2. Una lunga notte

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Erano le 18.30 quando il mio turno di lavoro finì, altri operai restavano a lavorare fino a tarda sera mentre altri ancora finivano per restare lì notti intere, una vera e propria tortura. Nessuno era felice di questo lavoro, o forse era meglio definirlo sfruttamento da parte di chi riteneva il potere su noi poveracci.

Il signor Timoty Osvald non era sempre stato a capo della colonia, prima di lui ci fu il fratello Kirk Osvald, di cui nessuno parlava mai. Tutti alla colonia lo stimavano come leader ed essendo il primogenito spettava a lui il comando ma, al fratello non andava a genio che fosse stato messo da parte. Ci fu soltanto una cosa che Kirk non avrebbe mai dovuto fare, un'errore inaccettabile, grazie al quale il fratello riuscì a fare leva. Kirk era innamorato di una donna, mia madre, Amanda Paiton.

Dopo la morte di mio padre, Felipe Paiton, avvenuta quando solo avevo quattro anni, mia madre si chiuse in se stessa, continuando a lavorare come artigiana, adorava modellare la ceramica grazie alla quale creava dei vasetti e altri oggetti per la casa che distribuiva in paese. Da questo suo talento fu affascinato Kirk, che iniziò creandole uno studio tutto per se, dove poteva fare l'unica cosa che riusciva a farla stare bene e che le teneva la mente impegnata dai brutti ricordi. Lo studio si trovava proprio accanto casa nostra, ogni tanto vedevo Kirk arrivare e ogni giorno che passava le sue visite si facevano sempre più frequenti. Col passare del tempo mia madre cominciò di nuovo a sorridere, avevo intuito che ci fosse qualcosa fra i due e ciò mi preoccupava.

Ci sono sempre state delle leggi su Oblivion, scritte sui libri antichi, che secondo la leggenda esistono da prima della colonia. Secondo le leggi:
- Il lavoro è la cosa più importante che ci sia nella vita, fino a quando il corpo lo permette devi continuare a lavorare.
- Non avere mai nessun rapporto amichevole con qualcuno che non appartenga al tuo stesso rango sociale.
- Non cercare di provare alcun sentimento, le uniche cose da fare sono rispettate, onorare e procreare.
- Opporsi alle regole è reato e causerebbe l'espulsione dalla colonia o addirittura da Oblivion, in base al reato commesso.

Ciò che mia madre e Kirk fecero non era permesso e fu proprio Timoty a denunciarli. Ricordavo ancora bene quel giorno come fosse accaduto ieri.

Mi trovavo in camera da letto, stavo ascoltando della musica, a quel tempo frequentavo l'ultimo anno di liceo e il pensiero che l'anno prossimo avrei dovuto cominciare a lavorare mi entusiasmava. Finalmente sarei diventato un uomo ma, pensandoci adesso ero molto più contento allora. Vidi passare davanti casa l'auto di Kirk e, come ogni pomeriggio, la lasciò parcheggiata qualche isolato più avanti per poi arrivare fino alla porta dello studio di mia madre a piedi. Gli feci cenno col la mano e lui ricambiò, mettendosi le dita alle labbra e facendomi gesto di restare in silenzio, io lo ricambiai con un sorriso. Sapevo che era tutto sbagliato ma adoravo mia madre e stavo iniziando a voler bene anche a Kirk. Bussò alla porta che si aprì quasi all'istante e restarono lì indisturbati per circa mezz'ora quando notai un'auto avvicinarsi al vialetto di casa. Tolsi le cuffie e mi avvicinai alla porta d'ingresso per cercare di vedere chi fosse, era Timoty.

Corsi verso la porta sul retro più velocemente che potevo, dirigendomi allo studio. Iniziai a battere sulla finestra ma, nessuna risposta dall'interno. "Mamma!" Dissi cercando di non fare troppo rumore per non farmi sentire da Timoty e in quel momento sentii battere sulla porta principale, era arrivato, accompagnato da altri due uomini alti e muscolosi. Le lacrime cominciarono a scendere sul mio viso, mi sentivo così impotente. Dalla finestra intravidi Kirk avvicinarsi alla porta e non appena notò la presenza del fratello cominciò ad andare nel panico. Vidi mia madre, ancora seduta sul divano e dal suo sguardo percepì il terrore che stesse provando. Continuai a battere sempre più forte sulla finestra, sperando mi sentissero, quando improvvisamente la porta si aprì con violenza. Timoty entrò, seguito da quei due uomini, ma la cosa che più mi colpii fu il modo in cui guardò il fratello, con un ghigno disguastato e divertito allo stesso tempo, era fiero di ciò che stava accadendo. Uno dei due uomini si avvicinò a Kirk prendendolo con la forza, mentre l'altro stava andando verso mia madre. "Lei non c'entra niente!" Sentii Kirk urlare, ma nessuno lo ascoltò.

"NO! MAMMA!" Urlai a squarciagola, in preda alla disperazione e tutti si voltarono verso di me, compresa mia madre. Vidi il suo volto intriso di lacrime, un pianto disperato. Timoty si avvicinò alla finestra per aprirla. "Mi dispiace piccolo orfanello." Disse con tono sarcastico con un sorriso, dopo mi voltò le spalle e si diresse verso la porta. "Ti voglio bene amore." Disse mia madre guardandomi nel profondo degli occhi, mentre il mio pianto diventava sempre più straziante. I nostri sguardi si incrociarono per l'ultima volta, nel ripensarci provo ancora la stessa sensazione di allora, come un nodo alla gola, accompagnato da frustrazione, rabbia, rimpanto per non essere stato più forte. Quelle furono le ultime parole di mia madre, dopodiché li caricarono sul furgone e da quel giorno nessuno più li rivide.

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