28 | Ce l'hai un ragazzo?

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https://www.youtube.com/watch?v=NSkYnKE2cCE

CAPITOLO 28

Ce l'hai un ragazzo?

Mi sveglio all'una di pranzo. La prima cosa che faccio è scendere in cucina. Con gli occhi assonati e la mente ancora disorientata, afferro in modalità zombie un bicchiere che trovo vicino il lavabo, lo sciacquo, mi appoggio di testa alla credenza e ad occhi chiusi aspetto che il getto d'acqua si freddi il più possibile prima di riempire il bicchiere.

Il rumore del canale alla tv in soggiorno del canale che viene cambiato e il volume alzato drasticamente, mi sveglia di soprassalto. Stacco la testa dal mobiletto e sbatto più volte le palpebre. Riempio il bicchiere d'acqua e lo mando giù tutto d'un fiato. Ho la gola tremendamente secca. Ne riempio un altro e lo termino in un nanosecondo accompagnandolo con una aspirina che trovo in uno dei cassetti della cucina.
Non bado nemmeno al mio aspetto, molto sicuramente mostruoso. Raggiungo il soggiorno, mi lascio cadere sul divano prima di dare una qualsiasi occhiata in giro.

Giro la testa, abbasso gli occhi e alla mia destra mi ritrovo un viso piccolino che mi guarda. Marcus.

«Ciao» mi saluta con la sua vocina. Metabolizzo per qualche istante prima di rispondere con un altrettanto "ciao". Lui mi sorride e torna guardare i cartoni animati su Disney Channel. Faccio lo stesso, ipnotizzata dallo schermo.

Per puro caso giro gli occhi verso sinistra. Sulla poltrona Logan, un libro in grembo, la gamba piegata e lui che sta con gli occhi persi tra le pagine. Quando si sente osservato, alza il viso notandomi solo adesso.
Alzo di conseguenza una mano a mo' di saluto.

Lui però sembra essersi improvvisamente imbambolato tant'è che non fa alcun movimento. Aggrotto la fronte e gli faccio cenno con la testa.

«Che leggi?» gli chiedo alzandomi e raggiungendolo. Mi poggio sul bracciolo della poltrona.
Logan chiude un po' il libro, col dito tra le pagine per non perdere il punto dov'è arrivato con la lettura.

Io, Robot di Isaac Asimov.

«Fico» commento. «Ho visto il film» rivelo poi. «Con Will Smith... è stato molto carino per la CGI che usavano ai tempi. E' guardabile anche adesso. Direi invecchiato fin troppo bene, come la trasposizione cinematografica dei libri di Tolkien...» ci penso su scivolando nella poltrona accanto a lui. «Il Signore degli Anelli... molto ben fatto.»

«Ronnie» mi richiama d'un tratto.
Lo guardo.
«Uh?»
«Mi stai schiacciando le palle» dice perfettamente composto. Abbasso di conseguenza le pupille e noto solo adesso il mio ginocchio che spinge... oh, merda.
«Ah... scusa, scusami» caccio una piccola risatina imbarazzata e faccio per togliermi e alzarmi, ma lui mi ferma, mette il libro tra lui e la poltrona, afferra le mie gambe e le mette sulle sue cosce in orizzontale. Gli fisso il profilo, i suoi occhi scuri che si ripongono sul libro che riapre poggiandolo sopra le mie cosce.

Mi dà un'occhiata di sfuggita.
«Dormito bene?»
Ci penso seriamente su.
«Hai dormito con me?» chiedo però io.
Con le pupille tra le pagine, mugugna un "uh, uh".

«Come...» mi fermo un secondo, riduco gli occhi in due fessure pensierosa. «Come ho raggiunto la tua stanza?»

«Non te lo ricordi?»

«Ricordo che... tuo zio o.. no, no, tuo cognato mi ha passato un bicchiere di birra dopo che ho vinto a una partita a poker» cerco a fatica di ripercorrere quello che è accaduto dodici ore fa. «Sono arrivata da sola a letto?» chiedo quindi confusa.
Logan si volta finalmente e mi guarda. Per troppo tempo o forse è solo una mia impressione e sono i miei neuroni che vanno troppo lentamente, non ne sono sicura.

«Sì, sei venuta da sola» mi rivela lui. Annuisco poi mi guardo meglio i vestiti che ho addosso.

«Non avevo una felpa nera?»
«Liz ti ha cambiata» dice. «Sei crollata a letto ubriaca fradicia.»
«Oh...» mormoro.
«Non... non ho fatto qualcosa di indecente davanti ai tuoi parenti, vero? Oppure... mica ho detto qualcosa? Ho detto qualcosa di strano o sessualmente esplicito?»

Logan si limita a sbattere le palpebre. «Cosa?»

«Quando sono ubriaca faccio cose che non dovrei fare...»

«Del tipo?»

Sospiro pesantemente.
«Non lo so... dico cose che penso realmente e che non dico per educazione o rispetto. Ho litigato con i tuoi parenti perché ho detto che Rosita è una ninfomane?» chiedo di getto terrorizzata.

«Cos'è una... ninfomane?» sento Marcus. Logan accanto a me ride di gusto, lo guardo inevitabilmente male.

«E' un tipo di caramella, piccolo. Marshmallow e cioccolato al latte. Puoi andare dalla mamma e chiedergliela se vuoi.»
Marcus batte le mani entusiasta e lascia perdere i cartoni animati, sparendo al piano superiore. Con gli occhi sbarrati mi giro verso Logan, incredula a quello che ha combinato.

«Ma che hai fatto?!» grido a bassa voce e do un'occhiata rapida alle scale, intimorita dal fatto che possa scendere Rose e picchiare entrambi.

«Ho appena dato fastidio a mia sorella» fa come se niente fosse con un sorrisetto imbecille stampato in faccia. «Quindi quando sei ubriaca dici quello che pensi?» mi fa d'un tratto, sembra particolarmente interessato.

La porta si apre e appare Den, il marito di Rose, che va verso le scale al piano superiore, probabilmente dalla moglie in stanza da letto. Nel mentre Lulù, il gatto della famiglia Price entra nel soggiorno, si avvicina furtivamente alla poltrona e improvvisamente me la ritrovo in grembo. Sorrido inevitabilmente.
«Le piaci» osserva. Lo guardo di sfuggita mentre prendo ad accarezzare il felino.

Lui col libro in mano, le mie gambe sulle sue cosce e Lulù sopra di me, mi lascio andare contro la poltrona, abbandonandomi con la testa sulla sua spalla accanto al petto e chiudo gli occhi per la stanchezza della post sbornia.

«Hai preso un'aspirina?» lo sento chiedere dopo un paio di secondi di silenzio.

Mugugno un sì con gli occhi ancora chiusi e la mano sul gatto che si muove lentamente. Sento Logan muoversi perciò schiudo leggermente le palpebre. Mette il libro da parte, poggia la mano dietro la mia testa, tra i capelli e mi trascina delicatamente di più sul suo petto. Istintivamente lo abbraccio e torno con gli occhi chiusi.

«Ti accompagno in stanza da letto?» mi chiede Logan proprio quando mi sto per addormentare.

Mugugno un no.
«Ho dormito a sufficienza» mormoro contrariata. «Oggi c'è il barbecue, no?» chiedo, ricordandomelo. Ne parlavano ieri sera di una grigliata in famiglia a casa di Teresa, sua sorella maggiore, dove ci sono i suoi cani che non può lasciare da soli per troppo tempo.

«Uh, uh» fa.
«Allora andiamo al barbecue.»
«Si terrà stasera, puoi riposare un altro po' prima.»
«Lo sto già facendo» replico stringendolo a me di più. Lo sento ridere lievemente.
«Va bene» conclude e mi abbraccia a lui.

I cartoni animati che ci fanno da sottofondo, il suo profumo di buono che mi rilassa ogni nervo e il suo bacio tra i miei capelli. Non ho bisogno d'altro. Finisco con l'appisolarmi al suo petto dal quale non mi staccherei per niente al mondo, non prima però di sentire la porta aprirsi, la voce di Sofia ed Elizabeth che parlano di qualcosa per poi fermarsi improvvisamente.

«Perciò voi due siete solo amici, eh?»
«Liz, lascia in pace tuo fratello» la riprende sua madre.

***

La casa di Teresa è decisamente più grande di quella di Logan. Leggermente fuori Sacramento, un giardino enorme che sembra un campo da golf, i suoi tre cani che corrono sull'erba, i bambini che giocano con loro e finiscono per terra ridendo. A quanto pare Kevin, suo marito, è un imprenditore e si conoscono da una festa di beneficenza alla quale Teresa ha preso parte, trascinata dalla sua migliore amica che frequenta quell'ambiente sporadicamente.

Nonostante tutto sembrano non voler ancora avere figli, probabilmente perché troppo presi dalle loro carriere, ma invece hanno dei cani, due pastori tedeschi e un golden retriever.

Nella piccola aerea adiacente alla piscina, c'è il barbecue. Le persone non mancano, invece. Se a casa Price sembrano parecchie, in questo posto ce ne sono più di cento, questo è sicuro. Oltre ai loro parenti, ci sono anche amici di famiglia, colleghi di lavoro e vicini di casa, forse più che una casa oserei dire una villa.

Kevin, un uomo sui quarant'anni, capelli scuri e corti, barba, pantaloni e camicia bianchi e un Mojito in mano sta parlando con un altro uomo che dall'aspetto pare tutto d'un pezzo.

Sul bordo piscina con i piedi in acqua mi sto guardando in giro mentre la musica risuona a tutto volume. Logan non c'è, è scomparso.

Un ragazzo che mi stava mandando occhiate già da un pezzo alla fine mi si avvicina. Dall'aspetto sembra un po' più grande, forse sui venticinque anni. Capelli scuri, occhi d'un celeste che pare grigio a tratti, muscoli che di certo non passano inosservati sotto la t-shirt bianca che indossa e glieli fascia alla perfezione.
Si ferma accanto a me e con il bicchiere in mano prende posto sulla sdraio che mi è vicina a meno di un metro.

«E tu chi sei? Non ti ho mai vista prima» prende parola con una voce tanto bassa quanto profonda. Lo guardo in silenzio per alcuni istanti, mentre mi fa una sorta di scansione del corpo. Fortunatamente non indosso il costume da bagno, ma solo una canottiera un po' larga da cui si intravede il reggiseno sportivo e un paio di vecchi bermuda che ho rubato a Logan perché a lui non andavano più.

«Una ospite» gli rispondo alla fine nel modo più cordiale e indifferente possibile. Nonostante gli effetti della sbornia siano spariti, il mio livello di fare conversazione è pari a zero.

Lui solleva un angolo della bocca rifilandomi un sorrisetto con un atteggiamento che quasi mi ricorda Logan, mesi fa quando ci siamo conosciuti e lui voleva fare il cattivo ragazzo ma cadendo un po' nel ridicolo, menomale che ha smesso altrimenti gli avrei mollato un pugno in faccia.

«Tu, invece?» gli chiedo mentre do un'occhiata in giro sperando di scorgere Logan per terminare questa conversazione quando più rapidamente possibile.
Lui mi porge una mano che prendo a fissare. Cazzo. Rimando giù con forza un sospiro pesante.

«Kieran» dice sorridendomi in un modo abbastanza da filmino porno. Cavolo... è ora come me lo scollo di dosso questo? Gli stringo la mano provando a non creare qualche stupidaggine, anche perché non idea di chi sia, non ha un nome spagnolo quindi magari non è nemmeno un parente dei Price.

«Ronnie» replico e stacco frettolosamente la mano dalla sua, o perlomeno era l'intenzione perché mi blocca, la rigira col dorso verso l'alto e ci deposita un bacio sopra, per poi iniettare i suoi occhi chiari nei miei.

«Allora...» mi fa lasciando la mia mano che riappoggio sul bordo piscina. «Ce l'hai un ragazzo?»
La sua domanda mi fa scappare un cenno di risata.

«Perché? Vuoi portami fuori ad un appuntamento?» alzo le sopracciglia divertita dal suo livello tossico di sicurezza. Lui mi molla un sorrido mordendosi un labbro.

«Forse» risponde e mi fissa per alcuni istanti a sottecchi. «Quindi ce l'hai un ragazzo?»

Ce l'ho un ragazzo? Adrien. Tecnicamente dovrebbe essere lui il mio ragazzo, ragazzo che non sento da giorni e a cui non ho risposto nemmeno a un messaggio. Eppure, sebbene debba essere lui il mio ragazzo i miei occhi sfuggono a destra alla ricerca di Logan che lo vedono e mi sento sollevata, soprattutto quando incrocia il mio sguardo e il suo poi si pone su Kieran.

«Conosci il figlio dei Price?» sento chiedere il moro accanto a me. Mi volto verso di lui, sembra stupito.

«Uh, uh» mugugno sollevando gli angoli della bocca di poco e muovendo le gambe in acqua. Logan si abbassa gli occhi da sole sul setto natale e si avvicina alla piscina. I miei occhi fissi su di lui, la t-shirt nera della Puma e i tatuaggi che gli ricoprono le braccia. Non ci ho mai fatto caso come quella fascia che gli tiene il braccio, invece, sembra gli dia un aspetto più attraente di quanto lui non lo sia già di suo. Ultimamente me ne sono dimenticata, forse vedendolo spesso ci ho fatto l'abitudine e mi sono concentrata su ben altro, ovvero la relazione che abbiamo. Ma ora, non so nemmeno per quale ragione, le mie pupille non gli si scollano di dosso. Il sole sta tramontando e gli ultimi raggi del sole lo illuminano da dietro le spalle larghe. In pantaloncini e scarpe da ginnastica avanza ancora e i miei occhi lo percepiscono quasi in una sorta di rallentatore.

Solo quando mi è vicino, torno alla realtà, soprattutto quando si china verso di me, afferra il mio viso alzandomi il mento e lasciandomi un bacio sulla guancia che mi scalda copiosamente.

«Scusa se sono scomparso, mamma aveva bisogno di me» dice sotto gli occhi di Kieran che ci fissa in silenzio.

«Non preoccuparti» replico io, sorridendogli.

«Kieran» fa poi, rimettendosi diritto e andando verso il tizio.
«Cisco» lo saluta l'altro.
«Non hai da fare da qualche altra parte?» gli chiede rivolgendogli un sorriso. Kieran scuote la testa.
«Non tanto... mi sto abbastanza annoiando» risponde e punta gli occhi su di me. «Ma credo che adesso non mi annoio più.»
«Davvero? E come mai?» gli chiede con una tale enfasi Logan che a stento riesco a non ridere. «Ah... hai conosciuto Ronnie...» mi manda un'occhiata. Non so per quale ragione ma ho l'impressione che non vadano molto d'accordo. C'è una strana tensione tra di loro.

«Molto carina» commenta Kieran e io quasi non vomito. «Le stavo giusto chiedendo se ha un ragazzo» dice mollandomi un sorrisetto ambiguo.

«Gli stai parlando proprio in questo momento.»

Resto di sbieco dinanzi le parole di Logan. Kieran, stupito, guarda prima me e poi lui.

«Eri interessato per qualche ragione in particolar modo?» replica Logan che abbassa il viso verso di me.

«Francisco Price si è fidanzato? E da quando?» ride Kieran, divertito dalla situazione.

«Tu, invece? Tuo padre ti ha fatto uscire di prigione prima delle feste natalizie corrompendo qualche avvocato e insabbiando le stronzate che combini in giro?» replica Logan rifilandogli un sorrisetto. Resto per qualche istante stupita dalle sue parole.

Kieran dal suo canto si tira in piedi e si piazza a qualche metro da Logan, che gli regge testa senza farsi intimidire.

«Attendo a quello che dici» fa riducendo gli occhi in due fessure.

«Perché? Che sto dicendo?» ribatte Logan con aria falsamente confusa. Kieran fa un passo verso di lui e gli poggia una mano sul petto mentre io fisso la scena silenzio e i flashback di quello che è successo l'ultima volta che qualcuno ha sfiorato Logan riaffiorano di colpo in superficie.

«Ti credi divertente?»
«A volte.»
Kieran caccia un cenno di risata.
«Ora mi togli gentilmente la mano di dosso?» chiede, senza muovere un muscolo.
«E se non lo facessi? Che succede?»
«Sei a casa della mia famiglia» gli ricorda Logan.
«Quindi, cosa? Chiami uno dei tuoi cugini per intimidirmi?»
«No» risponde Logan con calma. «Ma se non lo fai, lei si alza e te la stacca via.»

Kieran aggrotta la fronte, stranito punta gli occhi su di me. Con i piedi immersi ancora in acqua, gli rivolgo un piccolo sorriso.

«Ti fai proteggere da una ragazza?» se la ride tornando con gli occhi su di lui e lo spinge di poco via.

«No, ma all'ultimo che ha provato a fare il cazzone, gli ha spaccato la faccia con un libro ed era il doppio di te. Elias Espinosa, te lo ricordi, vero? Frequentate lo stesso giro.»

Kieran a quel nome sembra rimanere di sasso. Poggia gli occhi su di me e non li sposta più via.
«Quindi sei tu la pazza che gli rotto il braccio...»

Alzo di poco la mano come a voler riconfermare la mia presenza.
«Ora ti interessa ancora se ha un ragazzo? Se vuoi mi faccio da parte e te la faccio conoscere» ridacchia Logan per poi fargli un passo incontro. «Penso che ti piacerà molto.»

«Credi che abbia paura di una ragazzina? Sai chi sono io?»

«Molto difficile scordarselo, dopotutto tuo padre si è macchiato le mani di sangue pur di arrivare dov'è adesso. Mi dici che ci fai qui? Non ricordo di averti invitato.»

Kieran serra la mascella e gli sorride con fare glaciale.
«Vengo per conto di mio padre, lui è preso dal lavoro.»

«E' così che vengono chiamati adesso gli accordi con i tipi loschi di San Francisco?»
Cosa?

Kieran gli molla un ennesimo sorriso.
«Giochi col fuoco, lo sai?» commenta in tono canzonatorio, di certo il suo orgoglio è troppo perché fa un passo verso Logan. Mi tiro finalmente in piedi e ispirando profondamente alzo una mano, la poggio sul suo petto e lo obbligo a indietreggiare, ficcando i miei occhi nei suoi celesti.

«Ora la pianti» chiedo con aria calma, ma in realtà sono abbastanza esausta dal suo atteggiamento e soprattutto dalla sua spavalderia quando il suo posto non è nemmeno qui.

Kieran mi guarda di sottecchi divertito.
«Se no? Che mi fai, principessa? Mi dai un pugno in faccia?» ride, afferrandomi per il polso e staccando la mia mano dal suo petto. «Io non sono quel povero idiota di Espinosa» dice con fare sfacciato. Tiro un profondo respiro tirando le labbra in una linea diritta, forse per non scoppiare a ridergli in faccia, non ne sono sicura, o forse sì, insomma... mi ha dato della principessa, cosa che pensavo si sentisse dire solo dai personaggi cretini nei libri young adult.

«Sì... probabilmente hai ragione, insomma sul pugno, non tanto sulla parte "principessa"» commento guardandomi in giro per un istante e posando gli occhi sulle persone. Tutti sono lontani dalla piscina, troppo presi dal barbecue.

«Ma se vai da qui adesso non dovrai andare a lamentarti da tuo padre multimilionario che le hai prese da una principessa, no?» gli chiedo con fare ovvio. Kieran solleva un angolo della bocca, facendomi una sorta di lastra a raggi x.

«Mi vuoi dare un pugno, davvero?» solleva le sopracciglia.

Scuoto la testa.
«No... devo già mollarne uno a mio padre per questo Capodanno quando dovrò cenare con lui e la sua nuova famiglia» replico sovrappensiero.

Kieran aggrotta la fronte confuso dalle mie parole. Già, sono molto inaspettate.

«Per quanto tempo sai tenere il respiro?» gli chiedo d'un tratto curiosa. Lui resta ancora più perplesso.
«Va bene, lo scopriamolo subito» annuisco da sola e non gli do il tempo per replicare perché lo afferro per il colletto, lo chino verso di me rapidamente e gli mollo una testata in pieno viso facendogli perdere per qualche secondo la lucidità. Ne approfitto per spingerlo in piscina, dove non appena cade mi chino vicino il bordo, lo afferro per la testa e lo spingo sott'acqua a fondo non dandogli la possibilità di alzare le mani per aggrapparsi allo spigolo e risalire.

Mi giro per qualche istante verso Logan che mi fissa con gli occhi spalancati. Gli rivolgo un sorriso e spingo ancora più a fondo il figlio di papà.
Caccio un lieve colpo di tosse e mi schiarisco la voce, aspettando alcuni secondi mentre Kieran si dimena sott'acqua.

In fondo alla villa la canzone Right Round di Flo Rida suona a tutto volume, Sofia mi vede e mi alza la mano sorridendomi. Faccio altrettanto sventolandogliela cordialmente. Quando la vedo girarsi e riprendere a parlare con qualcuno, do un'occhiata a Kieran. Lo tiro fuori dall'acqua e lui prende a tossire con violenza cercando di riprendere il fiato. Mi guarda con gli occhi sbarrati e io in tutta risposta gli sorrido lievemente.

«No, no, no, aspetta, aspetta, non far-»
Biascica ma lo riporto con la testa sott'acqua. Mi schiarisco di nuovo le corde vocali e guardo Logan che sembra non voler minimamente intervenire, forse perché lo vedo abbastanza scosso.

«Per la cena a Seattle, indosso qualcosa di casual oppure qualcosa di più formale? Tu che dici?» gli chiedo indecisa. Kieran intanto ha afferrato il bordo piscina, quindi lo spingo a fondo con entrambe le mani.

«Formale, direi... no?» risponde Logan.

Annuisco.
«Sì... forse è meglio» sospiro. «Quantomeno se va male saremmo vestiti bene e potremmo sfoggiare i nostri outfit» aggiungo per sdrammatizzare sulla faccenda.

«E se non andasse male?»

«Nah... andrà male di sicuro. Sesto senso da figlia di sbirro, fidati di me. Andrà molto male» scuoto la testa.

«Dovresti iscriverti all'Accademia militare» osserva con fare serio. Alzo le sopracciglia.

«Tu dici? Aspetta, lo chiedo anche a Kieran» sorrido e lo riporto fuori dall'acqua per la seconda volta. Lui tossisce ancora, ispira a fatica e mi molla un'occhiata.

«Dovrei fare il militare secondo te?» gli chiedo pensierosa.

Lui aggrotta le sopracciglia frastornato.
«C-cosa...?»
«Rispondi.»
«T-tu sei fuori di... di t-testa, tirami fuori s-ubito lurida putt-»

Schiaccio la mano e ficco la sua testa di nuovo sott'acqua.
Mi giro verso Logan.
«Credi fosse un sì?» chiedo non tanto convinta. Logan ci pensa su.

«Potresti fare l'agente della CIA. Ti ci vedo molto bene a torturare le persone» mi fa sorridente e contagiandomi.
«Davvero?»
Lui annuisce.
«Ora andiamo a mangiare qualcosa?» mi fa.
Do uno sguardo veloce a Kieran e gli alzo un indice.
«Ancora un secondo» rispondo. Logan si volta verso destra e saluta qualcuno in lontananza con la mano, poi si siede sulla sdraio e attende in silenzio, tirando fuori il cellulare e alzandolo in mia direzione.

«Sorridi!»
In automatico alzo una mano facendo il segno della pace con le dita e parte il flash della fotocamera. Lui la osserva.
«Mhm...» lo sento dire con una smorfia in faccia.

«E' venuta bene?»
«Nah... è sfocata» risponde e alza di nuovo il cellulare. «Okay... sorridi di nuovo... ora!»
Faccio come mi dice e parte di nuovo il flash.

«Ora è venuta bene?» chiedo.
Lui sorride e annuisce, alzandomi un pollice in aria.
Tolgo la mano dalla testa di Kieran e mi allontano per dare un'occhiata, sedendomi accanto a lui.

Io in ginocchia sul bordo piscina, una mano dentro l'acqua, l'altra alzata in aria con il saluto...
«Ah... no, ho fatto il saluto vulcaniano di Star Trek» mormoro delusa. Ero convinta fosse il saluto della pace.

«Beh... è pur sempre carino. Significa lunga vita e prosperità. Il segno della pace è un po' mainstream, no?» commenta lui impostando la foto come salvaschermo del cellullare e facendomi sorridere.

«Va... vaffanculo... v-voi... siete pazzi... fa-fanculo.»
La voce rotta dalla fatica di Kieran ci distrae l'attenzione. Ci voltiamo e lo ritroviamo a pancia in su accanto alla piscina mezzo morto.

«F...fanculo... alla tua r-ragazza pa... pazza» biascica senza più respiro. Guardo Logan e poi la foto sul suo cellulare.

«Me la mandi poi? Voglio farla vedere a Nath, credo le piacerà molto.»

***
Angolo autrice
Sto ancora ridendo. Scusate, ma non ce la faccio. L'amicizia tra Ronnie e Logan è qualcosa che mi fa morire.
PS. Kieran è uno di quei personaggi su cui vorrei fare uno spin-off, perché ha del potenziale. Fatemi sapere se vorreste vederlo senza... insomma con la testa sott'acqua. Ecco.

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