Capitolo 8

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Chat era sdraiato sul letto, stringeva Marinette come se sarebbe potuta svanire da un momento all'altro e osservava la finestra.
La notte era tranquilla, le stelle splendevano nel cielo; però il suo animo era inquieto. L'impressione che da un momento all'altro tutto quello si potesse distruggere gli perforava i pensieri, impedendogli di ragionare lucidamente.

Come a confermare le sue paure, nell'aria si sentì un boato. Sapeva bene che quello potesse significare un'unica cosa: una nuova akuma.

Marinette spalancò gli occhi e lo osservò impaurita. Si guardarono qualche secondo poi lei annui -Vai, forza- lo incitò.

-Torno presto, non preoccuparti- le rispose, svanendo per l'ennesima volta da quella finestra.

Marinette si alzò con cautela, stando attenta a non premere qualche pulsante, poi con cautela iniziò a controllare gli infermieri di turno. Un giovane uomo stava seduto sulla sedia di fronte alla sua stanza, ma dormiva così beatamente che gli sarebbe stato impossibile accorgersi della sua fuga momentanea.

I medici le avevano detto di non poter compiere troppi sforzi e che sarebbe dovuta rimanere a riposo qualche altro giorno, ma in quel momento venivano messe in discussione le sue responsabilità da supereroe e lei doveva rispettarle. Quindi, nel buio di quella notte, mormorò le fatidiche parole che la trasformarono nel suo alter ego. Tikki l'aveva guardata severamente, però non poteva rifiutarsi dal compiere il suo compito di kwami e dovette per forza anteporre il bene di Parigi alla sua preoccupazione.

Marinette si librava tra i tetti grazie al suo yo-yo, l'aria le sferzava il volto e lei sorrise: le era mancato essere Ladybug.

Fu facile scovare il luogo della battaglia; l'akumizzato di quella notte era veramente rumoroso.
Nonostante si sentisse un po' affatica, vedere Chat Noir combattere strenuamente le fece riacquisire la forza necessaria per immergersi nella lotta.

-Ben arrivata!- la salutò il ragazzo arrivato con un balzo di fianco a lei.

-Di buon umore, gattino?- chiese Ladybug, prima di spostarsi su un altro palazzo per evitare l'attacco del nemico. Il biondo si stupì un po' di quella domanda, di solito l'eroina tentava di essere il più professionale possibile, evitando in ogni modo domande sulla loro vita privata.

-Se non ci fosse stato quest'akuma nel pieno della notte, direi di sì- le rispose Chat mentre la seguiva tra i vari tetti.

Il mostro pareva essere a tutti gli effetti un deejay, lanciava dischi contro le persone e quando si innervosiva, come in quel momento, dal suo copro fuoriuscivano delle onde sonore talmente forti da scaraventare le persone a circa venti metri di distanza. Era molto pericoloso, soprattutto se continuavano a combatterlo a distanza; eppure avvicinarsi a lui era quasi impossibile.

Si presero del tempo per osservarlo nei suoi movimenti, cercando di intravedere dove fosse intrappolata la farfalla nera. L'unica cosa che sembrava potesse contenere l'akuma furono le cuffie, così diressero le loro attenzioni su di esse.

Chat Noir si avventò sull'akumizzato, velocemente allungò il suo bastone e riuscì a colpire il nemico al fianco, ma il contrattacco arrivò con potenza: un'onda sonora lo scaraventò contro la facciata di un'abitazione facendogli quasi perdere i sensi.

Ladybug osservò lo schianto spaventata, ma vederlo rialzarsi le fece tirare un sospiro di sollievo. Corse da lui schivando i vari dischi e, appena gli fu vicina, decise di chiamare il Lucky Charm: era arrivato il momento di finirla con quella situazione, o qualcuno si sarebbe fatto seriamente del male.

Nelle sue mani si materializzarono dei guanti rossi a pois neri; nella mente le sorsero dei dubbi: avrebbero potuto sconfiggere quel nemico solo con quei pezzi di stoffa? Poi l'idea geniale le comparve sotto gli occhi di fretta, come un lampo a ciel sereno.

-Chat, devi distrarlo- affermò, richiamando l'attenzione del suo compagno su di sé.

Il ragazzo-gatto si ributtò nella mischia contro quell'avversario, iniziò a destreggiarsi velocemente evitando con maestria gli attacchi; sembrava quasi che la botta di prima non gli avesse causato danni.

-Lo sai che la tua musica è proprio micidiale? - prese in giro l'akumizzato. Dietro di sé sentì la risata dolce dell'eroina di Parigi e se ne stupì, di solito non rideva mai alle sue battute. Quella notte la ragazza, sua compagna d'avventure, lo stava stupendo e facendo preoccupare allo stesso tempo: a cosa era dovuto quel cambio d'atteggiamento?

Marinette, nel frattempo, aveva notato come il loro nemico riuscisse a rilasciare le onde solo dalle mani e aveva pensato che bloccandogliele con i guanti sarebbe riuscita a imprigionarlo.

Mentre il deejay era impegnato a schivare gli attacchi di Chat Noir, lei gli corse incontro e con un salto gli arrivò sulla schiena; il suo yo-yo si attorcigliò attorno alle mani del loro avversario, bloccandogli i movimenti. I guanti scivolarono in fretta sulle dita dell'uomo e le onde smisero di fuoriuscire così, nell'attimo di disorientamento dell'akumizzato, la ragazza gli rubò le cuffie e le distrusse.

La farfalla nera svolazzò nel cielo pronta a colpire qualche altro mal capitato, ma Ladybug la purificò in tempo per evitare un disastro. Il ragazzo, ora in forma normale, cadde in ginocchio, quasi incosciente; ma un'ambulanza, arrivata da poco nel luogo della battaglia, lo scortò fino all'ospedale più vicino.

-Ben fatto!- dissero all'unisono i due supereroi di Parigi battendo i pugni l'uno contro l'altro.

Chat mosse il braccio verso Ladybug pronto a fermarla per parlarle, ma la ragazza lo precedette, sfuggendo dal suo tocco con un balzo, diretta chissà dove.

Adrien sospirò pesantemente, avrebbe voluto sul serio parlare con lei di quello che stesse accadendo: i suoi atteggiamenti erano troppo strani. Volato via il pensiero di Ladybug, nella sua mente si palesò il ricordo di un'altra persona dai capelli neri e gli occhi azzurri: Marinette.

Allungò in fretta il suo bastone e salì su un palazzo, iniziò a correre e, tra un salto e l'altro, arrivò all'ospedale. La finestra era rimasta aperta e le tende bianche erano ancora scostate, permettendogli di vedere la ragazza stesa sul letto.

-Sei tornato- mormorò Marinette girandosi verso di lui; aveva gli occhi semichiusi e la voce un po' impastata.

-Già, hai sofferto la mia mancanza?- Si avvicinò con cautela al letto sia per paura di rompere quella visione quasi celestiale sia per evitare di compiere troppi sforzi; dai suoi movimenti di prima non sembrava, però essere stato scaraventato contro un muro gli aveva causato degli effetti alquanto indesiderati. Era letteralmente a pezzi.

-Stai bene? - gli chiese apprensiva l'altra. -Sembri sofferente... Che è successo?-

-Nulla di ché, non preoccuparti- rispose gesticolando.

-A me non sembra niente... Dovresti farti visitare- affermò lei con convinzione.

-Esagerata, passerà tutto in fretta pruuncipessa. - Il ragazzo si distese sul letto, rilassando finalmente i suoi muscoli; in effetti quasi tutto il suo corpo gli doleva, ma era talmente stanco da voler solo dormire.

-Sicuro? - chiese Marinette, ma la risposta non arrivò: Chat si era già addormentato.

Angolo Fangirl fusa

Seriamente 1.3K letture e 127 stelline? Ma io vi voglio troppo bene, in un po' più di una settimana.

Quando ho iniziato a scrivere la storia era solo per piacere, perché io amo scrivere, e ora che vedo che anche a voi piace quello che scrivo divento felicissima; non me lo sarei mai aspettata.

Quindi che dire GRAZIE perché voi credete in me e anche solo con una lettura riuscite a sostenermi e a farmi sorridere.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

GAIA 

[revisionato 30/07/2019]

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