UN DESIDERIO AVVERATO

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Aggiornato il 18 settembre 2019

ATTENZIONE!!!

Questo capitolo come il precedente ha contenuti e descrisioni fortemente "HOT". A voi la scelta.

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Non riesco a muovermi. No, non è esatto. Io non voglio muovermi. Distesa su di lui, le nostre teste una accanto all'altra, le mie gambe ancora ai lati del suo corpo, il suo respiro sulla mia bocca. Mi godo ad occhi chiusi queste sensazioni che ho desiderato a lungo.

Ripercorro nella mente ciò che è accaduto nelle ultime ore fino a ciò che abbiamo vissuto poco fa e sono ancora stordita, piacevolmente scossa. Da tutto. Il piacere che abbiamo condiviso è stato così intenso che è salito fino agli anfratti più nascosti del mio corpo, si è diffuso ovunque, fuori e dentro di me. Fare l'amore con lui ha coinvolto tutti i miei sensi: il suono dei nostri respiri e sospiri; il sapore della sua pelle sulla mia lingua; il contatto del suo corpo sotto le mie dita; i nostri sguardi pieni di desiderio; il profumo dei nostri corpi uniti. Con nessuno mai mi sono soffermata a cogliere tutti questi dettagli. E poi la sua tenerezza costante, sempre, verso di me, come in questo momento, ha toccato il mio senso interiore. Sensazioni che porto ancora addosso ora, nonostante sia passato non so quanto tempo, ma non accenniamo a muoverci da quì. Non abbiamo detto una parola, siamo solo rimasti incollati, pelle contro pelle, il mio petto sul suo, il suo cuore contro il mio. Io lo amo, lo amo tanto. Forse lo amo troppo. Amo il modo in cui mi parla, le parole al limite dell'osceno che mi ha riservato, la delicatezza dei gesti con cui le ha accompagnate. No, non è stato come l'ho immaginato tante volte. E' stato meglio. E' stato molto di più di ciò che speravo, molto di più di ciò che ricordavo. E non è un sogno. Si è avverato il mio desiderio inespresso durante il mio compleanno e si è avverato nel modo e nel momento più inaspettato. Quella sera la speranza era emersa in un angolino del mio cuore ed io l'avevo ricacciata via con testardaggine perché non volevo ammettere con me stessa che lui era con me, imprigionato in me, anche a Los Angeles, nonostante i tanti chilometri di distanza.

Il nostro silenzio adesso è lieve, è pace che ci avvolge col suo manto. Pace, mi ripeto nella mente e un sorriso si fa largo sul mio viso. Le nostre mani si cercano, parlano per noi e il modo con cui lui mi tocca mi fa sentire fragile e preziosa, mi fa sentire che solo tra le sue braccia posso essere al sicuro, che solo lui è in grado di proteggermi e di darmi gioia. Eppure ho avuto tanta paura di perderlo di nuovo. La sua reazione per la proposta di matrimonio di Randy mi ha spaventato. Non ero preoccupata che mi potesse fare del male. Ero e sono certa che non me ne potrebbe fare, ma ho avuto la sensazione che si stesse allontanando, che avesse mollato ancora prima di provarci. Ha ancora dentro di sé qualcosa che lo blocca. L'ho sentito a tratti insicuro, anche prima. Era perso in pensieri che lo allontanavano da me.

Ripenso alle nostre confidenze di stanotte e mi sento fortunata di aver finalmente saputo delle verità che ignoravo. Mi ha confessato che quando mi ha visto con Claudio la sera del suo compleanno è stato un brutto colpo, anche se non riusciva a capire bene il perché. Ha scoperto solo dopo, parlando con il suo amico Conrad, tutta la storia del suo tatuaggio. Non ricordava nulla di quella notte se non immagini confuse che hanno preso poi il loro posto dopo aver parlato con il suo amico, che era lì e ricordava perfettamente tutto. Mi sono fatta raccontare non so quante volte come sono andate le cose e ogni volta mi sembrava così incredibile che me le facevo raccontare di nuovo. Gli toccavo quel braccio per verificare con le mie mani che non era finto, che non si sarebbe potuto cancellare. Perché io e lui ci eravamo uniti per sempre nel momento in cui pensavamo di esserci separati per sempre. Purtroppo però, quando aveva deciso di parlarmi, ha frainteso la natura del mio rapporto con Claudio e ha deciso di tenere i suoi sentimenti nascosti.

"Ho fame." la voce di Brandon è leggera ed interrompe il percorso dei miei ricordi. La mia risposta è solo un mugugno mentre affondo un po' di più il mio viso nell'incavo del suo collo. Non voglio spostarmi da quì, ho paura che questa magia possa evaporare e dissolversi tra le mie dita. "Davvero Tara, ho fame. Ti porterei a cena se ci alzassimo da questo letto." La sua voce è colorata da un sorriso e io invece non voglio essere in nessun altro posto se non quì con lui, in questa posizione, in questo letto. Forse è la mia voglia di controllo che mi fa desiderare di tenerlo ancora così, steso sotto di me. Così non può scappare, penso divertita. "Perché non rispondi, eh?" Il mio mutismo lo provoca ancora di più. "Ah, è così?" mi sfida e sento le sue mani che lentamente dai miei capelli scendo giù sul mio corpo. Una lunga carezza sulla punta delle dita e la mia pelle reagisce con piccoli puntini che si alzano lungo il suo percorso. Un piccolo gemito esce dalla mia bocca e quando le mani raggiungono i miei fianchi sento la voce di Brandon sussurrare al mio orecchio "Non è come pensi mia cara." Un gioco di mani sulla mia vita mi fa dimenare su di lui e ridiamo. Ridiamo tanto. Ridiamo forte. Ridiamo insieme. Il solletico è una di quelle cose che più detesto. Odio perdere il controllo del mio corpo a causa di qualcuno che mi tocca senza il mio consenso, eppure le sue mani che affondano nella mia carne non mi danno il solito fastidio e la reazione che lui riesce a provocarmi vorrei non finisse mai. Provo a fargli anche io il solletico, ma a quanto pare quest'uomo non è sensibile quanto me a questo tipo di gioco. La situazione si è capovolta e sono spalle sul letto. Lui è su di me e subisco il suo tocco mentre faccio finta di difendermi e rido, rido ancora. Poi si ferma, mi guarda, immerge i suoi occhi nei miei con il suo sguardo terribilmente sexy "Ti sei convinta?" mi chiede mostrando i suoi denti, perfettamente dritti e bianchi. Un sorriso così libero da togliermi il fiato. "Facciamo un patto?" gli chiedo fintamente supplicante. "Donna, tu stai ignorando il fatto che sono il tuo capo e che gli accordi li posso proporre soltanto io." mi sbeffeggia. Roteo gli occhi per un attimo e sbuffo. Senza rendermene conto mi ritrovo in un attimo capovolta a pancia sotto con lui che finge di sculacciarmi "Non ti permettere mai più di fare così. Rispetta il tuo capo, ok?" ride fragorosamente. Un suono che come una musica mi colpisce fin dentro lo stomaco e mi rendo conto che mi mancava questa vicinanza, ancor più di quanto immaginassi, perché mi manca anche ora che lui è con me. Mi manca alla sola idea di dovermi separare da lui anche per qualche istante. Si stende su di me, il suo petto sulla mia schiena. Lo sento premere contro il mio sedere mentre le sue labbra sono accanto al mio orecchio e il suo fiato mi riscalda il collo. E' tutto troppo eccitante. Tutto oltre ciò che speravo. E immaginavo. E osavo chiedere. "Dimmi tutto donna." mi dice dolcemente strusciando il suo pube sulle mie natiche. Adoro il modo in cui mi dice donna. Lo percepisco come il suo modo di sentirmi sua. Come se mi volesse dire "amore mio" ma non riuscisse a sbloccarlo nella sua mente. Va bene, ci sarà tempo, spero. "Non eri tu quello che aveva fame?" lo prendo in giro. "Ci sono molti tipi di appetito." mi stuzzica. "Non era questo che intendevi prima però. E non è quello a cui stavo pensando io." lo rimprovero, con tono ammiccante. E' vero, non volevo questo. Voglio andare via di quì e vivere finalmente queste ore che ci attendono nella tranquillità di casa sua. Adoro quell'appartamento. Ora mi sembra il posto più bello sulla faccia della terra. Come cambiano le opinioni, eh? "E cosa voleva, mia signora?" mi sussurra dolcemente all'orecchio. I suoi movimenti si sono fermati anche se lui rimane disteso su di me, a contatto totale dei nostri corpi. "Voglio abbracciarti ancora un po'. Solo un altro po'. Non chiedo di più, per ora. E poi voglio andare a casa tua. Cenare lì. Mi piace stare lì. Voglio stare tranquilla, con te. Ecco cosa vorrei." Sussurro tutto d'un fiato. Sento il suo corpo scivolarmi accanto, le sue braccia avvolgermi, stringermi saldamente. I miei occhi si agganciano ai suoi, totalmente immersi in quell'autunno perenne che ora mi sembra anche più scuro del solito. I suoi lineamenti si distendono e le sue gambe si intrecciano alle mie e, quando distoglie i suoi occhi dai miei, il suo respiro si incastra per un attimo nei miei capelli e mi rendo conto che con lui non smetterò mai di sentire il cuore sospeso a mezz'aria. Non mi dice nulla, ma mi ha detto tutto. Mi tiene stretta al suo petto, le sue mani scorrono il mio corpo senza alcuna malizia, ma con leggere carezze. Mi sento finalmente nel posto giusto, appagata e serena. Non ho pensieri, non ci sono dubbi. Appartengo al suo corpo. La mia anima gli appartiene. Lo sentivo in passato e l'ho sentito di nuovo in questi mesi. Ci siamo negati per troppo tempo e ora stare lontani mi sembra la cosa più innaturale a questo mondo. Strapparmi da lui sarebbe come strappare la mia stessa carne dalle mie ossa.

Respiro a fondo il suo profumo, un'essenza agrumata e delicata, ma la cosa che più mi tranquillizza sono le sue labbra che si appoggiano e strusciano sui miei capelli e sulla mia fronte, il respiro che lambisce la mia pelle, lo marchia e lo rende di sua proprietà.

Nel silenzio totale che ci circonda una vibrazione sul comodino mi fa sobbalzare. Il mio cellulare si illumina ad intermittenza, ma decido di richiudere gli occhi e ignorare la telefonata. "Tara. Dovresti vedere chi è." "No... non ne ho alcuna intenzione." rispondo con gli occhi chiusi e avvicinando ulteriormente il mio corpo al suo. "Dovresti! E se fosse di nuovo tua madre? O magari è qualcosa di urgente-" "OK, OK. Rispondo!" interrompo spazientita dalla sua ramanzina. "Non sopporto quando fai il grillo parlante!" gli dico colpendogli il braccio con un piccolo schiaffo. Mentre mi alzo dal suo corpo per allungarmi a prendere il cellulare, sento lui che si sposta e mi da un morso sul sedere. "Non ti permettere mai più di darmi schiaffi." mi dice ridendo. Il sorriso che questo scambio ha fatto affiorare sul mio viso diventa subito preoccupazione quando vedo il nome di Freddie lampeggiare sullo schermo del mio cellulare. Alterno un paio di volte il mio sguardo tra il display e Brandon. Voglio la sua approvazione. Non ho intenzione di ferire la sua sensibilità e se gli può dare minimamente fastidio, io non risponderò. Ma lui mi sorride e mi sorprende allungando la sua mano sul mio cellulare per premere il pulsante di risposta al posto mio. "Hey, ciao." dico titubante. "Ciao, ma dove sei? Stai bene? Ti ho chiamato in questi giorni ma non mi hai mai risposto. Mi stavo preoccupando." dal suo tono traspare molta ansia e mi rendo conto adesso di aver sbagliato a interrompere le comunicazioni con tutti, soprattutto con lui che si è sempre preso cura di me, nonostante tutto. "Sono a casa." rispondo telegrafica. "OK. Tra un paio d'ore sarò lì. Ti va se parliamo un po'?" mi chiede, probabilmente sollevato dalla notizia che non sono morta. "Freddie, sto uscendo. Passo la notte fuori. Ci vediamo domani." dico con tono incolore. Sto cercando di restare il più neutrale possibile per evitare domande. Non voglio parlare di questa nuova situazione con Freddie al telefono. Ho bisogno di averlo davanti a me. Mi deve guardare negli occhi e deve capire quanto tutto questo mi stia facendo solo felice. Che è quello che ho aspettato per tutta la mia vita. Segue un attimo di silenzio e capisco che probabilmente non mi crede "Tara, ma sei sicura che è tutto ok?" Guardo Brandon che nel frattempo ha uno sguardo interrogativo e forse anche un po' contrariato. Abbasso gli occhi dai suoi e sospiro. Forse ho capito a cosa sta pensando. Accenno un sorriso per dare un tono più leggero alla mia voce "Freddie ti assicuro che non potrebbe andare meglio! Non preoccuparti per me, OK? Ci vediamo domani sera." Dall'altra parte del telefono lo sento annuire e quindi chiudo frettolosamente la conversazione. Fisso il cellulare tra le mie mani. Sento ancora lo sguardo deluso di Brandon su di me e mi bruciano i suoi occhi addosso. Sento pesare tutta la sua insicurezza e non immaginavo che un giorno le carte si sarebbero mai potute capovolgere tra noi. "Perché non gli hai detto che saresti stata da me?" mi chiede girando il mio viso verso il suo. Almeno non è arrabbiato, o così sembra. Raccolgo le idee con un sospiro e mi metto cavalcioni su di lui, che ha le spalle appoggiate alla spalliera del letto, in modo da guardarlo meglio negli occhi. Non vorrei proprio ferirlo e forse dovrei trovare una bugia per giustificare la mia omissione, ma la verità è troppo evidente per cercare di metterla sotto il tappeto.

"Quando Freddie mi ha conosciuto, ha raccolto e messo insieme i miei cocci. Ci ha messo tempo e fatica per scalfire la mia corazza. Io avevo chiuso totalmente con gli uomini. Era una promessa che avevo fatto a me stessa il giorno in cui avevo fatto il tatuaggio. Avevo deciso che non avrei mai più parlato di te e che avrei cancellato quella storia dalla mia memoria. Il tatuaggio serviva solo per ricordarmi che mi ero bruciata e che non dovevo fidarmi più. E invece una sera, ad una festa con amici, è riuscito a farmi parlare e gli ho raccontato..." mi blocco perché mi rendo conto di quanto siano troppo dirette le mie parole. Brandon mi guarda, sorride malinconico e abbassa gli occhi. Mi dispiace, tanto, ma non posso fare diversamente. I fatti sono questi e non posso cambiarli. "Gli ho raccontato tutta la storia. Mi sono sentita anche stupida in quel momento. Vista dal di fuori poteva sembrare una delusione d'amore come tante altre, ma io ero arrabbiata. Si, la mia non era solo delusione. Era un insieme di sentimenti, ma soprattutto provavo rabbia perché ero certa che noi eravamo destinati per stare insieme. Perché io l'avevo sentita l'elettricità prodotta dai nostri corpi, io l'avevo sentito il tuo sguardo fremere ed entrarmi nell'anima, baciarla fino a farla fremere insieme a te. Io lo sapevo, io l'avevo sentito nelle mie viscere e invece mi era stato strappato via." Alzo la mia mano e accolgo la sua guancia per una carezza. Lui la prende e l'avvolge con entrambe le sue mani. Un leggero tremore attraversa le sue dita e annuisce con il capo, i suoi occhi posati sulle nostre mani unite e strette. "E' stato paziente, costante, premuroso ma mai insistente. Non ha mai preteso più dell'amicizia che ero disposta a dargli. Mi sono ritrovata un giorno a scoprire che avevo voglia della sua compagnia e piano piano mi sono avvicinata a lui. Il resto lo sai. Quando però ha saputo che avrei lavorato per te... non l'ha presa bene. Devo trovare il modo giusto per dirglielo e voglio che veda nei miei occhi quanto TU mi fai stare bene." Intravedo l'ombra di un sorriso sulle sue labbra a queste mie ultime parole. Mi attira a sé e stringe le sue braccia attorno al mio corpo. "Dov'è il ciondolo che ti ho regalato?" Mi chiede calmo. "In quel cassetto. Perché?" Indico il mio comodino verso cui lui allunga subito la mano e prende la scatolina che contiene il suo regalo. La apre con un movimento quasi nervoso e afferra il contenuto con le dita. "Girati!" Mi istruisce e io silenziosamente assecondo la sua richiesta. Quel movimento già fatto in passato ha ancora più significato ora. Chiude il gancio della catenina e mi afferra le spalle possessivamente. Mi fa girare di nuovo su me stessa e mi prende il viso tra le mani. I suoi occhi mi trascinano nel suo mondo fatto di sentimenti contrastanti e di sensazioni contro cui tenta di lottare di continuo. Un bacio piccolo, a fior di labbra, e una frase detta con voce roca e piena di rimpianto chiudono definitivamente un momento amaro e un discorso che andava comunque fatto "Andiamo a casa. Abbiamo ancora tante cose di cui parlare." e mentre annuisco alla sua proposta spero dentro di me che da qui in poi io e lui possiamo solo far crescere il nostro rapporto.

È stato bello cucinare per lui, ma piuttosto faticoso. Non mi era mai capitato, nemmeno quando vivevamo insieme io e Freddie, di dover preparare la cena mentre qualcun altro cercava di toccarmi e scoparmi in continuazione. Eppure con Brandon è stato così. Innanzitutto ha preteso, ma letteralmente preteso, che indossassi una sua camicia con sotto solo l'intimo. Mi ha spogliato lui e me l'ha fatta infilare, senza ascoltare nemmeno una delle mie lamentele. In realtà facevo finta di lamentarmi. Lo facevo per farmi pregare e sentirmi desiderata ancora di più. Ha giustificato tutto dicendomi che una volta ha sognato me in cucina "svestita" in quel modo e si era svegliato con i boxer in condizioni pietose. Ho sogghignato soddisfatta quando me lo ha detto. Ho pensato che, forse, un po' di sofferenza non gli ha fatto poi così male. "Non metti una maglietta?" gli ho chiesto. Con un sorrisino malizioso ha scosso la testa per negare e ha ignorato il fatto che la mia non era poi una domanda ma una richiesta. Mi distrae il suo corpo così esposto. No, in realtà vedere quelle spalle e quelle braccia così solide mi provoca continuamente pensieri peccaminosi e mi sento in pericolo mentre sono con un coltello in mano o vicino a dei fornelli.

Ho aperto il frigo e qualsiasi mobile della cucina per cercare di mettere insieme una cena soddisfacente. Due zucchine e un peperone erano le uniche cose fresche che c'erano, oltre a del formaggio spalmabile e del pane non proprio fresco. La preparazione sarebbe stata veloce, ma non ho potuto contare sull'aiuto di Brandon, nemmeno un po'. C'è stato un momento in cui stavo addirittura per rinunciare a cucinare. Mentre tagliavo le zucchine mi sono ritrovata le sue mani nelle mutandine che mi stuzzicava e mi inumidiva il collo con la lingua e dei piccoli succhiotti. Contenere il ritmo del mio respiro non è stato più possibile e a quel punto l'ho lasciato fare. Il problema è che mi è difficile rifiutare queste sue attenzioni. Ha accarezzato il mio corpo strusciandoci contro il suo. Dopo avermi sfilato la camicia, si è abbassato alle mie spalle lasciando una scia di baci su tutta la mia schiena, il mio sedere, fino ad arrivare alle mie caviglie. Lí ha iniziato a morderle, leccarle con movimenti circolari e io mi sono ritrovata ad adorare questa cosa. Ho scoperto che le mie caviglie sono una mia zona erogena sensibilissima. I miei gemiti lo incitavano ancora di più ma per fortuna il forno ha suonato per avvisarmi che i crostini fatti col pane erano pronti. Ha provato a bloccarmi, ma io sono scattata via e ho interrotto ciò che aveva iniziato. L'ho lasciato a terra, appoggiato al mobile che mi guardava ridendo e sono riuscita a finire la mia preparazione. Lui ha poi apparecchiato la tavola, almeno quello!

Quando si è trattato di mettere nei piatti, però, mi ha detto di sedermi e lasciare fare a lui. "Fidati di me!" mi ha detto dolcemente e mi ha lasciato un piccolo bacio sul naso. Mi ritrovo qui, in attesa a tavola, con lui che canticchia in cucina mentre prepara qualche sorpresa, credo. Sorrido emozionata. Mi sudano le mani per l'attesa di quello che mi aspetta e per questa situazione che mi sembra quasi surreale. Io e lui in questa casa che mi suscitava tanta tristezza e che adesso mi sembra il nido ideale dove venire a rifugiarmi con lui.

Eccolo entrare con un solo grande piatto, pieno del cibo che ho preparato e mi rendo conto solo ora che a tavola c'è una sola forchetta. Appoggia il piatto al posto dove poi va a sedersi e prende la forchetta. Che gli è saltato in mente, di lasciarmi digiuna? "Perché hai quella faccia contrariata Tara?" mi chiede con finta sorpresa. "E io non mangio?" gli chiedo reggendo il gioco, ma non riesco proprio a capire dove voglia arrivare. "Certo che mangi. Non ti lascerei mai digiuna." si protende verso di me e mi da un bacio sulla guancia e allo stesso tempo mi afferra un polso e mi invita ad alzarmi. "Siediti sulle mie gambe." dice con la stessa dolcezza che userebbe con una bambina. La curiosità si impossessa di me ed eseguo la sua richiesta passando il mio braccio sulle sue spalle per reggermi. Lui mi tiene invece con il suo braccio un po' sopra i fianchi e sento le sue dita solleticarmi lateralmente il seno. Forse ho capito dove vuole arrivare e già sento avvampare dentro me la scintilla che poi accende il nostro fuoco. Un mio piccolo verso di piacere al contatto tra i nostri due corpi ne è la prova anche per lui che sorride di sbieco. Prende un crostino con il formaggio e lo avvicina alle mie labbra. Le sue dita si sporcano quando io inizio a dare i primi piccoli morsi. I nostri occhi ormai si sono impossessati l'un l'altro e scorrono reciprocamente sui nostri visi, in particolare i miei su quelle labbra così desiderose di me. Il crostino è ormai finito e le dita di Brandon imbrattate di formaggio percorrono il profilo della mia bocca fino a farla schiudere. Accolgo il suo dito indice e lo succhio. Lo pulisco con la lingua e gli occhi di Brandon si strizzano. Il suo pomo d'Adamo si muove nella sua gola e sento qualcosa sotto le mie gambe che inizia a crescere. Il mio respiro inizia a farsi pesante e lo stomaco ormai si sta chiudendo, ma voglio far continuare questo gioco il più a lungo possibile. Rubo la forchetta e prendo una manciata di verdure dal piatto per imboccare Brandon e "casualmente" una manciata di cibo cade sulla mia scollatura. "Ops!" dico io, infilando la forchetta tra le sue labbra. Il sorriso gli si fa ancora più malizioso "L'allieva vuole superare il maestro?" mi sussurra con la bocca piena di cibo. Io ridacchio a questa affermazione. "Chi ha stabilito che sei tu il maestro?" Gli dico con tono canzonatorio, ma lo sento nelle nostre voci, basse e ruvide, che non è solo una presa in giro, ma è soprattutto un gioco sensuale dove io e lui ci rincorriamo e scopriamo i nostri lati più sensuali. E tutto mi sembra ancora più surreale perché nemmeno nei miei sogni più arditi io e Brandon condividevamo tutta questa intimità. Gli occhi di Brandon corrono lì, dove il cibo lascia la scia, e abbassa la sua testa in quella direzione. "E chi dice che saresti tu la maestra?" Inizia a leccare la mia pelle, a cibarsi sul mio corpo e del mio corpo. Prende un seno tra le mani, lo strizza e lo libera dal reggiseno. Lo morde, ne succhia il capezzolo e io inizio a diventare insofferente sentendo il suo piacere crescere sempre di più ed essendo prigioniera in quella posizione. Mi libero dalle sue braccia e mi posiziono cavalcioni su di lui. I nostri due corpi, le nostre due intimità, sono divise solo dai miei slip e dai suoi pantaloni e so per certo che non porta mutande. Mi scappa un gemito e Brandon mi tira i capelli all'indietro per leccarmi meglio il collo. "Sei così buona." Mi dice tra un bacio e un morso. Il mio corpo ondeggia su di lui, l'eccitazione di entrambi è palpabile e i miei gemiti sono sempre più acuti, suoni che non ho mai sentito fuoriuscire dalla mia bocca prima d'ora. "Vuol dire che cucino bene!" Rispondo ansimando. "Sì, è vero. Mi hai cucinato a puntino!" Le sue mani accolgono il mio viso e mi guarda serio, dritto negli occhi. Il suo sguardo è perso, privo di lucidità, offuscato da questo enorme carico di passione che anch'io sento bruciare dentro me. "Credo di essere cotta per bene anch'io." Sussurro sulle sue labbra e i nostri due respiri si fondono tra loro. Mi sento bruciare dal fuoco che mi sta avvolgendo in questo preciso attimo in cui i nostri corpi e i nostri sguardi sono perfettamente immobili. E vorrei fermare anche il tempo a questo istante in cui io sono totalmente persa in lui e sento lui parte di me, del mio corpo, della mia vita, della mia clessidra.

Sento le sue mani scivolare sul mio corpo, una presa salda sulle mie natiche e mi ritrovo in braccio a lui che muove i suoi passi fuori della cucina e raggiunge il soggiorno. "Cosa hai in mente adesso?" Rido, ma lui è serio e maledettamente sexy sotto il mio tocco. Sento i muscoli delle sue braccia tendersi per tenermi salda a lui e poi appoggiarmi delicatamente sul divano. Penso a tutte le volte che avrei voluto solo sfiorarle quelle curve che si formavano sotto la sua camicia. Mi guarda e si inumidisce le labbra in un gesto spontaneo, dovuto a qualcosa che sta attraversando la sua mente. Le parole escono dalla sua bocca quasi come un rantolo "In questa casa il dolce si mangia comodi in soggiorno." Mentre lo dice le mie mutandine hanno già abbandonato il mio corpo, la sua bocca è a pochi centimetri da me, in mezzo alle mie cosce, e mi guarda. Un intenso, profondo sguardo e mi sento ancora più nuda di quanto non lo sia. Una sensazione che accresce anche di più la mia eccitazione. Infila un dito lentamente dentro me ed emette quel sospiro di compiacimento che mi manda in pappa il cervello da ieri sera ogni volta che lo fa. Entra ed esce un paio di volte e poi infila un secondo dito. Spalanco gli occhi e sento di impazzire, di fremere per il suo respiro che lambisce la mia pelle. Vorrei arrivare subito ma anche prolungare questo godimento il più possibile. Perché lui mi fa vivere sia il bianco, che il nero, che tutte le sfumature nel mezzo. "Donna, tu adesso godrai come mai nella tua vita. Ti leccherò fino all'ultima goccia di piacere e ti piacerà talmente tanto che mi chiederai di smettere." Il tono è quasi sadico, terribilmente piacevole "Ma sappi che non smetterò nemmeno quando sarai venuta." Le mie gambe istintivamente tentano di chiudersi, ma lui le tiene ferme, aperte ai lati della sua testa. Quando la sua lingua mi tocca e affonda dentro me il respiro mi si spezza e qualsiasi rumore si annulla per qualche secondo. Non ci vorrà molto, sono vicina, tanto vicina e seguo i movimenti della testa di Brandon affondando le mie dita nei suoi capelli, i suoi ricci morbidi che solleticano le mie cosce e rendono questo momento ancora più unico. Sento montare l'orgasmo dentro di me con una furia mai provata. Sarebbe sempre così il sesso con lui? Ogni volta così travolgente, ogni volta come una prima volta? Tremo, le mie gambe si irrigidiscono e lui incalza il ritmo sentendo la mia reazione sotto la sua lingua. Ansimo rumorosamente, gemo e inarco la schiena. L'apice mi investe ed urlo di piacere il suo nome, ma lui non si ferma. L'aveva promesso e ora addirittura mi succhia e mi morde e io sto impazzendo. Provo a strattonargli i capelli, ma lui ride mentre continua a leccare dentro me, sostituendo le sue dita. Continua così finché non smetto di contorcermi ed ansimare. Solo in quell'istante il suo viso ritorna a farsi vedere. Mi sorride soddisfatto e scopro che mentre lui giocava con me ha dato soddisfazione anche a se stesso. "Sarai per sempre il mio dessert preferito!" mi dice, baciandomi la fronte in maniera così tenera che sembra un altro uomo quello che vedo ora. E mi piacciono entrambi.

"Ceniamo?" Mi dice angelicamente, alzandosi e rivestendosi con quei pochi vestiti che aveva indosso già prima. Lo sguardo malizioso e divertito. Lo amo. Perdutamente lo amo. Infinitamente. Io. Lo amo.

NOTA DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti,

mi piacerebbe un po' più di partecipazione da parte di voi lettori. Nonostante i miei numerosi inviti, ho davvero poco riscontro da parte di chi legge e per chi scrive una storia è veramente frustrante.

Non mi piace quando altri autori scrivono che aggiorneranno solo se bla, bla, bla. Io continuerò ad aggiornare la storia comunque, ma ammetto che la motivazione talvolta viene a mancare senza i lettori che incoraggiano o commentano.

A tal proposito vorrei ringraziare invece tutti coloro che hanno commentato, incoraggiandomi e votando. Grazie di cuore davvero.

A presto.

TY

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