Virgilio spiegato male

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Publio Virgilio Marone era un tizio mantovano vissuto tra il 70 e il 19 a.C.  che aveva come hobby zappare le api ed occuparsi della terra-

Ah no, intendevo occuparsi delle api e zappare la terra

Ah, e a volte scriveva

Ovviamente scriveva cose che parlavano di come occuparsi delle api e zappare la terra

Tali cose sono chiamate "Georgiche"

Nelle "Georgiche" il nostro amico Publio parla anche di come allevare gli animali, e questo collega le "Georgiche" ad un'opera precedente di Virgilio, le "Bucoliche", una serie di componimenti che raccontano dei fatti dei pastori che stanno nelle provincie, lontano da Roma, scritte quando Virgilio non era ancora parte del circolo di Mecenate, ma faceva parte della cerchia di un tizio che rispondeva al nome assolutamente non ridicolo di Asinio Pollione

Virgilio però non solo ha parlato di cose bucoliche e georgiche, ma ha anche fatto a gara con Omero cimentandosi in un poema epico in cui c'è un troiano che pensa come un romano dell'età augustea e che (guarda caso) è antenato di Augusto

E questa cosa non è assolutamente legata al fatto che Virgilio in quel periodo facesse parte del circolo di Mecenate, vicinissimo ad Augusto, assolutamente no, ma scherziamo?

Però, a dirla tutta, Virgilio non è che lodi Augusto in tutte le sue opere: ad esempio, all'inizio delle Bucoliche critica la confisca dei terreni attuata da Augusto. Ovviamente anche questa è una coincidenza, e non c'entra assolutamente nulla col fatto che all'epoca non fosse ancora entrato nella cerchia di Mecenate (e quindi di Augusto) e che anche Virgilio stesso avesse subito la confisca dei terreni di famiglia, che poi è riuscito a riottenere miracolosamente

Quindi nella prima egloga delle "Bucoliche", dette anche appunto "Egloghe", c'è questo pastore di nome Melibeo che si lamenta con un altro pastore di nome Titiro del fatto che lui deve lasciare la sua terra a dei rozzi soldati che non la sanno coltivare, mentre Titiro può rimanere dov'è

Quindi, in breve, Melibeo rosica perché Titiro è stato più fortunato di lui e può continuare a suonare il suo flauto di Pan "sotto l'ampia corona di un faggio"

La prof di latino ha usato questa egloga per insegnarci come funziona l'esametro, quindi ora mi ritrovo a recitare "Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi" in metrica totalmente a caso

Grazie mille prof di latino, grazie mille davvero

Comunque, ritornando a parlare delle "cose relative ai pastori"

Nel Medioevo Virgilio era molto apprezzato perché, nella quarta egloga delle "Bucoliche", aveva previsto l'arrivo di un fanciullo miracoloso che avrebbe riportato a Roma l'età dell'oro, e i cristiani, dato che tendono a cristianizzare tutto, l'avevano interpretata come una previsione dell'arrivo di Cristo. Questa interpretazione è considerata al giorno d'oggi piuttosto fantasiosa. 

La verità è che esistono diverse ipotesi su chi possa essere questo puer, anzi, non è da escludere che possa essere addirittura la personificazione di un concetto astratto

Comunque, parlando di età dell'oro, nelle "Georgiche" Virgilio afferma che Giove pose fine a quest'età di perfetta armonia in cui l'uomo non doveva lavorare perché la natura offriva spontaneamente tutto il necessario, il vino scorreva in ruscelli come l'acqua e blah blah blah

E perché l'avrebbe fatto? 

Non per punire gli uomini, ma per favorire il loro progresso morale e tecnico attraverso il lavoro

Excuse me, wtf?

Io sinceramente avrei fatto volentieri anche a meno del lavoro, ma Virgilio è parecchio strano

Vabbè, passiamo oltre

Dedichiamo un attimo a qualcosa di molto più interessante: la fissazione di Publio Virgilio Marone per le api, a cui ha dedicato un'intera sezione delle "Georgiche"

Non solo descrive la "società delle api" come un esempio di società perfetta che i romani dovrebbero imitare, ma inserisce pure il racconto di un mito in cui compaiono le api

Praticamente c'è 'sto tizio di nome Aristeo, che vuole violentare una povera crista di nome Euridice che, mentre tenta di fuggire, pesta malauguratamente un serpente velenoso, che la morde e la uccide. Il marito di lei, Orfeo, giustamente si incavola di brutto e prega gli dei affinché tutte le api di Aristeo muoiano, e le sue preghiere vengono esaudite. Però le api non restano morte a lungo, perché poi Aristeo, seguendo le indicazioni degli dei riesce a ridare vita al suo sciame di api facendole uscire da una carcassa di bue (wtf?). Mentre Orfeo, dopo aver vissuto tutta la storia che probabilmente conoscete, viene ammazzato, e si dice che la sua testa canti ancora delle poesie in onore di Euridice (che immagine inquietante però)

Allora, io capisco che è perché Aristeo ha rispettato la volontà degli dei ed Orfeo no e blah blah blah, ma secondo me Aristeo si meritava una punizione permanente

Insomma, non è che uno possa quasi violentare una donna, provocandone indirettamente la morte, e passarla liscia senza subire alcun tipo di conseguenza, mentre il marito della suddetta donna è condannato ad una fine orribile 

Capisco che quelli erano altri tempi e che è una storia inventata, ma mi fa comunque arrabbiare 

Cambiamo discorso va' che è meglio

Prima ho menzionato il fatto che Virgilio abbia scritto anche un poema: si tratta dell'"Eneide", a cui forse dedicherò un capitolo a parte in futuro: che ne pensate? Vi interesserebbe?

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia interessato, e che stiate apprezzando questa nuova raccolta che la mia mente malata ha prodotto 


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