Ritorno nell'altro mondo parte I

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Dopo avere medicato Maia io e Terech, come molti finalmente della nostra compagnia, decidemmo di concederci un giusto riposo. Il viaggio per essere nella città dei Tecar era ancora lungo e tutti noi stremati.

Appena mi stesi sulla mia stuoia, mi addormentai. In quel momento i miei sogni, vennero disturbati dalle stesse personeche avevo visto scendere in battaglia per aiutarci. Questi uomini cosìsplendenti e con voci dolci e calde, mi stavano parlando, ma non comprendevo laloro lingua, <<io, non vi capisco>>ero lì che cercavo di comprendere ciò che mi veniva detto, quando uno di loro decisi di farsi avanti . Il vociare confusionario che cera stato fino a quel momento svanì, quella figura avvolta da una candida luce, aveva con sé una spada enorme, sul manico era impresso un triangolo al cui centro era un grande sole, ai lati invece era raffigurata un uomo alato con una lancia, che schiacciava un mostro.

Poi per tutta la lunghezza della lama vi erano scritte delle strane incisioni, come erano rune, ma molto più antiche. <<sei tornata>> la sua voce era pacata, ma io mi agitai moltissimo, chi era quell'uomo, cosa voleva da me?<<Abbiamo aspettato a lungo il tuo ritorno, tu prima prescelta sei fuggita, ma ora sei tornata>> , <<chi sei?>> <<Sono uno dei tuoi creatori, il giorno in cui tu nascesti eri solo una piccola luce per cui noi creammo un corpo, un corpo morto che noi riportammo a nuova vita>> <<io, non capisco>> <<una parte di te restò sulla terra, ma un'altra qui nostra parte venne inviata sul mondo umano, era l'inizio dei tempi, lo ricordo molto bene>> nonostante il mio volto dubbioso, quella figura di cui ora potevoscorgere le ali, continuò a parlare << non importa, tutto a suo tempo, fosti mandata sulla terra alla ricerca del seme puro, dell'erede, ma quando tu e il tuo alter-ego creaste quel virus, la tua vergogna ti portò alla fuga>>. << Mi guardava per un secondo e poi riprese noi ti cercammo ovunque in te era una parte del Meerech il fuoco della vita, ci serviva la tua energia, ma tu non ceri così il Meerech venne imprigionato all'interno di un fiore e la vita continua>. Una volta si fermò <<sono passati più di trecento secoli da quel giorno, ma finalmente sei ritornata tra di noi, purtroppo hai scordato tutto, poiché la tua parte reale, quella viva è rimasta qui dormiente in attesa che il suo corpo umano facesse ritorno>>. Appena ebbe detto quelle parole, altri uomini che la figura alata chiamò gli anziani, vennero verso di me, portando con loro una scintillante luce d'orata, quando la vidi una parte di me seppe che quella ero io, ma un'altra parte voleva fuggire all'istante, come se non desidera ricordare. <<I ricordi, sono le cose che fanno più male, ma solo con essi potrai salvare il tuo popolo>>. Dopo quelle parole, decisi di restare lì ferma e immobile ad attendere che quella luce entrasse in me.

Appena ci sfiorammo, ci unimmo ei ricordi tornano in me. Riscoprii il mio vero nome, non quello umano, ma quello reale, io ero Kahstielle la prima prescelta. L'unica sopravvissuta, nata  da esperimenti per proteggere quelle terre anche al costo della mia vita, passarono davanti a me i giorni degli allenamenti, la solitudine, i mieiricordi vecchi si unirono a quelli nuovi completando il cerchio. Mi vidi in un giardino mentre donavo le mie energie al Meerech per ristabilire la sua forza vitale e mettere in sicurezza entrambi i mondi. Mi vidi in quel giardino che mesi prima avevo visto in sogno, e che non avevo riconosciuto quando Terech mi aveva condotto sino ai suoi cancelli. Nei miei ricordi comparve uno scettro forgiato dall'unione delle sette corone degli antichi re, la settima corona sarebbe stata la mia se solo fossi rimasta, ma poi vidi una visione una piccola bambina dai capelli rossi su cui poggiava la corona, ma il suo volto trasmetteva molta tristezza. Finalmente potei comprendere lo sguardo che la ninfa e la Laima si lanciarono quel giorno ormai lontano nel palazzo della regina Elinor. Capii che ero io la donna che poteva controllare il potere delle sette gemme contenute nelle corone dei vecchi re. Mi vidi correre, scappare quando scoprii di dovere essere destinata in sposa ad un giovane che non conoscevo, non volevo che decidessero anche quello per me. Fu quel giorno, che incontrai il prescelto delle tenebre, anche lui era in fuga, come me era un bambino la cui vita era stata fin dall'inizio manovrata da altri. Insieme per scherzo e gioco evocammo un demone antico a cui demmo parte dei nostri poteri e forza creando o un nuovo e potente demone. Tutto' inizio sottostò ai nostri giochi infantili, ma poi fuggi al nostro controllo e cominciò ad avere una vita propria. Ricordo la delusione impressa nel volto di mia madre, la signora delle Ninfe e delle Laime, il dolore per ciò che avevo fatto. Il disgusto di mio, così corsi via, corsi fino ad arrivare al portale che padre esattamente sei mesi fa mi aveva condotto in questa realtà, il mio corpo di fanciulla si tramutò in quello di una bambina di appena cinque anni, mi vidi inseguito nascondere nel mio mondo accanto ad una quercia altissima un medaglione in cui deposi tutto il mio potere, poi due persone un uomo e una donna mi trovarono ed io a quel punto già non sapevo più chi ero o da dove venissi. la signora delle Ninfe e delle Laime, il dolore per ciò che avevo fatto. Il disgusto di mio, così corsi via, corsi fino ad arrivare al portale che padre esattamente sei mesi fa mi aveva condotto in questa realtà, il mio corpo di fanciulla si tramutò in quello di una bambina di appena cinque anni, mi vidi inseguito nascondere nel mio mondo accanto ad una quercia altissima un medaglione in cui deposi tutto il mio potere, poi due persone un uomo e una donna mi trovarono ed io a quel punto già non sapevo più chi ero o da dove venissi. la signora delle Ninfe e delle Laime, il dolore per ciò che avevo fatto. Il disgusto di mio, così corsi via, corsi fino ad arrivare al portale che padre esattamente sei mesi fa mi aveva condotto in questa realtà, il mio corpo di fanciulla si tramutò in quello di una bambina di appena cinque anni, mi vidi inseguito nascondere nel mio mondo accanto ad una quercia altissima un medaglione in cui deposi tutto il mio potere, poi due persone un uomo e una donna mi trovarono ed io a quel punto già non sapevo più chi ero o da dove venissi.

Sentivo il mio volto, quei ricordi mi avevano fatto male <<ora va, prendi il medaglione e lo scettro e poi ritorna qui, ma devi partire ora e devi farlo sola, questa è la tua prova>> <<chi sei?>> << Io sono il guardino della luce, sulla mia spada è scritto, colui che rinnega la luce, rinnega la verità, colui che rinnega la verità sarà privato di essa. Questa è Tehinerith, la spada della luce>>. Lentamente svanirono, ma prima di dissolversi del tutto la figura alata mi parlò per un'ultima volta<<quando ti sveglierai, avrai già oltrepassato il confine, tra questo e l'altro mondo, cerca il tuo sigillo, torna da noi, dirigiti al giardino e poi raggiungi tutti nella città dei Tecar i grandi signori>>. <<Va bene, verrò chiedi>>.

Quando aprii i miei occhi, non ero più sdraiata sulla mia stuoia, ma mi trovavo nella mia cameretta. Con la mente corsi subito verso la mia scrivania, dove erano ammucchiati una marea di disegni a cui non avevo mai dato peso, li tirai fuori uno per uno, li riguardai tutti. In tutti quegli anni avevo sempre raffigurato casa mia, il giardino e una donna forze mia madre, avevo poi spesso disegnato una quercia molto grande al centro del bosco, lì era dove avevo nascosto il mio sigillo e tutti i miei poteri.

Presi quel foglio e corsi giù dalle scale, i miei genitori ancora non erano in casa, che strano. Controllai l'orario erano le sette di sera, appena scesi in strada chiesi ad un passante di dirmi che giorno fosse e anche se con un po' di stupore, mi disse che era il quattro agosto, da quando ero andata via erano passati solo quattro giorni. Questo volevano dire che mi restavano anche tutti quelli che volevano dire che mi restavano tutti quelli che volevano dire che mi restavano tutti quelli che volevano dire che mi restavano tutti. Ringraziai il signore e corsi via, mentre correvo però mi sentivo osservata come se stesse qualcuno seguendo i miei passi. Decisi di rallentare e calmarmi, ma quando mi voltai per vedere se c'era qualcuno che mi seguiva i miei occhi  videro un' ombra nera che stava entrando nel corpo del sig. Giovanni, lui era il fruttivendolo del nostro paesino, poi vidi altre ombre ripetere la stessa cosa. Quelle persone mutarono espressione e cominciarono a corrermi dietro, io scappai al parco dove erano solitamente i miei compagni di scuola. Le ombre li avevano resi velocissimi, si muovevano come animali su quattro zampe contorcendosi ed emettendo strani rumori. Quando i ragazzi mi videro arrivare cosi di corsa si pararono difronte a me <<devo andare, toglietevi, non c'è tempo stanno arrivando>> <<chi, i mostri del sotto bosco?>>tutti scoppiarono a ridere, persino le mie amiche < <no, e si, le ombre mi stanno cercando, arrivano>> dopo quelle parole, riuscii a staccarmi dalla presa del braccio di Marco ea correre via, sentii delle urla, erano i miei amici. Mi voltai e lì vidi tramortiti da quegli esseri non più umani, corsi ancora più veloci, ma inciampai e caddi. Quegli uomini erano sempre più vicini. Il signor Giovanni si era lanciato pronto ad attaccarmi, sentivo i loro respiri e la loro fame, sapevo che si sarebbero di certo cibati di me dopo avere finito il loro lavoro <<stai ferma, mi serve solo il tuo cuore>> io continuavo a dimenarmi cosi quattro di loro mi fermarono le gambe e le braccia, uno per lato, mentre Giovanni stava per infilare le sue unghie nere e affilatissime nel mio petto. Proprio mentre tutto sembrava perduto, ecco delle urla, erano dei miei compagni di classe, li vidi prendere a legante ea sassate i miei aguzzini, <<scappa, vai!>>, erano venuti per me, mi salvando <<grazie>> <<corri>>.

Corsi e corsi fino a che non arrivai nel bosco, il mio disegno era vicino a quella quercia c'era una piccola casetta diroccata, che io a forza di guardare riconobbi come quella dell'acqua.

Cercando di camminare a passo svelto per recuperare il fiato, cominciai ad avanzare tra la vegetazione, guardandomi di tanto in tanto spalle. Mi sentivo osservata, ma decisi che era solo una mia impressione, cosi continuai a camminare. Sentivo spesso come dei rami rompersi o dei passi, ma ogni volta che mi voltavo non vedevo nessuno, l'unico rumore proveniva dal mio cuore che martellava all'impazzata.

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