14 | Non litighiamo più, va bene?

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

CAPITOLO 14
Non litighiamo più, va bene?

L'ha detto finalmente, senza più peli sulla lingua, in maniera quanto più schietta possibile.
«E chi mi meriterei? Avanti, sentiamo» gli chiedo subito, alzandomi su un gomito e fissandolo dall'alto.
«Non lo so, ma non lui.»
Sorrido inevitabilmente e tiro un profondo respiro.
«Bel supporto che mi dai...» mornoro con l'amaro in bocca e scuoto la testa guardando altrove.
«Ci siamo promessi che non ci saremmo più mentiti, no? Vuoi che ti dica una bugia per farti felice?»
Sembra a tratti con le palle girate.
«Oh, adesso tu prendi e usi la carta della sincerità» commento e lo guardo. «Sai cosa? Siccome siamo sinceri l'un l'altra adesso tu devi esserlo con me, okay?»
«Cosa?» Logan si alza in sedere sul materasso e aggrotta la fronte. «Ma di che parli?»
Le guance improvvisamente mi vanno a fuoco per il nervoso.
«Ti farò una domanda e tu sarai sincero, altrimenti mi alzo e me ne vado anche a costo di farmi a piedi tutta la superstrada-»
«Scusa, ma che avrei fatto di male? Non ti seguo» replica con le sopracciglia corrucciate. «Con cosa ho sbagliato?»
Ispiro profondamente.
«Quella mattina...» inizio a parlare, «quando mi sono trasferita nel campus, tu andavi tutto di fretta tant'è che avevi anche la maglietta girata al contrario. Che era successo?»
Finalmente gli faccio la domanda e sento il respiro farsi d'un tratto pesante.
Logan mi guarda in silenzio, i suoi occhi si spostano per alcuni istanti, li punta in un punto non meglio definito della stanza.

«Lo sai» dice solo e torna a guardarmi di scatto. Inietta gli occhi nei miei, poi si lascia cadere di spalle contro il materasso.
«So cosa?» azzardo sperando di non sbagliarmi, sperando che l'istinto da sbirro di papà non mi abbia messo false piste in testa e mi ha fatto fare solo un buco nell'acqua. Non gliel'ho chiesto, non ho aperto questo discorso perché lui era più importante. Era più importante trovarlo, vedere se stesse bene, era questo il mio obiettivo. Adesso però lui è qui e la scena di oggi a pranzo, dopo le lezioni, nel corridoio degli appartamenti studenteschi è tornata. Yuri e la sua tristezza, quella che mi ha fatto sentire improvvisamente una persona di merda solo perché il mio caro miglior amico qui presente è una testa di cazzo.
.
«So cosa?» ripeto sperando che mi risponda. Logan rimane muto a fissare il soffitto, pare improvvisamente scivolato in un mondo tutto suo.
«Tu sai quasi tutto di me, mi hai visto perfino perdere la testa e dare di matto, ma io non so ancora niente di te. Pare che tu ogni volta voglia concentrare l'attenzione solo sui miei affari come in questo momento: Adrien non fa per te. E va bene, d'accordo, ha fatto un sacco di stronzate ma le ho fatte anche io, io non sono da meno. Ma di te non so ancora niente. Ho conosciuto la tua famiglia, c'è stata quella scena con Elias e la sua ossessione per tua sorella, ma oltre a questo io non saprei niente se tua madre non mi avesse detto di tuo padre o... della tua infanzia, il modo in cui eri e come ti andava la vita ovvero di merda» parlo rapidamente elencando ogni singolo pensiero trattenuto fino ad adesso e sganciandolo come una bomba, non pensando minimamente alle conseguenze.

«Oh... ti ha detto di quando ero uno sfigato?» sorride come una amarezza che mi stringe nelle spalle.
«Eri un bambino» lo correggo contrariata. «E lo sei anche adesso» gli faccio notare. Lui mi guarda con aria confusa. Sospiro. «Molte volte sei infantile, caotico e... parli troppo e spesso dici un sacco di stronzate, ma è questo che mi piace di te. Senti» ispiro aria nei polmoni e inclino lievemente la testa d'un lato, «perché con me ti comporti così e con lui, invece, no? Sai quant'è stato strano sentirmi dire che sei uno stronzo? Tu non lo sei, Logan.»

«È la mia famiglia» fa però dopo un bel po' di secondi colmi di esitazione. «E la devo proteggere.»
Le sue parole mi lasciano sbigottita.
«Non hai fratelli, non sai com'è... non puoi capire.»
«E allora fammi capire. Spiegati e cerca di farmi capi-»
Logan si solleva di scatto dal letto lasciandomi spaesata tant'è che mi fermo di getto.
«Non voglio discutere di queste cose con te» fa e prende la sua giacca, se la infila e fa per uscire fuori. Io in tutto ciò lo guardo del tutto ammutolita. Non era questo l'atteggiamento che mi aspettavo da parte sua. Ma che diavolo gli prende?

Mi alzo altrettanto e lo afferro per un braccio cercando di fermarlo.
«Lasciami.»
Quasi me lo ringhia in faccia lasciandomi a tratti spiazzata.
«Dove credi di andare? Sotto la pioggia? Fuori sta ancora pioven-»
«Meglio che stare qui e parlare dei problemi della mia famiglia con te» replica e strattona il braccio. Faccio un passo indietro e lo guardo con una smorfia di disappunto in faccia.
«Tu puoi chiedermi tutte le cose che vuoi sulla mia vita, ma io ti faccio una sola domanda e te la prendi male e te ne scappi? Ma che diavolo di atteggiamento è? Va bene, vattene fuori, prendi una boccata d'aria e vedi di darti una calmata perché io...» sospiro pesantemente e sollevo le mani un aria in segno di resa. Logan alza le sopracciglia con un sorrisetto nervoso in faccia.
«Ma chi credi che io sia? Adrien?» Domanda venendomi ancora di più incontro finché il mio respiro quasi non si mischia col suo. «Non darmi ordini, Ronnie, io non sono il tuo ragazzo» sibila riversandomi un'occhiata tanto fredda che mi immobilizzo.
«Non era un ordine, tu volevi già farlo. Volevi già andare fuori per scappare da questa conversazione che evidentemente non ti piace per niente perciò fai quello che avevi intenzione di fare e dati una cazzo di calmata» gli tengo testa mentre il sangue mi ribolle nelle vene per il nervoso.
Ma come siamo finiti a questo punto? Solo qualche minuto fa tutto andava benissimo. Ho solo toccato la sua famiglia, quello che pensavo fosse il suo più grande tra i pregi... ora però mi rendo conto che la sua famiglia è anche il suo più grande tra i difetti. Il suo unico vero difetto scoperto fino ad adesso.

«Ed Adrien che diavolo c'entra adesso?» gli chiedo incazzata non appena mi ricordo che l'ha nominato. «Io non do ordini alle persone, ti ho solo detto che se vuoi puoi andare fuori e calmarti» glielo dico con un'aria nettamente più pacata. Lui si allontana, intenzionato ad andarsene mentre io mi domando dove esattamente perché fuori sembra si stia scatenando una apocalisse.

«È vero quindi» raggiungo la conclusione che cercavo in ogni modo possibile di non credere affatto perché non pensavo minimamente che potesse essere possibile.
Logan mi guarda, la mano sulla maniglia della porta.
«Fai lo stronzo con il tuo fratellastro perché non vuoi accettare cosa? Che tuo padre abbia fatto degli errori, che era un essere umano come tutti noi e che-»
«Smettila» sibila, fermandomi e lasciandomi di stucco. Lo fisso, i lineamenti sono tirati, la mascella serrata a mille.
Decido di tenergli ugualmente testa a mento alto.
«Hai un fratello» continuo senza timore.
«No, invece.»
La sua risposta mi lascia ancora più sbigottita e... delusa.
«Yuri non sarebbe tuo fratello?»
«Ora basta!»
Sussulto e trattengo d'istinto il respiro. Ha gli occhi iniettati nei miei e sembra completamente fuori di sé.
«Siamo amici ma ci sono dei limiti» continua poi in tono glaciale. «Questo riguarda me e la mia famiglia, non te. Tu non c'entri niente, non ne fai parte.»

Non so perché, ma le sue ultime parole mi fanno male, nonostante sia solo la pura verità. Io non faccio parte della sua famiglia ma detto così è come se non facessi parte nemmeno della sua vita e lo so... lo so che ci conosciamo da un paio di mese ma credevo...
Mi allontano ancora, fissandolo con sconcerto. Alzo le mani all'aria.
«Ma si può sapere che cazzo ti prende?!» Sbraito esausta.
«Cosa prende a me?! Cosa prende a te che ficchi il naso nei miei fottuti problemi?!»
«Yuri sarebbe un problema?!» gli ringhio contro. «È un ragazzo, Logan! È solo un ragazzo! Che colpa dovrebbe avere lui?! Qual è la sua cazzo di colpa in tutto questo?! Perché ti comporti così come se non valesse niente?! È un ragazzo come te! E io l'ho anche incontrato! È dolce, gentile, timido e un po' imbranato e... e lui ha» mi fermo per un istante. «Io quando l'ho visto... c'era qualcosa di famigliare nei suoi gesti, nel suo comportamento, nel suo modo di parlare e poi finalmente ho capito cosa fosse!»
«Ah, davvero?! E che avresti capito?! Eh?» mi urla in faccia venendomi più vicino.
«Ho visto te!» ringhio spingendolo con le mani tanto da farlo indietreggiare.
«In lui c'eri te! C'era la tua gentilezza! La tua onestà, schiettezza e dolcezza! Yuri è buono! È di una bontà disarmante! E tu sei suo fratello maggiore ed è inutile che provi a rinnegarlo perché lui adesso è parte della tua vita!» lo spingono ancora incazzata con i nervi a fior di pelle.

Logan resta immobile, fissandomi ammutolito. Gli punto un dito contro.
«Tu sei un coglione, lo sei sempre ma non sei uno stronzo, non sei cattivo e non faresti mai del male a qualcuno. Allora perché gliene fai a lui? Sai cosa mi ha detto? Che non gli importa se tu lo odi, perché finché tu sei felice lui lo sarà per te, perché è tutto quello che conta e che è ben consapevole che questa storia è una cosa nuova, che nessuno se lo aspettava!»
Prendo un profondo respiro per calmare il mio battito impazzito.
«Tu hai un fratello minore. Te ne rendi conto? E... e lui ti guarda da lontano... non ha il coraggio di avvicinarsi a te perciò si limita solo a guardarti come se tu fossi qualche strana creatura magica...» sorrido inevitabilmente. Alzo le mani e le lascio cadere lungo i fianchi.
«Tuo padre forse ti ha deluso perché non te lo saresti mai aspettato un gesto del genere da parte sua. Probabilmente ha spezzato il cuore a tua madre, ha ferito te e tutte le tue sorelle ma da quel errore è uscito fuori Yuri. Tuo padre non era perfetto» ripeto fregandomi altamente di tutto, del suo amore e la stima che prova verso quell'uomo come se fosse una sorta di supereroe del cazzo.

«Tu non sai niente» mi si avvicina ancora di qualche passo piazzandosi a meno di un metro da me. Sollevo lo sguardo e glielo punto addosso.
«Forse non saprò che tipo di padre era, i suoi sacrifici ma lui ha fatto degli errori come un qualsiasi essere umano. Tu lo veneri come se fosse un dio ma lui non era un dio.» Sibilo.
«Credi che non lo sappia?» ironizza con un sorriso. «Dopotutto l'ultima volta mi hai dato dell'imbecille.»

Non posso fare altro che guardarlo stupita.
«Non sei per niente un tipo rancoroso...» commento e sollevo gli angoli della bocca, lui fa altrettanto e mi scruta con uno sguardo che pare voglia trafiggermi da parte a parte.
«Non le dimentico le cose» risponde come se niente fosse.
«Credevo fosse tutto okay dopo l'ultima volta, ma a quanto pare non è affatto così. Da quand'è che volevi dirmelo, eh? Rinfacciarmi tutto quello che ti ho detto quando ero incazzata?»
Logan non batte ciglio, mi guarda nel profondo. Io, invece, cerco di respirare senza fare alcunché rumore.
«Lo era,» dice, «finché non hai deciso di ficcare il naso negli affari della mia famiglia.»
«Lo dici proprio tu che l'altra volta volevi a tutti i costi venire a cena con me e mio padre!»

«Volevo esserti accanto perché ti voglio bene!» urla incazzato. «Non per giudicare tuo padre, i suoi errori o qualsiasi altra dannata cosa!» fa con una sincerità che mi dà i brividi a fior di pelle, sorride poi tutto d'un tratto e scuote la testa. «Ma a quanto pare ogni cosa faccia per te mi si ritorce in automatico contro.»

Gli occhi iniziano a bruciarmi furiosi.

«Forse non stiamo semplicemente bene insieme, forse questa amicizia non va, forse tu ed io non dovremmo essere amici!»
Una frase che mi lascia con un vuoto dentro il petto, un foro aperto in cui scivolo e cado all'infinito, senza sosta. Aggrotto le sopracciglia, gli occhi che sento cedere davanti alle lacrime.
«C-cosa?»
Mi spezzo.
«Noi litighiamo» mi fa notare con aria esausta. «Ultimamente non facciamo altro che litigare.»
«Non è vero» ribatto.
«Sì, invece. Lo stiamo facendo anche adesso,» punta un dito e ci indica, «e se non litighiamo ci sono sempre delle cose di mezzo.»
«P-perché tu cerchi di scappare via e io... io cerco di fermarti. O forse accade il contrario, ma è questo che significa essere amici, no? Cioè... non mollare la presa, essere per l'altro e...» mi fermo e lo guardo col cuore che mi crolla in mille pezzi. «Non puoi dirlo sul serio» inclino lievemente la testa d'un lato e poi mi volto subito verso destra quando una lacrima scivola fuori dal mio controllo. Cazzo.
Mi maledico mentalmente per essere tanto emotivamente instabile.

«Lasciami in pace» mormoro seccata da tutta questa situazione di merda e mi allontano subito non appena lui prova a venirmi incontro notando il mio viso e le lacrime che scaccio via con le mani. Tiro su col naso e mi avvicino al letto, prendo posto e mi copro il volto con le mani.
«Cazzo...» impreco per gli occhi che paiono non volerla piantare minimamente con questo pianto penoso.
Scaccio le ultime lacrime e indico la porta.
«Vattene» gli dico col cuore in gola e la voce che mi si incrina. «Vattene pure, fai quel cazzo che ti pare. No? È quello che volevi fare perciò vattene, prendi la tua moto, vai in strada e ammazzati pure se ti fa così tanto schifo essere qui con me, io non ti fermerò, e non fa niente, davvero. È tutto okay. Sapevo che alla fine te ne saresti andato, lo fanno tutti perciò non fa niente» dico e mi porto le ciocche dei capelli dietro l'orecchio. Mi fa male il cuore, già proprio il cuore ed è... un sentimento che non provavo da tempo. Nemmeno quando Adrien mi ha rifiutata, nemmeno allora ha fatto così dannatamente male.

Rimaniamo in silenzio. Lui in piedi in mezzo alla stanza, io seduta sul bordo del materasso e intorno a noi tutto buio, solo la lampada da quattro soldi sul comodino a illuminarci. In sottofondo il rumore della pioggia che incombe oltre la porta e le finestre.
Le mie mani unite, io che giocherello con le dita, strappandomi la pelle secca lungo l'unghia per diminuire lo stress.
Con gli occhi sulle mie dita, sento dei movimenti. Passi. Finché davanti allo sguardo non mi appaiono due gambe fasciate dai pantaloni cargo.

Il mio cuore si ferma come per magia. Si blocca, cede del tutto non appena lui si china nelle ginocchia e poggia le mani sulle mie, afferrandole. Il caldo della sua pelle mi scalda d'improvviso ogni centimetro di carne fino a farla rabbrividire copiosamente. Non riesco a sollevare lo sguardo e tenergli più testa.
«Io... ho esagerato e...» biascico in imbarazzo. Le guance che mi vanno a fuoco.
«No» sospira lui pesantemente. Di scatto alzo gli occhi e glieli punto addosso.
«Ho esagerato io» mi guarda e abbozza un piccolo sorriso, si porta le mie mani accanto la bocca e ci deposita sopra ad entrambe un bacio che mi... scioglie.
Mi guarda in silenzio per alcuni lunghi istanti e mi asciuga il viso con le mani.
«Sei la mia persona preferita» ripete le parole di prima che litigassimo. Sorrido appena, quanto basta, e i miei occhi si riempiono di lacrime.
Non ci penso due volte prima di avvolgergli le braccia al collo, scivolare dal letto al pavimento accanto a lui e stringerlo forte a me. Le sue braccia che mi avvolgono il torso mi fanno sentire nuovamente al sicuro come solo lui riesce a farmi sentire. Rimaniamo così non so per quanto tempo, finché il momento drammatico non si spezza quando mi abbandono completamente di peso su di lui che perde l'equilibrio e cade all'indietro, gli finisco addosso e come di conseguenza entrambi ci abbandoniamo in una risata sommersa.

Cerco di darmi un contegno, quindi mi alzo e lui fa lo stesso. Finiamo col guardaci negli occhi. Avvicino lentamente il mio viso al suo e poggio la fronte contro quella sua, chiudo gli occhi mentre gli afferro le mani e intreccio le nostre dita.
Nessuno chiede scusa all'altro perché non serve. Le parole non servono più.

«Ti va una cioccolata calda?» Chiede lui d'improvviso facendomi scappare inevitabilmente un cenno di risata. So che sta sorridendo, anche se non lo sto vedendo io so che lo sta facendo eccome.
«Uh, uh» mugugno.
«Allora te la vado a prendere.»
«Tu non la vuoi?»
«Prenderò del thè» fa e si allontana da me, giusto il sufficiente per guardarmi in viso.
«Ti voglio bene» dice e mi molla un bacio sulla fronte.

***

«Il posto di destra è mio» annuncia d'un tratto rivendicandolo. La mia cioccolata calda è ancora tra le mani mentre lui ha finito il suo thè. Mi guarda per alcuni istanti nella penombra della stanza mentre fuori il temporale sembra solo peggiorare. Al rumore della pioggia cadere come fosse proiettili e sbattere contro il parcheggio e la tettoia in plastica, si aggiungono anche i tuoni che sembrano voler quasi squarciare il cielo a momenti.

«Mi sarei aspettata che dicessi "tu dormi sul letto, io sul pavimento" come nei romanzi rosa» replico. Logan scoppia a ridere.
«Cosa?»
Annuisco.
«Nei libri i personaggi maschili lo fanno perché sono invaghiti della protagonista» mi fa notare. Alzo le sopracciglia.
«Ma davvero?» ironizzo.
«Sì, davvero e sono tutti idioti, perché se ti piace una persona e ti arriva un'occasione del genere, devi coglierla» replica, lasciandomi stupita. «Comunque no, te lo scordi proprio che dormirò fuori da questo letto. Voglio stare comodo e se durante il sonno provi a toccarmi, sta' tranquilla che non mi offendo mica, eh» mi rivolge un sorrisetto malizioso e in automatico poggio una mano sulla faccia spingendolo via. Rido, contagiandolo.

Si mette in piedi e si piazza accanto al letto. Lo guardo dal basso stranita.
«Ti ho mai raccontato cosa succede nei motel abbandonati in mezzo al nulla?» fa improvvisamente con un'aria misteriosa. Aggrotto la fronte.
«Ci sono i fantasmi?» chiedo sorridendo per la sua domanda totalmente a caso.
«Cosa? No!» fa contrariato con un gesto di mano e ride. Poi torna improvvisamente serio, mi guarda con fare intenso davanti a cui rimango confusa.
Con un solo gesto da mano, afferra il lembo della sua maglietta e se la fa scivolare via rimanendo a petto nudo.
Inutile dire che rimango abbastanza spiazzata, con gli occhi incollati sul suo torso tatuato che prendo a fissare come un pesce fuor d'acqua.

«Che... che stai facendo?» balbetto inevitabilmente. Lui fa un passo, si china su su e io mi sento mancare il fiato. Afferra le mie mani e mi tira su in sedere sul bordo del letto. Mi alza il mento con una mano e brividi mi attraversano ogni atomo del corpo. Le guance non so con quale velocità ipersonica diventano lava allo stato puro.
Logan inclina lievemente la testa, gli occhi ridotti in due fessure, aspettando qualcosa da me che pare non arrivare. Mi scruta il volto, le dita che mi tengono lo sguardo alto e il mio respiro pesante come non mai.
«Avanti, togliti i vestiti» fa e i miei occhi improvvisamente si spalancano.
«C-cosa?» la voce mi si incrina, completamente presa di sprovvista.
Lui alza gli angoli della bocca e toglie la mano dal mio viso.
«Devi affrontare i bagni radioattivi dei motel e darti una lavata. Non vorrai mica dormire con la felpa addosso?»

Il cuore torna a pulsare regolarmente di scatto appena realizzato il senso di tutto quello che è successo. Oh, merda. Ispiro profondamente aria nei polmoni cercando di scacciare con forza le immagini poco ortodosse che per alcuni secondi mi avevano invaso la testa.
Notando il mio silenzio, continua a parlare.
«D'accordo... andrò io per primo e ti faccio sapere se quando esco vengo infettato da qualche strano patogeno letale. Vedi? È questo che fa un vero gentiluomo» commenta tronfio come poche volte e mi lancia un'occhiata divertita.
«I fantasmi.... ma dove pensi di trovarti? In una puntata di Supernatural con Dean e Sam Winchester?» ridacchia poi schioccando la lingua contro il palato, cercando di non ridere. Scuote la testa con dissenso e sghignazzando, con battute solo allo scopo di prendermi in giro, va verso la porta del bagno e sparisce dietro di essa.

Quando finisce, faccio lo stesso cercando con tutta me stessa di cestinare i pensieri sbagliati che mi ero fatta vedendolo... a petto nudo. Non appena torno nella stanza da letto, mi infilo sotto il piumone noto Logan che pare già addormento.
Lo guardo per un secondo con aria assorta, gli tiro la parte del piumone coprendolo perché fa un po' freddo, non ho trovato alcuna traccia di riscaldamenti in questo posto, e poi gli lascio un piccolo bacio sulla guancia.
«Ronnie?»
«Uh?» Mugugno scoprendolo ancora sveglio. Mi stringo nel piumone, accanto al suo fianco. Il suo braccio si muove d'improvviso, si gira sul fianco e mi attira a sé, il mio petto contro il suo.
«Non litighiamo più, va bene?»
«Va bene» gli rispondo.
«Domani vediamo come vanno le cose...»
«Di che parli?»
«Di Yuri.» Risponde con calma. Rimango sorpresa dal suo comportamento.
«Hai ragione,» dice poi, «e mi sono arrabbiato proprio perché hai ragione.»
«Quindi cosa farai?» Gli chiedo con le sopracciglia corrucciate e mi giro, guardandolo. Lo trovo ad occhi chiusi. Quando sente il mio sguardo su di sé, li schiude e mi sorride lievemente.
«Gli parlerò» risponde. «Senza fare lo stronzo, te lo prometto» aggiunge poi beccandosi un'occhiata da parte mia e anche un sorriso. Scuoto la testa, sollevata.
«Quindi bastava questo? Che ti urlassi in faccia quanto sei cretino per farti rinsavire?» ci scherzo su.
Lui mi guarda per alcuni istanti senza dire niente, sembra con aria assorta.
«Io... sono certa che andrà tutto bene, devi solo essere te stesso e vedrai che non ci saranno problemi. Basta solo che tu non dica una delle tue solite battutine.»
«Cos'hanno le mie battutine?» Chiede con aria offesa.
«Tu parli troppo» gli faccio notare. Lui solleva le sopracciglia, divertito.
«Oh, davvero? E tu per niente. Ogni volta sono io quello a iniziare le conversazioni, a venirti incontro o scriverti perché altrimenti se non sparisco nel nulla cosmico tu non mi cerchi» dice si solleva sul gomito guardandomi dall'alto.
«Non è vero» ribatto contrariata. Lui sbatte teatralmente le palpebre.
Aggrotto la fronte.
«Lo faccio davvero?» Domando sorpresa da me stessa. Logan annuisce.
«Sì e quando non vai d'accordo con qualcuno lo eviti e sparisci dalla faccia della terra. Ma come fai?» ride lievemente.
«Non lo so, mi faccio semplicemente i fatti miei.»
«Ronnie, tu ti smaterializzi. Letteralmente. Che cavolo di superpotere sarebbe questo?» ridacchia e ritorna sul cuscino. Torniamo in silenzio per alcuni secondi finché non è lui a riprendere parola.
«Vieni con me» fa d'un tratto. Rimango confusa.
«E dove a quest'ora?» rido lievemente.
«Non adesso, scema. Domani, quando parlerò a Yuri, ti voglio lì con me.»

Il battito del mio cuore decolla sotto ogni punto di vista, prende il volo a mille.
Rimango muta per certi versi, non me l'aspettavo questa sua richiesta.
«Non me la sento di farlo da solo e poi ho paura che quel tizio mi possa picchiare.»
Rido istintivamente, contagiandolo.
«Oh, parli del biondo palestrato alto un metro e ottanta?»
«L'hai conosciuto quindi» osserva. Sospiro pesantemente.
«Sì e mi odia perché sono tua amica e tu hai fatto lo stronzo con il suo di amico» gli faccio notare.
«Il suo ragazzo» mi corregge lasciandomi di stucco.
«Oh, merda. È peggio di quanto pensassi» mormoro con aria sconsolata. Logan ridacchia di nuovo.
«Vuoi che ti faccia da bodyguard perché altrimenti potresti prenderti un cazzotto in faccia dal ragazzo del tuo fratellastro?» Chiedo nonostante tutto divertita. Logan però mi abbraccia.
«Anche. Ma principalmente perché ti voglio lì con me» conclude facendomi sorridere appena.

«Buona notte, Cisco» sussurro, e mi esce il suo primo nome, non ne ho idea perché, ma è la seconda volta che capita.
«'Notte, amore mio» ricambia a bassa voce. Rabbrividisco copiosamente per alcuni istanti. Non glielo sentivo da un po' di tempo... quel "amore mio". E adesso, dopo tutta la discussione che abbiamo avuto mentre io mi mangiavo il mio cheeseburger e gli parlavo di come rendersi conto della persona giusta per sé, mi fa strano sentirlo.
E mi fa ancora più strano ricordare quanto io abbia smarrito completamente la via nei miei stessi pensieri e sentimenti e di come sia finita completamente a caso a descrivere lui, il suo carattere, il suo modo di comportarsi con me... e invece niente di Adrien.

Logan mi bacia la fronte e poi mi stringe forte a lui. Il mio naso finisce contro il suo collo scoperto, inebriato di scatto dal suo profumo che riconoscerei fra mille e che ispiro profondamente ad occhi chiusi.
So che non dovrei. Che questo suo modo di chiamarmi non dovrebbe affatto piacermi e né tanto meno provocarmi questi strani brividi perché io mi frequento con Adrien, io ho scelto Adrien. L'ho voluto tanto da obbligarlo a mollare Lorelai per me e adesso niente più si sovrappone tra noi due, probabilmente i nostri genitori ma di sicuro saranno comprensivi, dopotutto ci conosciamo da una vita.

Ma... nello stesso tempo non voglio perdere niente di tutto quello che ho con Logan.
Non il rapporto che si sta evolvendo sempre di più o lui che sta cambiando e mi sta facendo scoprire parti di sé che non sapevo esistessero affatto.

«Dovessimo litigare di nuovo e non parlarci più, ricordati che ti voglio bene» sussurro, mossa dall'istinto e gli lascio un bacio sulla guancia. Lo faccio dopo diversi minuti. Minuti in cui Logan credo si è ormai addormentato.
«Tu meriti qualcuno che resti» sussurra d'un tratto in risposta... o forse no, forse...
Trattengo il respiro d'improvviso non appena mi rendo conto a cosa si riferisce.
«E quindi io resterò» aggiunge. Istintivamente lo stringo forte a me, quasi a fondermi nella sua maglietta. Ispiro il suo profumo fino a renderlo a tratti una droga di cui non posso farne a meno.
«Quando ti ho vista in quel appartamento con la t-shirt di Batman addosso, incazzata e matta da legare, mi son detto "è mia" e ti ho avuta alla fine» ridacchia come un cretino.
Scoppio a ridere contro il suo petto.
«Come i gabbiani nel film di Alla ricerca di Nemo
«Sì, esatto.» Ride lui di rimando.
«Ma se sono un casino» replico contrariata nonostante le sue parole mi facciano rabbrividire con forza.
«È vero ma nessuno è perfetto.»
Mi stringe a sé.
«Tu sembravi un bad boy uscito da qualche romanzo young adult con quella giacca da motociclista, i tatuaggi e le tue battutine idiote» mormoro ridendo lievemente e contagiandolo.
«Le mie battute sono eccezionalmente erotiche. Solo su di te non funzionano. Magari sei rotta, che ne so. Vedi di farti aggiustare il prima possibile.»
Sollevo lo sguardo quando basta per guardarlo male, lui però me lo impedisce perché mi afferra la testa e la riporta contro il suo petto.
«Ora fai silenzio e dormi, altrimenti ti butto giù dal letto» mi fa d'un tratto cercando di fare il serio, ma fallen do alla grande.
«Vaffanculo» replico.
«Vaffanculo tu» mi risponde a tono facendo ridere entrambi.
Mi addormento insieme a lui, la pioggia e i tuoni che mi cullano finché non sprofondo nel sonno e anche tra le braccia del mio miglior amico.

***

Angolo autrice
Mi sciolgo. Ho detto tutto.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro