13 | Pupille dilatate

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CAPITOLO 13
Pupille dilatate

«C-che cosa...?» Scoppio in una risata tanto esilarante quanto la morte che sento dentro e il desiderio di sprofondare tremila chilometri sotto terra finché non mi spolverizzo contro il nucleo terrestre.
«Dici davvero?» Gli chiedo e faccio un gesto con la mano a mo' di "nah, non è vero".

«Sì. È stato molto strano» commenta piazzando le pupille nelle mie e scrutandomi in un modo insolito, forse alla ricerca delle balle che sto dicendo, ma non ci riuscirà perché io non glielo permetterò in alcun modo.
Sorrido con nervosismo.
«Cosa?» Mi esce, probabilmente troppo stridulo. Cazzo. «No... no, no, assolutamente no» muovo ancora la mano con fare frenetico. Sto andando in iperventilazione, dannazione.
«Ah, no?»

Logan pare effettivamente divertirsi nel vedermi così tremendamente a disagio e di sicuro lo starà facendo apposta per mettermi ancora di più in difficoltà.
«No...?» ironizzo scuotendo la testa.
Si limita ad annuire senza ribattere. Forse avrei preferito che dicesse qualcosa rispetto a questa strana occhiata che mi manda e che non riesco a decifrare.

«Uhm... hai finito? Così ci rimettiamo in viaggio e arriviam-» mi chiede riferendosi al mio panino e si volta verso la vetrata, fermandosi di stucco. Aggrotto istintivamente la fronte e seguo dunque il suo sguardo.

Non ci credo. È uno scherzo.

Fuori sta piovendo con tanta di quella violenza che pare a tratti il Diluvio Universale.
«E ora che facciamo?» gli chiedo preoccupata, finalmente distratta dal discorso di prima. Logan mi dà un'occhiata e sospira.
«Non è fattibile partire da nessuna parte in moto. Dovremmo aspettare finché la pioggia non cede un po', ma la vedo dura...» fa guardando oltre la vetrata.

La TV dall'altra parte della sala, in fondo al bancone dove ci sono i cinque sgabelli, improvvisamente aumenta di volume. Sposto lo sguardo e vedo la cameriera che si è occupata delle nostre ordinazioni con il telecomando in mano e lo sguardo puntato in alto, verso lo schermo piatto.

«Codice rosso di pioggie e temporali per tutte le zone della California, con venti a centoottanta chilometri orari provenienti dal sud del Pacifico. Allerta anche per bufere, allagamenti e inondazioni presso spiagge e lungo tutta la costa. Si consigliano i cittadini di restare chiusi in casa, lontani da torrenti d'acqua o ruscelli. Possibilità anche di un black-out, è consigliabile munirsi di torce elettriche o altri mezzi di illuminazione.»

«Merda» mormoro con sconforto passandomi una mano sulla faccia. Mi lascio cadere di spalle contro la poltrona, sperando che sia solo un brutto sogno.
«Beh... credo che stasera resteremo qui» giunge alla sua di conclusione Logan.

Gli mando un'occhiata.
«E dove pensi di dormire? Su una di queste poltrone come un senzatetto?» Chiedo confusa.
Lui alza le sopracciglia.
«Dovresti leggerle le insegne quando ti fermi da qualche parte, sai?» Mi fa d'un tratto. «Al piano superiore c'è una sorta di piccolo motel. Io vado a chiedere una stanza dove dormire, tu se preferisci puoi passare la notte qui a lamentarti anche della pioggia» alza gli angoli della bocca in un sorrisetto e si tira in piedi.
«Detta così pare che io non faccia altro che lamentarmi» replico nervosa. Logan mi lancia un'occhiata.
«Lo fai, invece, ma io ormai ho iniziato ad accettare i tuoi difetti

Il mio cervello va in cortocircuito per qualche istante. Sbaglio o ha appena usato le mie parole e se sì... a qualche scopo?
Decido di lasciar correre questa sua battuta. Non voglio pensarci, adesso ci sono cose più urgenti, tipo prepararsi mentalmente a passare una nottata in un model scadente lungo una superstrada in mezzo al nulla. Fantastico, direi.
«Su, smetti di fare la nevrotica e vieni con me. Stasera tu ed io ci faremo le coccole a vicenda e Adrien non saprà niente» sorride come imbecille in un modo a dir poco illegale.
Non so cosa sia peggio. Logan che mi tratta come un boy scout rincretinito oppure la sua battuta equivoca.
«Oh, adesso non sei più il gentleman che rispetta le donne?» Commento il suo modo di comportarsi e lo raggiungo, piazzandomi davanti a lui scocciata.

Lui però ride lievemente, mi afferra il viso e me lo alza, stampandomi un bacio sulla fronte. Mi sento rabbrividire di colpo e non è per via del freddo che entra dalla porta principale con il nuovo cliente di questo... qualunque cosa sia questo posto.
«Dai, non te la prendere» mi fa attirandomi a lui in un abbraccio tanto che a tratti mi sento strozzare.
«Oggi mi hai fatto veramente incazzare» mormoro esausta, anche dalla stanchezza non solo dalle varie conversazioni a cui ho dovuto prendere parte a mio malincuore.
«Perché sono scomparso? Oh, ma come sei sentimentale, Veronica Francesca Kyle...» ridacchia.
Strabuzzo gli occhi.
«Aspetta, tu come...»
Sollevo lo sguardo.
«Come so che il tuo secondo nome è il femminile del mio? Che strana coincidenza, eh?» Si morde il labbro in un modo a dir poco da denuncia.
«No, come sai che ho un secondo nome» ribatto.
«Ovviamente ho frugato nella tua borsa. Ma solo perché mi serviva il burrocacao.»
Mi ritrovo inevitabilmente a una distanza fin troppo ravvicinata dal suo viso e... mi perdo. Scivolo nel buio delle sue iridi più scure della stessa materia oscura in continua espansione. Tanto nere che a tratti si fondono con le pupille. Non sono niente di speciale, la completa assenza di colore, nemmeno qualche pagliuzza o striatura di marrone, non le sue. E allora cos'è che mi fa restare meravigliata solo scrutandole? Forse l'addensarsi di ogni singolo colore poiché il nero non è nient'altro che questo. Nero come i suoi occhi, le sue ciglia che glieli incornicia col suo taglio a tratti felino, nero come i suoi capelli corvini e perennemente in disordine e nero come i suoi vestiti.

«Perché hai le pupille così dilatate?»
La sua voce mi risveglia di punto in bianco e mi riporta con forza e violenza sulla terra. Sbatto le palpebre confusa.
Ma che diavolo...
«Cosa?»
Logan sorride.
«Sì... sembri Lulù in posa d'attacco pronta per azzannarti per la gamba» ride. Spalanco gli occhi d'improvviso. Scuoto la testa subito dopo.
«N-niente... no, no, niente, solo che... insomma, hai» mi fermo di scatto. Lui aggrotta le sopracciglia divertito.
«Ho...?»
Mi affretto a trovare una risposta ma non so che risposta dargli.
«Una ciglia! Proprio... proprio qui» muovo rapidamente una mano e gli afferro il viso, fingendo di togliergliela via. Logan in automatico strizza l'occhio e fa una smorfia.
«Ecco fatto!» Esclamo mentre il cuore mi trapana le tempie tanto batte rapidamente. «Hai usato il mio burrocacao?» Chiedo subito dopo con finto sconcerto. Lui annuisce.
«Sì, ma te ne ho preso uno nuovo e l'ho rimpiazzato con quello tuo. Scusa, ma avevo le labbra molto screpolate e non mi andava di andare al supermercato.»
«Tu e Nath dovreste smetterla di rubarmi il burrocacao.»
Commento scuotendo con dissenso la testa e spostandogli qualche ciocca di capelli che gli ricade sugli occhi.
«L'ha fatto anche Nath?»
Annuisco. Lui ride come un idiota.
«Oh... Nath, la capisco perfettamente.»
«Capisci, cosa? L'arte dell'appropriazione indebita?» Chiedo. Logan solleva le sopracciglia.
«Sei veramente la figlia di uno sbirro.»
«E questo che significa?» Corruccio la fronte.
«Che parli proprio come la figlia di uno sbirro.»
Lo guardo storto.
«Scusami, tuo padre era un militare. Tu non hai preso qualcosa da lui?»
«Evidentemente la bellezza.»
Gonfia il petto d'orgoglio.
«Ma davvero?» Sbatto teatralmente le ciglia.
«Dici che non sono bello?»
«Oh, no, sei bellissimo» e lo è sul serio. Cazzo.
Cerco di prenderlo in giro non potendo fare a meno, soprattutto per allentare la tensione improvvisa dentro di me. Logan solleva gli angoli della bocca e si avvicina di più al mio viso.
«Che c'è?» Gli domando in automatico.
«Mi piace quando mi fai i complimenti. È sexy.»
Lo guardo attentamente e scoppio a ridere tanto che devo poggiare la fronte contro il suo petto.

Logan si stacca. Afferra la mia mano, mi tira fino al bancone e prende a parlare.
«Salve, senta... ci domandavamo se ci fosse qualche stanza libera dove passare la notte. Purtroppo io e la mia ragazza siamo qui in moto,» fa una pausa lanciandomi uno sguardo che non saprei come identificare esattamente, ma so solo che mi ritrovo quasi a strabuzzare gli occhi davanti le tre parole che ha pronunciato, «oggi è il suo compleanno e volevo farle vedere un po' il posto come piccolo regalo, ma a quanto pare abbiano beccato anche il maltempo. Lei è anche allergica a molte cose, quindi se magari è possibile avere la stanza più pulita sarebbe veramente il mio angelo custode. Non vorrei che il mio piccolo amore si sentisse male, anche perché durante il tracking le hanno rubato perfino la borsa...» sospira pesantemente e più ascolto tutte le stronzate che sta sparando, più cerco di non scoppiare a ridere.

«Lì dentro aveva il suo inalatore per l'asma e anche tutte le altre sue cose, basta anche solo un po' di polvere per provocarle un attacco e io ci tengo che questo non accada. L'ultima volta che è successo sono rimasto così scosso che per due settimane non ho fatto altro che seguirla e assicurarmi che stesse bene ogni tre minuti.»

Finalmente termina.
E vorrei avere una statuetta degli Oscar per il miglior attore senza carriera solo per lanciargliela addosso.
La donna dietro al bancone mi dà un'occhiata e i suoi occhi si fanno improvvisamente a cuore.

«Oh... piccolo tesoro» mi fa, commossa dalla pena che sta provando nei miei confronti. Sollevo lievemente gli angoli della bocca non sapendo che cazzo altro fare. Non so esattamente se essere felice o meno.
Logan si volta verso di me e mi sorride.

«Sì... » mi guarda negli occhi. «Sa... la amo veramente tanto» dice e guarda la donna. Mi sento vacillare d'improvviso dentro.
«Non saprei immaginarmi la mia vita senza di lei accanto... e pensare che all'inizio eravamo solo amici...»

Oh, merda. Lo guardo e lui guarda me e io guardo ancora lui cercando di dirgli tramite un'occhiata "di cosa cazzo stai parlando?"

«Oh, ma che carini. Mi ricordate di me e mio marito Ben, che - ahimè! - adesso purtroppo non c'è più. Anche noi all'inizio eravamo solo amici e poi, beh... l'amore ha fatto il suo percorso e ci siamo trovati spostati già al secondo anno di college» mormora con una felicità malinconica.
Qualcuno venga e mi spari. Adesso. Ne ho bisogno.

«Hai sentito, amore?» Si volta Logan e mi guarda con un sorriso. Glielo ricambio e annuisco con la testa.

Sei un uomo morto, Logan Price.

«Stupendo... è molto dolce» commento. Lui caccia una risatina, mi tocca la punta del naso con il dito e io vorrei strapparglielo a morsi.
«Proprio come te» ridacchia e mi attira di più a sé, cingendomi il fianco con un braccio.
«Allora... » si sente nuovamente la donna. «Io ho una stanza che normalmente non occupa nessuno perché è del proprietario, ma lui qui non viene quasi mai ed è un tipo molto schizzinoso in fatto di pulizie» sussurra come per non farsi sentire da nessuno. Punta gli occhi su di me.
«Ti assicuro che per stanotte non avrei alcun problema con la polvere e l'asma. Dormirai come un pulcino» mi sorride. Poi si affretta a prendere le chiavi della stanza dal mobiletto dietro il bancone, attaccato alla parete.

«Ecco qui.»
Logan le afferra e la ringrazia. Fa per prendere il portafogli per pagare, ma lei lo ferma di scatto.
«No, no. Questa stanza ve la offro io, non preoccupatevi. Voi andate a riposare e tesoro...» mi guarda. «Tanti auguri.»

Sorrido forzatamente. «La ringrazio, è gentilissima» replico. Lei fa un gesto di noncuranza con la mano.

Non appena siamo abbastanza lontani, intenti a uscire dal locale per attraversare le tettoia che conduce alle scale esterne che salgono su, al terrazzo al secondo piano, non posso far a meno di aprire bocca.
«Ho perso l'inalatore per l'asma, sul serio?»
Logan mi dà un'occhiata.
«È stato divertente» ridacchia divertito e mi guarda, mollandomi poi una spallata che mi fa scuotere la testa.
«È stato eticamente sbagliato» commento mentre saliamo le scale.
«Tante piccole bugie per farti dormire in un posto decente.»
Dice davanti all'unica porta bianca senza numero sopra. Infila le chiavi, gira e la apre spingendola.

Beh, sicuramente di meglio non avremmo potuto trovare considerando il tutto. Una classica stanza da motel, un po' troppo spoglia e triste.
«Mi sarei accontenta di un posto qualsiasi» ribatto però contrariata.
«Sei fissata con l'ordine.»
«Pff, non è vero!» Esclamo ma non ci credo nemmeno io.
«Sì, lo sei.»
Lo sono eccome, mio padre è uno sbirro e sin da piccola mi ha insegnato quanto fosse importante tenere in ordine ogni cosa. Ecco, con le stanze ci riesco, con la mia vita meno.

Lo sguardo mi cade sul letto matrimoniale rivestito in bianco. Mi avvicino, mi lascio cadere di spalle contro di esso e finisco di faccia contro il soffitto altrettanto bianco.

Sento Logan chiudere la porta, lo scorgo accendere una delle due lampade sul comodino e poi mi raggiunge, affiancandomi sul materasso. Le nostre spalle che si sfiorano, entrambi in perfetto silenzio.
«Dovrei usarti più spesso come la mia ragazza» lo sento commentare.
«No, invece» replico.
«Sì, invece. Siamo a dir poco perfetti insieme.»

Mi volto quando basta per scrutargli il profilo, lui pare sentire il mio sguardo addosso e fa lo stesso.
«No. No, invece» controbatto ancora.
«Perché adesso stai insieme con Adrien?»
Non rispondo, lo guardo solo male.
Si gira su di un fianco e così facendo d'improvviso mi ritrovo col viso a una vicinanza veramente troppo... inesistente, e questa cosa dopo così tanto tempo che non mi suscitava più nessuna sensazione, ora mi fa sentire il respiro pesante.

«Sii sincera» fa d'un tratto lasciandomi perplessa. «Cosa ti piace così tanto di lui?»
Aggrotto istintivamente la fronte, presa di sprovvista.
«No, no, aspetta, non ti voglio giudicare... io» sospira, «voglio solo capire. Perché lo ami? Cosa ami di lui?»
Ancora questa domanda. Mi chiedo perché insista tanto.

«Perché mi fai questa domanda?»
«Perché sei la mia persona preferita.»
Cosa?
Mi metto su di un fianco, scrutandolo.
Il mio cuore sprofonda nel materasso insieme a ogni particella del mio corpo.
Logan chiude gli occhi e fa lo stesso. Avvicina il viso di più al mio, finché la sua fronte non si attacca alla mia.
«Non ho niente di speciale» replico contrariata. Lui sembra accennare un colpo di risata.
«Sì, invece» ribatte a sua volta. «Sei gentile, divertente, un po' testarda e permalosa. Sei anche molto insicura, ma quando c'è bisogno di importi tu non esiti soprattutto se di mezzo ci sono delle persone a cui tieni. E poi sei...» si ferma e si allontana un pochino, quanto basta per guardarmi negli occhi, «... troppo buona per Adrien».
Rimango senza fiato.
«Detesti l'idea che lui ed io-»
«Tu potresti sul serio avere chiunque ma hai scelto lui» dice.
«E non ti sta per niente bene» osservo.
«Dimmi solo una cosa per cui lo ami.»
Ancora una volta. Me lo domanda ancora senza mollare la presa.
«Non ho mai detto di amarlo» ribatto. Logan aggrotta le sopracciglia.
«Non... io non lo so quello che provo per lui, sto cercando ancora di capirlo.»
«E allora cos'era quel discorso sull'essere innamorati?»
«Forse lo sono» azzardo.
«Forse?» ripete lui contrariato e abbozza un sorriso.
«Uh, uh» mugugno un risposta.
«Non lo so, forse lo sono o forse... sto semplicemente facendo casino con la mia vita come faccio spesso ultimamente.»
«Perché? Che altri casini hai combinato fino ad adesso oltre questa roba sessuale con Adrien?»
Strabuzzo gli occhi.
«Roba sessuale?» Ripeto stranita e cerco di non ridere per l'imbarazzo.
«Non è solo sessuale?» Chiede accigliato. Rimango in silenzio per alcuni istanti.
«Ma che dici?» Gli chiedo con riluttanza. Sto iniziando a innervosirmi e non capita molto spesso con Logan, direi per niente.
«Senti, vuoi litigare con me?» Gli chiedo senza esitazione alcuna. Logan mi dà un'occhiata e poggia le mani sul petto, tornando con lo sguardo sul soffitto.
«No. Tu vuoi litigare?»
«No. Ovviamente no» sentenzio.
«E allora non litighiamo» dice semplicemente mandando in pappa il mio cervello. Lo guardo in silenzio non sapendo come continuare.
«Ma perché stiamo parlando della mia vita sentimentale?» Chiedo di getto. Logan indugia per qualche istante.

«Perché vorrei farti cambiare idea prima che tu soffra di nuovo e inutilmente.»
Rimango di sasso davanti le sue parole.
«Da amico, non dovresti invece supportarmi?» Domando confusa dal suo atteggiamento.
«Da amico, vorrei vederti felice.»
«Io sono felice» replico anche se non tanto sicura in fondo. Forse sto solo mentendo a me stessa.
Logan ritorna di faccia verso il soffitto. Gli scruto il profilo. Sembra pensieroso.
«Tu meriti di meglio ed Adrien non lo è.»

***

Angolo autrice
Greve. Daje Logan, diglielo a sta cretina che Adrien non vale un cazzo. Puahaha

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