Ritorno a casa

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Per un po' di tempo camminammo in un labirinto di luce poi questo finì e ci ritrovammo nella foresta, ma non nel punto in cui tutto aveva avuto inizio. Camminammo per diverse ore, fino a quando non riuscimmo ad arrivare alla strada centrale, tutti mi guardavano molto incuriositi, non solo tenevo per mano un giovane che nessuno aveva mai visto, ma indossavo un abito diverso dai loro e anche Terech ovviamente.

Gli abitanti del villaggio ci fissavano sbigottiti. Nessuno credeva di rivedermi più. Mio padre e mia madre giunsero con grande velocità. Mia madre piangendo m'abbraccio, mio padre invece stringeva le nocche così forte da far sbiancare le mani. Era davvero furioso. "Hai fatto saltare il matrimonio, se intenta adesso? Sei una vera sventura!". Stava per colpirmi ma Terech, mi difese "Se proverà anche solo una volta a colpirla, ti ammazzo". Mio padre capi che non scherzava, quando Terech gli mostro la bellissima e pregiatissima spada che portava appesa alla cintura. "Io e sue figlia, ci siamo legati in matrimonio, un matrimonio che nessun uomo potrà distruggere, il signore ne è testimone". Tirò fuori dalla tasca un borsello, pieno di gemme e monete. "Questa è la dote che tanto desideravi." Terech lancio il sacchetto a terra facendo cadere tutto loro e le gemme che conteneva che si sparsero. "Adesso, non penso tu piangerai tua figlia oltre. Misurare il valore di una persona, di una donna o il valore di un amore, tramite dei beni materiali è una cosa sporca, vergognosa". Terech guardava mio padre a terra raccogliere i soldi con faccia schifata. "Bene, bene, benvenuto a casa". "Noi non vivremo con lei. Chi misura il prezzo della felicità con i denari, non ha nessun valore ai miei occhi. Addio". "Addio madre, addio padre". Li salutai distaccata e fredda. "No! Elisabeth, figlia mia, non andare via ti prego, non posso perderti". "Madre, mi avete persa il giorno in cui, vedendomi disperata avete preferito restare a guardare mio padre picchiarmi e costringermi a sposare chi non ho mai amato. Addio".

Non mi voltai mai, tenni la mia mano stretta a quella di Terech, sentivo gli sguardi di tutti su di me, Terech era diverso da loro, mi rispettava anche se ero una donna. Al suo fianco sarei andata ovunque.

Il sole stava tramontando, ma per me era un'eterna Alba. Un'eterna estate e primavera.

Ci spostammo molto a nord, e li trovammo un un altro piccolo villaggio dove costruimmo la nostra casa, e cominciammo a lavorare la terra. Poi venne al mondo tua mamma piccola, e inseguito nascesti tu.

"Nonna, che bello tu e nonno, avete vinto la vostra battaglia, per l'amore" "si è così. In un mondo in cui dove troppo spesso le persone si scordano dell'amore e della felicità. Io e tuo nonno abbiamo ottenuto ciò che più di ogni altra cosa desideravamo: una vita insieme"

Un giorno mia piccola Alesia, tu prenderai questa collana, la tramanderai ai tuoi figli e attenderai, attenderai l'arrivo della vera prescelta e allora, il tuo compito sarà esaurito. Fino ad allora veglierai su questa collana. Come sto facendo io, come farà tua madre. Tu la ospiterai per un po' se sarà necessario, poi tutto tornerà alla normalità. "Si, va bene nonna".

Mi dispiaceva, lei non sapeva cosa voleva dire ospitare la prescelta, il suo essere umano sarebbe scomparso, per fare spazio, ad una nuova anima, ma fin da tempo avevo riconosciuto in lei una parte del potere del Merech, lei avrebbe ospitato anche se per breve tempo, la prescelta se fosse stata mandata qui sulla terra.

La guardavo giocare, piena di gioia e felicità. Lentamente si chiusero i miei occhi, poi non vidi altro che un'immensa luce, una mano chiamarmi. Il giardino e la pace. La luce mi avvolse.

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