23 | Scared of the Dark🎶

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CAPITOLO 23
Scared of the Dark🎶

https://www.youtube.com/watch?v=n3VXN0wavq8

Dopo ben venti minuti arriviamo a casa di Ethan. Situata in cima alla roccia lungo la costa del Pacifico con annessa piccola piscina all'aperto sulla balconata in legno che dà sull'acqua. Ancor prima che il SUV si fermi, col finestrino abbassato è impossibile non sentire la musica sparata a mille e la coda di macchine che parte da casa sua e occupa perfino la curva. Stranita, scendo dalla macchina, prendo la busta di carta e do un'occhiata alla casa in legno, alle vetrate e alla marea di gente che vedo dentro.
Per serata tranquilla, Ethan non aveva specificato una sorta di rave con sconosciuti che potrebbero tranquillamente derubargli casa.

Mr. Saxobeat di Alexandra Stan risuona a tutto volume, la gente chiacchiera e balla, e la maggior parte è vestita con costumi da bagno mentre delle luci colorate illuminano il tutto.
Da dove diavolo le avrà trovate Ethan? Non ne ho idea, perché fino a stasera non esistevano.
Mi giro verso Nicholas che è sceso dalla macchina e si è fermato al mio fianco, gli occhi a fissare la festa caotica dentro casa.

«Stasera ammazzerò qualcuno» dico seria. E quel qualcuno è il mio miglior amico.
«Rimani qui o vuoi entrare? Lascio questa - sollevo la busta - e poi ce ne andiamo perché la voglia di farmi trapanare la testa dalla musica è pari a zero.»
Nicholas mi guarda e sorride lievemente. «A casa mia?»
Sbatto con fare teatrale gli occhi.
«O a casa tua, per me è indifferente» aggiunge subito dopo, beccandosi un'altra occhiata di traverso.

Mi incammino verso la casa e cerco di farmi spazio tra la marea di gente senza essere spintonata e cadere da qualche parte. Mi giro per un secondo e scorgo Nicholas rimasto abbastanza indietro mentre si guarda in giro con una strana aria confusa.
Aggrotto quindi la fronte e torno da lui, lo afferro per una mano e lo tiro dietro di me cercando di non sbattere contro qualche petto sudato o bagnato dall'acqua della piscina.

Lo trovo immerso nello spazio della piscina dedicato alla jacuzzi, un gin tonic come aveva promesso in mano e gli occhiali da sole sul viso nonostante il sole sia scomparso. Non appena mi scorge sorride e mi alza una mano.
Ethan.

«Dai, muoviti, entra nelle bollicine!» mi esclama muovendo la mano. Lo guardo incredula. Tiro un profondo respiro e mi avvicino a lui con la busta e Nicholas alle spalle. Ethan non appena nota mi lancia un sorrisetto malizioso.
«Sembri un boss mafioso che si rilassa nella sua villa ultra lussuosa dopo aver fatto affari col cartello cubano» ridacchio e poggio la busta accanto alla vasca della jacuzzi, sul pavimento in legno.
Lui la afferra, molla il gin tonic e apre il cartone. Prende in pezzo direttamente con le mani, se lo mette in bocca e caccia un gemito gutturale di piacere.
Poi mi guarda. «Ti amo follemente!»

Mollo per un istante la mano di Nicholas e gli indico questo posto che dovrebbe essere la casa dove avremmo dovuto passare una domenica in tutta tranquillità.
«Che significa tutto questo?»
Ethan sorride.
«Bello, vero? Hai visto le lucine colorate?»
«Ethan, per serata tranquilla pensavo ti stessi riferendo a una serata tranquilla, non una festa che... ma puoi abbassare un po' la musica?!» alzo la voce quando qualcuno, invece, la alza ancora di più, quindi mi volto alla ricerca di quel pezzo di merda che non scorgo da nessuna parte.

Ethan lascia perdere la torta, esce dalla jacuzzi e io d'istinto mi porto una mano agli occhi. «Oh, mio Dio! Ethan! Ma che cazzo?!»
È completamente nudo. Cristo, non mi toglierò mai più dalla testa questa immagine e avrò gli incubi, ne sono certa.

«Vestiti! Vestiti subito, porca la puttana!» urlo incazzata mentre gesticolo e mi giro verso Nicholas togliendo la mano dal viso.
«Ti prego, dimmi quando si è messo qualcosa addosso perché ho male agli occhi, credo che mi stiano sanguinando.»
Lui ride lievemente e annuisce.
«Ethan, ti vuoi dare una mossa?!» gli chiedo cortesemente sbuffando. Davanti a Nicholas alzo le mani all'aria e le lascio ricadere lungo i fianchi stizzita ed esasperata. Lui pianta gli occhi nei miei, gli angoli della bocca sollevati e io come di conseguenza scuoto la testa a mo' di "che c'è?", lui fa lo stesso in segno di "niente".

«Ha fatto?» gli chiedo.
Annuisce. Quindi gli giro le spalle e raggiungo Ethan e gli mollo una sberla sul braccio.
«Ma vaffanculo!» urlo come una bestia di Satana. «Ma che diavolo significa tutto questo?! E perché sei nudo nella jacuzzi?! E chi cazzo sono queste persone?!» sparo una domanda dietro all'altra a raffica pretendendo delle risposte immediatamente.
Ethan però va a prendere un bicchiere con qualcosa dentro e me lo mette in mano.
«Vai e divertiti con il tuo Nicholas!» mi fa un occhiolino e se ne va, lasciandomi completamente sbigottita.

Non ci credo... ho scelto un imbecille di trentadue anni per migliore amico.
Non ne ho combino mai una giusta.

Torno con lo sguardo su Nicholas che si guarda in giro. Mi avvicino a lui e lo afferro per un braccio per attirare la sua attenzione. Lui poggia di scatto gli occhi su di me e quindi gli passo il bicchiere. «Reggilo un secondo, vado a picchiare il mio miglior amico ritardato.»
Mi allontano, o meglio sto per farlo ma torno indietro e lo guardo meglio, corrucciando le sopracciglia.
«Va tutto bene?» chiedo avvicinandomi al suo viso per farmi sentire. Nonostante le luci colorate sparaflashate a mille, c'è qualcosa che non va in lui. Ha un'espressione tirata e la mascella serrata.
Annuisce. Resto a guardarlo per altri due secondi dubbiosa. Alzo una mano, la poggio sul suo braccio e mi sollevo sulle punte dei piedi per arrivare al suo orecchio.
«Stai bene, Nick?» chiedo di nuovo perché magari non ha capito la domanda, qui non si capisce e non si sente più un accidente. Mi allontano un po' in attesa della sua risposta. Annuisce di nuovo.

Mi giro.
Ma che diavolo...
C'è un Ethan a cui manca poco per scivolare oltre la ringhiera e cadere nel vuoto più assoluto. Cazzo.
Torno su Nicholas, lo guardo un'ultima volta e sollevo la mano sul braccio fino al suo collo. «Torno subito» gli dico staccandola mi allontano, confusa dal battito cardiaco dell'arteria che sembrava impazzito. Forse è il caldo o semplicemente questa musica del cazzo.

Raggiungo Ethan.
«Allontanati subito da lì perché non so se sei ubriaco o fatto e c'è la possibilità che tu caschi nel nulla!» gli urlo incazzata e lo afferro per un braccio staccandolo dalla ringhiera.
«Ethan» prendo un profondo respiro e alzo le mani in aria. «Ma che cazzo?!» mi lamento esasperata a livelli non concepibili per la mente umana. Sto per fare una carneficina stasera e la mia prima vittima ce l'ho davanti, la seconda invece è quel pezzo di merda che ha alzato ancora di più la musica. Non appena lo trovo, lo scaravento fuori dalla ringhiera e gli faccio sperimentare il dolore di ogni osso del corpo fratturato in mille briciole a contatto con l'acqua.

«Dai! È bello così! È domenica e volevo fare qualcosa di speciale per farti divertire! E poi c'è il tuo Nicholas qui, no? Prendi, fatti un ballo con lui e poi prendi la stanza degli ospiti e fate lì tutte le cose che volete!» sghignazza e ride come un cretino.
Lo guardo male.
«Guarda che il succhiotto che hai sul collo si vede a miglia di distanza anche se ci hai messo il fondotinta!» mi fa lasciandomi di stucco. «Lo hai fatto, vero?» mi chiede avvicinandosi al mio viso e guarda Nicholas per un istante.
«Com'è stato? E lui com'è? Bravo, vero?»
Non rispondo perché non mi va di parlare di queste cose adesso.

«Quanto hai bevuto?» gli chiedo invece io. Ethan alza una mano con noncuranza. «Oh... niente!» ride mentre proprio adesso, sotto i miei occhi, si porta un bicchiere di presumo whisky alla bocca. Mi porto le mani sui fianchi.
«Sei veramente un idiota» dico con forte dissenso. Ethan, invece, raggiunge la ringhiera e improvvisamente spalanca le braccia all'aria.

Ma che cazzo sta facend-

Dei fuochi d'artificio vengono sparati tutto d'un tratto in cielo, tanto che quasi non sobbalzo.
Ad occhi sbarrati guardo Ethan.
«Sono per te!» urla. «Felice perdita di verginità!» alza le mani in aria e le batte emozionato.
Dovrei essere incazzata, sul serio dovrei esserlo, ma invece scoppio a ridere tanto da abbassare il viso al pavimento. Scuoto la testa e punto gli occhi su Ethan che mi guarda sorridente.
Si avvicina a me mentre i fuochi d'artificio continuano, e mi abbraccia sotto la sua vestaglia in seta leopardata.
«Tu sei un vero idiota!» gli urlo. Ethan si allontana ballando senza un senso logico e fa una piroette con tanto di inchino teatrale.

Che idiota.

Sospiro ancora incredula e mi giro verso Nicholas, ma corruccio di scatto le sopracciglia.
Non c'è.
Mi guardo intorno stranita e sembra essersi smaterializzato nel nulla. Confusa, mi infilo tra le persone alla sua ricerca ma in casa non riesco a trovarlo da nessuna parte, perciò esco fuori e finalmente lo vedo di spalle al suo SUV.
«Ethan è un completo deficiente, a quanto pare ha-» mi fermo di scatto quando noto che sta frugando in uno strano modo nelle tasche dei pantaloni cercando qualcosa che non trova.
«Non dirmi che ti hanno sfilato il telefono dalla tasca...» dico avvicinandomi.
«Le chiavi» mi dice girandosi e tastandosi ripetutamente le tasche. Aggrotto la fronte.
«Ti hanno rubato le chiavi dell'auto?» chiedo quindi anche se non ha senso perché il SUV è ancora qui.
Lui alza il viso e mi guarda.

Ma che diavolo...
Resto perplessa tutto d'un tratto.

«N-non so dove... dove sono... non le trovo, non le trovo... i-io non le trovo, non le trovo» farnetica. Corruccio le sopracciglia.
«Nick, le troviamo subito. Ti saranno cadute magari. Hai già controllato sotto l'auto?» chiedo e mi chino per terra, afferro il mio cellulare e faccio luce con la torcia.

«Io... i-io non le trovo, non... non le trovo...» mi fermo di scatto e alzo il viso.
«Ehi, Nick...? Va tutto bene?» mi alzo in piedi e torno davanti a lui che prova ad aprire lo sportello più di una volta.
«Nick...?» lo chiamo stranita e gli tocco la spalla. Sussulta e si gira di scatto. Rimango di sasso non appena lo guardo in viso.
Ha gli occhi sbarrati.
«Nicholas, che ti prende...?» chiedo iniziando sul serio a preoccuparmi.

Ma che gli sta succedendo? Se ha perso le chiavi, non c'è problema, le ritroviamo, tanto la macchina è qui, nessuno l'ha rubata. Lui, invece, sembra fuori di sé. Ha i muscoli del viso contratti e sembra essere in uno stato di iperventilazione. Poi alza il viso verso il cielo, sui fuochi d'artificio che continuano a scoppiare in aria, li abbassa e riprova ad aprire lo sportello.

«Devo... d-devo entrare in m-macchina ora... Io devo, devo entrare in macchina, subito, o-ora, devo entrare in macchina, ora, devo... devo farlo ora, devo...»

Poggio di scatto le mani sulle sue e gliela stacco via prima che a forza di tirare strappi via lo sportello.
«Nicholas... che diavolo hai?» gli chiedo afferrandolo per il viso, adesso sul serio spaventata dal suo strano attacco di panico immotivato.

Aggrotto la fronte di scatto.
Mi volto lievemente e alzo gli occhi sul cielo alle mie spalle, sui fuochi d'artificio e torno su di lui.
«D-devo... io, io devo entrare in macchina e... devo farlo a-adesso... le, le mie chiavi, dove sono? Dove sono le chiavi? Non le trovo... io non, non le trovo... mi servono, mi servono ora...» abbassa gli occhi nei miei smettendo di guardarsi in giro alla ricerca delle sue chiavi. «A-aiutami... ti prego, aiutami a trovarle... n-non posso stare q-qui, io... io devo e-entrare in macchina e f-farli smettere, farli... farli smettere...» alza gli occhi sui fuochi d'artificio e si gira, torna a riprova ad aprire lo sportello.

Cazzo.
Lo mollo rapidamente, entro in casa e raggiungo come una scheggia Ethan inciampando, sbattendo contro diverse persone.
«Ferma quei maledetti fuochi d'artificio!» gli urlo afferrandolo per un braccio e facendolo smettere di parlare di getto con un tizio.
Ethan mi guarda sbigottito.
«Fermali subito!» gli urlo in viso.
«Perché?»
«Fermali ora!» ripeto.
Lui corruccia la fronte.
«Non posso essere fermati! Sono stati programmati per cinque minuti di fila una volta attivati!»
Sbarro gli occhi. «Cosa?!»
Annuisce. «Ma perché?! Perché devo fermarli?!» alza la voce per sovrastare musica.
«Merda!» impreco tra i denti e lo lascio perdere. Torno indietro. «Levati dal cazzo!» spingo un tizio fuori dalla mia traiettoria.
Raggiungo l'uscita e cerco Nicholas.

Dov'è finito?
Col cuore in gola, mi guardo in giro perché non lo trovo più davanti allo sportello del passeggero. Faccio alcuni passi in giù, verso la discesa e le macchine parcheggiate e non lo vedo. Merda.
Torno indietro e sto per salire su per la strada quando mi giro per caso e lo vedo a terra, appoggiato di spalle alla ruota anteriore del suo SUV, dalla parte dello sportello del conducente. Mi avvicino rapidamente e mi chino.

«Nick...?» lo chiamo a me. «Ehi, Nick, guardami» gli sollevo il viso con entrambe le mani. Sembra paralizzato.
«Nick... ora mi stai sul serio spaventando, non è affatto divertente... allora.... vediamo, tu... tu ora fai dei profondi respiri, okay?» scuoto la testa in attesa che lui mi capisca. «Fai dei lunghi e profondi respiri insieme a me. Guarda, proprio così» dico ispirando davanti ed espirando l'aria mentre gb CVesticolo con una mano.
«Vedi? Nick, hai capito? Dimmi... dimmi che hai capito.»
Resta completamente muto.
Merda. Merda. Merda.

Un altro fuoco di artificio si spara a tutto volume nel cielo e lo sento trasalire.
Tremolante, ficco le mani nelle tasche dei miei pantaloni corti, tiro fuori il cellulare, gli auricolari e le collego.
«Okay... okay, allora... facciamo così? Okay? Facciamo in un questo modo... cazzo, che idea di merda, che idea di merda è stata, te l'avevo detto, no? Te... te lo avevo detto che non dovevi darmi quel cazzo di passaggio ma tu no... tu ovviamente hai insistito, uh, uh, ed eccomi qui a non saper che cazzo fare perché c'è un ex soldato davanti a me che sta avendo un attacco di panico per dei fuochi d'artificio... Che cazzo ti hanno fatto in quel posto di merda, eh?» dico col respiro irregolare mentre cerco di srotolare i cazzo di auricolari che perennemente mi si intrecciano in un modo impossibile e le dita che mi tremano non aiutano affatto.

Non appena ci riesco, glieli metto nelle orecchie e faccio partire la prima canzone che trovo nella mia playlist a tutto volume per ovattare ogni singolo fottuto rumore per poi gli afferro le mani nelle mie.
Do un'occhiata al cellulare e vedo Scared of the dark di Lil Wayne.
Forse non è la cosa migliore da mettere. Dovrei mettere una sinfonia? Della... della musica da giardino o forse tipo il canto delle balene?
Che si fa in queste occasioni?

Io ho avuto degli attacchi di panico ma non così. Cioè... erano più d'ansia e finivo col vomitare e poi riprendermi, ma lui -
lo guardo e non sembra per niente il Nicholas che conosco - sembra letteralmente pietrificato, disconnesso, fuori funzione.
Poggio una mano sul suo viso e mi avvicino a lui e lo abbraccio, trascinandogli il viso nell'incavo del mio collo.
«Cazzo... riprenditi subito perché non so che diavolo fare...» biascico stringendolo forte a me. «Non so che fare, Nick.»
Tra le mie braccia, lo cullo lentamente sperando che gli passi perché non so che si fa in queste situazioni.

Gli va fatto un massaggio cardiaco? No, no. Non credo. O forse sì? O forse la respirazione bocca a bocca? No, lui respira, quindi no.
E allora che cazzo si fa? Che di fa? Che devo fare?

«Ti prego riprenditi... riprenditi subito.»

***

Angolo autrice
Mhm... sì, beh che dire.

Greve.

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