VERRO' SEMPRE A PRENDERTI

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


Quando siamo usciti dallo studio di Dolly eravamo ancora in preda all'euforia. Stringevo tra le mani l'immagine dell'ecografia e cercavamo di distinguere quali sarebbero potuti essere i primi accenni delle braccia e delle gambe, anche se la dottoressa è stata chiara: è ancora presto per vedere qualcosa di definito per un occhio non esperto come il nostro. Brandon era al mio fianco e guardavamo quell'immagine completamente immersi nella nostra bolla quando la sgommata di un'automobile ed il rombo di una motocicletta mi hanno fatto accapponare la pelle. È stata una reazione incontrollabile. Ho alzato la testa e mi sono irrigidita all'istante. Ho iniziato a guardarmi intorno, a cercare la macchina rossa di oggi o quella grigia di ieri oppure quell'altra blu di 3 giorni fa. Il mio comportamento, ovviamente, ha allertato Brandon. Da come me lo ha raccontato, per qualche secondo mi sono completamente alienata ed il mio sguardo ha errato come impazzito. In quel momento ero fuori di me e ho dimenticato tutto ciò che di bello era accaduto prima e ciò che stavamo facendo in quel momento. "Tara cosa c'è che non va? Cosa cerchi?" La sua mano si è stretta attorno al mio braccio per attirare la mia attenzione. Al nostro contatto sono scattata per lo spavento ed ho fatto un salto all'indietro per allontanarmi da lui che, a sua volta, si è sentito preso alla sprovvista dalla mia reazione. Mi ha guardato con gli occhi spalancati e la fotografia del nostro bambino tra le mani. Solo in quell'istante mi sono resa conto che mi era scivolata via rischiando di finire per strada e che lui, per fortuna, era riuscito a recuperarla al volo.

Ho abbassato la testa quando ho visto questa scena. Mi sono sentita svuotata e scoraggiata. Qualsiasi cosa io faccia, questa sensazione di pericolo non mi abbandona e il peso che sento addosso non svanisce, ma si aggrava sempre di più. E Brandon, la meravigliosa nuova versione di quest'uomo che tanta pazienza sta avendo adesso con me, si è avvicinato, mi ha abbracciato. La mia testa appoggiata sul suo petto e le sue braccia avvolte attorno alle mie spalle. Per qualche attimo non abbiamo parlato: lui non ha fatto domande e io non avevo voglia di dire nulla, ma sapevo che non sarebbe durato a lungo. Ho sentito il mio cuore accelerato calmarsi pian piano rinchiusa in quel nido rassicurante che è il suo corpo e anche la mia tensione si è sciolta poco alla volta, fino a svanire. In quel preciso istante Brandon non ha resistito più ed ha formulato la domanda per cui mi sono sentita costretta a rivelare ciò che mi ero ripromessa di tenere per me. "Che succede Tara? E non dirmi nulla, perché lo so che non è così." La sua voce calda era così rassicurante e il suo respiro nei miei capelli ha fatto il resto. Ho ceduto e mi sono aggrappata moralmente a lui, gli ho raccontato tutto. È stato difficile spiegarglielo senza sembrare paranoica, forse ci sono riuscita. O forse no. Il dubbio resta. "Ok, ti prometto che ci ragioneremo con calma. Non penso che tu sia paranoica e nemmeno credo che tu stia impazzendo. Ma ti prego, non oggi. Non in questo giorno Tara. Ne abbiamo bisogno entrambi." Mentre me lo diceva aveva il mio viso totalmente nelle sue mani. Mi guardava negli occhi con quel suo sguardo sicuro e rassicurante che celava però la preghiera per il giorno perfetto. Dentro di me però mi dicevo che questo ormai già non lo era più, che potevo solo raddrizzare qualcosa che si era ormai deformato. Ma lo dovevo al nostro bambino ed a ciò che avrei voluto raccontargli di questo giorno memorabile e allora ho annuito piano, anche se con poca convinzione, tra le sue mani calde sul mio viso gelido. E mi ha baciato. Con dolcezza e riconoscenza, ha appoggiato le sue labbra gentili e pacate sulle mie. Ed ora stiamo andando a conoscere la sua amica Lara che lui dice diventerà anche una mia buona amica. Probabile, ma ora mi manca tanto Alice: parlare con lei è sempre stato illuminante, ha sempre dato razionalità alle mie insicurezze. Una nuova amica fa sempre piacere, ma Alice è ciò di cui avrei bisogno ora, fisicamente, qui, per sostenermi.

*********************************************************************

La strada verso il bar di Lara è più trafficata del previsto. Speravo di impiegare meno tempo e, invece, è già mezz'ora che siamo in macchina. Tara mi preoccupa, lo ammetto, e non so se credere ai suoi presentimenti o se si tratta solo di un po' di stress. Ne ha passate talmente tante in queste settimane, che magari il suo sistema nervoso ha fatto tilt nel tentativo di tenere sempre tutto sotto controllo. Ma le ho promesso che ne parleremo e lo faremo, ma non oggi. Oggi è il giorno perfetto. È il giorno in cui il nostro bambino si è ufficialmente presentato e ci ha salutato facendoci sentire il suo cuore. È il giorno in cui io e Tara abbiamo condiviso questa forte emozione. Insieme. E poi la giornata sta per riservarle altre cose da scoprire, e non voglio che niente rilasci ombre sul ricordo di questi attimi.

Dopo averla baciata siamo entrati in macchina e ho avuto la sensazione che, almeno, ci stesse provando a rendere le cose perfette. Anche se ha parlato poco durante il tragitto finora, ogni cosa che ha detto, riguardava la gravidanza e tutte le cose che dovremo fare: analisi, test e il corso pre-parto. Ora, però, è rimpiombata nel mutismo. Per fortuna mancano pochi metri, un'ultima svolta, e saremo arrivati. Provo tanta tensione al pensiero del loro incontro, ma è una tensione positiva. Tara ha bisogno di conoscere persone come Lara, persone che credono nell'amore a tutti i costi, energiche, che infondono ottimismo e allegria, che ti incoraggiano e motivano. E poi Lara è già madre e potrà essere un buon punto di riferimento per lei.

Nel frattempo Il mio telefono ha squillato solo un'altra volta ed era di nuovo Anthony. Ho messo il vivavoce perché stavo guidando, ma per fortuna non era nulla di importante, anzi, mi voleva rassicurare che alla fine l'ho spuntata io e che la riunione è stata spostata a domattina. L'ha detto con un pizzico di soddisfazione e ho immaginato il suo naso arricciarsi, mentre me lo comunicava, col suo ghigno da nerd stampato in volto. Ha un atteggiamento molto diverso da quello di Tara, che era molto più formale, mentre lui è certamente più amichevole e per fortuna tende, proprio come lei, a fare squadra. L'unica pecca, forse, è che ha letteralmente il terrore di Big Pete e di Rachel e, quindi, non sa gestire situazioni come quelle di stamattina. Ci fosse stata Tara al suo posto, probabilmente, non mi avrebbe nemmeno chiamato ed avrebbe sistemato lei personalmente col grande capo. Ma è inutile pensarci ancora. Le cose sono cambiate e quello che ho ora con lei mi soddisfa anche di più.

Siamo arrivati alla nostra nuova destinazione. Davanti a noi vedo stagliarsi il palazzo dove abitava Tara e, per un secondo, mi chiedo se, alla fine, questa sia stata una buona idea, ma non ho più tempo per ripensarci. È ora di pranzo e più volte mi ha detto di avere fame. Inoltre, Lara ci tiene così tanto a conoscerla e io le devo davvero molto, per cui non me la sento di deluderla. Nel dubbio mi giro per guardarla un attimo. Ha sempre lo stesso sguardo fisso verso la strada e sembra persa in chissà quali pensieri, ma comunque non sembra turbata dall'essere qui. Come se non se ne fosse nemmeno accorta. Qui il parcheggio è tutto occupato, ma mi fermo comunque un attimo in divieto di sosta per parlarle. "Tara siamo arrivati." Richiamo la sua attenzione cercando di capire se si sia resa conto del luogo in cui siamo. Le ho raccontato di Lara solo 2 giorni fa, omettendo il particolare di come l'ho conosciuta. Sono rimasto vago perché non volevo farle pesare né la circostanza per cui mi trovavo in quel bar né il tormento che ho provato in quei giorni. È tutto passato ormai e non volevo che ci pensassimo più. "Ok." Risponde telegraficamente alla mia osservazione dopo qualche secondo. È la conferma che non sta prestando alcun interesse a ciò che la circonda. "Ti sei resa conto di dove ci troviamo?" Finalmente guarda con attenzione ciò che si trova fuori questo abitacolo e, quando riconosce il palazzo dove si trovava la sua casa, volta repentinamente lo sguardo verso di me. I suoi occhi sono sgranati e mi guarda con la bocca aperta e il fiato sospeso. Percepisco la sua emozione perché è la mia in questo momento. In fin dei conti quella casa non ha brutti ricordi. Lì ha vissuto felice con Freddie e lì abbiamo fatto di nuovo l'amore per la prima volta dopo tanti anni. "Che ci facciamo qui?" La sua voce è strozzata perché è sopraffatta da ciò che sta provando. Sono cauto nel trovare le giuste parole. Non voglio che nessun senso di colpa o ricordo di quei giorni in cui abbiamo sofferto per la nostra separazione possano adombrare una giornata già abbastanza difficile, "Devo raccontarti una storia a lieto fine." Finalmente ho tutta la sua attenzione e scorgo anche un leggero sorriso. Si guarda ancora attorno con interesse ed incredulità, poi punta di nuovo i suoi occhi nei miei. Ha quell'espressione particolarmente sexy che ogni volta mi solletica lo sguardo, quando si concentra e dedica totalmente la sua attenzione ad ascoltare. Lo ha fatto tante volte quando lavoravamo insieme e, ogni volta, dovevo distogliere i miei occhi perché mi provocavano sensazioni troppo intense che mi rendevo conto non fossero normali da provare per un'assistente. O un'amica. Perché io mi illudevo che lei fosse un'amica. Ero proprio ridicolo. "Guardavo quel portone per ore ed ore. Speravo di vederti spuntare in ogni momento, ma sappiamo entrambi quanto fosse una speranza senza fondamento." Indico il bar di Lara. "Seduto ad un tavolino di questo bar, guardavo la tua finestra e mi arrovellavo il cervello cercando di capire se potevo fare qualcosa per trovarti. Quando poi..." mi si asciuga la bocca al pensiero di quando l'ho trovata tra le braccia di Randy. Sospiro per riprendere il discorso, incoraggiato da quel suo silenzioso sorriso e quell'espressione affascinante dipinti sul suo viso. "Ok, basta dettagli! Lara è stata una buona ascoltatrice e consigliera. Le devo molto." Distoglie il suo sguardo dal mio per guardare malinconicamente la sua vecchia casa. "Mi piaceva quell'appartamento e un po' mi manca, ma sono più felice di aver ricominciato tutto da zero. Non voglio strascichi di ciò che era prima. Siamo due persone diverse ora." Guarda il bar, poi, con un po' di preoccupazione, guarda me. "Cosa le hai raccontato di me?" "La verità, che sei testarda, ma l'aveva capito da sola!" La stuzzico con un po' di ironia per smorzare quest'aria che rischia di diventare pesante. Abbassa la testa con un sorriso consapevole che il mio scherzo è in realtà molto vicino alla verità. Vorrei essere in quella testa per sapere esattamente ciò che sta pensando. È una prova molto importante per entrambi questo incontro. So quanto possa essere gelosa e diffidente se si tratta di donne che mi girano attorno e ce la sta mettendo tutta per non cedere a quelle insicurezze. Ma Lara non è un pericolo. Nessuna donna lo sarà mai. Si siede nuovamente con le spalle completamente immerse nel sedile ed io rimetto in moto per trovare parcheggio.

Riesco a trovare un posto non troppo distante dal bar e quando fermo la macchina lei fa il gesto di scendere, ma io la blocco per un polso. "Sei sicura che sia tutto ok adesso?" Il sorriso che mi rivolge è come una delicata carezza sul viso, anche se nasconde ancora tracce di turbamento. Dietro quello sguardo si cela un essere fragile, pieno di insicurezze e paure. Ma il mio amore la supporterà e le farà capire che qualsiasi cosa possa mai accadere, ora, possiamo affrontarla insieme. "Andrà tutto bene Tara. Io ci sono e sistemeremo tutto. Te lo prometto." Annuisce di nuovo, con più convinzione di prima ora ed è lei a cercare le mie labbra con le sue, ma sono fredde e disperate. Rispondo al suo bacio con dolcezza e calore fino a sciogliere quel filo di nervosismo che irrigidiva la sua bocca. Le sue labbra si ammorbidiscono e si schiudono fino a darmi accesso alla sua lingua e le sue mani si intrecciano, bisognose, dietro alla mia testa, per trattenermi a sé, ma anche per sorreggersi a me, aggrapparsi, in tutti i sensi. Siamo in macchina nel bel mezzo di New York e io penso che sarei capace di fare l'amore con lei anche qui, in questa macchina così piccola e scomoda. I nostri baci si rincorrono e le mie mani faticano a stare al loro posto e scivolano dietro la sua nuca, per spingerla ancora di più verso di me. Vorrei continuare a baciarla così, in modo sempre più profondo, fino a fondere il mio corpo con il suo, ma siamo in una situazione frustrante e non è possibile portare avanti e oltre questo nostro scambio di effusioni. Quando le nostre bocche si separano la sua è seducente, rossa e lucida per i miei baci. Le parole escono libere dalla mia bocca e fluttuano leggere come se fossero scritte naturalmente nell'aria che condividiamo "Ti amo come non credevo di poter amare nessuno, nemmeno me stesso. Sei la mia luce e la mia dannazione, il mio faro e la mia preoccupazione. Sei tutto ciò che di bello e tormentato fa di te l'unica donna che vorrei accanto. Ed io sarò sempre e per sempre al tuo fianco." Il suo sorriso di prima si allarga fino a far scomparire i suoi piccoli occhi verdi. Quando succede vuol dire che quello è un sorriso vero, sereno, e mi sento più leggero ora. Prendo la sua mano nella mia per baciarla "Resta ferma lì. Vengo a prenderti. Verrò sempre a prenderti, tienilo bene a mente." Ed è vero, non farò mai più l'errore di mollare, di rinunciare. Qualsiasi cosa accadrà nella nostra vita, io ritornerò sempre per riprendermela.

Nel momento in cui ho aperto lo sportello per farla scendere dall'auto vedo che inizia di nuovo a guardarsi intorno. No, no, no! Cazzo! Proprio non va! "Guardami! Guarda me Tara! Guarda solo me! Voglio che non ti distrai nemmeno un attimo, ok? Ti conduco io, ma tu guarda me. Guarda la mia bocca, i miei occhi, il mio naso. Qualsiasi cosa, ma non guardare altro che me!" E mentre camminiamo verso il bar di Lara avverto il suo sguardo sul mio viso e le racconto qualsiasi cosa, anche priva di senso, pur di tenere l'attenzione di Tara focalizzata su di me e la nostra bolla. "Lo sai che Anthony arriccia il naso ad intermittenza quando ride? È terribilmente buffo perché gli occhiali gli vanno su e giù e io non riesco a trattenermi dal ridere." A questo mio racconto ride per un po', ma poi di nuovo resta in silenzio, mentre io continuo a parlare senza sosta finché mi interrompe. "Credi che avrà i tuoi occhi?" Mi chiede all'improvviso, come se non avesse ascoltato nemmeno una parola di ciò che ho detto, ma non m'interessa, perché si, ci sono riuscito! La nostra bolla è intatta. "Spero di no! Vorrei che somigliasse a te. Vorrei che avesse tutto di te, anche quella dannata testardaggine che tanto mi fa penare!" Sento la sua mano attorno al mio braccio stringersi per infliggermi una finta punizione per ciò le ho detto. Si scherzavo, ma nemmeno tanto. Davvero vorrei che assomigliasse a lei, perché ogni suo particolare, anche il più fastidioso, è ciò che mi ha conquistato e reso l'uomo che sono ora. Ma intanto lei se la ride e questo suono mi risolleva ancora una volta. Sarebbe tutto così perfetto se riuscisse a vivere la sua vita con questa stessa leggerezza, perché ai miei occhi lei è quanto di più vicino alla perfezione possa esistere! La osservo nel vetro della porta del bar, mentre mi guarda. Nonostante il passare degli anni e nonostante tutto ciò che è accaduto, attraverso quel riflesso riesco a vedere lo stesso sguardo che mi fece andare in crisi quella nostra prima notte. Era qualcosa di mai visto e mai provato e che ho ritrovato solo in lei adesso che siamo di nuovo insieme. Provo a muovere un passo per entrare, ma mi sento tirare. Mi volto a guardarla e resto un attimo senza fiato nel ritrovare quegli occhi ancora con quella meravigliosa luce. Sto per chiederle se qualcosa non va, ma lei mi precede "Ti amo Brandon." Non lo dice né facilmente né spesso. Ogni volta che lo fa, scandisce piano le parole. Ne assapora ogni singola lettera. E arrossisce, così come in questo momento, probabilmente per pudore o per timore di scoprire troppo il suo cuore. E quando reagisce in questo modo, l'unica cosa che vorrei fare è avvolgerla totalmente con il mio corpo per coprirla, per proteggere il suo cuore fragile e nascondere il suo pudore. E per quel che posso, lo faccio: la stringo stretta tra le mie braccia con il suo viso immerso totalmente nel mio petto. "Non ci muoviamo fin quando non sei pronta ad entrare." Sento la sua testa scuotersi per annuire. Respira profondamente contro il mio petto finché non sento il suono ovattato della sua voce "Entriamo!"

Varcata la soglia del bar vedo Lara in lontananza che sta servendo alcuni clienti. Mi guardo attorno e realizzo solo ora che il "mio" solito tavolo è adiacente alla vetrina e guarda la strada. Questo è un problema che non avevo considerato. Faccio cenno a Lara che siamo arrivati e prendiamo posto al tavolo nell'angolo, quello più defilato del locale. "Lo so, questo posto non è niente di speciale, ma per qualche giorno è stato il mio rifugio e mi ci sono affezionato." Lo dico osservando il locale da un'angolazione del tutto nuova. Che strano, da qui sembra molto più spazioso. Forse perché appena si entra ci si trova davanti il lungo corridoio con a destra la vetrina che da sul marciapiede e a sinistra il bancone del bar. Qui, dove ci siamo messi adesso invece, è più ad angolo e vicino all'entrata. Anche l'illuminazione: è bassa e, pur rendendo questo posto molto caldo ed accogliente, lo fa sembrare anche più piccolo. Eh sì, avrebbe proprio bisogno di una sistemata. Anche le panche: per un bar sono decisamente un elemento vintage! Ne ho parlato una volta con Lara, ma mi ha chiaramente detto di non avere la forza economica per stravolgere la natura di questo posto. È rimasto praticamente immutato dall'inaugurazione e quando Lara lo ha rilevato, lo ha fatto sistemare e ripulire, ma senza poter cambiare nulla. Ma a me non importa poi tanto. Questo posto per me è perfetto e da oggi lo è anche di più, perché non è più legato solo ad un mio momento di solitudine. Per questo ho voluto che Tara venisse qui.

Osservo di nuovo il tavolo a cui ero abituato sedermi. È libero e sono sicuro che Lara l'avesse tenuto sapendo che saremmo venuti. Eccola che si avvicina sfoggiando un sorriso a tutta faccia. Guarda dritto verso Tara e si rivolge solo a lei, senza nemmeno guardarmi. "Grazie! Grazie davvero. Non ce la facevo più a sentire le sue lagne. Avevo esaurito la pazienza e tutti i miei consigli!" I piccoli occhi di Tara inizialmente si spalancano per la sorpresa per poi stringersi nuovamente per una grossa risata che risuona fragorosa nel locale. Ride di gusto fino alle lacrime e infine si alza. Nonostante non si siano mai incontrate, è come se si conoscessero da sempre, tanto che si abbracciano come due vecchie amiche. "Devi pranzare?" Le chiede Lara appena si staccano dal lungo abbraccio. "Ho tanta fame!" Confessa Tara, ma nel frattempo io sono stato completamente ignorato, da entrambe. "Hey, ma a me non saluti?" Chiedo, richiamando la loro attenzione e provocando nuovamente le loro risate. Che situazione. Che abbia sbagliato a portarla qui? "Mi fa piacere che ci sia anche tu Brandon." dice sempre ridendo e facendo un occhiolino a Tara. "Che ci fai seduto a questo tavolo. Avevo lasciato il solito libero per voi." Sapevo che questa domanda sarebbe arrivata e avevo già immaginato una risposta che spero non insospettisca Tara. "Volevo nuovi ricordi insieme a Tara per dimenticare quelli penosi." No, decisamente non sono stato convincente e, a giudicare dai loro sguardi, non ci hanno creduto, ma sorvolano senza parlarne ulteriormente. Ordiniamo quindi due panini con l'hamburger. "Per Tara più che ben cotto." Dice Lara prima di allontanarsi ed andare a prepararci il pranzo. "Brandon..." la voce di Tara richiama la mia attenzione e la sua mano si appoggia sulla mia. La osservo: ha la testa inclinata e gli occhi semichiusi di quando vuole farti una domanda ma è indecisa se farla o quali parole usare. Intuisco cosa voglia chiedermi e la precedo. "Ti saresti distratta a guardare la strada e voglio che tu abbia occhi solo per me." Annuisce comprendendo il mio gesto e per fortuna non ribatte altro prima di abbassare lo sguardo verso il tavolo. La sua mano però scivola via ad appoggiarsi con l'altra sulle sue gambe. "Non devi preoccuparti. Quel tavolo non è nulla di così importante. In realtà quello che ho detto a Lara è più vero di ciò che pensi. I nostri nuovi ricordi dovranno cancellare quelli brutti del nostro passato. Sedevo a quel tavolo, ogni giorno, sperando di vederti sbucare da quel portone. No, non mi interessa ricordare quei giorni. Ora ho cose più belle a cui pensare ed una sorpresa da farti." Ammicco leggermente prima di prendere di nuovo la sua mano per stringerla forte nella mia e, pensando alla sorpresa che sto per farle, la mia eccitazione sale. La sento forte emergere da ogni centimetro della mia pelle ed un sorriso malizioso affiora sulla mia bocca. Tutto deve andare alla perfezione. Tutto deve essere impeccabile. Ce lo meritiamo.

"Dimmi un poooo'..." mi dice squillante, percependo il mio sguardo e la mia eccitazione "... che cos'hai ancora in programma per noi oggi? Non mi hai voluto anticipare nulla, ma sono tanto curiosa." mi chiede finalmente con entusiasmo, con il suo mezzo sorriso curioso. Ah, quanto vorrei dirglielo, ma la sorpresa è talmente grande che va rispettata per intero. Stringo la sua mano nella mia e le poggio un bacio umido nell'incavo del polso, fingendo di ignorare la domanda. "Proprio non vuoi dirmi nulla..." Dice con quel suo finto broncio da bambina viziata e non riesco più ad ignorarla, perché una risata dirompe dal mio petto. Mi diverte veramente tanto, ma no. La sorpresa non posso proprio rivelarla. "Mi dispiace amore mio. Dovrai attendere ancora un po', ma ti giuro che ne verrà la pena."

Ormai l'ora di punta è passata e finalmente Lara può prendersi un attimo di pausa e respiro. Le osservo chiacchierare come due amiche di sempre, soprattutto di bambini e gravidanza. Un po' mi sento escluso, ma non sono affatto dispiaciuto. Lara ha un effetto positivo su Tara così come lo ha avuto su di me. Era quello che mi auspicavo. Di tanto in tanto entra qualche persona, ma per fortuna è di turno ancora il ragazzo che la aiuta e può occuparsene lui. Io nel frattempo ne ho approfittato per leggere qualche email di lavoro. Non che ne abbia voglia, ma ho colto l'occasione per non trovarmi brutte sorprese domani. Visto ciò che è accaduta stamattina, mi aspetto di tutto. Ed infatti trovo una email di Big Pete che, bruscamente, mi rinfaccia quanto è accaduto stamattina, ma a me non importa di ciò che pensa. Sorrido palesemente, perché oggi potrebbe anche cadere il mondo, ma io mi sposterei insieme a Tara e continuerei la mia giornata così come l'ho architettata. Le due donne si accorgono del mio sorriso e interrompono la loro chiacchierata. "Ti divertiamo per caso?" Dice con tono di finta sfida Lara. "In verità, non vi stavo nemmeno ascoltando. Ho pensato a ciò che faremo dopo e mi è venuto da sorridere." E mentre lo dico guardo Tara ammiccando con palese aria di mistero. "Ma quindi lei ancora non lo sa!?" Mi chiede Lara guardando entrambi. Sfoggio un sorriso soddisfatto in cerca di complicità con la mia amica, mentre Tara è sempre più incuriosita. "Cioè, mi stai dicendo che tu lo sai e io no?!" Ma la sua è più un'esclamazione che una domanda. Nel frattempo Lara sghignazza ed io scoppio in una risata irrefrenabile proprio davanti alla faccia indispettita di Tara. "Credo che tra poco andremo, perché io non reggo più tutto questo mistero." Dice dandomi un pizzico sul braccio e con voce minacciosa. Strizza gli occhi fino a farli scomparire per quanto diventano piccoli. Mi piace, mi piace da morire. Anzi, no. Mi piace da vivere. "Ahi!" Esclamo con finto dolore, mentre mi sento sempre più compiaciuto di questo nostro scambio di battute, di questo suo essere impaziente e so che non rimarrà delusa.

La mia attenzione viene rapita per l'ennesima volta da un nuovo cliente che entra. Questo tavolo è un po' scomodo ad essere sincero. La troppa vicinanza con l'entrata ha più volte distratto sia me che Tara, che in questo siamo molto simili: ci piace osservare le persone intorno a noi e tutto ciò che accade. Forse è proprio questo il suo problema ora. Per la curiosità si è sempre guardata tanto intorno, ma forse questa adesso potrebbe star sfociando in paranoia. Come per gli altri avventori, anche lei osserva il tipo appena entrato, ma questa volta si irrigidisce e diventa subito seria. È un uomo con i capelli brizzolati e la mascella squadrata. Vestito molto bene, con un completo grigio scuro. Sembrerebbe un uomo d'affari e mi chiedo cosa ci faccia qui una persona di questo tipo. Non è certo il locale adatto ad incontri di lavoro. Ma, magari, come a volte succede, anche in questo caso l'abito non fa il monaco. "Tara, che ha quella persona che non va?" Le chiedo senza preoccuparmi troppo della presenza di Lara che, ovviamente, ignora il motivo della mia domanda. "Credo di averlo già visto quell'uomo, ma non riesco a ricordare dove e quando. Mi trasmette una strana sensazione Brandon. Voglio andare via, subito per favore." Mi chiede con un filo di voce. Ha perso tutta la sua sicurezza e spensieratezza nel giro di pochi attimi. La sento tremare accanto a me, allo stesso modo in cui tremava stamattina, però ora so cosa la turba e quindi preferisco accontentarla. "Vado a servirlo io ragazzi. Cerco di capire qualcosa su di lui e vi faccio sapere." Lara non fa domande, ma, come sempre, offre il suo aiuto senza chiedere nulla in cambio. Guarda con tenerezza e preoccupazione prima Tara e poi me, cercando di capire cosa possa essere accaduto fino al punto da turbare la mia donna. Ci alziamo tutti e tre e prendiamo direzioni diverse dopo esserci frettolosamente salutati.

Effettivamente, il tizio brizzolato ci osserva con insistenza mentre usciamo, ma ho paura che adesso Tara mi stia influenzando con le sue insicurezze. Il mio braccio le circonda le spalle rigide e ho addirittura la sensazione che stia trattenendo il respiro mentre varchiamo la porta del locale, per poi rilasciarlo appena ne siamo fuori. Il suo sguardo è rivolto a terra. È di nuovo, completamente, immersa nei suoi pensieri. Cerco di dirle qualcosa per tranquillizzarla "Tara, rilassati. Lara ci farà-" ma non mi fa finire perché drizza di nuovo la testa e mi guarda "Ora ricordo!" Esclama. "Si, mi ricordo dove e quando l'ho visto. Ero con mia madre al parco, Brandon. Ero con mamma e lui ci guardava." Ha iniziato ad alzare la voce tanto che le persone attorno a noi ci guardano incuriosite. "Era su una panchina che fingeva di leggere ma io l'ho notato lo stesso." Si è ormai sciolta dal mio abbraccio mentre continua il suo racconto ad alta voce e gesticola anche animatamente. "Non so perché ci ho fatto caso a lui, forse perché non l'ho mai visto nei paraggi. Ma ho notato che di tanto in tanto ci guardava." La sua voce trema ora. Affanna mentre parla "Guardava me. Guardava me." Mi osserva con gli occhi lucidi, di un verde intenso e trasparente, prima di affondare il suo viso sul mio petto, stremata dall'ansia di questo ricordo. Non le dico nulla. Voglio solo portarla lontano da questo posto e rassicurarla dove si può sentire più sicura.

Raggiungiamo la mia Porsche e la faccio entrare prima di entrare anch'io. Si rannicchia sul sedile con la testa appoggiata allo schienale. Sembra essere più tranquilla ora. "Domani sento Lara e mi faccio raccontare da lei cosa ha scoperto." Le accarezzo la testa, come se fosse una bambina da calmare dopo un brutto incubo. Forse dovrei darle ascolto, ma sono sicuro che la sua sia solo suggestione e nulla più. È particolarmente sensibile in questo periodo e con gli ormoni al comando tutte le emozioni sono amplificate. "Guardami amore mio." Le chiedo, ma non lo fa. "Te ne prego, guardami! Ritorna con me. Non farti rovinare una così bella giornata." Finalmente mi rivolge di nuovo i suoi occhi cristallini. "Ho paura Brandon. Ho paura che il nostro destino sia segnato dalla sfortuna. Come se non ci volesse insieme. Lo abbiamo beffato troppe volte nell'ultimo periodo e ora... potrebbe non esserci solo il destino a metterci lo zampino. Non so che pensare." Scuote il capo, sconfortata. "Davvero, non lo so." Dice in un sospiro prima di buttarsi tra le mie braccia. Stringerla ora è veramente struggente. È fragile come non l'ho mai sentita. Ha sempre dimostrato comunque una grande forza e tanta caparbietà, ma adesso sembra sconfitta. "Lotterò io contro il destino. Lo farò per te, per noi. Tu abbi fiducia in me. Affidati a me ed al fatto che io non permetterò mai a niente di separarci. Perché io ritornerò sempre a riprenderti. Sempre!" Le dico queste frasi con la consapevolezza che devo trovare una soluzione, chiedere aiuto a qualcuno e convincere lei che ne ha bisogno. Posso provare a rassicurarla quanto voglio, ma ogni volta ritorneremo al punto di partenza e non può trascorrere una gravidanza con questo stato di agitazione. Gliene parlerò, ma non oggi. Già troppe cose sono accadute che hanno minato il nostro programma. Ora devo solo farla rilassare e portarla dove so che sarà felice. Le mie mani scorrono sulla sua schiena. La accarezzo piano e sento che lentamente il suo respiro si placa. "Prova ad addormentarti, ti va?" Lei annuisce sulla mia spalla per poi staccarsi da me. Ha il viso stanco a conferma che non ho avuto una cattiva idea. "Mettiti comoda sul sedile. La strada è lunga, hai tutto il tempo per riposarti un po'."

Si appoggia totalmente accanto a me e immediatamente chiude gli occhi. Il tempo di accendere il motore e svoltare l'angolo ed è totalmente addormentata. Se prima pensavo fosse un timore passeggero che potevo affrontare da solo, adesso ho la certezza che, con l'andare dei giorni può solo acutizzarsi e distruggerla. Distruggere noi.


Nota dell'autrice

Ho fatto prima che ho potuto. Spero che vi piaccia ancora leggere questa storia. Fatemelo sapere. Commentate e lasciate una stellina. Lo apprezzerei molto!

Un abbraccio

TY

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro