In fondo cos'è la felicità...

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Roby Kannot

Non ho mai chiesto di essere felice, dal tronde non tutti meritano di essere felici.

La felicità è per le persone che la meritano, io non sono una di quelle.

Spesso osservo le persone che si svegliano già col sorriso stampato in faccia, camminano per strada sorridenti e felici come se avessero vinto alla lotteria.

Come se svegliarsi presto la mattina e correre a lavoro, dopo aver perso il taxi, ed essersi dimenticato le solite scartoffie, sia la cosa più bella del mondo.

Poi ci sono altre persone, quelle come me.

Quelle che non vogliono svegliarsi presto, quelle che odiano il proprio lavoro, e sono stanchi di sentire il caos della città.

Una città che non ho scelto, una vita che non ho scelto.

Ho sempre avuto altro per la testa, ho sempre desiderato altro, eppure sono qui a vivere una vita che odio.

Sono nata in una famiglia disastrata, costriuta male già dalle fondamenta.

La mamma preparava sempre le torte, fino a quando avevo sette anni, lei si metteva in cucina e mi preparava delle torte buonissime.

Erano brutte, spesso erano mostruose, non è mai stata brava in cucina, ma erano buone, solo per il semplice fatto che restava intere ore per preparare una torta.

Poi sorrideva.

"Spero che ti piaccia!"

Mi sussurra porgendomi la fetta di torta un pò in bilico sul piatto.

"È buonissima mammina."

Le dicevo sempre anche se spesso erano bruciata o non erano cotte bene.

Ma per me erano buona.

Poi tutto è cambiato...

Papà tornava raramente a casa, la mamma piangeva.

Cercavo di racimolare qualche moneta per comprare una delle mie ciambelle preferite, quella con la glassa arancione e la granelle di pistacchio verde.

Erano le mie preferite, le ho sempre adorate.

Quando non riuscivo a comprarle io la mia vicina di casa, una vecchietta dagli occhi dolci, la comprava per me e la metteva nella mia cassetta della posta in una carta gialla.

In casa non c'era mai nessuno.

Correvo nella mia stanza e mi nascondevo sotto la scrivania per mangiare la mia ciambella.

Mi bastava un solo morso, chiudevo gli occhi ed immaginavo la mamma dei miei sogni, un papà che mi volesse bene e una casa che pulita.

Quella ciambellina mi faceva dimenticare un padre crudele e assente, una madre troppo impegnata a trovare i soldi per comprare quella schifosa polverina bianca che affermava le facesse bene e una casa che cadeva a pezzi.

Niente più torte, niente più abbracci, niente più sorrisi.

Niente più famiglia.

Poi diventi grande e credi che sia tutto cambiato, invece il mondo ti crolla nuovamente addosso.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro