Cap1 La sveglia...

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Roby

"Cavolo!"

La sveglia suona insistente, vorrei sbatterla al muro e distruggerla, ma non solo la sveglia.

Joseph russa come un trattore e non mi fa dormire bene, credo che siano due o tre notti che dormo da schifo, non solo a cusa sua ma anche perché sono ritornati gli icubi, se potessi sbatterei la sua testa al muro.

"Maledizione può un essere umano russare così forte!"

Mi alzo anche se con fatica, preferirei una doccia gelata più tosto che 'dormire' ancora con lui.

Joseph Hant quello che la gente definisce il mio ragazzo, ma per me non lo è.

Tutto sembra tranne che il mio ragazzo.

Beh si, dorme a casa mia, mangia a casa mia, dormiamo insieme e qualche volta facciamo anche altro a letto.

Qualche volta. Quando il suo amichetto non è troppo stressato a causa degli steroidi che prende il suo padrone.

Si è il tipico uomo tutto muscoli e niente cervello, passa molto del suo tempo in palestra, a gonfiarsi i muscoli e a fare complimenti a se stesso davanti allo specchio.

'Oh si, come sono bello!'

'Si sono proprio da scopare...'

Eccetera, eccetera....

Mi infilo in bagno a lavarmi i denti e sciacquarmi il viso.

Credo che sia la prima mattina che sono in orario per andare a lavoro, spesso faccio tardi, anzi quasi tutti i gioni, ma non è colpa mia.

Il mio lavoro fa schifo.

Beh non0, non fa proprio schifo, dal tronde sono la segretaria di uno dei più ricchi imprenditori di Seattle e la mia paga non è affatto misera.

"Ma non è il lavoro che ho sempre sognato."

Sento mugugnare Joseph, accidente, speravo che sarei uscita prima che si svegliasse.

Torno nella stanza per vestirmi e vedo lui che si stiracchia sul mio letto, in mutande.

Quando l'ho conosciuto non era così, così, schifosamente muscoloso.

Sembra che stia per esplodere da un momento all'altro.

Mi guarda con un ghigno divertito stampato in faccia,  come se fosse soddisfatto di qualcosa.

Odio quell'espressione, odio che lui stia nel mio letto.

Cavolo ogni santa mattina dico le stesse cose, poi però la sera lo faccio entrare in casa, mangiamo insieme e dormiamo insieme.

Ma chi vorrebbe stare da solo, chi vuole dormire da solo?

Di certo io no. Sembra egoistico dirlo, ma quando la notte sento il suo calore a me basta per dormire bene.

Anche se è odiosamente idiota.

<< Vai a lavoro? >> Mi domanda come se non fosse la cosa più ovvia del mondo.

<< Si. >> Gli rispondo indifferente.

<< Sei in anticipo, potremmo divertirci un pò prima che tu vada a lavorare. >> Afferma.

"Questo è Joseph..."

Non esiste un 'buongiono', o 'ciao tesoro'.

Tutte le mattine ha voglia di divertirsi, di scopare, come dice lui.

Certo se almeno mi facesse raggiungere l'orgasmo o quant'altro.

Ma niente di niente entra ed esce come se fosse un coniglio in calore e...

"Accidenti ma che diavolo mi prende?"

La sera scorsa si è divertito per bene e poi si è addormentato mentre ero ancora in bilico.

<< Joseph non posso fare tardi o il mio capo mi licenzia. >> Gli dico mentre infilo una camicia blu scuro e un paio di jeans.

<< Stasera vieni in palestra vero? Da quando mangi tutti quei dolci il tuo sedere sembra raddoppiato. >>

Ed eccola lì, quell'espessione da ebete, lo manderei volentieri a quel paese, ma se perdo lui non mi resta altro.

Faccio un respiro profondo, e mi stampo un maledettissimo sorriso in faccia.

<< Ci proverò. >> Così dicendo prendo la giacca, la borsa ed esco dal mio minuscolo appartamento.

Mi fermo solo un secondo e appoggio la schiena alla porta che ho alle spalle.

Chiudo per un momento gli occhi pronta ad affrontare un'altra schifosa gionata.

Sebastian

Il sole sta sorgendo, credevo che questa notte non sarebe mai passata.

La mamma ha avuto un altro attacco di cuore, sta semore peggio e mi sento maledettamente inutile.

I ragazzi sono tutti tornati a casa e solo io sono rimasto in ospedale,  lei odia stare da sola.

L'ospedale odora di chiuso e di disinfettante, avrei preferito che restasse a casa, sul suo letto, al caldo.

E non in questo posto freddo e sudicio, questa cittadina ha bisogno di un vero ospedale.

Mentre dormivo stanotte ho sentito mio padre chiamarmi, dormo di nuovo a casa, anche se il mio cottage è perfettamente messo a nuovo, mi sono precipitato nella stanza dei miei, la mamma respirava a fatica, ho creduto che stavolta non c'è l'avrebbe fatta.

Invece ora è stabile, sta dormendo.

Il suo viso, ormai segnato dalle rughe e ancora molto bello, è pallida e sembra che sti tremando.

Mi alzo per sistemarle la coperta, ho smesso di provare a dormire preferisco stare sveglio ed essere sicuro che stia bene.

<< Potresti andare a casa. Sto meglio. >> La sua voce è solo un sussurro delicato.

Apre gli occhi e mi prende la mano, la sua è fredda.

<< Voglio solo essere sicuro che tu stia bene. >> Gli dico.

Mia madre è semore stata un punto importante della mia vita, lei c'è sempre stata, in qualsiasi occasione, appoggiando ogni mia decisione.

Ha sempre desiderato avere una figlia, ma si è ritrovata con cinque figli maschi e un marito disordinato.

Ma non ci mai fatto mancare niente, alla fattoria lavorava giorno e notte fino a quando poi si è ammalata.

Ora a stento riesce a cucinare.

<< Lo so. Ma hai bisogno di dormire. Domani come fai alla fattoria se non riesci neanche a tenere gli occhi aperti? >> Mi domanda.

Mia madre ha sempre amato la fattoria e la nostra casa, non è molto grande ma abbiamo sempre allevato tanti animali e coltivato diversi ettari di terreno.

Ho sempre vissuto qui, in questa piccola cittadina, tranne nel periodo in cui ho studiato lontano da casa.

Amavo stare via New York, Seattle e tante altre città che ho visitato.

Alla fine sono tornato a casa, perché la mia famiglia aveva bisogno di me.

Lasciare il mio sogno incompleto è stata la cosa giusta da fare.

<< Sta tranquilla. Pensa solo a riposare. Domani devo solo incontrare alcuni compratori di cavalli. >> Le dico baciandole la fronte.

<< Mi dispiace. >> Sussurra.

Come se la malattia fosse colpa sua, come se l'attacco di cuore o il suo problema fosse un disturbo per noi.

<< Non devi dispiacerti mamma. Non è colpa tua. >> Le dico per rassicurarla.

<< Forse se io non avessi la malattia tu avresti ootuto realizzare il tuo sogno, forse ora saresti fidanzato con una bella ragazza, o meglio saresti sposato e con un bambino in arrivo. >> Dice tutto d'un fiato, cerca di mettersi seduta ma io la blocco.

<< No, devi dormire e non pensare a tutte queste stupidagini. E poi ho solo venticinque anni, ho tempo oer trovare moglie. >> Le sorrido e lei ridacchia mettendosi la mano sulla bocca.

Lo fa sempre, da quando ero piccolo, nasconde il sorriso come se ne fosse imbarazzata.

Quando ero bambino pensavo che fosse troppo prezioso ed era per questo che lo nascondeva.

Ma solo ora me ne rendo conto, ora che sono cresciuto, è timida e si imbarazza per niente, anche di nanzi ai suoi figli.

<< Ti voglio bene biscottino. >> Dice sorridendo,

<< Mamma no ti prego, è orribile questo nomignolo. >> Le dico quasi disperato.

<< Lasciami riposare. >> Afferma chiudendo gli occhi e sistemando la coperta.

Mi siedo di nuovo di fianco al letto mentre lei comincia a sonnecchiare.

Chiudo gli occhi per un pò, desiderando solo che questo peso che ho dentro scompaia al più presto.

Salve ragazze...
Questa è la mia seconda storia, spero che vi sia piaciuto questo capitolo, se vi va commentate e votate.
Aspetto ogni vostro giudizio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro