5 | Conflitti

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CAPITOLO 5
Conflitti

Dopo essermi asciugata il viso a sufficienza, rientro come una furia nel ristorante solo per riprendere il mio cappotto lasciato dentro, fortunatamente avevo il cellulare nella tasca dei jeans altrimenti sarebbe stato veramente difficile spiegare a mio padre perché stessi piangendo come una fontana. La causa la trovo proprio allo stesso tavolo dove mio padre e Amanda stanno consumando l'antipasto.

Adrien quando mi scorge, punta gli occhi per un secondo su di me ma poi li sposta subito, e mi sta bene così. Sto veramente iniziando a perdere ogni singola certezza che avevamo su noi due. Incredibile come le cose tra noi siano degenerate così frettolosamente. Cristo, una sola giornata. Ci è bastato una giornata per mandare tutto a rotoli e questo semplicemente perché io non riesco a tenergli il passo, a dirgli quelle due paroline del cazzo come se dirle cambierebbe qualcosa. Io l'ho scelto, finalmente l'ho fatto ma per lui sembra che siano più importanti due parole di merda che i gesti, quando sono i gesti quelli a contare sul serio, dannazione.
Poi c'è il discorso Logan, di cui lui è talmente geloso che mi ha rinfacciato la nostra amicizia. Intanto... la verità dei fatti è che ogni singola fottuta volta che stavo male, ogni singola volta, era Logan al mio fianco, non lui. Anche quando mi ha spezzato il cuore, è stato sempre Logan a raccogliere i pezzi e rimetterli insieme.
E ora ha il coraggio di pretendere... cosa? Di mettere fine al mio rapporto con Logan?
Ma che andasse al diavolo, lui, noi due, che vada pure a farsi fottere!

Afferro subito il mio cappotto dallo schienale della sedia e lo indosso con un movimento secco. Amanda e papà aggrottano la fronte come di conseguenza.
«Aspetta... te ne vai?» mi chiede Amanda con aria confusa. Annuisco.
«Ho delle cose da fare urgentemente per domani, me ne sono ricordata solo adesso» mento e resto incredibilmente sorpresa dal modo in cui lo faccio senza il minimo sforzo. Papà però mi lancia una lunga occhiata.
«Va tutto bene, tesoro?» chiede scrutandomi il viso. Probabilmente avrò ancora gli occhi gonfi per il pianto, ma fa niente.
«Ho messo un po' di trucco, probabilmente sono allergica. Non appena torno al campus me lo levo subito di dosso.»
Mento di nuovo e lo faccio ancor meglio. Inizio veramente a farmi schifo da sola.

«Campus?» ripete papà stranito e dà un'occhiata ad Adrien che ha il viso basso sul suo piatto. Non ha nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia... molto bene. Perfetto, direi. A fatica rimando indietro un sorriso colmo di rabbia e amarezza.

«Adrien non te l'ha detto?» replico però io abbottonando gli ultimi bottoni del cappotto e ficco il capellino in testa. Adrien come di conseguenza finalmente posa gli occhi su di me.
«Mi sono trasferita settimane fa in una stanza del campus, volevo stare più vicina a Logan» sorrido.
Eccola la bomba che ho appena sganciato e non me ne pento assolutamente. I lineamenti di Adrien si contraggono in un'espressione che non riconosco bene, ma spero che io sia riuscita a colpirlo a dovere in quella sua gelosia di merda.
«Oh...» fa papà ma stranamente non si mette a replicare sulla mia scelta come invece ero sicura avrebbe fatto eccome e la cosa mi lascia stupita.
«Ci sentiamo domani, scusate ancora se scappo in questo modo ma non posso fare altrimenti» dico frettolosamente e mi abbasso verso Amanda.
«Ma figurati, tesorino» replica lei con una dolcezza disarmante, che di sicuro Adrien non ha ereditata per niente. Le lascio un bacio sulla guancia, poi raggiungo papà e lo abbraccio.
«Ciao, papà. Salutami la nonna. Ti voglio bene» gli stampo un bacio sulla fronte e mi rimetto diritta.
«Vuoi che ti dia un passaggio fino all'università?» chiede. Scuoto la testa. Amanda si intromette.
«Se vuoi, ti può riaccompagnare Adrien.»
Nemmeno morta, vorrei risponderle.

Scuoto nuovamente la testa e le sorrido.
«Non ce ne darà bisogno, sta venendo Logan a prendermi.»
Passo affianco al mio posto, pronta per andarmene, ma mi fermo. Torno indietro sui miei passi e guardo mio padre.
«Quasi dimenticavo... dì alla nonna che per Natale dovrà preparare la stanza degli ospiti perché ci sarà anche lui» dico sorridente. Un'altra bomba, questa sicuramente più devastante.
Abbasso gli occhi sul tavolo, afferro il mio bicchiere e mando giù il restante del vino guardando di striscio Adrien che scopro... stupito.

«Bene, ora vado! Buon appetito!» li saluto e mi indirizzo verso l'uscita a passi rapidi.
Non appena sono fuori il vento mi scompiglia le ciocche frontali, per cui le sistemo meglio nel capellino e attraverso silenziosamente il parcheggio. A differenza di quando sono arrivata, il freddo non riesco più a sentirlo. Probabilmente sarà per il vino che ho mandato giù a stomaco vuoto che mi e arrivato fino al cervello, tanto mi scorre nelle vene da farmi sentire accaldata.
Mi fermo sulla linea che separa l'entrata nel parcheggio dalla strada e attendo di vedere sbucare da qualche parte i fari della moto di Logan. Mentre aspetto, tiro fuori il cellulare e do un'occhiata alla nostra chat in comune. Noto che è offline, sicuramente sarà in sella a guidare.

Non credevo che l'avrei fatto alla fine, cioè chiamarlo. Non pensavo ce ne sarebbe stato bisogno, anzi ero fermamente convinta che invece sarei tornata con Adrien, con la sua macchina e il solo pensiero mi elettrizzava ben consapevole di cosa avremmo fatto fra le mura del suo appartamento... nel suo letto. Ora il solo pensiero mi dà sui nervi per essere stata così stupita e avventata. Non avrei dovuto lasciarmi andare così velocemente con lui. Ma che diavolo mi è saltato in testa?

Una macchina bianca rallenta a poco a poco finché non si ferma sotto i miei occhi. Stranita, guardo i finestrini oscurati e decido di lasciar perdere quindi mi guardo a sinistra, alla ricerca di scorgere Logan che non vedo più arrivare. Il rumore di uno sportello aprirsi però mi fa abbassare d'istinto lo sguardo e quando vedo scendere un ragazzo con i capelli scuri e scompigliati dal vento, rimango un attimo spaesata. Logan.
Fa il giro della macchina, tira su la zip della felpa nera che ha indosso e appena mi è di fronte senza dire niente avvolge le braccia intorno al mio corpo.
«Ehi...» mi sussurra tra i capelli. D'improvviso mi sento finalmente bene. Ricambio l'abbraccio stringendolo a me più che non posso e ispiro il suo profumo incollato alla felpa, con il viso schiacciato sul suo petto. Gli occhi chiusi a lasciarmi cullare dalla sua semplice presenza.

«Tutto bene?» chiede.
No, ma adesso che sei qui, sì, vorrei dirgli.
«Mh, mh» mugugno solo contro di lui. Logan mi stringe di più a sé, poggia il mento sulla mia testa e restiamo così per alcuni istanti che paiono infiniti e io vorrei tanto che lo fossero e che questo momento non finisca mai perché ne ho disperatamente bisogno.

«A chi hai rubato la macchina?» gli chiedo ancora attaccata a lui. Logan ride lievemente di rimando, tanto che sento il suo petto vibrare.
«È di Liz, la mia moto non partiva. Sarei arrivato prima, ma con la macchina non puoi certo infilarti nel traffico di San Francisco. Sai che ho beccato anche un incidente stradale?»
Mi stacco da lui quel poco che basta per guardarlo in viso.
«Grazie per essere venuto» gli dico col cuore in mano, fissandolo diritto negli occhi. Logan accenna un piccolo sorriso.
«Te l'avevo promesso se non fosse andato tutto okay. Mantengo sempre le mie promesse.»
Mi lascia un bacio sulla fronte che mi scalda doppiamente aumentando la mia temperatura corporea già alta per via dell'alcol.
«Ho bevuto tre bicchieri di vino a stomaco vuoto, hai fatto bene a venire con la macchina in questo modo se vomito almeno non lo faccio sulle tue spalle» mi lamento e lascio cadere la testa contro il suo petto. Mi sento già stanca e abbastanza brilla. Logan ridacchia divertito.
«Dai, ti riporto nella tua stanza e ti cerco anche qualche busta nel caso ti sentissi male.»
Si stacca da me e mi apre lo sportello del passeggero. Sono pronta per salire, pronta per andare via ma una voce mi ferma.
«Ronnie, aspetta!»

Non credevo di risentirlo per stasera ad essere onesta perché non ha fatto altro che ignorarmi. Mi giro e lo stesso fa anche Logan. Entrambi finiamo con gli occhi su Adrien che mi raggiunge frettolosamente e appena mi è di fronte dà un'occhiata a Logan e poi sposta lo sguardo su di me.

«Senti, mi dispiace, okay? Davvero, mi dispiace tanto» fa e mi si avvicina ancora di qualche passo. Resto in silenzio, non sapendo che dire.
«Possiamo parlarne un secondo? Ti prego...»
Il ricordo del suo atteggiamento del cazzo però non mi fa accettare la sua proposta. Per stasera non voglio sentire un altro grammo delle sue giustificazioni, ne ho abbastanza.
«No.»
Una risposta secca, decisiva. Adrien resta di stucco e si avvicina ancora, allunga una mano verso di me ma io in automatico mi sposto.
«Mi sono comportato male, lo so e lo capisco, per questo ti chiedo scusa e... dammi solo qualche secondo, per favore. Voglio solo chiarire la cosa e cercare di-»
«Tornatene dentro» replico però. «Non voglio più ascoltarti, hai fatto abbastanza per stasera» dico con riluttanza.
Logan al mio fianco che è rimasto in silenzio per tutto questo tempo, prende parola e interviene.

«Di che parli?» mi chiede confuso e lo vedo piantare gli occhi su Adrien. Non mi dà il tempo di rispondere perché gli si rivolge direttamente senza esitazione.
«Di che sta parlando? Che le hai fatto?»

Adrien, invece, resta in silenzio e lo guarda di striscio. Poi torna con gli occhi su di me, ignorando completamente la domanda come se Logan non esistesse affatto.
«Vuoi venire un secondo, ti prego?»
Mi ripete di nuovo e io rimango in silenzio, contrariata. Quindi lui prova ad avvicinarsi una seconda volta e affermare una mia mano, ma Logan mi si pone davanti come un fulmine bloccandogli ogni intenzione.

«L'hai sentita? Non vuole, quindi non toccarla» sentenzia a denti stretti. «Qualunque cosa tu le abbia fatto, non vuole parlarti perciò vattene via.»

Mi sposto leggermente, guardando la scena e il vino inizia a darmi alla testa perché i miei riflessi iniziano a rallentare e il mio cervello non elabora per niente bene quello che sta per capitare in questo preciso istante.
«Si può sapere tu che cazzo vuoi?» replica Adrien con un sorrisetto inviperito sulle labbra. Solleva le sopracciglia. «Perché, invece, non te ne vai tu? Ronnie e io dobbiamo parlare di alcune cose che non ti riguardano minimamente, quindi faresti bene a toglierti di mezzo.»

«È una minaccia?» chiede però Logan non minimamente intimidito. Adrien alza gli angoli della bocca mezzo schifato e si avvicina rapidamente verso di me affermandomi per il polso e tirandomi verso di lui.
Tutto avviene troppo rapidamente o forse lentamente, non riesco a capire più niente. Il vino mi ha del tutto mandato in pappa il cervello.
Logan interviene fulmineo, afferra la mano di Adrien e gliela scaraventa via dal mio polso, poggiando una mano sul suo petto e allontandolo da me quanto il più possibile.
«Adesso datti una cazzo di calmata, amico» gli consiglia togliendogli la mano di dosso e indietreggiando di un paio di passi. Adrien, invece, punta lo sguardo su di me e poi lo riporta su di lui.

«Non sono più il tuo cazzo di amico» sputa con veleno.
«Ma si può sapere che diavolo di problemi hai?» gli chiede Logan preservando una calma disarmante. Un altro al suo posto avrebbe già tirato un pugno ad Adrien, ma non lui. Non è il tipo.
Adrien sorride con amarezza.
«Non so, dimmelo tu che non fai che ronzare intorno a Ronnie come uno scarafaggio. Cazzo, lo vuoi capire per una buona volta che devi lasciar perdere? Vai a scoparti qualche oca dell'università così fai un piacere a tutti!»

Logan pare rimanere sbigottito dalle sue parole. Aggrotta le sopracciglia e si lascia andare in un lieve sbuffo di risata.
«Sei ubriaco?» gli chiede scuotendo la testa. «E poi, tralasciando il fatto che non mi servono i tuoi consigli in fatto di scopate, ora ti devi seriamente calmare.»

Adrien ride. «Cristo...» mormora guardandolo con un'aria talmente... strana che non riconosco.
«Potresti smetterla per un istante di giocare al ruolo dell'amico perfetto?»
«Scusami?» replica Logan confuso.
Adrien caccia un sospiro e mi guarda, poi torna con gli occhi su di lui.
«Ora se vuoi perdonarmi, vorrei parlare con Ronnie perciò levati di mezzo, altrimenti ti spacco sul serio la faccia.»

Impallidisco copiosamente. Fisso Adrien con gli occhi sbarrati sperando che non sia veramente serio.
Logan non risponde, lo guarda in silenzio ma appena Adrien si avventa su di me pronto per riafferare il mio polso, Logan interviene di nuovo e lo ferma prima che possa fare qualunque cosa. In risposta Adrien poggia le mani sul suo petto e gli molla uno spintone talmente violento da scaraventarlo tanto all'indietro prendendolo completamente di sprovvista.

Spalanco inevitabilmente gli occhi e il fiato mi si spezza in gola quando vedo di colpo Logan a terra contro l'asfalto. Adrien, invece, in piedi lo fissa dall'alto con un mezzo sorriso in faccia che mi lascia sbigottita.
Questo che guardo non è assolutamente lo stesso ragazzo di oggi pomeriggio.

Fisso Logan, spaesato e dolorante per la botta, tirarsi in piedi e non appena riprende equilibrio alza una mano verso sinistra.
«Ronnie, sali subito in macchina» ordina senza guardarmi, ha gli occhi fissi in quelli di Adrien che pare non essere minimamente pentito di quello che ha appena fatto.
Mezza stordita, resto ferma in piedi cercando di metabolizzare tutto quello che sta succedendo.
«Ora!» continua Logan alzando la voce e mi dà un'occhiata frettolosa. Sussulto inevitabilmente, ma faccio come mi dice, quindi mi siedo sul sedile del passeggero e tiro la portiera, abbassando il finestrino quando noto che Adrien sta muovendo la bocca, dicendo qualcosa.
Logan si spolvera con fare seccato il retro dei pantaloni da tuta che ha indosso.

«Tu... devi farti seriamente curare» gli replica e fa per fare il giro dell'auto e salire nell'abitacolo ma l'ennesima battuta di Adrien lo ferma.
«Come tuo padre?»
Logan si blocca, lo sguardo fisso sulla strada che sta calpestando, solleva gli occhi e si gira lentamente.
«Che cosa hai detto?» chiede con una calma che inizia sul serio a spaventarmi.
Adrien sorride nell'angolo della bocca e scuote la testa.
«Vuoi consigliarmi la sua stessa clinica psichiatrica?»
Non molla assolutamente la presa, incurante di tutto e tutti. Resto spiazzata dal suo atteggiamento, ma ancora dal fatto che sappia del padre di Logan, di quello che ha passato e che nonostante tutto lo usi a suo vantaggio per qualche battutina di poco gusto.
Logan, invece, lo fissa senza battere ciglio. Oltre il parabrezza nella macchina posso tranquillamente vedere la sua mascella serrata a mille, in viso un'espressione che non gli ho mai vista. Dura, tremendamente dura.
«Ti consiglio, invece, di dosare bene le tue parole» gli dice con un tono pacato, troppo, eccessivamente calmo.
«Perché? Altrimenti che fai?»
Lo stuzzica però Adrien.
«Non hai le palle di fare un cazzo tanto che quando ti hanno messo le mani addosso nel campus è stata Ronnie a salvarti il culo e per questo l'hanno anche aggredita. Ma che razza di uomo saresti? Eh? Il grande figliol prodigo... col padre che faceva il militare» ride divertito. «Se tuo padre ti vedesse ora gli faresti sicuramente pena.»

«Non ficcare mio padre nei tuoi discorsi dementi» ribatte Logan a denti stretti avvicinandosi a lui di qualche passo, quanto basta per fronteggiarlo. Adrien sorride beffardo e annuisce, perciò Logan alla fine decide di lasciare perdere e gli gira le spalle intento a raggiungere il posto del conducente.
«Perché è stato un vigliacco e si è ammazzato da solo?»

È la goccia che fa traboccare il vaso.
Non riesco a capire quand'è che accade esattamente, l'esatto secondo in cui Logan perde il controllo, si gira e gli sferra un pugno diritto in faccia, talmente forte da mozzarmi il fiato per lo spavento.
In automatico apro la portiera dell'auto, cercando di intervenire.
Adrien perde l'equilibrio per un istante, Logan invece lo afferra con entrambe le mani per la camicia e gli molla una testata talmente irruente che quasi non si spacca lui stesso il setto nasale. Adrien cade come di conseguenza per terra mentre io cerco di fermare tutto questo prima che possa solo peggiorare.
Provo a tirare via Logan che gli sta a cavalcioni riempiendolo di pugni in faccia con una tale rabbia che mi spaventa, davanti a cui non lo riconosco minimamente.
«Logan!» lo richiamo a me tirandolo per il braccio. «Basta! Basta! Smettila! Ti prego, basta!» urlo disperata e lo afferro da dietro, tirandolo via dal corpo di Adrien che prova inutilmente a parare i colpi con movimenti confusi. La testata che ha ricevuto gli ha fatto perdere per certi versi le capacità cognitive, buttandolo in uno stato confusionale oltre che per terra morto stecchito.

«Basta... basta, ti prego! Logan! Basta!» aggiungo ancora e ancora. Poi finalmente riesco a tirarlo via. Lo guardo. In viso ha un'espressione stravolta. Scosso e col fiato irregolare, si rimette a fatica in piedi. Poggia i suoi occhi nei miei per qualche istante poi li abbassa su Adrien che, pieno di sangue in viso e qualche spruzzo sulla camicia bianca cerca di riprendersi e tirarsi su gemendo per il dolore, poi i suoi occhi cadono sulla sua mano destra, le nocche sbucciate e imbrattate di sangue, le dita invece che gli tremano copiosamente.
«Colpisci proprio come una femmina, lo sai?» si sente Adrien ridere mentre si trascina con movimenti confusionari per rimettersi in piedi.
Sputa il sangue accumulato in bocca misto alla saliva per terra accanto a lui, per poi cacciare un gemito di dolore.

Logan lo fissa in silenzio con gli occhi iniettati di sangue, la mano destra ora completamente rilassata, la stessa mano che ha usato ripetutamente per martellarlo di botte. Lo afferro per un braccio in automatico cercandolo di allontanarlo da questo posto. Lui mi guarda per un secondo e poi ripone gli occhi su Adrien.
«Ti prego, andiamo via» lo imploro a bassa voce, tenendolo stretto a me così da impedirgli di fare qualunque altra mossa che possa solo peggiorare la situazione.
«Andiamo» risponde lui dopo diversi istanti di esitazione con voce persa, un tono talmente piatto che non gli riconosco.

Quindi salgo subito in macchina e lui fa lo stesso. Mette la prima marcia, fa una inversione a U talmente brusca che per poco non sbatto di testa contro la portiera e in silenzio inizia a guidare senza esalare una sola parola.

***
Angolo autrice
Allora...
niente, sono felice. Finalmente Adrien le ha prese di sana ragione da qualcuno, direi delle pizze alquanto meritate dopo il casino che ha fatto.

Ora vado a festeggiare :>

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