COME UN TRENO IN CORSA

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Finalmente entriamo nella asettica sala d'attesa dello studio Dolly. Sento ancora dei leggeri tremori interni, ma mi sento meglio. Cavolo, ma cosa mi è preso? Come ho potuto perdere così il controllo? Proprio io e proprio contro ogni mia ripromessa. Brandon ora è sospettoso e dubito che non mi farà domande prima o poi. Per tutto il resto del tragitto non ne ha fatte e mi ha solo tenuto la mano quanto più ha potuto. Sentivo di tanto in tanto il suo sguardo poggiarsi su di me e per questo motivo ho stampato un falso sorriso sul mio volto, in modo da sviare i suoi sospetti. Adesso lui sembra tranquillo. Come mi sento io ora? Da quando ho messo piede in questa stanza sicuramente più tranquilla. Per quanto sia incolore, tutto questo candore sembra darmi un effetto calmante. Mi sento protetta. La mano di Brandon è ancora intrecciata alla mia e noto lo sguardo della receptionist cadere proprio lì nel momento in cui riconosce il mio viso. La donna mi fa cenno di avvicinarmi con un sorriso. Provo a sfilare delicatamente le mie dita da quelle di Brandon, che fa un po' di resistenza finché non cede dopo un mio deciso strattone. Questa volta vedo anche il cartellino sul camice della donna. Si chiama Dolores. Probabilmente la volta scorsa ero così presa dai miei tristi pensieri che nemmeno me ne sono accorta. "Buongiorno... Dolores. Ho appuntamento con Dolly alle 10.30." "Si, si. Lo so." Fa una pausa durante la quale sposta il suo sguardo su Brandon e poi guarda di nuovo me "È lui?" Mi chiede dolcemente bisbigliando. Questo suo interesse mi dovrebbe irritare, ma non so perché, il modo materno con cui me lo chiede, al contrario, mi fa sorridere. Annuisco prima di farle la domanda a cui teniamo sia io che lui "Potrà entrare vero?" "Per l'ecografia non ci sono problemi. Per la visita, in genere Dolly preferisce di no." Annuisco di nuovo, questa volta un po' delusa. "Aspettiamo qui allora." Le comunico un po' intristita da questa informazione. "Ho detto in genere, ma... possiamo chiedere se può fare un'eccezione vista l'eccezionalitá della situazione." dice poi sghignazzando, credo per il gioco di parole che ha messo su pur di farmi sorridere. E ci riesce. Timidamente annuisco un'ultima volta e mi vado a sedere seguita da Brandon che, nel frattempo, era rimasto in piedi a fissare la mia conversazione con Dolores. Guardo insistentemente la porta davanti a me, dietro la quale c'è Dolly. E fremo. Fremo dalla voglia di vedere il nostro bambino, ma ciò che aspetto impazientemente è vedere la faccia di Brandon. Mi voglio gustare ogni espressione del suo viso e fotografarla indelebile nella mia memoria. "Cosa ti ha detto per farti sorridere?" Mi chiede bisbigliando all'orecchio. Le sue labbra toccano leggermente i miei capelli e il suo caldo respiro invade la pelle di quel punto provocandomi un lungo, profondo brivido. Sento le mie guance arrossarsi per la vergogna di provare queste sensazioni in un momento così inopportuno, ma non riesco a dimenticare il nostro bacio di stamattina. Io ho bisogno di sentire di nuovo su di me la sua pelle e deve essere oggi! Ma come potremmo mai fare? Dove? "Era qualcosa di cui ti vergogni? Sei diventata tutta rossa!" Mi chiede ancora. Una risatina leggera e piuttosto stupida risuona nella stanza attirando l'attenzione della ragazza che si trova qualche sedia più in là e di Dolores che, con aria compiaciuta, ci sorride. Mi sento facile preda di un forte imbarazzo quando, per fortuna, la porta dello studio di Dolly si apre. La mia dottoressa è preceduta da una bellissima coppia dai tratti mediorientali. Lei è a dir poco meravigliosa con il suo pancione. Credo sia agli sgoccioli sia per quanto è grande, sia per la fatica che vedo impressa sul suo viso, ma, nonostante ciò, i suoi lineamenti sono così affascinanti da rapirmi totalmente. Gli occhi allungati, scuri, profondi e perfettamente truccati; la pelle olivastra adornata dai colori sgargianti del suo abbigliamento; i capelli neri, lunghi, foltissimi, ma soprattutto lucidi, fluttuano sul suo corpo come un velo di seta. Sarò così bella e splendente anche io? Chissà per quale motivo ho qualche dubbio. La mia bassissima autostima, come sempre, mi fa immaginare una me gonfia, sciatta e arruffata. La mia attenzione su di lei viene interrotta da una Dolly come sempre esuberante che saluta la coppia prima di accorgersi di me, di noi. Si noi, perché nel momento in cui si rende conto della presenza di Brandon il suo sguardo, solitamente aperto e gioioso, si indurisce e si fa serio. Noto una sua terribile occhiata verso di lui e poi un leggero cenno di saluto verso di me. Non si preannuncia nulla di buono. Sento la mia ansia di nuovo salire e il mio corpo di nuovo diventare un fascio di nervi. Peccato, iniziavo a sentirmi molto meglio.

Osservo Dolly parlare con Dolores, la quale le porge un biglietto a cui lei risponde un telegrafico ok per poi chiedere alla ragazza che si trova in sala d'attesa con noi di seguirla. Sparisce nel suo studio senza degnarci più di uno sguardo, lasciandomi dubbiosa su ciò che mi aspetterà. "Tra una ventina di minuti sarà il vostro turno." Ci rassicura Dolores, mentre il telefono di Brandon inizia a vibrare senza che lui mostri alcuna intenzione di rispondere. "Dovresti prendere la telefonata. Magari è importante." Scuote la testa "È Anthony e sa che oggi non mi deve disturbare per nessun motivo al mondo." Fino a poco tempo fa ero io al posto di Anthony e so come ci si sente quando il tuo capo non ti risponde al telefono in caso di urgenze. Abbiamo scelto lui proprio perché è sembrato una persona tranquilla, che sa reggere lo stress e che riesce a valutare le urgenze. Se sta chiamando oggi, pur sapendo di non doverlo fare, vuol dire che è importante. Credo ormai di sapere bene come agisce. In pratica il colloquio gliel'ho fatto io insieme a Brandon. Non avremmo dovuto farlo, per via della privacy, ma ero al telefono ed ho ascoltato tutta la loro chiacchierata. Ho ascoltato il colloquio anche con l'altra possibile candidata, ma mi sembrava una persona troppo ansiosa e, mi dispiace dirlo, troppo in là con gli anni, per poter reggere lo stress e gli orari di Brandon.

Sfilo il telefono dalle sue mani e lo sblocco prima di avvicinarlo al suo orecchio. Per fortuna Brandon ride prima di rispondere. Vuol dire che non è arrabbiato per questa mia iniziativa. Peccato che quella risata si smorzi pochi secondi dopo "Le hai detto che oggi sono in ferie, vero?" dice con durezza. Purtroppo non riesco a sentire cosa Anthony dice dall'altra parte del telefono, ma lo sguardo di Brandon non è affatto contento. "Va bene, la chiamo io. Grazie Anthony. Ci sentiamo più tardi." Stacca la telefonata sbuffando sonoramente e appoggiando la schiena alla sedia e la testa al muro. Chiude gli occhi e vedo davanti a me tutta la sua stanchezza per una situazione che proprio non regge più. Con Pete le cose vanno di nuovo male. Sembravano essersi sistemate quando sono andata via, ma è ritornato ad essere il solito despota, come sempre scorretto. Mi ha detto tutto, si è sfogato e mi ha anche chiesto consiglio. Non sono stata in grado di dargliene. Pete si è sempre comportato bene con me, ma la mia situazione è ben diversa. Io ero una semplice assistente e qualche battibecco l'ho avuto solo con Rachel, ma mai con lui. Forse sarebbe arrivato il momento per lui di cambiare aria, ma non me la sono sentita di consigliarglielo. Non ora, con il bambino in arrivo.

Gli prendo la mano riuscendo ad attirare la sua attenzione. "Devi chiamare Rachel? Puoi andare fuori se vuoi. Ci vuole ancora tempo prima che tocchi a noi." Annuisce, visibilmente non contento di questa risposta, e in silenzio si allontana per uscire. Mi lancia un'ultima occhiata rassegnata e poi sparisce dietro il biancore della porta. Il mio sguardo resta fermo lì, in attesa che lui la varchi di nuovo, spero con spirito più leggero, ma dubito che questo possa accadere. Sento la sua voce attraverso la porta che pian piano si alza. E si, ha perso la pazienza, come da manuale. "Non mi interessa Rachel. Lo sapevate da giorni che sarei stato impegnato per tutto il giorno oggi. Non può convocare improvvisamente una riunione aspettandosi che tutti siano disponibili." Una pausa mi fa intendere che The Queen gli stia ribattendo qualcosa. "Non mi interessa nemmeno di essere l'unico assente Rachel. Come te lo devo ripetere? Non tornerò in sede e no, non mi posso collegare nemmeno con il computer. Ho. Da. Fare!" Dice quasi urlando le ultime parole. Un po' mi dispiace per Rachel, ma solo un po'. In fin dei conti, la sua arroganza non merita poi troppa della mia pena. "No Rachel, non ho intenzione di parlare con Pete. Trova tu il modo di farglielo digerire. Sono sicuro che saprai come fare. Ci vediamo domani." Passano pochi secondi che però mi sembrano infiniti prima che Brandon attraversi di nuovo quella soglia. Il suo sguardo non è affatto più leggero come avevo sperato. In compenso anche la porta dello studio di Dolly si spalanca. È arrivato il momento che tanto attendevamo. Deve essere speciale, deve proprio valere la pena di questa mega incazzatura di Brandon.

Dolly, dopo aver salutato la sua paziente, sorprendentemente, rivolge i suoi occhi solo a lui e il suo sguardo è di nuovo severo, serio. Ho visto quello sguardo poche volte in questi anni e ogni volta mi doveva dire qualcosa che avrebbe poi stravolto i miei sentimenti e la mia vita. Ho timore di ciò che accadrà adesso. Onestamente, non me lo aspettavo affatto. Si avvicina a lui e gli tende la mano. Brandon la stringe con cortesia, nonostante sia stato colto di sorpresa anche lui "Piacere di conoscerti Brandon. Vorrei fare due chiacchiere da sola con te prima di procedere alla visita." Lo sguardo di lui si posa su di me, interrogativo e titubante. Non so cosa abbia in serbo per lui Dolly, ma mi voglio fidare di lei. L'ho fatto in tutti questi anni e voglio farlo ancora. Gli faccio un cenno di consenso con il capo e insieme entrano nello studio.

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"Tanta fatica per cancellarti dalla sua vita, dalla sua mente e dal suo cuore e tu cosa fai? Rispunti dalla porta di servizio!" Sono queste le parole che la dottoressa Fontaine decide di riservarmi non appena entriamo nello studio, con ancora le sue spalle rivolte a me. E ho difficoltà a capire se la sua sia una battuta o una vera e propria accusa, ma propendo più per la seconda. Dopo la telefonata con Rachel, questa conversazione proprio non mi ci voleva. Dovrò dare fondo a tutto il mio misero autocontrollo per non rovinare questa giornata speciale. "Come?" Le dico, fingendo di non capire, sperando di smorzare un po' della sua acredine verso di me. Si gira a guardarmi con un mezzo sorriso amaro sulla bocca. "Li conosco quelli come te. Pieni di finto rimorso e falsi ideali di famiglia. Come posso essere certa che non ti stuferai di lei, del giocattolo nuovo e la mollerai come hai già fatto? Feci un miracolo sai? Quando venne da me la prima volta era completamente chiusa in se stessa, bloccata nelle sue insicurezze rese ancora più solide da ciò che le facesti. Non le veniva il ciclo né riusciva a parlare di se. È stato difficile capire il motivo del suo problema, ma poi si è sbloccata. Io l'ho sbloccata ed è stato un fiume irrefrenabile. Abbiamo fatto lunghe sedute ogni settimana e mi si stracciavano le budella quando parlava di te come la cosa più perfetta di questo mondo. Nonostante ciò che le avevi fatto, non riusciva ad odiarti. Ci ho messo tutto il mio impegno ed il mio tempo libero per farle capire che tu eri solo un ideale, che niente di ciò che aveva visto in te era vero, ma solo frutto della sua mente. Ci ero riuscita, cazzo! Quando mi aveva detto che non ti avrebbe coinvolto in questa gravidanza, inconsciamente ho esultato, nonostante fosse ingiusto per il bambino. Ma credi veramente di poterla rendere felice, proprio tu?" Il suo discorso mi lascia senza parole. Ha parlato ininterrottamente, senza quasi prendere fiato, infervorata dallo scetticismo e dalla diffidenza. E una punta di rancore per qualcosa che probabilmente non ha niente a che fare nemmeno con me e Tara. È a pochi centimetri da me, siamo faccia a faccia e mi guarda dritto negli occhi, mi lancia le sue accuse, senza nemmeno conoscermi, senza sapere cosa realmente provo nei confronti di Tara. Non le rispondo, abbasso solo lo sguardo verso il mio braccio sinistro, alzando la manica per scoprire il tatuaggio. "Ti ha parlato anche di questo quando è venuta l'altra volta?" Il suo sguardo di risposta mi fa capire che questa cosa non ha cambiato la sua opinione. "Si certo, e quindi? Non significa nulla." Ed io non riesco a credere che per lei questo segno indelebile che abbiamo entrambi possa significare il niente. Sbuffo scoraggiato dal fatto che ancora una volta mi ritrovo a dovermi difendere per ciò che ho fatto in passato, anche quello più recente, nonostante Tara mi abbia perdonato e sia andata oltre. "Per noi significa tutto." Sussurro piano. "È la nostra storia scritta sulla nostra pelle. È il segno del tempo perduto che non tornerà mai più. È la prova che il vero amore non ti lascerà mai indietro, ma tornerà sempre sulla tua strada. Sarei stato veramente stupido a non capire tutte queste cose. Ho fatto degli errori ma Tara è una persona coraggiosa e mi ha perdonato. La meravigliosa donna fuori questa porta ha dentro di sé il nostro bambino e non vediamo l'ora di vederlo oggi. Nella nostra vita abbiamo perduto già troppo tempo e io non posso dirti nient'altro per farti cambiare opinione su di me. Il tempo solo potrà dirci se sto sbagliando. Ti chiedo solo di accompagnarci con serenità in questa nostra avventura." I suoi grandi occhi azzurri si stringono fino a quasi diventare due piccoli buchi pensierosi, finché mi tende la mano e con un accennato sorriso disteso finalmente mi parla con pacatezza "Richiesta accordata ma solo perché Tara se lo merita. Ma sappi che ti tengo d'occhio!" Mi scappa una risata liberatoria "Mi sembra onesto concedertelo!" Le dico ricambiando la stretta. Durante tutto questo duro confronto con Dolly ho avuto netta la sensazione che lei stesse parlando più per esperienza personale che in difesa della sua amica/paziente. Sarei curioso di conoscere la sua storia, il motivo di questo rancore che la porta ad essere così sfiduciata verso di noi, verso il sesso maschile. Sono sicuro del suo affetto per Tara, ma credo che ci sia qualcosa sotto. Spero di riuscire a smentire tutti i suoi sospetti e a darle prova che la sua esperienza di vita non deve necessariamente rivelarsi verità assoluta. Nel frattempo mi auguro che faccia ciò che si è ripromessa e si comporti da vera professionista.

Quando apriamo la porta troviamo Tara seduta dove l'abbiamo lasciata. Il suo sguardo rivela una leggera apprensione e non ci voleva proprio vista la sua tensione di stamattina. Forse avrei dovuto parlarne con Dolly prima della visita, ma inconsciamente credo di voler far finta che si sia trattato di un suo momento di debolezza e che tutto sia definitivamente passato. Questa giornata deve trascorrere in maniera impeccabile. Ce lo meritiamo entrambi e già troppe cose sono accadute che hanno provato a minare la nostra serenità. "Tranquilla Tara. È una cosa che faccio abitualmente con i futuri papà. Nulla di strano. Su entra." Il modo in cui questa donna riesce a mentire è credibile e mi dico che lo sta facendo a fin di bene, ma sento tanto disagio nel nascondere la verità a Tara, non mi piace, non dopo averle promesso di dirla sempre.

Attraversa la porta guardandomi dritto negli occhi. Lo so, lo sta facendo per capire se può credere a ciò che ha appena detto Dolly. Il sorriso che le rivolgo è l'ennesimo tentativo di nascondere una conversazione onesta, sincera ma decisamente poco piacevole. "Bene Tara, come credo ti abbia già detto Dolores, non mi fa piacere che i papà assistano alla visita, ma per te voglio fare una eccezione. Tu, Brandon, starai in silenzio e buono accanto a Tara e mi farai fare tutto ciò che devo fare. Durerà poco, poi passeremo alla parte più interessante: l'ecografia." Dice quest'ultima parola in maniera solenne, come se fosse davvero la cosa più importante che esista al mondo. Al momento per noi lo è ed apprezzo molto questo suo atteggiamento. Sta effettivamente donando alla sua paziente il clima e l'attenzione che merita, di cui ha bisogno. Infatti Tara ride strizzando i suoi occhietti verdi e mostrando i suoi denti bianchi. Questo è ciò che io chiamo "momento perfetto", quando lei abbassa tutte le sue barriere, quelle pareti che talvolta ancora avverto come un pericolo tra di noi, come è successo stamattina.

Tara si posiziona sulla sedia per la visita e io, come indicato da Dolly più e più volte, mi posiziono accanto alla sua testa, con la mia mano stretta nella sua. Sono teso lo ammetto. È la prima volta che faccio qualcosa del genere. Nina era autonoma e non l'ho mai accompagnata a nessuna visita medica. Tantomeno ha fatto lei con me. Ora invece sento il bisogno fisico di essere partecipe in tutto ciò che riguarda Tara, così come voglio la sua presenza per me. Quando lei per la prima volta mi ha parlato dell'amore che stava aspettando, quello con la A maiuscola, non riuscivo a capire cosa intendesse, ero confuso e forse non credevo nemmeno che potesse esistere qualcosa di talmente completo da renderti dipendente. Ora è tutto chiaro, tutto così elementare e semplice da individuare, che i miei pensieri di quella sera sembrano quelli di un uomo ormai morto.

Vedo Dolly fare la sua visita e con uno sguardo un po' preoccupato si rivolge a Tara. "Cosa c'è Tara? Perché sei così tesa? Non abbiamo mai avuto questo tipo di problemi. C'è qualcosa che ti preoccupa?" E dicendo quest'ultima frase mi lancia un'occhiata che io percepisco quasi come un'accusa. Invece sono certo che questa sua tensione abbia a che vedere con ciò che è accaduto mentre venivamo qui. Stringo la mano di Tara che emette un suono che vorrebbe essere una risata, ma risulta più uno stridio fastidioso. "Stamattina mi sono svegliata un po' nervosa. Forse saranno gli ormoni però..." fa una pausa e alza il mento per rivolgere il suo sguardo a me. "...Brandon non c'entra. Lui è fantastico." È evidente che non ha creduto del tutto a ciò che le ha detto Dolly, così come lo sguardo che mi ha dedicato poco fa la dottoressa non è passato inosservato. Tara la guarda con intensità quasi minacciosa, tanto da provocare in Dolly un leggero disagio fino a farle distogliere lo sguardo. Non voglio questo, non voglio che si crei tensione tra loro. Non è così che voglio dimostrare la veridicità della nostra storia. Le stringo la mano e riesco finalmente ad avere di nuovo la sua attenzione. Con la scusa di avvicinare la mia bocca alla sua fronte per posarle un bacio le sussurro ciò che mi sta veramente a cuore "È tutto ok. Rilassati." Sento le dita della sua mano nella mia pian piano sciogliere tutti i nodi di cui era posseduta e finalmente sospira come ormai sono abituato a vederle fare per rilasciare la tensione. Dolly continua la sua veloce visita fino alla fine. Mentre sta cambiando i guanti per passare all'attesa ecografia, una domanda a bruciapelo ci mette fortemente in imbarazzo. "Come vanno i rapporti? Avverti dolore o fastidio?" Sento una risata sarcastica voler risalire dal profondo del mio essere ma che schiaccio di nuovo giù. Mi distrae tanto da farmi mollare la presa sulla mano di Tara che scivola dalla mia. Rivolgo il mio sguardo proprio a lei che ha il viso tutto rosso e gli occhi sgranati a guardare la sua dottoressa, come a volerla rimproverare per questa domanda che, sarebbe anche normale, ma nella nostra situazione suona paradossale. In quel momento la mia risata non resiste più ed esplode roboante nella stanza e la mano di Tara colpisce il mio stomaco proprio in quel momento. "Non ci credo! E da quanto?" Chiede divertita Dolly. Tara alza le spalle "Dal giorno prima di... insomma..." sbuffa infastidita ora. Questa ulteriore domanda le ha riportato alla mente il ricordo di me e Nina, ne sono certo. Devo toglierle velocemente quell'immagine dalla testa. "Rimedieremo presto! Non ne abbiamo avuto occasione, ma rimedieremo. Dopotutto, non è importante. Ora conta solo che lei stia bene." Dico prendendole di nuovo la mano e baciandone il dorso, sotto gli occhi assorti di Dolly. Forse non si aspettava da me tutto questo. Chissà quanto donnaiolo pensava che fossi. "Oookeeeey!" Dice ad alta voce la dottoressa, cercando di alleggerire la tensione. "Siete pronti per la proiezione?" Dice con lo stesso tono solenne che aveva usato anche prima. Tara annuisce con estrema convinzione, nello stesso modo in cui farebbe una bambina se le si chiedesse se vuole una caramella. Mi stringe la mano e, senza guardarci, osserviamo minuziosamente e in religioso silenzio ogni movimento preparatorio all'ecografia. Tara già si è distesa e percepisco tutta la sua emozione vedendo come respira pesantemente. Mi sembra quasi di sentire il battito velocizzato del suo cuore, ma forse ciò che sento è il battito del mio cuore. L'emozione sta travolgendo anche me ed è un attimo così bello ma anche così ricco di tensione.

Ogni movimento sembra proiettarsi con estrema lentezza davanti ai miei occhi, quando invece vorrei che tutto si svolgesse il più velocemente possibile. Dopo aver sparso una quantità enorme di gel sulla pancia di Tara, lentamente, troppo lentamente, Dolly le avvicina la sonda fino a quando qualcosa compare sul monitor. Qualcosa che, per quanto sia incomprensibile ed indecifrabile, mi provoca un leggero ed incontrollato tremore interno. "Lo so, vi può sembrare tutto confuso, ma vi posso dire che le cose stanno procedendo bene. Al momento è ancora un esserino con la coda, ma pian piano sta prendendo le sue forme e sta formando i suoi organi interni. Vedete questo puntino che sembra intermittente?" Con il dito indica una parte dello schermo che effettivamente sembra una lucina impazzita. La mano di Tara si avvolge completamente attorno alla mia e sento le sue dita tremare leggermente. Non so cosa stiamo guardando, ma sono certo che si tratti di qualcosa di molto importante, perché inconsciamente il mio respiro si è fermato. Mi travolge il presentimento che stia per accadere qualcosa di ancora più emozionante di tutto questo. Nel silenzio della stanza sentiamo emergere piano un rumore. All'inizio sembra solo un fruscio, ma man mano che il volume aumenta sembra quasi il rumore di un treno in corsa. Incalzante e rapido. Sia io che Tara in contemporanea guardiamo Dolly e non riesco a nascondere l'ansia e il pensiero che, forse, non tutto stia andando come deve andare. La mia domanda è appoggiata sulla punta della mia lingua, pronta per prendere forma in parole, ma la dottoressa ci precede, con tono basso, quasi sussurrato ed impercettibile. "È il suo piccolo cuore!" E mentre sento tutta la tensione svuotare completamente il mio corpo, percepisco Tara accanto a me emettere un respiro profondo, fremente e liberatorio. Con il mio braccio avvolgo le sue spalle. Trema ancora, anche più di prima. Se già io sto provando l'emozione più intensa che la vita mia abbia offerto, posso solo immaginare tutta la gamma di sensazioni che la stanno assalendo. Ha il dono di portare dentro di sé un carico prezioso. Ci vorrà ancora un po' di tempo prima che potrà sentirlo muovere, ma tra loro c'è già un rapporto, un legame imprescindibile. E la amo, li amo entrambi per tutta la gioia immensa che sto provando.

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Mentre mi rivesto, sento ancora qualche piccolo strascico di tremore. Un buon tremore però. Meccanicamente inclino il capo fino a rivolgere i miei occhi alla mia pancia. È lì dentro ed è così vero. Sembra quasi che fino ad ora saperlo non fosse abbastanza, come se questa esperienza fino ad adesso fosse vissuta da qualcun'altra e non da me. Finché però non l'ho visto ed è stato così reale, vero, concreto. Alzo lo sguardo ed incontro quello di Brandon. Ha un piccolo sorriso ad illuminare il volto già splendente per la felicità. È ancora così strano pensare che io e lui, nel giro di 9 mesi, abbiamo stravolto le nostre vite fino a ritrovarci a questo punto. Mi si avvicina ancora con quel meraviglioso sorriso stampato in faccia. Oggi è ancora più affascinante con i suoi abiti informali. Lo preferisco in questa versione, anche se è comunque inconfondibilmente elegante. Sei pronta per la prossima tappa del nostro tour?" Mi dice appoggiando un bacio sulla mia testa. Adoro questo gesto. Mi fa sentire non solo amata, ma protetta e rispettata. A volte mi ritrovo a pensare di essere schizofrenica. Sono passata dall'insofferenza verso di lui alla più totale devozione. La mia risposta affermativa alla sua domanda è implicita. Sfioro il suo viso con la punta delle dita e ricambio il sorriso. "Che cosa avete in programma adesso?" Chiede curiosa Dolly. Meno male. Ho avvertito un po' di tensione tra loro all'inizio, ma man mano che procedeva la visita ho sentito la sua diffidenza verso Brandon sciogliersi. Sono proprio curiosa di sapere cosa si sono mai detti in questa stanza senza di me. Lei non me lo dirà mai, ma Brandon... troverò il modo per farlo confessare. Non subito, ma a tempo debito. L'importante ora è che la mia bionda dottoressa riesca perlomeno a tollerare la presenza del mio... uomo? Compagno? Fidanzato? Boh, in realtà, a parte qualche tenerezza ogni tanto e l'episodio passionale di stamattina, dall'esterno sembriamo più dei buoni ed educati amici. Non viviamo insieme, non mi ha chiesto di sposarlo e non facciamo l'amore da qualcosa come un mese in cui è accaduto di tutto. Cosa siamo? "Tara?" mi richiama alla realtà Brandon. "È tutto ok?" Sgancio i miei pensieri dalle mie solite paranoie che mi portano come sempre a rimuginare più del dovuto sulle cose e rispondo alla domanda di Dolly "Mi deve presentare una sua nuova amica. Si chiama Lara, capisci cosa intendo?" Dico roteando gli occhi all'insù. E la schietta risata di Brandon colpisce le mie orecchie. "Che c'è? Che hai da ridere adesso?" Gli chiedo fintamente offesa. "Sei gelosa!" Mi sta provocando? Si, penso proprio di sì. "No che non lo sono, solo non capisco che necessità c'è di conoscere questa Lara. Che poi, ha il nome simile al mio..." dico fingendo ancora di essere offesa, ma adesso con un po' meno finzione. "Per caso hai paura che mi possa confondere?" Continua a provocarmi? "Provaci soltanto..." Eh si, ora mi sono veramente offesa. "Hey ragazziii! Vi ricordo che io sono qui e che questo è ancora il mio studio!" Dice Dolly divertita dalla nostra scenetta. E menomale, perché probabilmente avrei dato di matto e rovinato tutto. Si, sono gelosa e non mi vergogno ad ammetterlo con me stessa, ma, con Brandon, non lo ammetterò mai!

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