7. Riflesso

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Sembrò essere il viaggio più lungo della mia vita, quando finalmente l'auto si fermò.
Sentii prendermi per il braccio e improvvisamente fui scaraventato fuori, cadendo sull'asfalto rovente. Tolsi la benda e mi voltai di scatto ma, l'auto era già svanita dalla mia vista.

Rivolsi lo sguardo al cielo dove in alto il sole cocente emanava un forte calore sul mio viso, restai con lo sguardo fisso su di esso per una decina di minuti, fin quando il caldo non si fece insopportabile. Scossi la testa, cercando di tornare sulla terra ferma e volsi lo sguardo al polso, in cerca del mio orologio, erano le 12:45, fra un quarto d'ora sarebbe terminata la mia paura pranzo e sarei dovuto tornare a lavoro e stavolta Timoty non avrebbe messo una buona parola.

Entrai velocemente in casa, aprii il frigo cercando qualcosa da mangiare. La prima cosa che vidi furono delle lasagne di qualche giorno fa, conservate in un piatto con sopra della pellicola trasparente. Non persi tempo nemmeno a riscaldarle nel microonde e comincia a mangiare.
Mentre ero intento a divorare la mia porzione di lasagne, i miei occhi si indirizzarono verso lo specchio in salotto e, guardando la mia figura riflessa qualcosa scattò dentro di me. Restai immobile, non riuscivo a smettere di guardare quel ragazzo dai capelli col bronzo, carnagione chiara, da sembrare quasi invisibile, quei suoi occhi verde smeraldo e la paura che mi trasmettevano. Improvvisamente il ragazzo divenne un bambino di appena sei anni e fu allora che mi assalii un senso di gelo per tutto il corpo, sentendomi i muscoli irrigidirsi e più continuavo a guardare dentro quegli occhi più ero terrorizzato.

Il bambino davanti ai miei occhi cominciò a sorridere e in quell'istante mi assalirono i ricordi dell'infanzia. Mia madre, l'affetto nei suoi confronti, le storie che mi raccontava per farmi addormentare. Mi sentii gli occhi ribollire e il mio viso cominciò a bagnarsi di lacrime. Come poteva tutto questo svanire da un giorno all'altro a causa di un uomo solo?

Il mio pensiero poi si spostò alla montagna, ripensai alla sua storia, a come Timoty mi aveva in pugno ma nonostante ciò, la fortuna era girata dalla mia parte ed aveva deciso di graziarmi. Oggi per me sarebbe potuto essere l'ultimo giorno su questo mondo ma, per qualche motivo, ero ancora qui.
Cosa nascondeva Timoty dietro quella porta? Doveva essere qualcosa di importante se neanche i suoi uomini ne erano a conoscenza. Ma cosa? Potrebbe entrarci con la storia di Vana, dell'esistenza di altre colonie su Oblivion. Vana... chissà dov'era adesso e se stava bene.

Tornai alla realtà, davanti a me quel riflesso tornò ad avere l'aspetto di un ventitreenne e riacquistai anche mobilità nelle articolazioni. Tutta la tensione di qualche secondo prima stava lentamente svanendo, anche la paura, percepita nei miei occhi stava scomparendo.

Poggiai il piatto sul tavolo da pranzo e misi le mani nelle tasche del pantalone cominciando a cercare.
"Ma dov'è?" Dissi ad alta voce, guardandomi intorno perplesso, ero sicuro di averlo portato con me stamattina quando ero uscito.
Voltandomi qua e là il mio sguardo si fermò sul mobiletto accanto alla porta d'ingresso. "Eccolo!" Esclamai correndo verso di esso, dal quale raccolsi il mio cellulare. Scorrendo tra i contatti della rubrica, in cerca di uno in particolare, notai in alto l'orario, erano le 12:55.
"Cazzo!" Esclamai portandomi una mano alla fronte, partendo adesso non avrei fatto comunque in tempo, ero già in ritardo, tanto valeva continuare ciò che stavo facendo. Ripresi perciò la mia ricerca, fino a quando non lo vidi. "Mi ricordavo bene allora." Dissi con un sorriso stampato sul viso. Il numero di Vana.

"Come stai? Hai trovato quello che stavi cercando?" Scrissi nello spazio dedicato al messaggio per poi spostare il pollice sul pulsante invia, ma ci pensai su prima di premerlo. E se non fosse sola? Se l'avessero trovata, troverebbero anche il mio messaggio e questo mi porterebbe altri guai e, come aveva detto Timoty, non mi sarà concessa un'altra occasione.

Continuai a fissare lo schermo, non sapendo bene quale fosse la cosa migliore da fare, mentre mille pensieri mi attraversarono la mente. Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo, cercando di spegnere la mia mente e l'unica cosa che decisi di fare fu premere su quel pulsante invia.

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