolgenti. I miei occhi si sganciano dai suoi alla ricerca di un indizio, un anello, un segno che mi faccia capire quale possa essere stata la sua risposta a questa proposta. Nulla, non trovo nulla. Che stupido, questo non significa che non abbia accettato. I miei pensieri corrono di nuovo velocemente, troppo velocemente. E' stata tutta un'illusione questa? Allora l'ho perduta per sempre? Quindi non potrò più assaporare le sue labbra al mattino quando il sole le sfiora i capelli scomposti sul cuscino. Dovrò convivere per il resto della mia vita con questo tatuaggio che mi ricorderà quanto sono stato coglione. "È importante si, cazzo!" mugugno a denti stretti tra me e me, le mie mani ancorate ai capelli. Cerco un appiglio per non sprofondare, per non farmi risucchiare in una sensazione familiare che sta mordendo dentro me. Cammino per la minuscola cucina in maniera convulsa. "Brandon. Brandon, guardami." Tara allunga una mano per raggiungermi, ma non fa in tempo perché mi volto verso di lei urlando, agitando in aria le mie braccia "Hai rifiutato, vero? Lo hai detto quando eri ubriaca che non lo avresti sposato." Cerco di trattenermi, cammino su e giù. La disperazione sta avendo il sopravvento. Tutte le mie insicurezze stanno tornando a galla, così come la rabbia che comanda totalmente le mie azioni quando mi rendo conto che le cose non stanno andando come vorrei. Per essersi trattenuta tanto dal confessarlo, c'è sicuramente di piú. Temo che la sua risposta possa essere diversa da ciò che spero. "Più o meno..." bisbiglia infatti Tara, abbassando lo sguardo. Le mie mani sono diventate ora due macigni chiuse nei miei pugni. Le sue parole mi immobilizzano e resto in attesa che qualcosa riaccenda la mia speranza, prima di cedere del tutto a ciò che pensavo non facesse più parte di me. La osservo in silenzio. Il suo sguardo ancora basso. Sospira, come fa lei di solito, prima di trovare il coraggio di continuare "Gli ho detto che ci avrei pensato e lui aspetta ancora una mia decisione." La paura lascia posto definitivamente alla rabbia, un mio pugno fende l'aria e si va a schiantare contro un mobile della cucina. La sedia che ho davanti non ha sorte migliore e finisce a terra con un mio calcio. Mi volto verso Tara che ha lo sguardo fisso davanti a sé, è impietrita per questa mia reazione. Cosa sto combinando? No, no, non è così che deve andare, non voglio che veda questa parte di me che ormai avevo sepolto. Nemmeno quando ho saputo di Nina mi sono comportato così. L'ultima volta risale all'università, poco prima della laurea, soffrivo senza saperne apparentemente il motivo. In realtà stavo rinunciando a Tara ma non volevo ammettere che stavo facendo una cazzata. Volevo la rissa per sfogare il mio tormento, l'ho cercata in un bar e quella sera ho preso e dato tanti di quei pugni e tanti di quei calci, che finii in ospedale e alla proclamazione andai con un occhio nero e la mascella tumefatta. No, devo rimediare. Mi fiondo su di lei, uno scatto istintivo che la coglie di sorpresa e la fa ritrarre per lo spavento. Sto rovinando tutto. La sto ferendo di nuovo. Non è così che deve essere. Per un attimo abbasso lo sguardo, sconfitto dagli eventi, dalle sue parole, dal mio comportamento sbagliato, dalla sua reazione, ma posso rimediare, devo rimediare. Entrambe le mie mani accolgono il suo viso, i miei occhi si immergono nei suoi, pieni di un verde cupo, profondo come quello di una foresta. "Digli di no Tara. Lo farai vero? Lo farai? Oh si, tu lo farai, lo farai. Certo che lo farai." ripeto a raffica, le mie labbra sfiorano le sue. Ma non è una risposta che aspetto da lei. Voglio convincere me stesso che questa cosa non rovinerà tutta la mia vita. "Sono quì, con te Brandon. Cosa credi che significhi?" mi dice con la sua dolcezza disarmante, con voce ferma e decisa, convinta di ciò che potremmo essere insieme. Ed è in questo preciso istante che tutte le mie paure di perderla crollano, che la mia rabbia si spegne e sento di nuovo avvampare dentro di me la passione, la voglia di sentire questa donna sul mio corpo, sentire il suo sapore intimo sulla mia lingua, affondare le mie mani sui suoi fianchi morbidi e fare con lei tutto ciò che fino ad ora avevo conservato preziosamente nella mia testa, in un insieme di ricordi e fantasie. Le bacio delicatamente le labbra con la mia bocca, facendo attenzione a non lasciarmi trasportare troppo dalla voglia che ho di possederla ora, sul bancone di questa cucina che avrà sicuramente già vissuto situazioni del genere, ma non ero io a farla godere. Non voglio che accada quì la nostra nuova prima volta. Vorrei creare con lei e per lei ricordi nuovi, esclusivi, solo nostri. "Prendi le tue cose e andiamo a casa." e mentre lo dico, il sapore di queste parole è strano sulla mia lingua. Dolce, rassicurante, piacevolmente familiare. Casa. Un posto dove io e lei potremmo essere liberi di creare i nostri spazi, le nostre memorie insieme, che vadano a sovrapporre ed annullare anni di delusioni. Annuisce, ma sembra delusa, lo leggo dalla smorfia che fa la sua bocca per il distacco delle nostre labbra. Lo so, avrebbe voluto di più, ma l'attesa ne varrà la pena, ne sono certo.

Si dirige verso quella porta bianca, ma la lascia socchiusa. Mentre si spoglia riesco a vederla ed ora è nuda, completamente nuda davanti ai miei occhi. E' dannatamente eccitante, cazzo. La sua pelle brilla, luccica di una luce dorata grazie al sole del tramonto che penetra dalla finestra. Sexy, troppo sexy e provocante. Resistere alle sue tentazioni è ormai diventato impossibile, non ora che anche l'ultima barriera tra noi è caduta. Voglio sentire il calore delle sue cosce avvolgermi i fianchi, voglio mordere quei seni così soffici che fino ad oggi ho sentito contro il mio petto e assaporato solo nella mia memoria. Ce lo meritiamo dopotutto. Entro nella stanza e chiudo la porta dietro di me "L'hai fatto di proposito..." "Forse." risponde con un sorriso malizioso. Si avvicina allo stereo e fa partire una musica dolce e sensuale.

https://youtu.be/AtN6StBjltg

La conosco bene questa canzone. Quante volta l'ho ascoltata ed ho immaginato di possedere Tara, quante? Troppe per non farlo ora che ne ho l'occasione. A una sola condizione "C'è stato qualcun altro che ha toccato questo letto prima di me?" le chiedo, bloccandole la mano con cui ha fatto partire la musica. "Nessuno." Probabilmente mi sta mentendo, ma il modo in cui le sue parole vengono fuori dalla sua bocca e lambiscono le mie labbra sono un soffio lieve che mi spalanca le porte del paradiso e mi invita ad entrare e godere delle gioie che mi offre. "Ho sognato talmente tante volte questo momento Brandon. Così tante che ne ho perso il conto e voglio che sia esattamente come l'ho sognato. Qui, in questa stanza, dove ho invano immaginato i miei progetti." dice con voce già roca di piacere. Prende nella sua la mano con cui le avvolgo il polso e la appoggia sul suo cuore. Fa lo stesso con la sua mano, toccando il mio petto. È difficile resistere al contatto con la sua pelle, ma ora una nuova sensazione mi distrae. Qualcosa che non ho mai provato. Ho sempre creduto che due cuori non potessero realmente battere con lo stesso ritmo nello stesso istante. Per me era un modo di dire, una ridicola fantasia da romantici cronici. Eppure ora lo sento il mio cuore battere col suo, le stesse pulsazioni, lo stesso respiro, sincronizzato, pesante, rumoroso. Le sue mani iniziano a sbottonare la mia camicia, i suoi occhi scorrono su di me per guardare lì, dove la mia pelle lentamente si scopre. Un brivido percorre il mio corpo ogni volta che la punta delle sue dita sfiora la mia pelle. Mi godo con gli occhi ogni singolo movimento, ogni piccolo tocco e la mia bocca è arsa dal fuoco che ormai mi brucia forte ed impetuoso dentro. I suoi fianchi seguono la musica ed ondeggiano provocanti. Si avvicina leggermente, gli occhi ancora puntati sul mio corpo a scandagliare ogni centimetro della mia pelle. Le sue mani sono aperte sul mio petto e la mia camicia trova la sua strada per il pavimento. Mi accarezza con lo sguardo e con le mani ed è così vicina che il suo corpo adesso struscia contro il mio. I suoi capezzoli sono turgidi sul mio stomaco e già immagino la mia lingua creare umidi cerchi e il suo corpo inarcarsi dal piacere, ma aspetto a fare mosse. E' il suo momento, quello che ha desiderato da sempre, voglio farla felice come non lo è mai stata. Appoggio le mie mani sui suoi fianchi per seguire il suo ritmo e la avvicino un po' di più a me. Il contatto con il mio piacere la fa sospirare e un suo gemito accarezza le mie orecchie. Le sue braccia mi cingono i fianchi e le sue dita mi percorrono la schiena. Le bacio dolcemente il collo con piccoli tocchi di lingua e labbra. I suoi sospiri diventano gemiti e il suo bacino spinge di più verso il mio. Ora è pronta per me, per accogliere i miei giochi su di lei. I miei baci sul collo diventano più arditi fino a diventare morsi, fino a succhiarle la pelle lasciando leggeri segni rossi. Sei mia, solo mia, penso tra me. Mi maledico per tutte le insicurezze che non mi permettono di dirle ciò che penso, ma nessuno mai più potrà avere accesso a questa donna. Ogni angolo del suo corpo mi appartiene e voglio scoprirlo fino ad arrivare all'ultimo lembo della sua pelle per poi ricominciare da capo. All'infinito. Le nostre bocche si cercano, si trovano, si divorano. Un groviglio avido di lingue e labbra gonfie. Ho voglia di farla mia e sento incalzare i suoi sospiri. Sono eccitato da far male e il contatto di Tara con il mio piacere peggiora la situazione. "Fottimi Brandon, fino a farmi urlare il tuo nome." bisbiglia in un gemito sulla mia pelle. Questa frase! Si lo pensavo davvero quando l'ho detto e la soddisfazione che provo tra le mie gambe quando glielo sento dire è pulsante. Con le mani sul suo sedere la alzo da terra e lei cinge la mia vita con le sue gambe morbide e tonde. La porto sul letto e la appoggio con delicatezza. I suoi occhi mi percorrono il corpo invitandomi a spogliarmi completamente. Guardo le curve accattivanti del suo corpo disteso davanti ai miei occhi e l'eccitazione diventa incontenibile. Mi libero dei pantaloni ed alla vista di me nudo il suo sguardo mi fa capire che è pronta per me, che è pronta a tutto. Si morde il labbro inferiore e cazzo, qualsiasi cosa lei faccia mi eccita da perdere la testa, da perdere il controllo. Non ho mai vissuto qualcosa del genere se non con lei la prima volta e adesso le sensazioni sono ancora più intense di allora, ora che consapevolmente so cosa provo, che non me lo nego. Mi appoggio su di lei reggendomi sui gomiti. Le accarezzo i capelli, quei fili dorati che le incorniciano il volto e che la fanno apparire come un angelo. Il mio angelo del piacere. Mi struscio contro di lei, la sento fremere sotto il mio corpo e le sue gambe mi avvolgono di nuovo e mi spingono verso di lei. "Non ancora. Voglio goderti ancora un po'." le dico quando inarca la schiena e un suo gemito ancora più acuto, a labbra dischiuse, mi fa rabbrividire. Quelle labbra così invitanti, così lucide e rosa. Le mordo il labbro inferiore, lo catturo nella mia bocca, lo succhio. Le sue mani, che erano sulle mie spalle, si intrecciano ai miei ricci spingendomi sempre più verso di lei. Scivolo sul suo collo fino a raggiungere la sua scollatura. Percorro il confine del suo seno, la stuzzico e la provoco. I suoi capezzoli mi solleticano la mandibola, mi invitano ad accoglierli. Ne raggiungo uno con la mia bocca e imprigiono l'altro nella mia mano. Non resisto al desiderio di morderla e lei reagisce ancora stringendo un po' di più la presa sui miei capelli. Oh si, ricordo che lo fece anche quella notte. Lei è stata l'unica capace di farlo in questo modo così delicato ma allo stesso tempo terribilmente eccitante. La mia lingua si intreccia con il suo capezzolo, lo bagno, lo mordo di nuovo. "Voglio essere tua Brandon. Lo sono da tutta una vita." sospira, la sua voce impastata di piacere, gli occhi semichiusi. Questa frase mi porta all'apice della gioia e mi spezza il cuore allo stesso tempo. Vorrei riuscire a chiudere quella ferita che so le rimarrà per sempre aperta. Il senso di colpa mi attanaglia e torno a baciarle la bocca, questa volta con delicatezza. Piccoli baci umidi ad occhi chiusi. La sento sorridere sotto le mie labbra. La guardo e, ora come allora, vengo investito da quello sguardo, quella luce che mi fa sentire importante, potente, indistruttibile e non è solo piacere fisico ma un godimento che mi stravolge l'anima. Mi scosto al suo fianco senza abbandonare quelle labbra ormai consumate. La bacio e la bacio ancora. Una mia mano è ancora nei suoi capelli ma l'altra ripercorre il profilo del suo corpo. Sfioro di nuovo il suo seno abbondante, il suo stomaco e i suoi fianchi generosi. Mi soffermo sul suo pube, gioco con la punta delle dita al margine con l'attaccatura della sua peluria e i suoi versi suonano ormai come dei miagolii. Cibo per la mia fame di piacere. Una sua mano mi sfiora e si aggancia alla mia coscia, ne affonda le unghie fino a salire al confine della mia erezione, la accoglie nella sua mano nel momento esatto in cui le mie dita si fanno spazio dentro di lei. Liscia, calda, bagnata. Vorrei poterla leccare e penetrare allo stesso momento. Lei mi tiene nella sua mano. I miei movimenti corrispondono ai suoi e i nostri corpi sembrano l'uno l'estensione dell'altro. Nell'aria una musica fatta di sospiri e gemiti, la nostra musica. "Fammi sentire quanto mi vuoi? Fammi sentire quanto mi desideri. Sei pronta ad urlare, a sentirmi spingere dentro di te?" le chiedo avviacinandomi all'orecchio. Il suo sguardo incontra il mio "Ti vorrò sempre Brandon. Non smetterò mai di volerti." ed è un uragano di dolcezza e lussuria. Abbiamo trattenuto il nostro desiderio per troppo tempo ed ora sembra tutto troppo travolgente per essere contenuto in una sola volta. Per un attimo mi sfiora l'idea di entrare dentro di lei senza alcuna barriera, sentirla pelle a pelle, ma uno sprazzo di lucidità mi porta a ricordare che con lei ci devo andare piano, che è tutto ancora così confuso, che potrebbe essere solo passione ciò che sta confondendo il mio cuore. Quando mi stacco da lei per prendere la protezione, sento un suo gemito di protesta ed un senso di vuoto mi colpisce lo stomaco, una sensazione di mancanza pur avendola accanto a me e mi chiedo come abbia mai potuto vivere senza il suo corpo in tutti questi anni. L'emozione mi pervade mentre apro la bustina di preservativo e provo ad infilarlo. Mi tremano le mani come fossi un ragazzino e poi... poi c'è lei che mi sorride, si lecca le labbra, mi fa perdere il controllo e la lucidità. Mi abbasso e le bacio la pancia e sento la sua pelle incresparsi al mio tocco. Salgo verso i suoi seni che aspettavano solo di essere di nuovo catturati da me. Ci gioco, li strizzo e lei inarca la schiena emettendo un gemito più acuto degli altri. Questo suono mi rende felice come non avrei mai immaginato. Tante, troppe emozioni si mischiano all'eccitazione e ho paura di non riuscire a contenere questo uragano che mi sta investendo. Questo non è solo sesso, è qualcosa di infinito che mi travolge i sensi e l'anima. Vorrei trovare il coraggio di dirtelo Tara, ma è ancora così difficile esprimere i miei sentimenti con le parole. Spero che tu lo senta, che tu capisca che ho perso completamente la testa per te. Il mio cuore si è riacceso quel primo giorno in cui ho messo piede in quella stanza e, tra centinaia di persone, ti ho rivisto, ma mentivo a me stesso, mi dicevo che volevo solo il tuo perdono, ma volevo tutto di te. Ti ho sempre voluto e mi sono negato la felicità che solo il tuo sguardo può darmi. Un giorno te lo dirò, te lo prometto. Comunque vada tra noi, qualsiasi sia la natura di questi miei sentimenti, io ti dirò sempre che sei e sarai la mia tempesta perfetta. Sento le sue mani accarezzarmi il viso mentre con la lingua sono ormai immerso nell'incavo del suo collo, lo consumo di baci, lo segno con i denti. Con entrambe le mani avvolge il mio viso, con una dolcezza che contrasta con tutto ciò che il suo corpo rovente mi sta trasmettendo, lo trascina il verso il suo ad allineare i nostri sguardi. Lampi di tenerezza attraversano i suoi occhi vogliosi. Mi confonde e mi spiazza di continuo questo turbine di sentimenti. Avvicina le sue labbra alle mie con un bacio pieno di mille parole, che risponde a tutti i pensieri che poco prima stavano affollando la mia testa. Lei lo sa, lo sente e non ha fretta di sentirlo in inutili parole. Le bastano i nostri corpi che parlano e che si raccontano anni di mancanze e che rimarginano ferite mal cucite e riapertesi, facendo male come il primo giorno. Il suo bacio si fa sempre più profondo, la sua lingua cerca la mia, mi chiede di unire finalmente i nostri due corpi. Apre le sue gambe e lentamente scivolo dentro di lei. La vedo spalancare gli occhi e trattenere il respiro, come se fosse la sua prima volta, così come avvenne la "nostra" prima volta. Ed è una sorpresa, ora come allora, il sentirmi parte di qualcosa d'immenso, ma all'epoca mi spaventò. Adesso invece mi eccita e confonde allo stesso tempo. Spingo lentamente dentro di lei e ad ogni colpo sento i suoi gemiti e ad ogni gemito voglio spingere ancora di più. Voglio sentirla fremere, tremare, godere come io sto fremendo, tremando, godendo con lei. Mi stendo su di lei, la stringo con entrambe le braccia e capovolgo la nostra posizione. Lei su di me. So quanto le piace, di quella notte ricordo tutto perfettamente. Studiai ogni particolare e ogni cosa che le potesse dare maggiore piacere è impresso nella mia memoria. Era sopra di me quando arrivò il suo orgasmo. Ricordo il suo viso come in una fotografia. Fu un piacere così grande che mi stupii nello scoprire quanta soddisfazione mi potesse provocare. Il piacere di vederla godere fu anche più del mio piacere stesso. Fu strano, non volli dargli peso e confinai quell'emozione tra i ricordi poco importanti. Si muove, ondeggia sinuosamente sopra di me. Le sue mani sono sul mio petto, i capelli le cadono sul viso e intravedo i suoi occhi socchiusi. Si stende su di me, le nostre bocche una sull'altra. "Brandon." sospira una, due, tre volte sulle mie labbra mentre il suo ritmo si intensifica sopra di me. E' vicina, molto vicina, le sue gambe si irrigidiscono ad ogni movimento e sento montare l'orgasmo anche dentro di me. "Si Tara. Fallo per me. Fallo con me." le dico tra i capelli. La sua risposta è un gemito, preludio del suo apice. Si muove sempre più velocemente e sento che il suo e il mio piacere stanno correndo insieme, si tengono per mano. La sento ansimare sempre più, non devo più trattenermi. Siamo insieme, siamo una cosa sola, sono irrimediabilmente suo. Spalanca gli occhi mentre con un "Brandon" urlato tra le mie labbra mi fa capire che ha liberato tutta se stessa. E io con lei.

NOTA DELL'AUTRICE

Allora?!?! Piaciuto? Finalmente un po' di gioia per i nostri protagonisti. 

Fatemi sapere se avete gradito e magari lasciate una stellina, meglio un commento con i vostri pensieri.

Grazie

TY

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