3 | Ora stiamo insieme

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CAPITOLO 3
Ora stiamo insieme

⚠️ contenuti espliciti

🎶 On my Own - Darci

https://www.youtube.com/watch?v=evKLxCTuO8c

Mio padre dopo un altro paio di chiacchere lascia l'appartamento, non prima di dirci il ristorante dove dobbiamo incontrarci. Lo salutiamo e rimaniamo solo io e Adrien nel soggiorno, entrambi in silenzio.
D'istinto do un'occhiata all'orario sull'orologio al muro e leggo le 05:45 di pomeriggio.
«Scusa per prima.»
La voce di Adrien spezza il silenzio innaturale che è calato tra noi due. Mi giro e lo guardo. Mi viene incontro e poggia le mani sui miei fianchi attirandomi a sé, poggiando la sua fronte contro la mia. Non posso far a meno di cacciare un sospiro.
«Non fa niente. Lo capisco» rispondo semplicemente. Entrambi ci riferiamo al discorso Lorelai e a come nessuno ha avuto il coraggio di dire quello che sta succedendo tra di noi.
«Non era il momento più adeguato» aggiungo sovrappensiero, quindi mi stacco e lo guardo in viso.
«Ma lo sarà» replica lui fissandomi. «Stasera. Lo facciamo al ristorante, che ne pensi? Ci sarà anche mia madre quindi potremmo dirlo a entrambi nello stesso istante.»

Nonostante la sua proposta sia veramente buona, esito a rispondergli. C'è qualcosa che mi frena e non ne capisco il motivo. Forse è questo drastico cambiamento successo a entrambi, e i cambiamenti del genere mi fanno abbastanza paura.
«Non lo vuoi?»
La sua domanda, mossa da un picco di incertezza, mi fa vibrare il corpo di sola agitazione.
«No, no... cioè sì, certo che lo voglio» rispondo ma non ne sono più così sicura. Adrien mi attira di più a lui e poggia le sue labbra sulle mie. Per un istante chiudo semplicemente gli occhi e mi lascio andare a questo momento solo nostro e di nessun altro. Il bacio mi fa sentire di colpo più leggera, ma l'ansia non va ugualmente via, anzi si intensifica solo. Sono preoccupata. Papà ha detto che sarebbe stato strano se "quel ragazzo" fosse stato Adrien perché lui lo vede come un figlio e di base lo è. Lo ha visto crescere sotto i suoi occhi e adesso lui sta con sua madre quindi per antonomasia lo è. Temo la sua reazione, ho il terrore che non gli andrà per niente a genio. È solo in presentimento, ma è talmente invadente che mi fa sentire tremendamente male dentro.

Faccio scivolare la mia bocca via dalla quella di Adrien e ficco la faccia contro la sua maglietta, abbracciandolo forte nella speranza di sentirmi meno pervasa dalle mie paranoie. Lui ricambia il gesto e poggia il mento sui miei capelli.
«Andrà bene» lo sento dire, ma non ne sono per niente convinta.
«E se così non fosse?» gli chiedo terrorizzata alla sola scena di mio padre per niente sereno alla nostra scelta. Adrien si stacca da me, un automatico sollevo gli occhi e lo guardo diritto nelle sue iridi verdi.
«Cercheremo di far andare a genio la cosa ad entrambi, finché non si faranno una ragione» fa con una sicurezza che però io non riesco a percepire per niente. Non lo so... non è come quello che riesce Logan a farmi quando sto male o in ansia, Adrien non ha questo potere su di me e la cosa improvvisamente mi mette i seri dubbi se io abbia fatto la scelta giusta... quella di scegliere Adrien. Se lui è quello giusto per me.

Io provo qualcosa di veramente forte nei suoi confronti. E allora che diavolo mi sta succedendo? Perché adesso che sono abbracciata a lui penso al mio migliore amico? A Logan? Che problemi ho?
Sospiro pesantemente. Sia per la situazione che i miei dilemmi stupidi che si accavallano gli uni sugli altri facendomi sentire di colpo spaesata.

«Devo tornare al campus a indossare qualcosa di decente» dico staccandomi da lui. Adrien mi dà un'occhiata.
«Ti accompagno?»

Scuoto subito la testa.
«No, no, prenderò un taxi. Ci vediamo stasera a cena. Intanto io cercherò di prepararmi un discorso o qualunque altra cosa per sapere cosa dire...» commento con sconforto. Adrien mi sorride lievemente.
«Ronnie dobbiamo solo dire loro che stiamo insieme, niente di più o di meno.»

Le sue parole, così dirette che parlano di noi due come coppia mi fa sentire brividi lungo ogni particella del corpo.
Sollevo le sopracciglia.
«Quindi ora stiamo insieme?» abbozzo un sorriso mentre le mie guance si tingono di porpora. Adrien caccia una breve risata e annuisce.
«Già. Ora stiamo insieme.»

Abbasso gli occhi per un istante e poi lo guardo negli occhi.
«Io ti amo e non ti lascerò andare mai più» sussurra improvvisamente sulla mia bocca, spostandomi alcune ciocche dietro l'orecchio. «Mai più» aggiunge con determinazione e mi bacia. Ricambio e finalmente mi sento quella di prima, nella sua stanza da letto, io che gli tolgo la maglietta, la versione di me prima che intervenisse mio padre a mettere scompiglio nella mia sicurezza.
Mi aggrappo al suo collo e lui mi schiaccia contro il suo petto, infilando la lingua nella mia bocca e la mia l'accoglie come mai prima di adesso.
Le sue mani scivolano fino alle mie cosce, mi spinge contro il divano e improvvisamente mi ritrovo di spalle contro i cuscini, lui sopra di me, tra le mie gambe.

«Riprendiamo da dove abbiamo lasciato?» lo sento chiedere tra un bacio e l'altro. Mugugno qualcosa e in automatico le mie mani scendono sui lembi della sua maglietta, gliela tolgo una seconda volta. Lui se ne rende conto e ride contro la mia bocca, contagiandomi.
I suoi capelli sono scompigliati, la barba mi punge il viso ma non gli presto troppa attenzione, anzi questo dettaglio del suo aspetto così nuovo lo trovo improvvisamente attraente in un modo che non credevo avrei mai potuto. Sento le sue dita sul mio fianco, sotto la maglietta.
A questo contatto rabbrividisco copiosamente.

In me che non si dica mi afferra con un gesto secco, mi tira in su, lui in piedi, io con le gambe intorno ai suoi fianchi e in questo modo finiamo nella sua stanza da letto.
Finn, il suo coinquilino fortunatamente non c'è. Quando è arrivato mio padre lui ha cacciato un commento imbecille "Riunione di famiglia!" e se n'è andato via sghignazzando.

Adrien chiude la porta dietro di noi con un movimento del piede e poi cado sul materasso. La sua bocca scivola ben presto sul mio mento, poi sul collo e improvvisamente mi sfilo via la maglietta, aiutata dalle sue mani. Rimango solo in reggiseno che lui ispeziona con una lunga occhiata. Il mio cuore batte forte, solo per lui, per questo momento che attendevo da tempo.
Una mia mano scende sul suo petto, gli accarezza tremante i muscoli, il mio respiro è irregolare, arranco aria come una disperata per non soccombere tra le sue braccia, sotto i suoi occhi che mi bramano allo stesso modo come lo fanno i miei.
Riprende a baciarmi da dove era rimasto. Una scia lunga che mi solletica la pelle e fa fremere la mia intimità, facendola pulsare dal piacere.
Con la faccia tra i miei seni, la mia mano tra i suoi capelli, i miei occhi chiusi scende di più, facendomi tremare la carne quando capisco quello che sta per succedere.
Una seconda volta.
Questa volta però è diversa perché noi due siamo diversi. Ci siamo scelti finalmente e vogliamo a tutti i costi far funzionare questa cosa.

Mi sbottona i jeans.
Un battito cardiaco che rimbalza contro la cassa toracica.
Me li fa scivolare in giù.
Un altro battito che sento fin dentro la gola.
I jeans sono sul pavimento.
Un ennesimo forte battito.
Ispiro profondamente non appena la sua bocca affonda lì, in quella parte del mio corpo che vacilla dal desiderio che mi scorre come lava nelle vene, attraversandomi ogni singolo capillare.

Gemo a bassa voce non appena inizia a stuzzicarmi con maestria e io glielo lascio fare. Una mia mano stringe forte la sua, l'altra invece è tra i suoi capelli, e spinge la sua bocca ancora di più, mentre i miei muscoli sono irrigiditi, le mie cosce spalancate ad accogliere lui.
Non appena una scarica elettrica mi attraversa da testa a piedi, la mia schiena si incurva per l'ondata di piacere, Adrien torna da me, e poggia la bocca sulla mia mentre una sua mano scivola lì, sulla mia intimità pulsante, gliela raggiungo non smettendo di divorare le sue labbra.

Poggio mano sulla sua che mi accarezza ancora con le dita, su e giù, mentre il mio cuore batte rapido come una batteria impazzita. Sono completamente bagnata, completamente sua.
Quando infila un dito lentamente dentro di me, improvvisamente sussulto presa alla sprovvista. Gemo sulla sua bocca e ficco le unghie nella sua schiena e nel dorso della sua mano che mi stuzzica ancora e ancora facendomi contorcere contro il materasso.

La mia mano poi prende vita propria. Mossa dal proprio istinto si sposta e scivola su di lui, su quanto di più proibito possa esistere. Le dita si infilano nell'elastico dei suoi boxer e quando sfiora ciò che tengono al loro interno mi sento attraversare sa un'ondata di puro fuoco. Il mio petto di alza e si abbassa rapido, il cuore mi riecheggia fin dentro il cervello.
Lo accarezzo con movimenti lenti, trovandolo pronto, proprio come mi aspettavo mentre Adrien è scivolato sulla mia bocca, appoggiandosi su di me e spingendo la sua erezione contro il mio linguine.
Lo sento gemere sulla mia bocca e questo suono mi fa andare in fiamme. Sapere che sono io a provocargli questo effetto è... qualcosa di così nuovo che mi travolge ogni pura incertezza che solo pochi minuti fa avevo su di noi. La verità è che siamo perfetti, più di quando non sapevamo che fossimo l'uno per l'altra.

La sua lingua rincorre la mia che gli tiene il passo e la lussuria ci divora la mente, il corpo e l'anima.
La mano sale e scende su di lui, lo accarezza delicatamente, con gesti lenti e che lo fanno ansimare copiosamente, ansimi che si mescolano ai miei. E poi la mia mano prende a muoversi più rapidamente. Sopra di me, la bocca socchiusa che ispira il mio respiro mozzato, fa fatica a non gemere, cerca di trattenersi. La sua mano raggiunge il mio polso, il suo viso si solleva abbastanza per guardarmi negli occhi. Le guance arrossire, le labbra gonfie per i nostri baci, il nostro divorarci a vicenda. Gli occhi lucidi e stravolti per quello che gli sto facendo.
D'improvviso abbassa la testa, poggia la bocca contro la mia per soffocare un gemito tanto profondo che mi sento vibrare ogni particella del corpo. Lo accolgo con soddisfazione per quello che sono riuscito a fargli, una sensazione nuova, mai provata fino ad adesso.
Tolto la mano dai suoi boxer. Lui se ne rende conto e si stacca da me per qualche istante. Mi guarda negli occhi e poggia la sua fronte contro la mia ispirando profondamente aria nei polmoni.
Lo sento ridere flebilmente.

«Mio Dio...» mormora con una voce stravolta.
Mi mordo inevitabilmente un labbro, gli avvolgo il collo con le braccia e sollevo il mento baciandolo e attirandolo a me, con le gambe strette intorno ai suoi fianchi.
«Mi fai impazzire...» mormora sulla mia bocca staccandosi un secondo. Rido lievemente e inietto le mie pupille nelle sue.
«Sei bellissimo, lo sai?» mi esce non riuscendo a dire nient'altro e gli accarezzo i capelli, totalmente rapita da lui. Più lo guardo e più mi perdo nelle sue iridi verdi. Adrien mi scruta in silenzio e sorride, lasciandomi un bacio a stampo sulla bocca talmente profondo e lungo che rido sommessamente.
Poi torna con gli occhi su di me.
«Stasera io e te andremo insieme a quella cena, poi guarderò tuo padre e gli dirò "sono io il ragazzo di tua figlia"» scimmiotta in un modo che mi fa ridere. Poi sorride con dolcezza. «Stavolta farò ogni cosa per averti nella mia vita, perfino litigare con tuo padre se ce ne sarà bisogno. Non mi importa di niente e nessuno. Io ti voglio, Ronnie e non voglio mai più nascondere quello che provo per te.»

Il mio cuore implode.

***

Arriviamo per le otto di sera al Green Garden, il ristorante scelto da mio padre. Dista solo un paio di minuti in macchina anche se ficcato in una parte abbastanza isolata e tranquilla di San Francisco.
Alla fine sono tornata da sola al campus, mi sono fatta una doccia ancora tutta febbricitante per il pomeriggio passato con Adrien che non mi scorderò sicuramente molto facilmente, e poi mi sono cambiata in un semplice paio di jeans, una camicia a quadri verde e sopra il cappotto grigio.
Quando scendo, vedo niente meno che l'auto di Adrien con i fari spenti nel parcheggio interno del ristorante: un edificio tutto d'un pezzo, con tanto di giardino, fontana in marmo e porta gigantesca interamente in vetro come le vetrate sui muri attraverso cui si intravedono già le persone cenare.

Adrien, invece, in un paio di pantaloni da smoking e una camicia con le maniche tirate su è appoggiato al cofano della sua berlina e sta fumando una sigaretta. Rimango abbastanza sorpresa. Non l'ho mai visto farlo, magari cerca solo di scacciare l'ansia per la cena.
A passo svelto mi avvicino a lui che appena mi intravede attraverso le diverse auto a riempire lo spazio in cemento, un sorriso gli si pianta sulle labbra e butta come di conseguenza la cicca per terra spegnendola con la scarpa, poi si stacca dalla macchina.

«Come siamo eleganti...» lo prendo in giro mentre gli mollo una lunga occhiata dalla testa ai piedi.

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