22 | Un certo Francisco...

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CAPITOLO 22
Un certo Francisco...

Ovviamente mi sono dileguata.
Alle prima luci del mattino, ho battuto il suo essere mattiniero, mi sono vestita in silenzio e come una ladra della peggior specie me la sono filata via.
Non la voglio la sua colazione e né altro che possa solo lontanamente influenzarmi e guardarlo sotto una luce diversa. Io non ho bisogno di un altro grillo parlante nella mia testa a rompermi le palle con sentimenti, lacrime e tutte quelle altre cazzate che succedono quando prendi una storta alla caviglia e cadi di faccia contro l'amore.

Io non mi innamorerò mai più, men che meno di Nicholas. E di cosa nello specifico? Del suo carattere, i suoi modi di fare che mi danno anche tanto fastidio?
No.
Quello che è successo è stato solo e soltanto una scopata. No, due. Sì, sono state due. Per il resto non significa altro e mi sta bene così.

Domenica la passo in compagnia di Ethan, ci incontriamo a una caffettiera, facciamo colazione e poi dopo pranzo ci salutiamo. Io torno a casa, mi faccio una doccia dopodiché prendo un Uber e vado alla pasticceria vicino al Tribunale che lui adora tanto. Compro due fette di semifreddo di cioccolato con mandorle ed esco dal locale pronta per cercare velocemente un taxi ed evitare che la torta si squagli. Ci saranno più di quaranta gradi Celsius fuori nonostante siano quasi le otto di sera, eppure fermo di getto il passo.

Con la busta in mano scruto incredula la scena. Una persona che mai avrei pensato di rivedere dopo così tanto tempo. La festa a casa di Kim del mio diciannovesimo compleanno torna prepotente, con forza, tanto da farmi mancare a tratti il fiato.

Discute con qualcuno che mi dà le spalle, sembra incazzato a bestia, gesticola con fare nervoso e d'un tratto poggia le mani sul suo petto e gli molla uno spintone per poi puntargli un dito contro e ringhiargli qualcosa in viso. Alza le mani in aria, ride con un fare isterico e scuote la testa, mentre l'altro, in camicia, non si smuove di un solo centimetro, gli tiene testa senza perdere minimamente il controllo.

Davanti alle scale del Tribunale, a una cinquantina di metri di stanza, i suoi occhi scivolano poi proprio su di me e improvvisamente si blocca.
Oh, cazzo.

Me ne devo andare, subito, di fretta, devo scomparire immediatamente ma proprio mentre provo a farlo anche l'altro si volta e per non so quanto tempo sento mancarmi il marciapiede da sotto i piedi.

Kieran e Nicholas mi guardano e io guardo loro, mentre il mio cervello è completamente in uno stato di blackout assurdo e provo disperatamente a riprendermi ma mi è a dir poco impossibile.
Le pupille cadono poi solo e soltanto in quelle di Nicholas e quello che è successo tra di noi ieri sera mi fa formicolare le mani e manda a fuoco le mie guance. Fa già caldo, ma il suo sguardo è più violento di qualsiasi altro accelerante e l'incendio che ho dentro diventa una vera e propria catastrofe.

E infine li guardo meglio, uno vicino all'altro. Quasi stessa altezza, stesse spalle larghe, occhi chiari e capelli, stesso modo di vestire, camicia, pantaloni, scarpe eleganti.

Non è possibile... No, no, no, non è possibile.
Non è vero, non sta succedendo sul serio, tutto questo non è assolutamente reale, è solo una allucinazione per via del caldo.

Kieran solleva in tutto ciò una mano in mia direzione e mi saluta con quel suo strano modo di fare, muovendo solo le dita per poi mi lancia un sorrisetto.
Nicholas lo nota e lo vedo lanciargli un'occhiata stranito per poi guardare allo stesso modo me.

E viene verso di me. Kieran O'Brien viene verso di me.
Oh, cazzo.
Giro rapida come una scheggia le spalle e cerco di fingere che non sia accaduto niente di niente ma una voce mi ferma di scatto.
«Ronnie Cazzuta Kyle!»
Merda.
Chiudo per un istante gli occhi e mi giro lentamente. Tiro un profondo respiro. I miei occhi finiscono in quelli suoi che mi sta a meno di una decina di metri.
«E sì, ho scoperto il tuo cognome!» commenta avvicinandosi mentre io lo fisso immobile, le Jordan attaccate al marciapiede che sembrano fuse insieme alla pietra.
«Ma tu guarda che strana coincidenza...» mormora facendomi una delle sue fastidiose lastre a raggi x dalla testa ai piedi non appena mi è davanti. Sposto gli occhi alle sue spalle e vedo Nicholas avvicinarsi confuso da tutto quello che sta succedendo. Lo sono anche io in tutta onestà perché punto primo: non volevo assolutamente vederlo oggi; punto secondo: non intendevo nemmeno rivedere Kieran dopo quasi due anni dall'ultima volta a quella festa.

«Kieran» lo saluto semplicemente con il sorriso più schifato che mi riesce e gli mollo un'occhiata. La camicia stropicciata, i capelli sfatti e due occhi rossi che paiono aver visto non poche droghe.

«Non dovresti essere a casa a studiare? Che fai? Oltre a bere alcol, mettere all'asta la tua verginità adesso marini i tuoi impegni scolastici? Sei nella tua fase ribelle, principessa?»
Certo, se solo frequentassi ancora l'università la sua battuta avrebbe senso.

Oh, Cristo... Ora afferro la busta e gli spacco la faccia. Nicholas, finalmente vicino, sente tutto e aggrotta la fronte puntando lo sguardo su di me. Merda.
«Tu, invece? Cos'è questo aspetto da uno che è scappato via da una mandria di iene inferocite? Tuo padre ti ha dato troppi soldi questa volta e li hai spesi tutti in eroina che ti sei sparato in vena sul sedile della sua Impala del '67?» replico a tono. Lui ride come un deficiente e quando lo fa rimango spiazzata perché la sua risata è... fottutamente simile a quella di Nicholas.

Kieran di volta verso questo ultimo e mi indica con un cenno di testa.
«Sai chi è questa stronzetta?» gli domanda divertito.

Certo, ovvio che lo sa, ci ha fatto sesso proprio ieri sera, non una ma ben due volte...
Cazzo.
Guardo Nicholas e i ricordi di ieri si fanno ancora più prepotenti, più vividi e il mio battito accelera gradualmente.

«Ha provato ad affogarmi in una piscina tempo fa...»
Nicholas resta visibilmente stupito.
Kieran, invece, punta gli occhi chiari su di me e si avvicina di qualche passo per poi rifilarmi un sorrisetto.
«Hey, ninja... Che hai là dentro?» dà un'occhiata alla busta che reggo in mano. «Sei passata da queste parti a prenderti dei dolcetti? Vizi il tuo palato da piccola bastarda?»
Si volta verso Nicholas e lo indica con una smorfia disgustata.
«Ti presento mio fratello maggiore — sbianco di colpo — un ex Marine, ora fa il poliziotto... potrebbe piacerti. Voglio proprio vedere se riesci ad affogare anche lui in una piscina — sposto in automatico gli occhi per un istante su Nicholas — ma è più probabile che ti prenda e ti faccia schiantare tre metri sotto terra con tutta la tua arroganza da verginella del cazzo.»

Che stronzo...
Alzo inevitabilmente le sopracciglia.
«Attento a come mi parli» gli dico per niente impressionata dalla sua sottile minaccia perché... suo fratello... solo poche ore fa lo tenevo per gola ai limiti dell'asfissia dopo avermelo esplicitamente chiesto mentre mi toglieva quella stessa verginità di cui ora sta blaterando.

Kieran sorride.
«Perché? Altrimenti che fai questa volta? Mi specchi la faccia con un libro e poi mi spezzi il braccio come hai fatto ad Elias Mendoza?» chiede con tono di sfida e fa un altro passo. «Oh! E quasi dimenticavo...» fa con falsa enfasi. Indica il posto in cui ci troviamo. «A un paio di metri c'è il Tribunale, dal lato opposto la Centrale di Polizia e proprio qui — indica in fratello — un poliziotto. E sai almeno chi sono io?»

«Un coglione con i soldi del papà che va in giro a rompere le palle alla gente sfidando il sistema giudiziario perché insabbia ogni cosa e corrompe il procuratore distrettuale grazie al padre di Kimberly Parker?» mi avvicino di un passo e alzo il viso di più, tenendogli testa e rivolgendogli un sorriso a labbra serrate.

Lui ride come se avessi detto la cosa più esilarante del mondo.
«Mi piacevi di più quando eri ubriaca fradicia e mi chiedevi di farti scopare.»

Va bene...
Ispiro profondamente e serro i denti fino a farmi male senza smettere di guardarlo sorridente. Non mi lascerò schiacciare da un viziato riccone di merda che pensa di poter dire quello che vuole solo perché tutti l'hanno sempre assecondato.

Mi chino, poggio la busta a terra sul marciapiede e lo guardo senza battere ciglio.
«Suppongo tu sia ancora fatto» osservo, scrutandogli gli occhi. «La droga a differenza dell'alcol va via più lentamente...» prendo una pausa. «Come stai messo in fatto di riflessi?» chiedo sul serio curiosa.

Lui aggrotta infatti la fronte, non capendo e non gli do il tempo di dargli metabolizzare niente perché lo afferro per il colletto della sua schifosa camicia sudata da tremila dollari, gli mollo una testata in faccia talmente forte da fargli stordirlo e lo afferro per il braccio, girandolo così forte da obbligarlo a piegarsi in ginocchio, per poi sferrargli una ginocchiata in pieno viso.

«Oh! E quasi dimenticavo...» ripeto le sue stesse parole guardandolo dall'alto mentre mi chino e riprendo la busta. «Non me ne frega un cazzo se qui c'è il Tribunale, la Centrale di Polizia, tuo fratello sbirro o la Corte Marziale, perché la tua faccia da coglione la spacco ugualmente siccome sono veramente una piccola bastarda» punto gli occhi su di lui che ancora chino, stordito dalla botta e dai postumi della droga, si asciuga il sangue che gli cola dal naso. Gli afferro il viso con una mano e glielo sollevo, ficcando le unghie nella sua faccia da sberle. «E non immagini quanto cazzo mi piace esserlo» sibilo con un sorriso e glielo mollo di scatto.

Alzo poi il viso e trovo Nicholas a fissarmi sbigottito.
Adesso ti ho fatto vedere che non mi limito solo a parlare.

«È veramente tuo fratello o è stato adottato?» glielo indico con un dito.
Lui esita, dà un'occhiata a Kieran e poi con un sospiro pesante afferra dalla tasca un pacchetto di fazzoletti e glieli lancia sul marciapiede.
«Magari fosse adottato...» mormora. Sembra sconsolato.
«Che cazzo stai lì a parlarle? Vuoi fare il tuo cazzo di lavoro e arrestarla?!» sbotta Kieran raccogliendo il pacchetto e portandosi rapidamente un fazzoletto al naso.

Guardo Nicholas e quasi non scoppio a ridere, o forse lo faccio perché mi scappa una mezza risata.
«Vuoi arrestarmi?» gli chiedo sollevando le sopracciglia e aspettando una sua reazione. Lui mi guarda, mi fissa con una tale intensità da farmi vacillare dentro le gambe e poi si passa la lingua sul labbro. Trattiene un sorriso, portandosi le braccia conserte.
Kieran, invece, finalmente si tira in piedi e guarda entrambi.

«Non sono in servizio, ma se vuoi puoi chiamare un mio collega» gli dice Nicholas, suo fratello lo guarda di traverso.
«Siete entrambi due pezzi di merda» si lamenta incazzata, tenendo il fazzoletto al naso. «Ti sei finalmente trovato la tua fottuta anima gemella» dice indicandomi con un sguardo disgustato, parole dinanzi alle quale rimango confusa. «Andate a farvi fottere entrambi, io me ne vado...» prende a camminare per poi girarsi verso Nicholas un'ultima volta. «Non provare a seguirmi, me la so cavare anche senza la sua esuberante presenza da militare e figlio perfetto del cazzo!»

E sparisce sul serio, non prima di sbattere contro un lampione, scivolare e cadere. Si rimette in piedi e se ne va barcollando di tanto in tanto, rischiando di cadere di nuovo sul marciapiede. Sbatto le ciglia lentamente con una smorfia in viso.

«Sei davvero un O'Brien?» torno con l'attenzione su Nicholas e gli faccio finalmente la grande domanda.
Lui infila le mani nelle tasche.
«E tu un ninja?» chiede con un cenno di testa, sorridendo divertito.
Inclino lievemente la testa e alzo le sopracciglia.
«Perché non mi sorprende? Ora si spiegano tutte le tue camicie...» mormoro e mi guardo in giro alla ricerca di un taxi. «Avevi un aspetto vagamente famigliare... ecco a chi assomigliavi: a un idiota col cervello fritto dai soldi e dalla droga» concludo schioccando la lingua contro il palato.

Nicholas Bailey Reed è il fratello maggiore di Kieran. Incredibile. Quante erano le probabilità? E soprattutto quante erano di trovarli insieme proprio oggi di domenica?
Maledizione...

«Sei scappata via questo mattino.»

Lo guardo di sfuggita. «Non sono "scappata via", te l'avevo detto che non sarei rimasta» replico e alzo una mano quando vedo un taxi venire in mia direzione.
«Ti serve un passaggio?»
«Il mio passaggio sta venendo proprio adesso» rispondo senza voltarmi e faccio segno al tassista di accostare.
«Insisto.»
Mi giro verso di lui. «Non insistere.»
«Lo voglio fare.»
Lo guardo male. «Io no.»

Nicholas in tutta risposta mi si avvicina, mi ruba la busta dalla mano e mi afferra l'altra nella sua. Rabbrividisco di colpo e il mio corpo va in fiamme.
Il ricordo di quella stessa mano tra le gambe torna con violenza e il mio respiro diventa pesante.
Intanto il taxi passa di fianco a me a tutta velocità senza fermarsi minimamente.
«Forse sarebbe il caso che tu non rimanga qui fuori con questo caldo» dice intrecciando le nostre dita facendo così che i miei polmoni si appiattiscono ancora di più. I miei occhi nei suoi, la mia intimità che freme e il desiderio che si avvicini di più, che mi afferri si fa sempre più largo, più prepotente.

«Ho perso il taxi per colpa tua» riesco a dire innervosita. Lui aggrotta la fronte.
«Non l'hai perso, c'erano già delle persone là dentro.»
«Non è vero.»
«Sì, invece.»
«La pianti ti contraddirmi?» gli chiedo cortesemente e cerco di staccare le nostre mani perché non mi piace affatto l'effetto che lui ha su di me.
Perché non ne deve avere alcuno. Niente di niente. Dopo ieri sera pensavo che mi sarebbe passata e che una volta placato quel bisogno non sarei stata più attratta da lui, ma invece sembra tutto il contrario. Ora che ho scoperto tutto quello, lo voglio di nuovo e voglio lui. Voglio solo lui, maledizione.

Devo andarmene subito da qui.
Cerco di staccare un'altra volta le nostre mani, ma lui me lo impedisce di nuovo e stringe di più. Riduco gli occhi in due fessure capaci di tranciarlo di netto.
«Non farlo» mi dice d'un tratto.
«Cosa?»
Nicholas sorride lievemente. «Non guardarmi come se volessi uccidermi» dice e prende a camminare, trascinando anche me dietro senza riuscire a fermarlo.
Sbuffo sonoramente scocciata ma decido di restare in silenzio. Il passaggio mi serve altrimenti la torta per Ethan va a puttane.

Lui, vestito con la sua solita camicia e outfit da After Party mi cammina avanti mentre io cerco di tenergli il passo con le mie Jordan rosse, i bermuda grigi e la t-shirt nera di Rick e Morty. Dall'estero sembro a tratti una bambina al suo fianco. Non ci posso credere... ma come sono finita in una situazione del genere?
Ah, sì, me lo sono portato a letto e se prima era impossibile togliermelo dai piedi adesso sarà ancora meno fattibile, soprattutto perché nonostante il caldo, il sudore e la spossatezza per via di questa torrida giornata, lo voglio. E ovunque.
Cazzo.

«Hai cercato di affogare mio fratello?» chiede d'un tratto risvegliandoni di colpo. Non mi ero nemmeno resa di conto di essermi imbambolata guardargli il profilo.
«No. L'ho solo aiutato ad entrare in piscina. Il suo cervello da troglodita aveva bisogno di un po' di acqua per rinsavire» sorrido falsamente.
Nicholas ride scuotendo la testa.
«Tu non sei normale.»
Gli rifilo un'occhiata di traverso.
«Tu non sei normale» replico contrariata. «E perché mi tieni per la mano? Non mi perdo mica» gli chiedo alzando le nostre mani.
Lui abbassa il viso verso di me.
«No, tu scappi... come un ninja» caccia una risata. «Almeno Kieran aveva ragione su una cosa. Tutte le altre che erano?»

«Io che dopo il mio primo spinello volevo fare sesso perché ero gelosa del mio ex» gli rispondo senza peli sulla lingua.
«E tra tutti proprio mio fratello?»
«Non me lo volevo mica sposare» ribatto nervosa. «E non immaginavo di certo che fosse tuo fratello, non ti conoscevo nemmeno! E non dicevi di essere di Richmond? Che ci fa la tua famiglia qui a San Francisco?» chiedo dubbiosa.
«Sono cresciuto a Richmond dai miei nonni materni, mio padre lavorava a Los Angeles e poi ha spostato la sede della O'Brien Atlantic a San Francisco per via di alcuni suoi soci...»
«E perché non fai di cognome O'Brien?» chiedo ancora non capendo.

Nicholas si ferma finalmente davanti al suo SUV nero. Sblocca gli sportelli e apre quello mio per poi girarsi verso di me.
«Perché non voglio niente di suo. Mio padre è un pezzo di merda» dice e mi fa segno di salire. Quindi mi metto sul sedile. Poggia la busta accanto ai miei piedi e poi chiude lo sportello e viene alla guida.

«Ho preso il cognome di mia madre, anche se l'idea non mi piace per niente, ma è decisamente meglio rispetto ad essere riconosciuto ovunque come il primogenito del grande Benedict O'Brien erede di un Impero aziendale costruito su affari discutibili, documenti falsi e a discapito della gente povera, sfrattata e buttata in strada per costruire i suoi edifici illegalmente con minacce e mazzette» spiega mettendo in moto e inserendosi nel traffico. Gli passo l'indirizzo di casa di Ethan e lui fa inversione più infondo alla carreggiata.
Resto in silenzio per alcuni istanti, diversi.

«Pensavo non avessi una famiglia» dico sovrappensiero. Nicholas si volta per qualche istante.
«Non ce l'ho, infatti. È da anni che tengo le distanze da mio padre, dal mio fratellastro e da-»
«Tuo fratellastro?» aggrotto la fronte inevitabilmente.
Lui sospira.
«I miei hanno divorziato perché mio padre era un traditore seriale e aveva messa incinta un'altra, proprio prima che nascessi io. Si è sposato poi con la sua amante e lei... aveva dei problemi con i farmaci... è andata via e ha abbandonato Kieran che mi odia perché l'ho lasciato col fardello dell'azienda. Nostro padre voleva che fossi io a ereditarne il posto da CEO, ma ho sempre rifiutato e pur di non essere sotto la sua influenza ho smesso di usare i suoi soldi, sono diventato indipendente e ho cambiato il cognome. Ma Kieran... lui non smette di fare stronzate di continuo» dice con nervosismo e cambia marcia, prende la statale e mette la quinta.

«Eri al tribunale per questo oggi?»
Annuisce.
«Ero alla Centrale di Polizia. L'hanno trovato drogato alla guida e tra i contatti di emergenza aveva il mio numero. Sono venuto, ho chiamato l'avvocato di famiglia, gli abbiamo pagato la cauzione e abbiamo coperto con i soldi la sua ennesima cazzata e adesso è fuori, ma non ho idea per quanto sarà così...»

Aggrotto la fronte.
«Tu gli vuoi bene» osservo. Lui resta in silenzio per un po'.
«È mio fratello. Ha un carattere di merda, ma resta mio fratello. Lui a differenza mia ha preferito restare incollato ai soldi di nostro padre, finire in brutti giri di persone e poi essere pian piano manipolato da papà. Quell'uomo...» si ferma, prende un profondo respiro. «È un tale narcisista che tu nemmeno immagini... e alla fine è riuscito a spezzare Kieran. Non si rende nemmeno conto che se non proverà a salvarlo, una volta che sarà morto la O'Brien Atlantic andrà a fondo con lui perché non ci sarà nessun erede e io lo spero.»
Si volta a guardarmi. «Spero che vada in rovina, che tutto ciò per cui ha sacrificato la sua stessa famiglia, muoia con lui.»

Cambia corsia, si infila in una corsia di decelerazione e sale su per una salita.
«Ho provato...» riprende parola Nicholas d'un tratto con una amarezza evidente. «A salvare Kieran. Davvero ci ho provato. Ho provato a parlargli, ma lui mi cacciava via quindi alla fine ho smesso...» sospira. «Aveva stretto amicizie discutibili...» mi lancia un'occhiata che trasmette solo impotenza. «Faceva stronzate con un certo Francisco, — d'improvviso il mio cuore sobbalza nel petto — erano sempre attaccati, andavano in giro a fare chissà cosa per qualcuno che si fa chiamare Rodney Jefferson, uno spacciatore di droga e armi. Non l'ho mai incontrato quel Francisco, altrimenti gli avrei spezzato volentieri il collo» dice con rabbia mentre io rabbrividisco copiosamente.

Le parole di Kieran mi tornano a galla, nonostante il tantissimo tempo passato. Lui che mi disse se Logan era veramente chi credevo che fosse, che era stato lui a trascinare Elizabeth in quel brutto giro di persone.

«Perché non l'hai mai cercato?» chiedo titubante. Nicholas sospira pesantemente, reggendosi il viso con la mano appoggiata al finestrino della macchina.
«Kieran frequentava la sorella gemella... Elisa o qualcosa del gemere — smetto di colpo di respirare — era un tossicodipendente come Kieran, l'avevo vista una volta alla villa di famiglia, credo fosse metà latina, non so...»

Elizabeth. Ecco come si chiama e lo è, è metà latina.
Oh, mio dio...

«Una volta era salita col fratello sulla moto di lui, — i polmoni mi si stringono ancora —  ho cercato di andare a parlargli, a dirgli di stare lontano da Kieran perché è... solo molto fragile anche se non lo dà a vedere, ma è stato mio fratello a intervenire, a dirmi di smetterla, di lasciarlo in pace e farmi i fatti miei e che non sono nessuno per controllarlo. Se fosse stato per me lo avrei fatto arrestare e sbattuto in galera per dei buoni anni.»

Serro i denti con forza.
«Perché? Che faceva quel... Francisco

Ho paura della risposta. Ho fottutamente paura della risposta, ma la voglio. Voglio sentirla.

Nicholas mi guarda per un breve istante e cambia la marcia della macchina.
«A parte spacciare droga? Chi diavolo lo sa... Rodney Jefferson è stato più volte incriminato ma mai portato a processo per mancanza di prove. L'ultima volta che ho cercato ad aiutare Kieran, ho provato a indagare per conto mio perché pensavo che la polizia non avesse fatto abbastanza. Sono arrivato a una certa Ruth Coleman, sua cugina, ho provato a farla testimoniare contro Rodney ma lei ha rifiutato. Diceva che doveva badare al fratello, che non poteva lasciarlo da solo se le fosse successo qualcosa dopo la deposizione, ma lei sapeva... tante cose, ne sono certo. Era una brava ragazza» si gira verso di me. «Viveva in un brutto quartiere, faceva una vita già difficile e voleva solo la normalità, quindi l'ho lasciata in pace e non ho insistito oltre» conclude.

Mi ha mentito, riesco solo a pensare in questo preciso istante.
Quando ho fatto il nome di Kieran davanti al Pink Ocean, quando gli ho detto addio e l'ho baciato per l'ultima volta, lui... mi ha mentito spudoratamente guardandomi diritto negli occhi.
Mi ha mentito.

Nicholas... gli ha parlato e lui nemmeno lo sa. Ha parlato a quel Francisco. Al festival in montagna a cui mi aveva portata Ethan.
Ce l'ha avuto di fronte, gli ha perfino stretto la mano. E lui nemmeno lo sa.
E non dovrà mai saperlo perché temo veramente quello che potrebbe fargli.

«Tutto okay?» mi sento chiedere d'un tratto. Mi volto verso di lui.
«Dovresti fare il detective come in quelle puntate di NCIS Los Angeles» commento cercando di scacciare via tutto quello che ora sto provando nel petto.
Lui fa una smorfia divertita. «Nah... preferisco pattugliare le strade e terrorizzare i minorenni che fumano marijuana o che vanno in bici senza casco» fa con un gesto di mano.

Aggrotto la fronte per un istante per poi, contro ogni aspettativa, nonostante il mio umore a pezzi, rido tanto da coprirmi il viso una mano.
«In Afghanistan ero io quello a dire al mio Superiore "Sì, Signore", adesso me lo sento dire e finalmente capisco il senso di onnipotenza.»
«Non eri tipo Arsenio Lupin, alleato del popolo?» chiedo, ricordaglielo.
Nicholas ci pensa su.
«Sì, ma con una pistola, un distintivo e i diritti che cito quando arresto qualcuno che fa cose che non dovrebbe.»
Alzo le sopracciglia. «Ti piace citare i diritti prima di un arresto...?» cerco di non ridere di nuovo.
Nicholas mi lancia un'occhiata con un sorrisetto equivoco in viso. «Se vuoi li cito anche a te stanotte nella mia stanza da letto.»

Faccio una smorfia contrariata. «No, grazie» replico con un mezzo sorriso. Nicholas mi guarda di sfuggita e so, glielo si legge in faccia che lo capisce.

Il mio è invece un sì. Certo che lo voglio. Un sì senza margine di dubbio.

***

Angolo autrice
Nel primo e secondo volume vi ho lasciato qualche briciola a proposito della vita di Logan... e ora tutti i nodi vengono al pettine, tutte le cose lasciate in sospeso nel terzo volume verranno spiegate finalmente 👀 domandina: ricordate quella notte al motel? Ronnie aveva detto a Logan che lei non sa niente della sua vita, mentre lui sa tutto di lei.
Quello... quel punto ragazzi miei è oro colato per la trama di questo terzo volume.

Ah, sì. Top colpo di scena eh? Kieran e Nicholas, dico 👀☕
AHAHAHA.

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