L'isola nera parte I

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Di notte, mentre tutti dormivano si sentì un boato improvviso, fortissimo. Era come se la terra si stesse spaccando a metà sotto ai piedi nostri.

Ci dirigemmo tutti fuori dalle abitazioni in una corsa smoderata, uno zig zag continuo tra una scossa e un'altra.

Ci dirigemmo verso il luogo da cui stava provenendo il rumore assordante. Lì le scosse erano così potenti che non ci permettevano di correre dritti, ma ci sballotto lavano da una parte all'altra, mentre disperati correvamo ovunque.

C'erano bambini che piangevano disperatamente davanti alle macerie delle loro case, uomini che cercavano invano di alzare massi per portare in salvo la loro famiglia.

Era il caos, la fine pensai.

La sovrana dei Celac, la regina Ailá con i suoi capelli bianchi come la neve raggruppò un gruppo di guardie e si diresse con loro, me e Terech nella direzione in cui la terra si stava sgretolando. Il luogo da cui si era generato tutto era nascosto tra delle montagnette che si innalzano in volo e da cui sgorgavano fiumi di acqua.

Un grande lago di montagna ci divideva dal luogo della grande spaccatura, il lago si era già diviso in due. Nuove montagnette e cascate si fecero spazio nel luogo della distruzione sorgendo dalla terra.

Lo spettacolo era meraviglioso, ma terrificante al tempo stesso. All'improvviso però tutto tacque, le scosse smisero e anche i forti rumori. Aspettammo diversi minuti, ma non successe nulla e così lentamente ognuno di noi tornò sui suoi passi. La regina stava già organizzando delle squadre di recupero. Mentre camminavo per tornare in città continuavo a pensare a ciò che era stato detto all'interno della sala del trono. Secondo la regina e gli Ugaji c'era un motivo se John, mi aveva inviato a loro e se ero riuscita a superare il cancello senza alcun problema.

Erano convinti che in me ci fosse molto di più di ciò che credevo e vedevo, per questo avevano deciso che dovevo iniziare un allenamento speciale che mi dovevo fare per capire quali erano i miei poteri, ma ancora io non mi rendevo conto di cosa lì e perché secondo loro ero così importante.

Anche se ero spersa nei miei pensieri notai che c'era qualcosa d'inconsueto. All'improvviso non sentivo più cantare gli uccelli, non si sentì e il frusciare del fiume delle cascate, così mi fermai per guardare nella direzione delle cascate. Rimasi esterrefatta, queste erano immobili. Come se il tempo avesse smesso di scandire i secondi. Guardai anche Terech, la regina ei soldati, ma tutti erano immobili solo io camminavo cosa stavo succedendo?

Poi un dolore allucinante alla testa mi fece piegare in due, sembrava che stesse per scoppiarmi da un momento all'altro. Un grido stridulo, potente e orribile risuonava nella mia mente, un mostro enorme tutto nero altissimo e magrissimo con artigli affilati e lunghissimi a posto delle mani e delle unghie era di fronte a me. Mi guardava dritto negli occhi ed ebbi paura, un'immensa paura.

Si avvicinò a me, stendendo le sue orribili braccia per toccarmi, voleva afferrarmi.

Il mio volto si contorse in un orribile smorfia di puro terrore.

Presa dall'ansia cominciai a correre, ma intorno a me c'erano solo corridoi neri, senza fine e una luce che era sempre più lontana. Inciampai su delle radici e allora stremata mi fermai. Smisi di correre e chiusi gli occhi alla disperata ricerca di aria. Attesi sperando in un miracolo.

Fu in quel momento che successe qualcosa di speciale, fra me e il mostro si alzò una barriera di un colore azzurro argenteo. La strana creatura gridò disperata per la frustrazione e forse anche il dolore. I suoi artigli sfregavano rumorosamente sulle pareti di quella strana barriera. Alla fine si allontanò, forse si era arreso.

Con grande sforzo decisi di voltarmi e dirigermi verso la luce sperando di ritrovarmi nella prateria con tutti i miei amici.

Varcata la porta di luce quello che vidi mi lasciò senza parole c'era un immenso giardino verdeggiante pieno di fiori e alberi, chiuso da una cancellata dorata.

Vidi velocemente uno stemma al centro del cancello, diviso in quattro parti raffigurante una fenice con sei corone che giravano tutte intorno a un cerchio e una che si ergeva sul suo capo. Al di sotto un fiordaliso e un albero intrecciati intorno alla chioma dell'albero erano incisi tre soli, nelle lunette di sinistra in alto era un fuoco con le sette corone e due scettri incrociati a incorniciarlo, sotto nell'ultima lunetta era raffigurato sullo sfondo scuro uno scettro circondato da tre stelle.

Venni poi trasporta via in un grande edificio in cui entrai, li erano raccolti migliaia di libri provenienti da ogni parte del mondo.

Credo che tutto il sapere fosse racchiuso al suo interno, non capendo molti di quei libri scritti in lingue strane, uscii continuando il mio tentativo di uscire da lì e tornare tra i miei amici. Ancora una volta non fu così, ma venne una luce calda e dorata che mi indicò la strada da seguire, decisi di potermi fidare e così corsi senza fermarmi mai.

Alla fine la luce svanì e mi lasciò davanti a un bosco che si va diradando ponendosi a cerchio per lasciare lo spazio a una radura al cui centro sorgeva un fiore meraviglioso. Le sue radici erano enormi e si allungavano in ogni dove di quel bellissimo giardino. I suoi petali aprendo così delicati e rosei si alzai petalo aprendo spazio ad un'energia tutta dorata che si solleva leggermente da, sentivo che lei mi chiamava, che io andassi da lui che entrassi in lui.

Sospinta, quasi ipnotizzata da una strana sicurezza misi un piede dietro l'altro e salì su un suo petalo, una volta al centro lui si richiuse e l'energia mi avvolse accogliendomi e io l'accolsi in me. Quando il processo fu finito lui si riaprì e io venni lasciata libera, la luce che mi avvolgeva mi sollevò da terra e rimasi sospesa tra la vita e la morte per molto tempo. Finita la transizione io venni riconsegnata alla realtà.

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