16 | Che fai lì sulla ringhiera?

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CAPITOLO 16
Che fai lì sulla ringhiera?

«Ma come diavolo si fa?!» chiedo seccata tirando su la dannata tuta da sub che pare due taglie più piccole della mia.
«Non devi tirarla in questo modo, è ovvio che non sale perché è aderente!»
Ethan si presenta davanti a me con un sospiro pesante. Lui è già vestito con la sua da un bel pezzo in realtà, l'ho visto perfino bere un cocktail mentre io sto cercando da più di un quarto d'ora di indossarla.
Viene in mia direzione, si china e mi schiaffeggia le mani per mollare i lembi. Lo guardo inevitabilmente di traverso. Quindi sbuffo mentre lui piegato nelle ginocchia a piccoli movimenti me la fa indossare, quando raggiunge le cosce si ferma tutto d'un tratto e alza il viso.

«Che c'è?» chiedo stranita.
Ethan alza una mano tra lui e davanti il pezzo di sotto della biancheria intima termica e apre la bocca simulando un pompino.
Inevitabilmente gli mollo una sberla sulla testa. «Sei un cretino!» scoppio a ridere contagiandolo. Abbassa il viso e ride a crepapelle.
«Ti vuoi dare una mossa?» lo riprendo cercando di farmi un contegno.
Lui annuisce e riprende a tirare su la tuta. Quando finisci mi tira la zip sulle spalle.

«Com'è?» chiede osservandomi.
Faccio una smorfia pensierosa, muovo le gambe, le mani e poi lo guardo.
«Stranamente comoda» sorrido elettrizzata all'idea di nuotare a più di dieci metri sott'acqua. Non l'ho mai fatto prima di adesso.
«Sei molto sexy, sai?» mi fa mollandomi una pacca sul culo. Sbatto teatralmente le ciglia ma ancora di più quando si gira e mi fa segno in basso, sul suo sedere.
«Dai, voglio sentirmi sexy anche io.»
Rido non potendo fare altrimenti e gli tiro una sberla talmente forte che sussulta e si gira con gli occhi spalancati.
Mi rifila nonostante tutto un sorrisetto ammiccante. «Uuh... Molto BDSM. Sarai così violenta anche con Nicholas?»

Se un secondo prima stavo sorridendo, adesso vorrei prenderlo e buttarlo in acqua.
«Che ho detto?» fa con una finta aria innocente. Mi porto le mani sui fianchi.
«Vuoi veramente dirmi che non c'è niente tra voi due? Oh, ma avanti, si vede lontano un miglio l'attrazione fisica e sessuale che non vede l'ora di sfociare in questo» alza le dita, fa un cerchio e passa in quel cerchio il dito medio.
«Hai finito?» chiedo inclinando la testa. Lui però continua a farlo, ancora e ancora più rapidamente aggiungendoci dei gemiti che mi fanno sbarrare gli occhi.

«Oh, sì, Nick! Sì... proprio così, più forte, sì, sì, più veloce, Ohhh...»
Lo faccio.
Lo spingo con un gesto secco in acqua. Quando riemerge in superficie alza le mani in aria e stento a crederci: continua nonostante tutto.

«Ethan!» urlo esasperata e allungo una mano per farlo smettere.
«Ohhh Nicholas, ce l'hai così grande e possente... Oh, sì, fammi tutta tua, sono tua, ohh!»
Quando sto per afferrarlo lui si infila sott'acqua.
Resto a fissarlo con le guance che mi prudono per la vergogna, la voglia matta di strappargli quelle mani e picchiarlo con esse. Attendo, sul bordo dello scafo, che ritorni a galla e non appena lo fa mi spruzza dell'acqua in faccia che cola sul mio viso mentre gli rivolgo un'occhiata di traverso.

«Sei un vero cretino. Lo sai?» chiedo indicandolo. Lui mi molla un sorrisetto beffardo e torna sulla barca.
«E tu una streghetta che fa le marachelle...» alza gli angoli della bocca con aria complice. Corruccio la fronte mentre lui va a prendere le pinne che mi sbatte contro il petto.
«Che ci facevi addosso a lui ieri sera? Uh?» chiede con aria maliziosa.

Improvvisamente l'episodio di ieri sera mi torna con prepotenza nella testa e rabbrividisco copiosamente, il corpo mi va a fiamme e la zona tra le cosce ha un fremito, una pulsazione di piacere al ricordo delle sue dita proprio lì.
Merda.
«Niente» rispondo semplicemente. Infilo le pinne e afferro la bomboletta, me la carico in spalla e allaccio le cinte. Ethan fa lo stesso e stranamente resta in silenzio. Quando finisce si gira verso di me.

«Quando ti sei alzata ti reggevi a malapena in piedi» mi fa notare.
Sospiro innervosita. «Forse perché non voleva lasciarmi andare e mi si sono intorpidite le gambe?»
«Davvero?» alza le sopracciglia per niente convinto.
«Sì» liquido rapidamente la cosa e prendo la maschera da sub.
«E il bacio che ti ha lasciato sul collo, invece?»

Alzo di scatto gli occhi.
«Senti, c'erano delle persone e non volevo fare una scenata perciò...» gesticolo con una mano. «Gliel'ho lasciato fare, okay?»
«Mhm, mhm. Sì, certo» mi molla un'occhiata indagatrice. «Tu che fai la pazza ovunque, proprio in un locale notturno sulle gambe di Nicholas hai smesso di farlo. Da quando in poi ti interessa se qualcosa pensa che tu sia matta da legare? Perché lo sei e tu lo sai molto bene.»
«Possiamo smetterla di parlare di quel fastidioso insetto?» chiedo ormai esasperata da questa conversazione.
Ethan annuisce.
«Va bene, smettiamola... perché gli insetti fastidiosi sono da schiacciare, vero?»
Annuisco a mia volta.
Ethan alza un angolo della bocca. «Assolutamente non da lasciare che ti facciano un ditalino — sbarro gli occhi — con tutte le persone intorno che assolutamente non si sono rese conto di niente. No, ma certo...»
«C-cosa?» boccheggio. Ho la tachicardia e questa tuta non aiuta affatto.

Ethan solleva le spalle con noncuranza.
«Magari i suoi amici non hanno veramente visto niente, ma sai, io ero affianco a te e per puro caso — fa con aria teatrale — ho visto la sua mano ficcata nei tuoi pantaloncini. Cosa sarà successo lì? Solo Dio, Padre e Nostro Signore, lo saprà. Ha perso le chiavi della macchina e le stava cercando tra le tue cosce? Mhmm...»

Oh, cazzo.

Ethan però scoppia a ridere.
«Levati quella faccia. Finalmente hai combinato qualcosa, era tempo! Magari questo Nicholas riuscirà a domare la tua forte personalità sempre che tu non lo ammazzi prima» ridacchia divertito e mi molla una spallata giocosa mentre si china e afferra la sua maschera.
«Io non ho bisogno di qualcuno che mi domi» scimmiotto contrariata.
Ethan non è della stessa opinione perché mi rivolge una smorfia.

«Fidati di me. Se ti butti, Nicholas ti impasterà e ti sbatterà così forte da fare di te il pane migliore del pianeta.»

La sua metafora mi lascia rincretinita.
«E questo che cazzo vuol dire?»

Lui si mette la maschera.
«Che ha una sicurezza e un controllo tale che ti fa incazzare perché non hai mai incontrato nessuno di talmente forte che riesca a tenerti testa. Forse per questo non ha funzionato col tuo ex, quel Logan. Ci hai mai pensato?»
«Logan non è stato veramente il mio ex, lui-»
«Lui non si è preso quello che andava preso al momento giusto e adesso è troppo tardi. Aspettare fa bene, aspettare troppo ti fa perdere il treno alla stazione della vita. Nicholas ti vuole e non se lo risparmia affatto di fartelo vedere» sorride e mi passa affianco raggiungendo lo scafo mentre io rimango ferma con la fronte aggrottata.

Logan.

Ricordo ancora quella volta nella mia stanza del campus quando gli avevo chiesto di spogliarsi perché lo volevo e lui mi ha rifiutata. Ma... stavo passando un brutto periodo, no?
Non è vero che ha esitato troppo, quella ad aver esitato sono stata solo io e nessun altro. Poteva essere mio quando mi aveva detto di essere innamorato di me in spiaggia oppure quando è venuto al ranch di famiglia solo e soltanto per me nonostante il mio rifiuto, oppure quando ho passato le feste natalizie a casa della sua famiglia.

Sono io quella ad aver perso il treno, e quel treno è Logan. Ho sbagliato ogni cosa con lui. Non è mai stato il mio miglior amico, ma era il mio ragazzo sotto ogni punto di vista possibile. Non era necessario baciarci o toccarci, lui era il mio ragazzo e infondo al cuore l'ho sempre saputo, ne ero consapevole ma temevo di rovinare tutto come sempre. Temevo di iniziare qualcosa con lui e che col mio carattere di merda, i miei problemi io l'avrei distrutto.
Quindi ho sacrificato un nostro possibile futuro per averlo a me a suon di briciole.

Tiro un profondo respiro pesante, mi metto la maschera, afferro il boccaglio e raggiungo Ethan che mi aspetta.
«Pronta?» chiede.
Alzo un pollice.
«Andiamo allora!» urla emozionato facendomi sorridere. Infiliamo il boccaglio in bocca, ci lasciamo di spalle e cadiamo in acqua.

***

Non ho idea come e quando sia successo ma siamo qui e la cosa più esilarante tra tutte e che non siamo nemmeno stati invitati.
Ethan mi ha appena trasmesso il talento dell'imbucarsi a una festa su uno yacht dove non conosciamo nessuno, nemmeno il capitano della nave o il suo proprietario, sappiamo solo che qualcuno festeggia un compleanno, per il resto niente e a Ethan non frega un accidente.

Pare che il suo fosse un piano architettato da diversi giorni dopo aver sentito al Pink Ocean dei ragazzi parlottare tra di loro e organizzare la festa, luogo e data specifica.

La musica è a palla, la gente presente ha tra i diciotto e i venticinque anni ed Ethan, nonostante i suoi trentadue, pare essersi mimetizzato come un camaleonte tra la massa. Mentre mi guardo in giro mi ricordo inevitabilmente di quella volta che andai alla mia prima festa in barca con la mia vecchia comitiva, quando ero infatuata di Adrien.
D'istinto do uno sguardo in alto, dov'è la cabina di pilotaggio, alla ringhiera.

Tempo fa c'era una Ronnie diciottenne in un posto come quello, accanto a lei Adrien.

«Ecco, bevi!» mi urla all'orecchio Ethan mettendomi tra le mani un bicchiere di spumante che guardo, deglutisco e poi alzo gli occhi su di lui.
«È passato quasi un mese dal tuo ultimo bicchiere di vino, ricordi? Stasera questo lo puoi bere.»

Sospiro nervosa e guardo il calice.
«Settimana scorsa mi sono fatta di cinque muffin alla marijuana. Non dovrei...»
Ethan mi guarda male e mi spinge il bicchiere alla bocca.
«Non l'hai fatto volontariamente. Adesso prendi un sorso, avanti» dice.
Esito ma alla fine prendo un sorso.

«Vedi? Tu non stai perdendo il controllo. Tu hai il controllo, proprio adesso. Questo è solo un bicchiere e non può farti fare cose che tu non vuoi e non ti può nemmeno farti ricadere nella dipendenza. Hai capito?» mi fa con le sopracciglia corrucciate e un'espressione seria in viso, che poche volte gli vedo, se non rarissime.

La musica a palla non aiuta per questo discorso motivazionale.
Sospiro e annuisco.
«Avanti, dillo con me» mi invita. «"Io ho il controllo, non questo bicchiere. Ho il controllo e posso berlo senza lasciare che mi controlli perché sono più forte", dillo.»
Aggrotto la fronte con una smorfia in viso.

«Non è troppa lunga come frase?»
Ethan sbatte teatralmente le palpebre.
«Dillo» ordina.
Tiro un profondo respiro e apro la bocca.
«Io ho il controllo, non questo bicchiere e se lo bevo non lascerò che mi controlli perché io sono più forte» ripeto cercando di ricordarmi vagamente ogni singola parola.

Ethan sorride e mi fa segno di berne un altro sorso. Lo faccio, lo mando giù e lo fisso negli occhi.
Lui si avvicina e mi molla un bacio sulla tempia facendomi ridacchiare, poi i suoi occhi si puntano poi in fondo. Ci restano per un po' finché non torna da me e mi rifila un'occhiata complice.
«Ho appena trovato il gentiluomo che mi sfonderà il culo stasera. Ciao!» mi saluta e se ne va, lasciandomi basita come non poche volte quando becca qualche bel ragazzo e mi molla da sola.

Con il bicchiere di spumante mi guardo in giro, poso gli occhi su qualche faccia e mi allontano andando in cima alla prua dove il vento sta soffiando lievemente mentre la barca avanza a passo deciso, tagliando l'acqua davanti a sé e facendola schiuma.
Con la T-shirt nera di Batman, i pantaloncini di cotone e le scarpe da ginnastica resto a fissare l'oceano che si sta tingendo delle sfumature viola di un sole ormai oltre la linea di orizzonte, manca forse qualche minuto e scomparirà completamente.
Con le braccia conserte sulla ringhiera che mi separa dall'oceano e il calice di spumante ancora mezzo pieno, lo guardo, me lo rigiro tra le dita, ne porto un piccolo sorso alla bocca e mi giro per qualche istante. Faccio scorrere gli occhi sui diversi presenti alla ricerca di Ethan che becco a sghignazzare con un tizio biondo e palestrato.
Scuoto la testa divertita e torno com'ero.

Poggio i piedi sulla sbarra della ringhiera e mi sporgo leggermente oltre questa guardando di sotto non appena dei delfini sbucano da dietro la nave e fanno a gara con questa.

Rido lievemente e col sorriso in viso li fisso e rimanendo del tutto meravigliata.
Alcuni fanno dei saltelli fuori dall'acqua, altri vanno più avanti degli altri e fanno dei giri su loro stessi ricadendo sott'acqua.
Oggi con Ethan ne avevamo beccato uno solo e sembrava andare di fretta quindi non siamo riusciti a fargli nessuna foto con la GoPro subacquea, adesso vorrei chiamare quel idiota del mio miglior amico e dirgli di guardare qui questa meraviglia perché non la si vede tutti i giorni e mollare il biondo che sta cercando di rimorchiare.

«Sapevi che esiste una rara specie di delfini rosa? Chiamato delfino del fiume boliviano, vive in acqua dolce ed è anche noto come inia.»
I miei polmoni si stringono con forza, togliendomi di colpo il respiro.
«La cosa divertente è che i maschi sono più rosa delle femmine» accenna una piccola risata.
Impallidisco di più quando volto la testa verso sinistra e incontro i suoi occhi scuri, la t-shirt bianca che ha indosso e gli occhiali da sole Rayban al collo.
«Questi, invece, a volte si drogano con i pesci palla, se lo passano tra di loro come se fosse una palla da basket» sorride divertito e poggia le braccia sulla ringhiera, le mani unite, puntando gli occhi sui delfini che stanno continuando i loro giochetti.

Io non ci riesco. Resto a fissargli il profilo. Le ciglia lunghe e nere, i capelli corvini mossi dal vento e il mio cuore che prende a battere sempre più rapidamente.

Oh, no...

Al centro del petto sento un male che non so ben come inquadrare. È prepotente, rovista nelle quattro camere del mio cuore, le mette in agitazione e il sangue viene pompato con forza. Troppa forza.

Dopo un paio di secondi lui si volta, i suoi occhi finiscono nei miei e mi manca il respiro, ancora una volta.
Come posso provare questo quando noi non siamo mai stati nulla di veramente concreto? Quando non è mai stato mio per davvero? Quando sono passati così tanti mesi. Mesi su mesi... perché provo questo?

«Dovremmo smetterla di dirci addio ogni volta che ci vediamo» mi fa.
«Perché gli addii non fanno per noi?» riesco a parlare, non so nemmeno con quale forza.

Lui scuote la testa con una smorfia divertita in viso.
«Perché San Francisco è talmente grande che alla fine finiamo per incontrarci comunque, che sia a distanza di un anno e mezzo, mesi o tre settimane.»
«Dovrei cambiare città...» ridacchio nervosa spostando gli occhi sull'oceano. Guardarlo mi fa troppo male e io non posso lasciarmi trascinare di nuovo in questo.

«Così scappi definitamente da me?»
Mi giro di scatto.
Logan a vista pare divertito, ma c'è qualcosa nei suoi occhi che non quadra affatto con l'espressione che ha in viso.
«Beh, il lato positivo sarebbe quello di evitare ogni volta questo imbarazzo.»
Ci indica.
«Io non provo imbarazzo» replico contrariata ma lo provo. Ovunque. Fin dentro le viscere.

Lui alza le sopracciglia, stupito.
«Me lo potresti insegnare?» scherza con un sorriso a dir poco da mozzafiato, dinanzi a cui resto quasi sotto effetto di una qualche strana ipnosi o magia nera, non lo so...

«Logan Price, prova imbarazzo?» ridacchio sbloccandomi tutto d'un tratto e mi porto il bicchiere alla bocca dandogli un piccolo sorso, restando appesa alla ringhiera che da questa altezza riesco ad averlo proprio davanti al viso senza dover sollevare il mento.
«Oh, beh...» inizia con fare vago, girandosi verso di me. «Io provo tante cose, sai...» dice con un gesto di mano. «Ma non posso mostrare le mie emozioni, perché segretamente sono Batman, quindi i nemici potrebbero sfruttarle contro di me.»

Lo fisso per alcuni istanti e caccio un cenno di risata non potendo farne a meno. Lui fa lo stesso e mi guarda poi in silenzio, silenzio che condivido appieno con gli occhi incastrati ai suoi e il solo rumore del battito del mio cuore che pare sovrastare perfino quello della musica sparata a massimo volume.

«Che fai lì sulla ringhiera?» mi chiede d'un tratto indicandomi con un cenno di testa.
Mi riprendo e torno in me.
Alzo le spalle. «Guardo meglio l'acqua?»
«Pensavo volessi buttarti» ride.

Scuoto la testa, sorridendo.
«Questo è solo un bicchiere» gli indico il calice di spumante. «Uno e basta, il prossimo lo rivedrò fra trenta giorni. Quindi non sono così ubriaca da farlo, non ancora» ridacchio.
«Se lo avessi fatto, ti avrei ripescata io senza problemi.»

Sono io quella a ridere adesso.
«Ti saresti buttato rischiando di sbattere contro lo scafo ed essere trascinato sotto la nave? Chi sei? Tom Cruise in Mission Impossible?» scherzo non potendo farne a meno.
Logan mi rivolge una smorfia divertita.
«No, ma un bagnino e so nuotare veramente molto bene» risponde con aria fiera.
«Così come dicesti di saper correre molto velocemente e l'ultima volta hai fatto fatica a starmi dietro?» dico scuotendo la testa e cercando di non ridere. Mi porto un altro po' di spumante alla bocca.
Lui, invece, resta per qualche istante a guardarmi mentre il vento ci scompiglia i capelli e del sole ormai non c'è più alcuna traccia sulla linea di orizzonte.
«Se avessi provato a scappare a nuoto, ti avrei beccata, lo sai?» mi fa d'improvviso con un sorrisetto beffardo stampato sulle labbra.

Gli lancio un'occhiata falsamente di traverso. «Ma fammi il piacere...»
«Oh, sì, invece...» ribatte sicuro e mi indica. «Ti batterei senza alcuna difficoltà in una gara di nuoto.»
Resto di sbieco per qualche istante prima di scoppiare in una piccola risata.
È così strano parlare con lui così, come se tutto fosse normale, come se tra noi due non fossero mai accadute troppe cose sbagliate.

«No, invece» dico io.
«Sì, invece.»
«No.»
«Sì» solleva le sopracciglia con fare ovvio. Sbatto teatralmente le ciglia.
«Senti, se non la pianti giuro che ti lancio in acqua, così ti vedo affogare per dieci secondi, mi godo lo spettacolo e poi salto giù e ti salvo la vita con tutto che sei un bagnino» scimmiotto sporgendomi lievemente verso di lui con aria di sfida e mi tiro indietro.

Logan in tutta risposta mi imita e sale mettendosi accanto a me, tanto vicino che le nostre spalle si sfiorano. Rabbrividisco, non sul corpo, ma dentro il petto, che è mille volte peggio nonostante sia una sensazione talmente afrodisiaca che mi mette in difficoltà con la mia stessa promessa, ovvero stargli alla larga.

«Sei salito sulla ringhiera perché vuoi buttarti e farti salvare da una ragazza?» ridacchio.
Lui scuote la testa ridendo e si sfila il cellulare dalla tasca dei pantaloncini. «Ammetto che è uno tra i miei tanti sogni erotici da quando mi guardavo Baywatch con Pamela Anderson, ma no» mi guarda rapidamente con un sorriso e d'istinto rido appena.

«Guarda qui» mi fa d'un tratto. Poggio gli occhi sul suo cellulare. Lo sblocca e la prima cosa che noto è lo sfondo che ha impostato: lui, il viso rivolto verso un cavallo bianco che ha accanto in quella che pare un'aria circolare di allenamento. Decido di lasciar perdere, magari è una nuova passione che avrà coltivato in tutto questo tempo che siamo stati lontani, anche se... non so, quella foto mi ha fatto tornare a galla Jack, il mio cavallo, che non vedo da tantissimo tempo, da quando mi sono persa dentro di me...

Torno con l'attenzione su Logan.
Apre una strana applicazione, ci gioca per alcuni istanti e successivamente la musica si arresta di scatto.

Aggrotto istintivamente la fronte. Mi volto e vedo le persone guardarsi in giro stranite. Torno su Logan. Lui mi lancia un'occhiata complice e poi va su Spotify.
Sulla barca d'improvviso parte a tutto volume My heart Will go on di Celine Dion.
Logan mette il cellulare da parte, si gira e mi sorride mentre io lo guardo incredula e d'istinto mi porto una mano sul viso.
«Ma... ma come hai fatto?» gli chiedo ridendo lievemente.
Alza le spalle.
«Avranno bisogno di almeno una decina di minuti per togliere l'interferenza e ripristinare il segnale wireless» dice ridendo lievemente. «Sempre che lo sappiano fare» alza gli angoli in un modo talmente malefico che scoppio a ridere, per poi smettere di colpo quando mi ruba dalla mano il calice, scende dalla ringhiera e lo poggia sulla pavimentazione in legno.
Lo guardo inevitabilmente confusa.
Si volge in mia direzione, porta la mano sinistra alle spalle e mi porge la destra, un piccolo sorriso sulle labbra.

«Mi offri un ballo?»

Il mio cuore crolla, si schianta con violenza contro il pavimento, lo trapassa e finisce sui fondali marini, o forse nei suoi occhi. Pece, bui come lo spazio che studia.

***

Angolo autrice
Da quando lo stavano aspettando? 👀💜 Oh, sì, da tantissimo.
E questa volta magari non scompare più, chissà.
Piango malissimo. Solo a Logan sarebbe venuto in mente di mettere la canzone di Titanic 😂😂💜

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