ATTIMI DI TENSIONE

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26 gennaio
"Voglio farti conoscere una persona. Una mia nuova amica senza la quale non avrei superato quei giorni senza te." Donne, donne e ancora donne circondano quest'uomo. Non so se essere arrabbiata perché l'ennesimo essere di sesso femminile si sia avvicinato a lui o se essere grata a questa persona per averlo sostenuto in un momento in cui non aveva nessuno che lo supportasse. Certo la cosa mi ha incuriosita perché non ha voluto darmi dettagli. Me ne ha parlato solo due giorni fa e in modo molto generico, ma ha detto che, dopo la visita e l'ecografia, mi avrebbe portato a pranzo in un posto particolare dove l'avrei conosciuta. Non ho fatto domande. Mi ha chiesto di fidarmi e io lo sto facendo. D'altronde in queste ultime settimane non mi ha dato nessun motivo per farmi pentire della decisione presa. È stato con me quasi in tutti i suoi momenti liberi dal lavoro, anche se in alcune circostanze è stato misterioso, ma mi ha ripetuto che mi devo fidare, che qualsiasi cosa mi possa sembrare strana adesso, presto avrebbe assunto un significato e ne sarei stata contenta. E io mi fido. Devo fidarmi. Il contrario significherebbe ammettere che la mia è stata una decisione sbagliata. Significherebbe cedere ad altre mie paranoie, altre lotte interne che non mi farebbero stare tranquilla e, onestamente, sono sufficienti i sonni agitati, le urla o i singhiozzi che nella notte rompono il silenzio della mia stanza a farmi agitare, così come lo sono il sudore sulla fronte e le lacrime che mi bagnano il viso al risveglio senza che però me ne ricordi il motivo. Si, mi bastano già tutti questi turbamenti inconsci e la costantemente sensazione di essere osservata, di avere quasi sempre qualcuno che mi guarda, che mi segue, che mi osserva. Mi basta la mia necessità costante di guardarmi attorno di continuo quando sono fuori casa, cercando con sospetto qualcosa di strano, impedendomi, quindi, di rilassarmi. Sì, decisamente è sufficiente già tutto questo, per cui qualsiasi altro tipo di pensiero o inquietudine è decisamente da tenere a freno. Per questo ho deciso di rilassarmi almeno nel mio rapporto con Brandon, proprio perché dentro di me serpeggia un malessere costante, la paura che qualcosa di brutto possa accadere, come pegno di troppa felicità, come debito da pagare per qualcosa che sarebbe dovuta accadere e che invece non è accaduta. Mi ha raccontato tutto Brandon. Mi ha detto esattamente come sono andate le cose e come quella notte sia riuscito ad evitare un incidente che altrimenti gli avrebbe causato la morte. Un brivido mi percorre la schiena al pensiero e non è per il freddo, anche se la temperatura in questi ultimi giorni si è di nuovo irrigidita. Forse non è stata una bella idea aspettare Brandon sul patio. Avrei dovuto pensarci bene prima di prendere questa decisione. In fondo, è dalla sera del nostro riavvicinamento che questo posto non mi da più la sensazione di tranquillità che mi dava di solito. Quella è stata l'ultima volta, perché è proprio qui il luogo in cui maggiormente mi sento a disagio, in cui la paura si fa più stringente. Anche se mi guardo attorno, però, non c'è nulla di strano che possa giustificare tale sensazione. Allora a cosa può essere dovuta tutta questa agitazione che provo ogni volta che non sono dentro casa? Qui attorno è sempre tutto uguale e le stranezze fanno presto a farsi notare. L'unica cosa diversa in questo periodo sono delle automobili, una diversa ogni giorno, parcheggiata poco più in là nel viale, ma di cui non riesco a capire la proprietà. Qui è un posto tranquillo, ci conosciamo tutti da anni e, bene o male, sappiamo le abitudini di ognuno dei vicini. È un modo per sentirsi sicuri e guardarsi le spalle l'un l'altro. Ma queste automobili sono proprio sconosciute. Ho chiesto anche a mamma e non mi ha saputo dare una risposta, ma nemmeno ha dato peso alla mia domanda. Oggi, per esempio, l'auto è rossa e, maledizione, non ne capisco proprio nulla di motori, quindi, se me lo chiedessero, non saprei nemmeno dire di che modello si tratta. Una volta ho anche pensato di avvicinarmi, ma mi è mancato il coraggio. Quando l'idea mi ha accarezzato la mente, un campanello di allarme è risuonato dentro di me e mi ha fatto desistere. Ho intenzionalmente evitato di raccontare tutto a Brandon perché... cosa gli potrei mai dire? Che ho spostato le paranoie che avevo riguardo lui su altri soggetti? Che, se lui non c'è, mi sento perseguitata da strane sensazioni di pericolo, quando magari si tratta solo di una mia fantasia che è frutto di sonni agitati per chissà quale altro motivo o generata semplicemente dagli ormoni? Dopo tutto quello che abbiamo passato e vissuto, dopo tutto il dolore che ci ha attraversato e quello che lui ha dovuto subire a causa delle mie insicurezze, questo lo porterebbe a stufarsi di me, ne sono certa. No, devo andare avanti così come sto facendo. Potrò confidargli qualcosa solo se, e quando, ne sarò sicura. Non posso rischiare di rovinare tutto proprio ora, proprio quando, come per un incantesimo, sto ottenendo tutto ciò che desideravo da lui. Sto riscoprendo l'uomo che mi ha fatto innamorare, ma con qualche aspetto sconosciuto in più. Premuroso, dolce, attento anche alle piccole sfumature. L'unico lato negativo tra noi è la mancanza di intimità. Non me lo ha fatto mai notare, ma dopo 2 settimane sono io a sentire di volere di più. Lui infatti non si avvicina mai per cercarla. I suoi baci sono sempre casti così come il suo modo di accarezzarmi, ma i suoi occhi... oh, i suoi occhi spesso hanno mentito e ora vorrei poter trovare l'occasione per suggellare questa nostra ritrovata armonia, ma avere un posto tutto per noi al momento è veramente complicato. A casa sua non me la sento proprio di tornarci e qui c'è sempre qualcuno a presidiare. Non c'è mai una volta che i miei familiari manchino tutti insieme. Potremmo fare un salto indietro nel tempo e appartarci in macchina come due adolescenti, ma Brandon non mi sembra il tipo e, onestamente, non siamo più dei ragazzini arrapati che hanno bisogno di fare questo. Arriverà il momento, quando i tempi saranno maturi e l'occasione sarà quella giusta. E sarà magica ed indimenticabile come ogni singola volta in cui abbiamo fatto l'amore. Le ricordo tutte ed ognuna mi ha lasciato una traccia indelebile e ben distinta nella memoria.
La Porsche di Brandon fa capolino alla fine del viale e finalmente quel senso di agitazione che provo ogni volta che mi ritrovo da sola qui fuori, svanisce per incanto. Si, un incanto, non faccio altro che ripetermelo quando lo osservo, quando mi tiene la mano, quando mi guarda con i suoi penetranti occhi marroni. Ora lo vedo con chiarezza tutto il profondo amore che prova per me. La stranezza di questo nostro rapporto è che, dopo i primi giorni in cui mi ha fatto centinaia di domande sulla gravidanza, sulla prima visita e sul bambino, poi non ne ha più parlato. No, non sta facendo finta che non esista, né sta rifiutando la situazione. Ho esattamente chiaro cosa sta accadendo. In questo momento ha messo me al primo posto nella classifica delle sue attenzioni. Perché lui mi avrebbe voluto comunque, anche senza questo bambino, ma a volte mi ritrovo a chiedermi cosa ne sarebbe stato di noi se questo angelo non fosse atterrato per rimetterci insieme. Lui aveva rinunciato a combattere per noi, perché io non gli avevo dato più alcuna speranza e, per quanto ne sapeva, stavo addirittura per sposare un altro uomo. Invece ora eccolo che scende dalla sua amata macchina sportiva, il sorriso che illumina il suo viso finalmente felice come non l'ho mai visto. Sale le scale per raggiungermi sul patio e si ferma di fronte a me. Mi osserva senza dire una parola, ma sul suo volto traspare tanta emozione. A pensarci bene, è un giorno importante soprattutto per lui. "Come ti senti?" gli chiedo flebilmente. Il suo sorriso si allarga fino a mostrare i suoi denti bianchi e ad evidenziare le rughette attorno agli occhi. Adoro quando succede! Le mie dita si muovono e vanno a sfiorare quelle piccole, deliziose pieghe che sono la firma del suo benessere. Lui chiude gli occhi inspirando profondamente. "Ora che sono qui mi sento molto meglio." Mi dice dandomi un delicato bacio sulla guancia. Mi prende la mano che ancora indugia sul suo viso e bacia anche questa, nel palmo, soffermandosi un po'. Un bacio, poi il secondo. Al terzo le sue labbra si schiudono sulla mia pelle. L'altra sua mano scivola sul mio fianco fino a raggiungere la mia schiena, attirandomi lentamente a lui e io sono come ipnotizzata dal linguaggio del suo corpo che finalmente dimostra di desiderarmi come ha sempre fatto. Mi lascio trascinare dai suoi movimenti lenti e precisi. Le sue labbra si appoggiano sulla mia tempia per poi immergere il suo viso nei miei capelli. Inala il mio profumo con un profondo respiro. Lo fa due volte prima di emettere un piccolo gemito sul mio collo. Io riesco solo a spostare la mia testa per consentire al suo viso di incastrarsi meglio lì, dove sento la vena battere al ritmo concitato del mio cuore. Tutto il resto del mio corpo è un groviglio di emozioni e brividi. "Il tuo profumo mi fa impazzire come sempre. Sei ogni giorno più bella, ogni giorno più eccitante." Respira sulla mia pelle, che reagisce al contatto con lui e alle sue parole. Un brivido percorre lungo le mie gambe fino al centro della mia femminilità e queste iniziano a cedere sotto le sue chiare voglie. La sua bocca risale la linea del mio collo, poi la mandibola, sfiorando la pelle con le labbra semiaperte. Sento il soffio del suo respiro lambire la mia epidermide fino alla mia guancia. "Ogni giorno più irresistibile." Mormora accanto all'angolo delle mie labbra. I suoi occhi guardano con intenso desiderio nei miei. I nostri corpi si premono l'uno contro l'altro, il mio possessivamente tenuto contro il suo dalla sua mano dietro la schiena, che mi spinge con dolcezza e fermezza. L'altra mano raggiunge la mia nuca e con il pollice massaggia la mia guancia con un movimento lento e sensuale. Da un giorno all'altro l'uomo dalle caste maniere ha ceduto il posto al vecchio, insaziabile amante. Cosa è successo perché oggi si comporta così? Ma alla fine, cosa importa? Bramo quelle labbra, bramo di respirare attraverso la sua bocca, bramo di sentire la sua lingua sulla mia. E le sue labbra si aprono sulle mie, le racchiudono, voraci ed ardenti. Un morso pieno di desiderio tanto da non farmi trattenere un rantolo di piacere. Brandon stacca la sua bocca regalandomi un ampio sorriso pregno di soddisfazione e voglie. Un attimo in cui i nostri sguardi si scontrano in uno scambio di pensieri voluttuosi. La sua bocca si avventa di nuovo sulla mia, aprendola con la sua lingua e cercando la mia, mordendola, succhiandola. Vorrei che non stessimo su questo patio, vorrei fossimo tra quattro mura per concedere il mio corpo all'uomo che amo con tutta me stessa. Vorrei che questa sua lingua che scava con lascivo ardore nella mia bocca potesse percorrere il mio corpo che sento sempre più rovente. La mia e la sua lingua si intrecciano, dimentichi entrambi del luogo in cui ci troviamo e degli impegni della nostra lunga giornata. Un bacio talmente desiderato da essere difficile da staccare. In un unico respiro, le nostre bocche si intrecciano e fondono insieme, perfettamente incastrate, fino a farci rimanere senza fiato. Fino a sentire l'ultimo alito che ci permette di sopravvivere e quindi costringerci a dividerci, affannati e soddisfatti. Mi stringe forte a se, la mia testa sul suo petto. Sento il suo cuore battere contro il mio orecchio, forte e irregolare, proprio come sta battendo il mio. Questo momento per me potrebbe durare tutta la vita ed io potrei comunque sopravvivere senza dormire e senza mangiare, cibandomi solo di questa forte emozione. Tra le sue braccia con il suo stesso desiderio e la sua stessa voglia di amarci, fino in fondo. "Ti amo. Con più intensità ad ogni giorno che passa. Mi sembra impossibile che abbiamo rischiato di perdere tutto questo. Tu mi hai reso un uomo migliore. Sono un uomo felice solo perché respiro la tua stessa aria e contemplo il tuo stesso cielo. Riesci a renderti conto di come mi hai ridotto?" Dice ridendo e stringendo ancora di più l'abbraccio attorno alle mie spalle. "Ne sei pentito?" Gli chiedo per provocarlo, ma so che non lo è. "Sono pentito di non avertelo detto prima, di non averlo compreso in tempo." Mi bacia la testa e scioglie il nostro abbraccio. Il mio viso inevitabilmente si piega in una smorfia di dispiacere, ma sono consapevole che dobbiamo andare e che le effusioni di cui siamo capaci non sono proprio indicate per il luogo pubblico in cui ci troviamo. "Non avere timore. La giornata è lunga e piena di sorprese." Mi dice ammiccando. Sorprese? Non so se ne voglio. Onestamente non amo le sorprese. Di solito le intenzioni sono buone ma la riuscita è sempre un'incognita che potrebbe rivelarsi al 50% negativa. E Brandon coglie la mia perplessità mentre prova a schiodarmi da questo patio, tirandomi per la mano. "Andiamo! Non avere paura. Non ce n'è più bisogno!" Paura, già. Quella c'è sempre. Giro il mio sguardo verso la macchina rossa. È ancora parcheggiata lì, come se fosse ormai parte integrante del paesaggio, ma io sento che non lo è. Perché adesso mi sento di nuovo così agitata? È stato tutto così intenso e travolgente poco fa, perché devo rovinare tutto? "Che hai Tara? C'è qualcosa che ti impensierisce?" L'uomo premuroso delle ultime settimane ritorna ad affacciarsi sul viso di Brandon. Scuoto la testa per negare, accennando un sorriso forzato. Purtroppo Brandon non crede ai miei gesti e alle mie parole. Si avvicina, con questa premura di cui non mi abituerò mai, e mi prende il viso tra le mani. Percorre con le sue iridi castagna i miei lineamenti, con dolcezza e sicurezza. "Non ho preso un giorno di ferie col rischio che poi si rovinino le cose. Se ti dico che devi stare tranquilla, devi starne sicura." Le sue labbra si stampano sulle mie. Un bacio che ne racchiude tanti altri come se mi volesse instillare tutta la sua determinazione. Quando libera le mie labbra, il suo braccio avvolge le mie spalle e mi trascina verso la macchina. Apre lo sportello per farmi entrare e in quel momento, con la coda dell'occhio, noto la macchina rossa che si muove per poi allontanarsi. Il mio corpo, al passaggio davanti a noi, ha un fremito incontrollato che Brandon coglie subito e interpreta a modo suo "Hai freddo?" Lo guardo, sommersa da pensieri e sensazioni negative che non riesco a dominare né a comprendere. Devo smetterla, dannazione! Annuisco per tranquillizzarlo e mi infilo nell'abitacolo stringendomi nel mio soprabito. Prima fermata: Dolly Fontaine.
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Osservo la strada con attenzione mentre ci dirigiamo dalla ginecologa. Da quando ho rischiato quel brutto incidente guido con molta più prudenza. Oggi, poi, ho un carico molto prezioso accanto a me. Sono nervoso, lo ammetto. È un giorno importante per molti motivi e il primo sto per vederlo con i miei stessi occhi. Sono così felice che mi sembra irreale e impossibile. Ed è tutto merito di questa donna, la mia donna, che mi ha reso l'uomo che sono ora. Fermi al semaforo la guardo raggomitolata nel suo soprabito. Ha preso finalmente un po' di peso in queste settimane ed il suo viso ha di nuovo la sua distintiva forma rotonda. Ero preoccupato perché continuava a non mangiare per paura delle nausee, ma ora, almeno a cena, riesco a farle mangiare qualcosa in più e, passando poi la serata insieme, riesce a distrarsi e a non pensare troppo ai suoi disturbi. Prova che molto del suo malessere nelle passate settimane era psicologico. I capelli sono teneramente arruffati dalle mie carezze durante il nostro scambio di effusioni e gli occhi puntati a guardare distrattamente la strada, strizzati così come le sue labbra, premute l'una sull'altra in una linea di tensione. Le cose sono cambiate in fretta dopo quel bacio e non riesco a trovarne una spiegazione. Sembrava andare tutto perfettamente fino a poco prima di partire. Non lo avevo premeditato, quel bacio, tanto meno avevo immaginato di spingerlo in quel modo, ma è stato inevitabile. Sono due settimane che desideravo sentire il suo sapore nella mia bocca in quel modo. Sono troppi giorni che penso a come sarà quando faremo di nuovo l'amore e ora ho la certezza che potrà essere molto, molto presto. Con quel bacio sono stato certo che il mio desiderio di unirci è pienamente corrisposto. Poi, in un battito di ciglia, il suo umore è cambiato. Improvvisamente, si è irrigidita e si è allontanata nei suoi pensieri. Quel fremito che ha percorso il suo corpo non era per il freddo. Ha avvertito qualche sensazione che ha voluto nascondermi. Vorrei chiederle ancora cosa non va, ma so che è meglio lasciarle il suo spazio. L'ho imparato a mie spese. Posso solo rassicurarla facendo finta di niente. Spero le passi e che riusciremo a trascorrere una splendida giornata.
Ripartiamo dopo un lungo tempo in cui il rosso del semaforo sembrava non volesse diventare mai verde. Sono le 10.00 del mattino e tra mezz'ora abbiamo appuntamento con il nostro bambino. Lo vedrò per la prima volta e mi chiedo come sarà, che sensazioni proverò. Non ho mai visto una ecografia, non ho alcuna idea di cosa dovrò aspettarmi e sento solo tanta agitazione. Il mio cuore batte accelerato senza sosta da stamattina, quando ho aperto gli occhi e ho realizzato che si trattava del fatidico giorno. Parlarne è stato facile, ma oggi è... wow. Solo a pensarci mi sento esplodere il cuore in petto dall'emozione. E condividere questo momento con Tara sarà qualcosa che segnerà per sempre la mia vita, le nostre vite. Comunque, è lei ciò che mi interessa prima di tutto. Il resto è solo una cornice meravigliosa al nostro quadro che sarebbe potuto esistere anche senza. "Dimmi un po', che tipo è la tua ginecologa?" Le chiedo nel tentativo di distoglierla dai suoi crucci. "Come?" Mi chiede con tono e sguardo vacui, come se l'avessi strappata senza preavviso da un profondo baratro. Le ripeto la domanda "La tua ginecologa, che tipo è?" La risposta di Tara scivola acida dalla sua bocca e mi lascia amareggiato e sorpreso. "Ti ho raccontato della prima visita, avresti dovuto capirlo. Non c'è altro da dire!" Stringo il volante cercando di mantenere il controllo ma, per quanto io la ami e capisca che devo avere pazienza, la mia natura scalpita e dentro di me un frullatore entra in moto e il suo nome, incontrollabilmente, fuoriesce dalla mia bocca, urlato e privo di quella calma che mi ripeto che dovrei mantenere. Il viso di Tara, sorpreso dalla mia reazione, è sormontato dai suoi occhi verdi, sgranati e sorpresi. Accosto e, prima di parlare, prendo un lungo respiro. Prendo esempio dalla maestra che ho accanto e cerco di riprendere il controllo. Non riesco a guardarla perché ho paura che ora la rabbia possa prendere il sopravvento, di non riuscire a gestire le mie emozioni. "Dannazione! Ci sto provando Tara. Davvero e con tutte le mie forze. Voglio che questo giorno sia indimenticabile, ma tu non mi aiuti e se ho fatto qualcosa che ti ha ferito, dimmelo! Dimmelo subito, non sedimentare dentro di te qualcosa che potrebbe minare il nostro rapporto. È inutile e dannoso e io non te lo posso permettere!" Quando mi giro a guardarla, sul suo volto trovo stupore e nei suoi occhi leggo che le mie parole le sono suonate strane e senza senso. Come se si stesse svegliando ora da un sonno in cui era sprofondata e da cui l'ho svegliata. "Io... io..." balbetta all'infinito, con le labbra tremanti. Le sue mani che fanno su e giù in aria per poi finire di nuovo sul suo grembo ad intermittenza mi fanno innervosire, ma non di rabbia. Sento tutto il suo disagio, ma non mi pento di aver fatto ciò che ho fatto. Dovevo spezzare quel suo modo di agire, qualsiasi ne fosse la causa. Le fermo con le mie, ne stringo ognuna in una mia mano e intreccio le nostre dita. Fa un po' di resistenza e mi fa un po' faticare. Cavolo, sono rigide e ferme. Di solito non sono così. Sono sempre così morbide e accoglienti. Evidentemente va peggio di quanto immaginassi. "Respira Tara. Respira piano, lentamente. Facciamolo insieme, ok?" Mi guarda senza capire, ma fa esattamente quello che le dico. Respiriamo insieme per qualche secondo, gonfiando a fondo i nostri petti, guardandoci negli occhi per seguire, e sentire, il respiro dell'altro. Quando sento le sue mani che piano piano diventano di nuovo rilassate, capisco che la tensione sta scivolando via dal suo corpo, allora provo a farle un occhiolino a cui lei risponde con un lieve sorriso all'angolo della sua bocca, che è ancora leggermente arrossata dai miei baci di prima. Rispondo anche io con un sorriso, un po' più largo del suo, per incoraggiarla. So che può fare di meglio e dopo un po' di insistenza riesco ad ottenere ciò che volevo. Finalmente sorride. Finalmente la mia Tara è tornata in se. La bacio sulla fronte, sfiorandola per il timore che questa tranquillità possa di nuovo sfuggire via. Per ora non azzardo domande. Più tardi, forse, le chiederò cosa è successo. Per ora, mi sta bene che sia passato, ma non nascondo a me stesso che sono preoccupato. Qui non sono solo gli ormoni ad essere agitati, ma sono anche saltati i suoi fragili nervi.
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Spazio autrice:
Ce l'ho fatta!
Scusatemi l'attesa, ma questo capitolo, così come quelli a venire, sono difficili e delicati. Si sta instaurando un nuovo rapporto tra i due e la situazione è seria, quindi mi è capitato di scrivere e cancellare molte volte prima di essere convinta. Tara continua a sentirsi insicura e Brandon ormai è totalmente devoto a lei, ma vivono comunque sul filo del rasoio che questa loro magia possa dissolversi da un momento all'altro. Il malinteso è dietro l'angolo e potrebbe rovinare tutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate e please, lasciate una stellina!
TY

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