9 | Che diavolo ami di lui?

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CAPITOLO 9
Che diavolo ami di lui?

«Davvero?» si intromette Nath sbattendo le ciglia confusa. Kim le manda un'occhiataccia.
«Sì, Nath» fa e poi punta gli occhi su di me. «Lei è lo stesso motivo per cui Adrien e Lorelai si sono mollati... o meglio dire: per cui Adrien ha mollato Lorelai. È innamorato pazzo di questa piccola stronzetta» sorride ammiccante. Le mie guance si tingono di rosso, lo so per certo.

«Dalla prima volta che vi ho visti insieme ho dedotto ci fosse qualcosa tra voi due ma ho aspettato prima di tirare le mie somme... poi c'è stata quella festa in barca...» solleva gli angoli della bocca in un modo malefico e prende un altro sorso della sua bibita.
«Ecco perché tu e Logan siete solo amici, perché tu ami Adrien e Logan lo sa già. Tu glielo hai detto.»

Sotto un certo punto di vista rimango spiazzata dalle parole di Kim. Ha semplicemente beccato ogni singola minuziosa cosa della mia vita, ma meno di qualcosa... io non so ancora cos'è che provo per Adrien, è qualcosa di forte ma in questo preciso istante non ne ho idea. Non so dargli un nome.
«Cavolo!» esclama d'un tratto Nath facendomi quasi trasalire. Di colpo pare illuminata sulla situazione.
«E allora perché non ti ho ancora visto limonare con Adrien? State insieme, no?» chiede improvvisamente emozionata.
Kim mi guarda insistentemente, aspettando anche lei una risposta.
«Da ieri» rispondo nonostante tutto, ignorando per un istante quello che è successo la scorsa sera. Probabilmente è già finita tra noi, non sono più certa di niente.

Parlando del diavolo...
Adrien fa la sua apparsa. Entra nel bar, va diritto al bancone, ordina qualcosa e nel mentre attende con un gomito piazzato sul bancone. Fa scorrere gli occhi sui vari presenti finché non finiscono nei miei.
Mi sento gelare il sangue nelle vene.
Ha un livido sullo zigomo, il sopracciglio spaccato così come il labbro inferiore.

Non so con esattezza cos'è che provo a questa vista. Nonostante tutto... mi dispiace.
Kim pare notare la mia disattenzione e segue il mio sguardo.
«Sul serio è stata solo una discussione "abbastanza accesa"?» ridacchia, notando i segni ben evidenti sul suo volto.

Non ho tempo per rispondere. Logan appare anche lui e io sto sul serio considerando la possibilità che il destino voglia farsi qualche grossa risata di me.
I suoi occhi scuri si poggiano di striscio contro quelli di Adrien, gli passa affianco e viene in mia direzione, tirando la sedia accanto a me e prendendo posto.

«Ciao, Price» lo saluta Kim con un sorrisetto beffardo, il viso sulle mani e i gomiti poggiati sul tavolo. Poggia le pupille sulla sua mano fasciata.
«Serata elettrizzante?»
Logan rimane in silenzio per alcuni secondi e sospira, con aria esausta.
«Piuttosto da dimenticare» mormora. Afferra il mio secondo caffè per questa giornata e ne beve un sorso lasciandosi cadere di spalle contro la sedia. Sembra parecchio stanco.
«Tutto okay?» gli chiedo quindi voltandomi. Lui incrocia i miei occhi e alla fine annuisce con cenno di testa, facendomi aggrottare la fronte. Si allunga sul tavolo, ruba il berretto dei Lakers di Nath dalla sua testa, beccandosi un "Ehi!" e ritorna sulla sedia, ficcandoselo in testa. Poggia la testa contro la mia spalla e va completamente in uno stato di muto. Poi realizzo vicino a chi è passato di fianco e capisco finalmente il suo atteggiamento strano.

«Se vuoi ce ne andiamo» gli dico porgendogli il mio caffè, notando che stava allungando la mano cercando di riafferarlo ma senza successo.
Lui se lo porta alla bocca e ne beve un altro sorso.
«Uhm... no. Va bene così» replica però e mi porge il caffè che riaffero. Si tira il berretto sugli occhi, porta le braccia conserte e si abbandona semplicemente contro di me. Sembra voglia farsi un breve pisolino.

Reprimo inevitabilmente un sospiro e alzo il viso, smettendo di guardarlo, poggiandolo quindi su Kim che scopro a scrutare me e Logan con un'aria strana, indecifrabile. Pare sovrappensiero.

Le mie pupille si spostano. Scivolano da Kim ad Adrien che vedo afferrare il suo caffè, pagare, pronto ad uscire dal bar e andarsene, ma all'ultimo cambia idea.
Il mio cuore prende a battere sempre più rapidamente con ogni suo passo che fa, diminuendo a poco a poco le distanze.
Arriva al nostro tavolo, prende una sedia da quello vicino a noi, la tira e si siede tra me e Kim, lasciando piuttosto sorpresa entrambe.

Logan, invece, pare aver sentito perché alza la testa e la volge a sinistra.
C'è un grande silenzio che piomba come una bomba appena sganciata al suolo. I due si fissano senza accennare parola, io non so se dire qualcosa ed esattamente cosa nello specifico, e Kim beve il suo bubble thea guardando di sottecchi i due con un'espressione complice in faccia come se stesse assistendo alla puntata di qualche show televisivo.
È Nath quella a spezzare quest'aria insolita e colma di disagio.
«Il mio radar gay mi sta dicendo che state per baciarvi.»

La butta lì completamente a caso. Aggrotto difatti la fronte, sbigottita.
Sussegue un altro momento di lungo silenzio imbarazzante.

Poi, dal nulla, Logan si alza in piedi, prende il suo zaino, se lo carica in spalla e se ne va senza dire niente. Nemmeno la battuta disagiata di Nath sembra aver aiutato la faida improvvisa tra lui ed Adrien.

«Mi dispiace!» alza di punto in bianco Adrien la voce per farsi sentire. Logan arresta in passo di scatto, si gira e gli punta gli occhi addosso. A guardarlo in questo preciso istante non posso far a meno che ricordare la stessa faccia che aveva in spiaggia, quella volta che abbiamo litigato. Non era arrabbiato, semplicemente disgustato e adesso con quella espressione piazzata in viso sta guardando Adrien.

«Mi dispiace, amico» ripete Adrien mortificato.
Logan caccia uno sbuffo d'aria misto a un sorriso di amarezza e scuote la testa.
«Con tutto il rispetto: non sono più il tuo amico, amico» risponde riluttante.
«Io... ero un po' brillo e mi sono fatto prendere dall'alcol, senti... non lo pensavo davvero, ci conosciamo da più di due anni, sai che non-»

«Io non so un bel niente di te, invece» replica Logan con voce ferma guardandolo diritto in faccia. Stringe con forza la bretella dello zaino.
«Uno non si inventa le cose sul momento, se le dice è perché le ha sempre pensate perciò risparmiami questa parte. Non sono nato ieri, Adrien» aggiunge.
Kim si intromette.
«Ragazzi possiamo un secondo parlarne civilmente? Andiamo, Price, torna a sederti e cerchiamo di risolvere senza-»
«No» ribatte Logan senza alcuna esitazione e indurisce di più la mascella. Kim mi dà un'occhiata e sospira pesantemente.

«Almeno fallo per il gruppo» dice lei con una voce tremendamente calda. Logan solleva le sopracciglia con fingo stupore e si lascia andare in una breve risata che non preannuncia niente di buono.
«Per il gruppo, eh? Beh, sta' tranquilla, il gruppo potrà farne anche a meno di questo pezzo di merda. E se la cosa dà qualche fastidio o se il mio atteggiamento non piacerà al gruppo, allora volerò lontano ma di certo non starò nemmeno un istante a meno di cinquanta metri da lui fingendo che tutto sia bellissimo e che noi siamo migliori amici per la pelle.»

«Se lui non ti è più amico e se non vuoi farlo per il gruppo, quantomeno fallo per Ronnie visto che ci tieni tanto a lei!» si alza in piedi di botto Kim, guardandolo con una severità quasi materna. Logan aggrotta la fronte e mi rivolge un'occhiata frettolosa, pare confuso.
«Avanti, siediti per un istante e prova a... non so, prova a parlare e vediamo come vanno le cose, possiamo risolvere tutto se lo facciamo insieme.»
«Che c'entra Ronnie in tutto questo?» le chiede però Logan e fa un passo, ponendo di nuovo gli occhi su di me.
Non ho il tempo per metabolizzare la cosa e fermare Kim.
«Forse il fatto che lei si stia frequentando Adrien e che lo ami?»

Mi si taglia il fiato. I miei polmoni si comprimono a tal punto da non riuscire più a respirare. Non so come si faccia, non riesco a ricordarlo. In automatico spalanco gli occhi e la persona che guardo come d'istinto è quella vicino a me. Adrien.
La prima cosa che riesco a estrapolare è la sua faccia sorpresa, la seconda è l'espressione spiazzata di Logan non appena gli ripongo gli occhi addosso.

Mi guarda in silenzio e sembra non crederci affatto. Le sue pupille si spostano da me ad Adrien.
«Cosa?» riesce solo a dire. «Quando ho sentito parlare Finn questa mattina pensavo stesse solo esagerando con le sue solite osservazioni enfatizzate, ma... tu e lui? Davvero?»
Un sorriso amaro gli piazza sulla bocca e io mi sento morire dentro. Non era così che intendevo che lui lo venisse a sapere, non adesso, non in questa situazione e nemmeno che fosse Kim a dirglielo. Anche perché, detta francamente, non so nemmeno cosa provo per Adrien e nemmeno se noi siamo ancora una coppia o se lo siamo mai stati davvero.

«Senti... è successo ieri, prima che venisse mio padre a San Francisco. Poi è successo quel che è successo e io...» farnetico provando a spiegare e mi alzo di conseguenza in piedi andando in sua direzione, ma lui fa in automatico un passo indietro non appena gli sono abbastanza vicino e d'improvviso sento una fitta violenta allo stomaco. Mi sento mancare il fiato ancora. E per un istante mi pare di rivivere quello che è successo in spiaggia, io a rincorrerlo e a cercare di farmi perdonare.

«Io te l'avrei detto... lo avrei detto a tutti perché non volevo che lo tenessimo più segreto e volevo che-» cerco di spiegare ancora gesticolando con le mani.
«Ma che diavolo ci trovi in lui?»
La sua domanda mi toglie il fiato di punto in bianco. È ferocemente serio e diretto.
Dà un'occhiata di striscio ad Adrien, che sembra non voler intervenire perché sa che potrebbe solo peggiorare la situazione, e ritorna da me.
«C-cosa?» balbetto inevitabilmente. Logan sorride con amarezza e mi scruta dalla testa ai piedi, sembra stia cercando di scegliere le parole con cura.

«Tu eri sotto casa mia» mi fa, d'istinto mi ricordo il weekend passato con sua madre e sua sorella. «È incredibile... sai? Come lui ti abbia fatto male anche quando ha cercato di dirti quello che prova per te. Ti ha scaricato la colpa, ti ha abbandonata, si è preso gioco di te ancora e ancora. Quando ti sta nei paraggi lui sa farti solo soffrire e tu glielo permetti. Davvero lo ami? Ami cosa? Il modo in cui ti prende in giro di continuo? Ami sentirti da schifo? Che diavolo ami di lui?»

Una parola dietro l'altra. Schegge affilate che mi si infilzano con prepotenza nella carne fino a farmela sanguinare.
Logan non sembra arrabbiato, nervoso... o qualunque altra cosa del genere. No. Lui pare solo... deluso.

«Ma che...» scuote la testa con un sorriso triste e chiude gli occhi per un istante. Ispira profondamente e inietta le iridi nelle mie.
«Non starò qui a guardarti cascare nello stesso circolo vizioso, perché lui non cambierà mai e tu non lo vuoi accettare, quindi non venire da me quando lui ti farà piangere per l'ennesima volta e ti spezzerà il cuore senza pensarci due volte.»

Dice e mi gira le spalle, andando via, lasciandomi in piedi completamente ammutolita.
Adrien in tutta risposta sospira e si porta una mano sul viso.

«Siete veramente due imbecilli» sputa Kim e scuote la testa con dissenso.
«Ma perché diavolo voi uomini dovete sempre risolvere la questione facendo a pugni come dei cavernicoli? Tiratevi per i capelli come le ragazze, no? Imbecilli...» termina commentando.

Mi volto verso Adrien che appena nota il mio sguardo addosso, si leva la mano dal viso e mi rivolge un'occhiata colma di sconforto.
«Ronnie... davvero, mi dispiace un sacco e-» lo fermo bruscamente.
«Sta' zitto» sibilo.
Gli occhi iniettati di sangue che iniziano a bruciarmi e non mi piace per niente. Gli punto un dito contro.
«Devi tacere, ora» ripeto incazzata. Mi avvicino come una scheggia al tavolo, recupero la borsa con un gesto secco e me la butto in spalla, poi abbasso gli occhi su Adrien.
«Dovevi pensarci due volte prima di dire quello che hai detto ieri sera. Sei stato veramente un pezzo di merda senza eguali e l'alcol non c'entra un emerito cazzo, perciò non provare a usarlo come giustificazione perché ti ho visto bere solo un bicchiere di vino e nient'altro» dico con le mani che mi fremono per il nervosismo. Delle sue scuse da quattro soldi come se queste non me ne faccio niente.

«Non voglio sentire niente da te e faresti meglio a pensare a come farti perdonare da Logan. Sei fortunato che lui non sia me, altrimenti ti avrei spaccato la faccia per la seconda volta dopo le tue scuse del cazzo. Quelle cose le pensi davvero, altrimenti non le avresti mai dette. Ma come ti è saltato in testa, eh? Quanto puoi essere un verme per usare suo padre per fare cosa? Infastidirlo? Farlo incazzare? Solo perché sei geloso di lui? Sei veramente ridicolo, Adrien. Io volevo qualcosa con te, ma tu come sempre, comunque vada nonostante i miei numerosi tentativi, finisci col rovinare tutto.»
Sputo col sangue che mi bolle nelle vene e cerco di raggiungere Logan già fuori.

Se so bene una cosa di lui è che non perdona facilmente. Me lo aveva detto tempo fa e mi è rimasto impresso bene nella memoria, e quello che ha fatto Adrien è troppo grave per essere rimesso in sesto con un semplice "mi dispiace". È come se qualcuno venisse da me a rinfacciarmi che mia madre sia morta e che io sia una orfanella a metà, di certo non glielo perdonerei mai.

Adrien ha oltrepassato ogni limite morale questa volta.
Al posto di Logan avrei decisamente fatto di peggio, sicuramente avrei alzato la voce, iniziato a imprecare, ma io non sono Logan. Lui non fa queste cose, preferisce evitare gli scontri, ora più che mai considerata la sua uscita di ieri sera in cui ha perso ogni briciola di autocontrollo e si è smarrito per diversi minuti tanto che non riconoscevo più a momenti.

«Sei un grande idiota, lo sai?» sento Kim alle mie spalle che sta parlando con Adrien. Mi giro un'ultima volta, non appena fuori, guardando l'interno del bar attraverso le vetrate e lo vedo fissarmi. Sposto gli occhi per prima, non riuscendo più a reggere il suo sguardo.

Cerco di raggiungere Logan già abbastanza lontano, ma qualcuno raggiunge prima me e mi ferma afferrandomi per il braccio.
Mi giro di scatto, pronta per strappare la presa che ha sul mio corpo e maledirlo.

«Che diavolo di problemi hai?!» mi esce dalla bocca staccando il mio braccio dalla sta mano. Inietto con rabbia le mie pupille nelle sue.
«Cioè... veramente credevi che sarebbe bastato azzardare in quel modo? Prendere una sedia, venire al nostro tavolo come se niente fosse e dire che ti dispiace? Cazzo, Adrien! Non gli hai rubato le caramelle! Gli hai nominato il padre morto! E gli hai dato del vigliacco perché ha preferito togliersi la vita piuttosto che rovinare la sua famiglia perché aveva tantissimi di quei traumi dalle sue missioni in Iraq che non ce la faceva più a vivere!» urlo contro di lui con gli occhi in fiamme, spintonandolo con le mani e facendo un passo indietro come di conseguenza.

Lo guardo dalla testa ai piedi, lo scruto in perfetto silenzio ancora una volta delusa e devastata dal suo comportamento.
«Ma che... problemi hai?» mormoro veramente esausta.
«Io ho perso il controllo» finalmente risponde lui con un tono afflitto. In automatico gli sorrido.
«Ma davvero?» ironizzo.

Adrien mi fissa, colpevole e in difficoltà.
«E non ho scuse, so di non averle» continua lui facendo un passo verso di me. Resto ferma contrariata con le mani consente e il mento alto, lo sguardo piantato nel suo.
«Perlomeno sai che hai fatto una grandissima cazzata» gli faccio notare con l'amaro in bocca.
«Non ho mai detto il contrario.»
«Certo che no, ma hai saputo dire più di quanto non avresti dovuto. Non ti immaginavo così...»
Confesso veramente delusa e scuoto la testa. «Usare la carta del genitore che si è ammazzato per colpire una persona che tra l'altro è ancora un tuo amico. Adesso che farai, invece? Visto che sai di trovarti nel torto che farai? Per colpire me userai mia madre? Mi dirai che se sono così difficile è perché non ho avuto una figura materna accanto che mi insegnasse la vita...? Farai questo?»
«No» risponde lui e per qualche istante sposta gli occhi oltre le mie spalle non riuscendo più a reggere il mio sguardo. «Non potrei mai» sentenzia sincero tornando a guardarmi.
«Sono stato un vero idiota» commenta poi e si passa una mano sul viso.
Gli sorrido.
«Già. Tutto pareva andare bene, finché tu non hai rovinato tutto, un'altra volta come fai sempre. È bastata una sola giornata, una sola, per mandare a puttane ogni cosa! Dimmi perché ora dovrei... non so, non so nemmeno più cosa pensare...»
Mormoro con lo sconforto che mi dilania il cuore.

«Tu e lui andate così d'accordo e io...» dice d'un tratto e sospira pesantemente. Attendo che continui il suo discorso. «State bene insieme» conclude infine e fa un passo indietro, sotto i miei occhi che lo analizzano.
«Stai meglio con lui di quanto mai staresti con me.»

Le sue parole mi lasciano perplessa.

«Ma io ho scelto te, Adrien!» mi avvicino a lui di qualche passo arrabbiata. «Ho scelto te! Ho voluto te! Ho fatto ogni cosa possibile per avere te! Ti ho anche implorato di scegliere me, ricordi? E tu non mi hai voluta quando te l'avevo chiesto e nonostante tutto alla fine mi sono presa cura di te, ti ho riportato nel tuo appartamento, ti sono rimasta affianco perché il mio cuore ha scelto te, cazzo!»
Gesticolo nervosa con le gli occhi che mi stanno brillando per le lacrime accumulate nelle palpebre inferiori. Sento il fiato spezzato, ancora una volta e ancora per colpa sua.
Adrien mi fissa silenzioso senza accennare alcuna parola, abbassa le pupille per un istante a terra e poi quando le ripone sul mio viso mi si avvicina tanto da farmi mancare il fiato, tanto che il mio naso sfiora il suo e il mio battito cardiaco accelera gradualmente finché non lo sento rimbombarmi fin dentro le tempie.
Solleva una mano e mi accarezza il viso.

«Non sai...» si ferma ispirando aria nei polmoni. «Non sai quanto mi dispiaccia per aver fatto quello che ho fatto. Se solo potessi tornare indietro e-»
«Non puoi.»
Afferro la sua mano e la sposto via, la allontano da me, ma lui ci riprova. Si riavvicina di più finché le sue braccia non mi avvolgono al suo petto.
«Mi dispiace... per quello che ti ho fatto, per quello che ti ho detto, per come ho reagito... mi dispiace» sussurra tra i miei capelli.
Chiudo gli occhi, immobile con le mani ancora consente, mani che prendono vita propria e si abbandonano alle mie emozioni tanto da circondare il suo torso e far aderire il mio petto al suo.

«Io non ti voglio perdere» dice ancora. «Non adesso che finalmente ti ho ritrovata e che vogliamo fare questa cosa insieme, qualunque essa sia e non importa... davvero non mi importa più se mi ami o no, - mi stringo inevitabilmente tra le spalle a sentire le sue parole - o se stai ancora cercando di capirlo, io non ti metterò fretta, ti aspetterò come ho sempre fatto ma questa volta sarà diverso perché ti avrò al mio fianco.»
Si stacca da me quanto basta per guardarmi. Per qualche fratto di secondo mi perdo nel verde del colore dei suoi occhi e il campus intorno a noi scompare, le persone scompaiono, perfino i suoni degli uccelli nelle fronde degli alberi. Ci siamo solo noi due e nient'altro.

«Io mi farò perdonare, te lo giuro, in un modo o nell'altro cercherò di farmi perdonare, ma voglio partire da te perché è a te che tengo più di chiunque altro.»

Non sento più l'erba del campus sotto i piedi, mi sembra di volteggiare in un cosmo di pulviscolo di stelle.
I suoi lineamenti contratti, gli occhi lucidi e la disperazione che gli si legge in viso mi colpiscono diritto nell'anima.
Poggia la sua fronte contro la mia. Ispiro con forza aria nei polmoni.

Forse mi sbagliavo. Lui non è suo padre. Suo padre non avrebbe mai ammesso i propri sbagli, mai cercato un dialogo e men che meno chiesto scusa.
Avvicina lentamente il mio viso ancora più verso il suo, le mie labbra sfiorano quelle sue.
«Ti amo» mi sussurra sulla bocca.
«Io...» provo a ribattere, magari ricambiare le sue parole ma non ce la faccio. Ancora una volta mi blocco, questa volta peggio della prima.
«Non fa niente» dice lui lasciandomi confusa ma allo stesso tempo sollevata. Si allontana, guardandomi. Mi poggia una mano sul viso, fissandomi intensamente negli occhi. «C'è tempo... non devi farlo per forza.»

Inevitabilmente mi sento però perplessa. Insomma... quand'è con esattezza che si dicono le famose due paroline all'altro? E cos'è che mi blocca nel farlo?
Adrien è qui e non sta più pretendendo niente, eppure io non riesco a fare questo passo forse perché non sono sicura di cosa io provi per lui. È un sentimento forte, sin da quando l'ho rivisto qui a San Francisco l'ho sentito tanto da farmi rabbrividire. Quando lui mi sfiora, il mio corpo lo attira a me come un magnete, ne vuole di più, anche adesso lo vuole nonostante tutto quello che ha fatto... io lo voglio e questo mi fa sentire tremendamente in colpa.
Il pensiero mi sfugge a Logan.

Al suo modo di fare completamente imprevedibile, alle sue battutine, ai suoi abbracci e a tutte le volte che mi guarda e nient'altro. Reprimo un respiro di frustrazione. Io e lui siamo amici, è già stato chiarito più e più volte e allora che diavolo c'è in me che non va?
Adrien mi ha appena detto che mi ama e che non devo sentirmi obbligata a ricambiare, che c'è tempo e ha ragione, ma io penso a Logan e a come Adrien si è comportato con lui.

Nonostante gli si legga chiaramente in faccia che gli dispiace io potrei anche metterci una pietra sopra, ma questa cosa è più grande di me perché riguarda anche Logan al quale voglio bene. Averlo ferito in quel modo ha ferito anche me in automatico.
Ancora di più mi tornano in mente le sue parole prima di andarsene: ma che diavolo ami di lui?

È proprio questa la domanda più grande a cui non riesco trovare una risposta adeguata. Non ho mai detto di amarlo, ma amare una persona è qualcosa, amare dei tratti di una persona è un'altra cosa. E io cosa amo in Adrien?
Mi trovo in una difficoltà sfiancante. Perché tutto quello che mi viene in mente sono cose succese nel passato, appartenenti a un tempo che non c'è più quando noi due eravamo nel Texas, quando eravamo solo due ragazzini.
Di lui amavo la sua bontà, il suo affetto, la sua gentilezza, la sua premura...

«Trova un modo per farti perdonare da Logan» dico nettamente più seria e mi allontano, facendo un paio di passi indietro.
Lui sospira. Non sembra più voler ribattere con una delle sue battute gelose e gli sono sul serio grata.
«È tuo amico» aggiungo. «E lo hai veramente ferito, Adrien. Suo padre...» prendo a fatica una pausa guardandomi in giro mentre mi gratto un braccio a disagio. «Suo padre è stato un colpo troppo basso.»
«Lo so» ammette lui, annuendo con la testa.
«Natale si sta avvicinando e ci sarà anche lui, e io non posso ritirare il mio invito solo perché tu hai fatto lo stronzo, perciò risolvi questa situazione, non mi importa come farai ma entro Natale vedi di trovare un modo. Non voglio vedere strane scenette tragiche in giro per casa, men che meno davanti a mio padre.»
Adrien annuisce di nuovo restando in silenzio.

«Se fai cazzate, giuro che prendo e me ne vado. Prendo il primo aereo e me ne torno a San Francisco e ti mollo nel Texas senza pensarci due volte» gli dico a denti stretti senza battere ciglio.
«Hai capito?» chiedo attendendo una sua risposta questa volta perché io devo avere una certezza ora da parte sua. Non mi importa niente di quello che prova per me o di quello che c'è tra noi due, io voglio solo sentirlo dire che sono stata chiara perché non posso e né voglio rovinare il mio rapporto con Logan soprattutto tra le mura di casa mia con lui che è a chilometri dalla sua, in un posto completamente a lui estraneo. La mia più grande paura adesso è che Logan possa sentirsi a disagio in casa mia e non posso permettere che accada non quando lui mi ha accolta al meglio nella sua famiglia e io voglio ricambiargli lo stesso trattamento.

Adrien si avvicina a me, mi stringe a lui in un abbraccio, affondando il viso nell'incavo del mio collo tanto da farmi rabbrividire fin dentro le ossa.
«Sistemerò ogni cosa» dice accanto al mio orecchio.

Spero che Logan si sbagli. Questa volta sarà diverso, lo sento. Questa volta le cose andranno in maniera differente, noi due, io e Adrien, ce la faremo a far funzionare questa cosa e nessuno dei due ferirà più l'altro. Non lo permetteremo. Non ora che finalmente ci siamo ritrovati.

«Non mettermi mai nella posizione di dover scegliere fra voi due» gli chiedo non appena ci stacchiamo. Lo guardo diritto negli occhi sperando che accolga la mia supplica e che non mi faccia mai a arrivare a una situazione talmente drastica.
Perché ho veramente paura di fare la mia scelta, ho paura di chi che andrei a scegliere.

Logan si materializza nella mia testa di scatto. I suoi occhi scuri, i capelli mossi e scompigliati, il suo sorriso stupido che mi rivolge quando deve mollarmi l'ennesima battutina poco ortodossa.
Lui è... il mio porto sicuro, è la persona che sa ricalibrarmi la rotta, farmi scalare le mie insicurezze e dubbi, lui è capace di ricaricare le mie batterie ogni volta che mi trovo giù di morale, a pezzi e disorientata. Mi basta un suo abbraccio, il suo profumo che mi invade le narici e nient'altro.

La cosa che però mi fa più paura tra tutte è che se dovessi essere forzata a scegliere... tra lui e Adrien, il ragazzo che conosco da una vita e che è innamorato di me, il mio cuore andrebbe alla ricerca del battito di quello di Logan. Andrebbe da lui senza pensarci due volte. Come una stella agli ultimi sgoccioli della propria vita, sotto l'attrito dell'aria, io cadrei tra le braccia del mio miglior amico, e mi spaventa questo pensiero. Mi spaventa a morte perché Adrien dovrebbe essere la mia prima scelta istintiva, l'unica vera opzione.

«Io ti voglio nella mia vita» glielo ripeto cosicché non abbia alcun margine di fraintendimento. «Ma Logan c'è stato, Adrien. C'è stato quando tu non c'eri e...» e quando mi hai spezzata, ancora e ancora, vorrei dirgli ma mi fermo.
«Lo capisco» sospira lui facendomi sentire finalmente più leggera, con meno peso sul petto che mi opprime il respiro, meno pensieri sul mio migliore amico, ora sparito dal campus probabilmente a lezione.
Adrien afferra le mie mani nelle sue e le stringe, intrecciando le nostre dita e attirandomi a sé finché non siamo più vicini, il viso dell'uno a pochi centimetri dell'altra.
Mi deposita un piccolo bacio sulle labbra e glielo lascio fare. Chiudo gli occhi per un istante, ispirando profondamente il suo profumo e poggio la fronte contro la sua, prima di avvolgerlo in un abbraccio forte, cercando con tutta me stessa di scacciare via dalla testa gli abbracci di Logan, non minimamente paragonabili a quelli di Adrien.
Che diavolo mi sta succedendo?

«Ci vediamo dopo le lezioni?» chiedo, ancora attaccata a lui, il mio viso schiacciato nell'incavo del suo collo.
«Se tu lo vuoi...» risponde con un tono più insicuro del solito.
«Lo voglio» replico semplicemente. E voglio anche andare a cercare Logan, trovarlo e chiedergli come stia.

Dannazione.

***

Angolo autrice
Beh, che dire.
Adrien sei veramente una testa di cazzo. Mentre tu, Ronnie, svegliati.
Bene, ora voglio capire dov'è finito Logan.

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