RADICI

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Sento gli occhi ancora pesanti e fatico ad aprirli. Il mio corpo è ancora intorpidito e pesante. Mi sento tanto stanca pur provando la sensazione di aver dormito un'eternitá. La luce che filtra attraverso le mie palpebre sembra molto fioca, quindi credo che sia passato un bel po' di tempo da quando siamo partiti dal bar di Lara. Ero molto tesa e ora comunque non va poi tanto meglio. Mi sento certamente più leggera per aver detto tutto a Brandon, ma ho la sensazione che non mi creda e che mi stia solo assecondando.

Con gli occhi ancora chiusi e con ancora la sensazione di sonnolenza che avvolge gran parte del mio corpo, provo a capire cosa stia accadendo attorno a me. Siamo fermi già da un po', quindi immagino che siamo arrivati a destinazione. Una scintilla d'eccitazione si accende in me al pensiero che quando aprirò gli occhi dovrei finalmente scoprire la sorpresa che mi ha riservato Brandon. È una sensazione nuova questa che provo verso una sorpresa e la colgo come segnale positivo. Faccio un piccolo sforzo ed inizio a muovere le mie gambe. È come se fossi un robot con le giunture non perfettamente oliate. Non sento dolore, ma la fatica che sento per muovermi è tanta. Contemporaneamente mi concentro anche su ciò che sentono le mie orecchie. C'è silenzio attorno a me tranne che per un piccolo respiro che capisco non essere il mio. È calmo e regolare. Lo riconosco, è quello di Brandon. Un sorriso mi dirompe sul viso e lo accolgo con gioia. Ne ho bisogno e so che ne ha bisogno anche lui. "Hey dormigliona!" La voce di Brandon accarezza il mio udito, calda e vellutata. Apro lentamente gli occhi e lo trovo con il suo sguardo fisso su di me, avvolto nella penombra del sole che a momenti scomparirà. Un flebile raggio arancione entra nell'abitacolo e sfiora i suoi riccioli castani facendo intravedere quei pochi fili dorati che ci si nascondono e fanno sempre i preziosi a farsi vedere. Allungo la mano per sfiorarli ed avvolgo un mio dito nella curvatura di una ciocca sentendone la morbidezza che gli si fascia attorno. È da tanto che non taglia i capelli, da quando gli ho confidato che li adoro un po' più lunghi. Lo rendono meno autoritario e gli addolciscono la mascella. Il ricordo di quanto mi piaccia affondare le mie mani tra i suoi capelli mentre facciamo l'amore mi costringe a stringere tra loro le gambe e ad emettere un sospiro che riesco a camuffare come uno stiracchiamento post sonnellino. Brandon mi guarda con sguardo incuriosito, come se fossi una strana specie animale da studiare e catalogare. "Da quanto siamo qui?" Gli chiedo con la voce impastata ancora dal sonno. "Da un po', ma dormivi così profondamente che mi dispiaceva svegliarti." Mi accarezza una guancia con il suo pollice per poi prendermi la mano. Il contatto è dolce così come la sua voce, un calmante naturale per tutte le mie angosce. E mai e poi mai avrei immaginato che potesse nascondere questo aspetto così tenero. Quando all'università mi sono innamorata di lui, mi avevano conquistato il suo essere spavaldo con un linguaggio a volte indecente, ma soprattutto il suo tono sempre sicuro e deciso. Così diverso da me e dai ragazzi che avevo sempre frequentato. E proprio il suo tono non è cambiato negli anni, ma è maturato e si è raffinato, in particolar modo sul lavoro. Da quando si è aperto ai sentimenti per me, però, sembra un altro uomo, abbassando tutte le sue difese e facendomi vedere lati che forse lui stesso ignorava. "Dove siamo?" Muovo i miei occhi attorno per capire se ciò che ci circonda mi possa in qualche modo sembrare familiare, ma non riconosco nulla. "Sei pronta per la sorpresa?" Mi chiede con voce eccitata. Nasconde una piccola venatura di insicurezza e questo mi inquieta di nuovo un po' perché forse lui stesso sta contemplando la possibilità che non mi possa piacere. "Solo se è bella e, se piace a te, lo è sicuramente." Provo a rassicurare lui cercando di rassicurare anche me. Nonostante questo mio tentativo, l'unica cosa che però mi viene da pensare ancora una volta è che il mio iniziale ottimismo ora è svanito nel nulla, che le sorprese sono una pessima invenzione e che dovrebbero renderle illegali. "Andiamo allora!" Mi incita scendendo di corsa dalla macchina. Lo seguo con lo sguardo e non so se ridere per il suo atteggiamento così elettrizzato è un po' buffo, o se preoccuparmi ancora che tutto possa tramutarsi in uno spiacevole malinteso. Me lo ritrovo in un secondo accanto allo sportello dell'auto. Lo apre con concitazione e allo stesso modo mi prende la mano per farmi scendere. Siamo in un posto molto verde, con tante villette molto simili a quella dei miei genitori, ma posso giurarci che non siamo a Riverdale. Alle nostre spalle c'è un piccolo parco pieno di alberi e su un rialzo roccioso davanti a noi si staglia una casa a due piani, bianca e celeste. Tutto attorno c'è il silenzio. É un posto molto tranquillo avvolto da una pace che sento abbracciare anche me. Guardo Brandon con sospetto perché inizio a percepire ciò che sta per accadere, ma ancora non riesco a mettere a fuoco i contorni del suo piano. Qualcosa ancora mi sfugge. "Cosa ci facciamo qui? Dove siamo?" Gli chiedo dubbiosa, ma tutti i miei sospetti diventano sempre più certezze nel momento in cui un delizioso sorriso risplende sul suo volto prima di avvicinarsi a me. Mi prende il viso tra le sue grandi mani, sempre così calde e morbide. Leggo tante promesse nei suoi penetranti occhi. Affondano nei miei, carichi di tante aspettative a cui vorrei immediatamente cedere, ma ho anche voglia di assaporare ogni attimo di ciò che sento avvicinarsi. Qualsiasi cosa stia per arrivare, sento che avrà un dolce sapore. È una ricompensa che mi sono guadagnata con ogni scottatura che ha bruciato il mio cuore, con ogni stilettata che mi ha trafitto lo stomaco, con ogni lacrima che mi ha scavato il viso. E non ho intenzione di perdere nemmeno un passo di questo momento. Il suo fiato è velluto sulle mie labbra. Vedo mille frasi attraversare quegli occhi e che non riescono a trovare il modo di esprimersi. Gli sorrido piano, sperando che finalmente trovino una strada per materializzarsi. "Non capisco Brandon. Cosa stiamo facendo in questo posto?" fingo di non capire, ma questo posto è esattamente ciò che volevo nella mia vita, come se lui avesse letto le pagine del mio libro dei desideri. Eppure non conoscevo l'esistenza di questo luogo e pensavo che qualcosa del genere esistesse solo nelle mie fantasie, insieme a tutte quelle che avevo costruito attorno a quest'uomo. "Non mentire. Lo sai cosa stiamo facendo qui." Il suo sorriso si trasforma da dolce in malizioso, a voler sottintendere tutto ciò che ha pianificato, ma io non cedo e porto avanti la mia recita, negando con la testa. Lo so, i miei occhi mi tradiscono sempre e lui riesce ogni volta a carpire ciò che attraversa la mia mente, ma questo gioco mi intriga davvero tanto per interromperlo così velocemente. "Dimmi solo se ti piace ciò che vedi attorno a noi." mi chiede quasi con ingenuità, espressione così rara su di lui. Il mio istinto prevale sulla mia voglia di continuare il gioco ed annuisco, trattenendo però tutto l'entusiasmo che in realtà vorrei far scoppiare e fingendo quindi poco entusiasmo. In realtà adoro già questo posto e più ne annuso l'aria e più lo sento familiare. "Ti ho immaginata qui sin dal primo momento in cui ho posato gli occhi su questa piccola altura. Qui è dove cresceremo insieme, io e te. È qui che cresceremo i nostri figli." Le sue parole esplodono al mio orecchio e ciò che provo in questo preciso istante è del tutto inaspettato. Il mio cuore sembra essere stato dilaniato da una detonazione, sparpagliandosi in mille pezzi all'interno del mio petto e spargendo raggi di felicità sotto forma di piccoli brividi in ogni angolo del mio corpo. Resto in silenzio guardando il viso di quest'uomo che a volte stento a riconoscere. Specchiandomi nei suoi occhi marroni, cerco di vedere in essi ciò che lui di speciale vede in me e che io stessa ignoro di possedere. Lui, invece, è semplicemente perfetto ed è sempre più chiaro ai miei occhi. Sento il mio corpo tremare per l'emozione che le sue parole hanno provocato al mio animo. I miei occhi pizzicano e so per certo che hanno iniziato a diventare lucidi. Non so se dare la colpa ancora una volta ai miei ormoni o se avrei avuto comunque questa reazione. Non mi è esattamente chiaro cosa le sue parole significano, ma mi hanno dato la conferma che lui vede un futuro con me e questo va ben oltre ogni mia immaginazione o desiderio. Volevo una storia con lui, volevo amarlo ed essere amata, senza osare di sperare che realmente qualcosa di così serio potesse accadere. Mi bastava sperare solo questo e invece attorno a noi si sta costruendo qualcosa di così profondo e completo. "Non ti metterai a piangere proprio adesso?" mi chiede con tono canzonatorio, stringendo ancora un po' le sue mani sul mio viso. Lo sa di avermi fatto felice e sta gongolando come un ragazzino. Non posso fargliela passare liscia, proprio no! Perché tra noi c'è anche tanta voglia di sorprenderci e stuzzicarci a vicenda. "Mi fai paura quando dici i nostri figli! Chi mai ti ha detto che ne vorrei altri?" Si, lo sto provocando, perché ciò che ha detto mi è piaciuto talmente tanto che vorrei me lo ripetesse all'infinito! "Non mi inganni amore mio. Lo so che uno non ti basta. Ho una buona memoria e ricordo perfettamente che mi hai confidato di quando da bambina immaginavi di avere almeno 8 marmocchi ronzarti attorno. Possiamo ancora averli, sai?" Qualcosa non mi torna. Siamo ormai troppo grandi, vecchi direi, per avere 8 figli. Tra poco compirò 37 anni e lui... beh, lui è vicino ai 40. "Smettila di pensare, di fare calcoli e prova a fidarti di me. Avremo la vita che meriti e la famiglia che desideravi." Mi dice, spezzando i miei pensieri. All'improvviso, inaspettatamente, un brivido che mi percorre la schiena mi induce a distogliere lo sguardo da lui, che mi abbraccia con le sue mani dietro la mia schiena. Possibile che sono così guasta dentro da non riuscire a rilassarmi e a credere che tutte queste promesse possano veramente diventare realtà? Perché mi continua a perseguitare il presentimento che tutta questa felicità non sia stata creata per me, che sto vivendo un sogno rubato al destino? Guardo questa meravigliosa casa e un senso di malinconia mi attanaglia la gola. Quelle parole che poco fa mi avevano reso la donna più felice della terra adesso pesano come un macigno e vorrei che non le avesse mai dette. Ho sempre ragione, le sorprese non andrebbero mai fatte. "Tara cos'hai? Perché sei diventata così seria? Ok, se non ne vuoi 8 di figli possiamo trovare un compromesso." La sua voce sussurrata al mio orecchio, sempre gioiosa ed entusiasta, mi risveglia dai pensieri funesti e, come sempre, mi inietta un briciolo di coraggio e speranza. Lo guardo nei suoi occhi, pieni di attese, e cerco di capire. Si, capire quale sarà il nostro percorso insieme, cosa racchiudono realmente le sue parole, quali sono le sue aspettative. Perché la verità adesso è che non so se sono in grado di soddisfarle. "Cosa vuol dire esattamente ciò che hai detto, Brandon? Cosa ti aspetti realmente dalla nostra vita?" Sento il suo corpo irrigidirsi, forse spiazzato dalla mia domanda. Le sue sopracciglia si increspano e formano la V tipica di quando qualcosa lo sorprende e, quindi, cerca di interpretare ciò che ha appena ascoltato. Strizza un po' gli occhi e il mio cuore si fa pesante. Ho paura di aver rovinato tutto, di aver compromesso la giornata che lui aveva tanto idealizzato, la sorpresa che avrebbe dovuto rendere questo momento unico e me la donna più felice del mondo. Le sue braccia mollano un po' la presa attorno ai miei fianchi, ma non mi lasciano. "Non ti capisco. Cosa potrebbe mai significare per te? Che voglio vivere il resto della mia vita con la donna che amo e che ho quasi rischiato di perdere!" Le sue braccia perdono ancora un po' di forza attorno al mio corpo fino a lasciarmi del tutto e io mi sento in colpa come forse mai mi sono sentita nella mia vita, ma non potevo nascondere il mio stato d'animo a quest'uomo che con tutte le sue forze sta investendo in me, in noi. "Voglio darti la vita che meriti, l'amore che meriti, ma tu ti ostini ad alzare questo muro di diffidenza e paura. Ma di cosa hai paura Tara? Di me? Che ti possa far soffrire di nuovo? Che io possa mai tradire di nuovo la tua fiducia? Cosa? Cosa posso fare ancora per dimostrarti che non devi più avere alcun timore? Cosa. Posso. Fare?" Il suo tono man mano si è alzato un po' di più fino a scandire le ultime parole come fossero un grido di dolore che echeggia nel silenzio di questa strada solitaria. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio mentre mi urla la sua delusione. Non ho paura di lui eppure ancora lui crede questo. Il problema è che siamo rotti in due, ma in modi diversi. Lui prova questo senso di colpa che probabilmente gli darà sempre la sensazione di camminare in un campo minato; io, invece, ho paura di percorrere questa vita che ho il presentimento non sia stata costruita per me, avendola sottratta con l'inganno. Sarà che mi sento perseguitata, che vedo pericoli ovunque, ma questa casa così innocua mi agita e acuisce il mio senso di inadeguatezza per un posto in cui, forse, non dovrei essere. Distolgo lo sguardo dagli occhi di Brandon che cercano in ogni modo di scavare dentro di me per capire, ma ora, anche per accusarmi. La guardo questa casa, ne osservo le pareti celesti ed il tetto bianco, le rocce a vista che ne decorano il giardino curato di un verde intenso. Un albero di agrumi si staglia nel viale d'ingresso come un soldatino ubbidiente, pronto a dare il benvenuto a chiunque si avvicini all'ingresso. È semplicemente perfetta, mi ripeto. Respiro l'aria attorno a noi ancora una volta e vengo catturata dal sole che ormai ci sta salutando poco più in là. Respiro di nuovo l'aria e cerco di ritrovare quelle prime, familiari, sensazioni che mi avevano fatto sentire a casa non appena scesa dall'auto. Respiro ancora e sento Brandon avvicinarsi alla sua Porsche ed aprirne lo sportello. "È vero, ho paura, ma non sei tu il problema!" Urlo senza voltarmi, guardando sempre questa enorme casa, perfettamente calzante alla famiglia numerosa che avrei sempre voluto. "E allora quale sarebbe il problema!" Urla Brandon a sua volta, sbattendo con talmente tanta forza lo sportello della macchina da farmi sobbalzare. A passi veloci si avvicina a me finché non sento il suo respiro di nuovo tra i miei capelli. Il calore del suo corpo fa vibrare il mio all'istante. Non era così che doveva andare, lo so, ma è stato meglio parlarne subito. Provo a raccogliere i miei pensieri per poter una volta per tutte chiudere questa situazione, nel bene o nel male. Qui si decidono le sorti della nostra storia, ma lui fa prima di me ed inizia a parlarmi, con la sua bocca rivolta al mio orecchio. "La mia non era una proposta di matrimonio, cioè, non ancora. Lo so che ci sono cose che dobbiamo ancora aggiustare tra noi, ma voglio farlo avendoti vicina, sentendoti vicina. Non possiamo continuare a fare i ragazzini adolescenti, ignorando quanto io e te abbiamo bisogno di sentirci fisicamente uniti per esserlo realmente. Voglio iniziare a piantare le radici della nostra famiglia, provare a farlo, e se non dovesse andare bene, almeno potremo dire a nostro figlio che ci abbiamo provato." Il suo modo di parlare è soffice e le sue parole hanno razionalmente un senso, ma non riescono a dissolvere quanto affolla la mia testa e che vorrei mettere in chiaro ancora una volta con lui. Lo so che ha ragione e che io dovrei abbandonarmi al suo ottimismo, senza farmi imbrigliare da presentimenti e probabili pericoli, ma la paura mi fagocita sempre più e sono consapevole che mi sta rendendo prigioniera. "Non cedere alle paure e alle paranoie. Lasciati andare a ciò che la vita ti sta dando, a ciò che io ti sto offrendo. Non avere paura di essere felice." Le sue mani stringono saldamente le mie braccia ora, il suo corpo sfiora il mio, il suo respiro nel mio orecchio ha un ritmo diverso ora e sento il mio cuore pompare con maggiore velocità, ma non posso far finta di niente e cedere a questa voglia che abbiamo l'uno dell'altra, non ancora. "Non mi credi? Pensi che stia impazzendo?" Anche se avrei preferito che lui non sentisse tutto il carico di angoscia che provo, il mio tono suona quasi disperato. Le sue labbra sfiorano il mio collo e automaticamente inclino la mia testa dall'altro lato per meglio accoglierle. Non vorrei, ma il mio corpo ha reazioni che non riesco proprio a controllare, come questo piccolo sospiro di piacere mentre i suoi denti incontrano la mia pelle per lasciarvi un piccolo e delicato morso. "Ho deciso di non crederti. Ho deciso di non pensare a nulla di negativo. Ho deciso che, anche se è probabile che tu abbia ragione, che stiamo rubando qualcosa che non era nel nostro destino, onestamente Tara, me ne frego delle conseguenze! Ho sempre preso ciò che volevo, senza mai pensarci troppo. E, ora, voglio te!" Con un movimento rapido e delicato mi gira su me stessa fino a fare incontrare i nostri visi, così vicini da poter sentire le sue labbra sfiorare le mie. Le sue pupille sono ormai completamente dilatate da aver tramutato il colore dei suoi occhi da marrone ad un profondo nero. Vagano per un attimo fino a posarsi sulle mie labbra e mi rendo conto solo ora di non stare più respirando. E ha senso, ha tutto senso ciò che dice e ciò che fa. Faccio quindi i conti con me stessa, ora. Sono io la mia più grande nemica, solo io posso decidere di privarmi di tutto questo. Di queste mani che mi aprono il soprabito, di queste dita che si insinuano dietro la mia schiena per attirarmi a sé e di questa mano salda che mi avvolge la nuca. Io e solo io posso decidere se voglio o no che le sue labbra si avvicinino a me, calde e seducenti. Si, le voglio. Voglio tutto, mi prendo tutto, e quando la sua bocca si appoggia sulla mia non è affatto gentile. Brandon in questo momento mi sta reclamando con tutte le sue forze, sta prendendo ciò che vuole e io voglio darglielo, così come voglio prendermelo. Spinge la sua lingua fino ad incontrare la mia. Il modo in cui mi bacia è quasi rabbioso, come se volesse punirmi per aver deluso le sue aspettative.

Rispondo con gentilezza ai suoi affondi, soccombo alle sue mute accuse fino a trasformare il suo bacio, finalmente, in quello seducente di sempre. La sua lingua accarezza la mia e la voglia che abbiamo di sentirci uniti si riaccende e arde ancora una volta, nonostante il freddo inverno che ci circonda. Quando ci stacchiamo il respiro di Brandon suona quasi come un ringhio arrabbiato. Le nostre fronti si toccano e mi rendo conto che la sua mano è ancora saldamente avvolta attorno alla mia nuca, possessiva ed egoista. "Il destino lo decidiamo noi, amore mio, e qualsiasi cosa si possa mai insinuare nella nostra storia, sarà nostro, solo nostro, il compito di difenderci l'un l'altro, difendere la nostra famiglia e ciò che amiamo. Io ti proteggerò sempre, fino alla morte." Le sue parole affannate sono percorse da una vena minacciosa, ma sono anche piene di una saggezza che non pensavo potesse essere mai una sua peculiarità. Eppure, l'esserci persi ha fatto emergere la sua parte migliore, oscurando il ragazzino, e poi l'uomo, impulsivo di un tempo. "Ti amo, lo sai questo?" Gli chiedo con voce affranta, nel tentativo di farmi perdonare. Noi saremo la mia priorità, andrò da uno psicologo se necessario, ma lui ha ragione. Il futuro non possiamo prevederlo e i presentimenti o le presunte minacce sono solo frutto della mia paura di essere finalmente felice.

La sua mano scivola sul mio braccio fino ad intrecciare le sue dita con le mie, strette fino quasi a farmi male. Ma è un male piacevole a cui desisto senza opporre alcuna protesta.

Nonostante ci sia un ampio parcheggio privato proprio davanti al portone di casa, mi trascina a piedi attraverso il viale in salita che porta all'edificio, lasciando la sua Porsche sulla strada principale. Osservo da vicino l'albero che avevo adocchiato da lontano. È un enorme albero di limoni e mi chiedo quanti anni abbia e se porti con se una storia. Mi piacerebbe piantare un albero qui a simboleggiare il nostro arrivo in questa casa, dove cresceranno le nostre radici e godremo dei nostri frutti, per sentirla ancora di più nostra. Ci penseremo insieme ed insieme lo faremo. Sento il sorriso prendere il sopravvento sul mio viso, mentre mi abbandono a questi pensieri, e non mi accorgo che siamo già arrivati davanti al portone e che Brandon mi sta osservando, silenzioso ma con l'aria soddisfatta. "Così voglio vederti, sempre. Con quello sguardo colmo di progetti." Quando infila le chiavi nella toppa della serratura gli fermo la mano, colta dal pensiero di un aspetto che tutta questa storia mi ha fatto trascurare. "Ma dove ci troviamo esattamente e... l'hai comprata? Cioè, è tua questa casa?" Sorride prima di rispondermi. Mi guarda con tenerezza per poi rivolgere lo sguardo verso il parco di fronte a noi, che è ormai una macchia buia. "Semmai nostra. Comunque è una strana storia. Sicura di volerla ascoltare? Non vorrei che ti turbassi ulteriormente." Nonostante il suo tono canzonatorio le sue parole un po' mi infastidiscono. Lo guardo di traverso con aria minacciosa, ma il suo viso è sereno e mi rendo conto che il suo era solo il tentativo maldestro di alleggerire la mia tensione. "Se non volevi innervosirmi, complimenti, hai ottenuto l'effetto contrario!" Fingo di essermela presa voltandomi per dargli le spalle, invece dentro di me sento solo gratitudine per avere accanto quest'uomo che cerca in tutti i modi di farmi stare bene, magari anche sbagliando tattica e modi, ma apprezzo le sue intenzioni ed io voglio ripartire da qui, da questa consapevolezza. "Hey!" Sussurra alle mie spalle con voce mortificata e posando una mano sulla mia spalla. Non posso fare a meno di ridere e cedere, rovinando il mio scherzo. Quando mi giro di nuovo verso di lui è il suo volto ad essere corrucciato. Allungo una mano verso il suo viso, percorrendo con il dito indice ogni grinza sul suo volto cercando di distenderle. Ci riesco, spariscono una ad una al passaggio del mio tocco finché non raggiungo le sue labbra. Sono un po' ruvide a causa del freddo di questi giorni, ma il loro essere definite le fa apparire ugualmente sensuali. Mi avvicino a lui per baciarle superficialmente. "Voglio sentirla." Faccio una pausa, colta da una strana emozione mentre mi sto perdendo nei suoi occhi finalmente addolciti. "La storia. Voglio sentirla."

Nota dell'autrice:

Che dite, Tara ha finalmente mandato in cantina tutte le sue insicurezze e paure? Si godrà finalmente tutto l'amore che Brandon (ciccino) vuole darle? E il destino di cui lei ha tanto paura cosa avrà in serbo per loro: gioie o dolori?

Staremo a vedere, nel frattempo votate e commentate.

Scusatemi per la lentezza con cui pubblico i capitoli, ma non riesco a fare di meglio. La storia si sta complicando e non mi va di scrivere tanto per, rischiando buchi narrativi o incongruenze.

Vi abbraccio!

TY

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