39 | Ci siamo già incontrati

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CAPITOLO 39
Ci siamo già incontrati

Non sono sicura se ridere o meno.
Il cappuccio tirato, le mani ficcate nelle tasche, nemmeno mi riconosce da distanza mentre mi avvicino al marciapiede davanti al Pink Ocean. Lui, che cambia di tre in tre secondi posa accanto alla moto non avendo idea di come farsi trovare, all'oscuro che invece di scendere le scale e uscire dal portone dell'edificio io mi stia avvicinando dall'altro capo della strada.

Il lampione lo illumina, gli ultimi raggi del sole rendono il cielo di un blu-viola e la temperatura è mite, sarà per via dell'arrivo di novembre.

«A furia di farti trovare figo da paura, finirai con l'inciampare e cadere insieme alla moto» dico a qualche passo da lui che si gira di scatto, si rende conto di me e non appena succede scoppia a ridere poggiandosi una mano sul viso.
Capelli corvini scompigliati, t-shirt nera, giacca da motociclista e cargo scuri. Vederlo così mi fa inevitabilmente ricordare i nostri primi incontri, con la sola differenza che siamo cambiati ma non quello che proviamo che... si è talmente fortificato da mettere radici impossibili da estirpare dai nostri cuori.

«Ti piace più così?» mi fa e si poggia col gomito sulla sella. «Oppure così?» cambia posa mettendosi di spalle.
Inevitabilmente rido non potendo farne a meno e non appena gli sono vicina lo guardo per alcuni istanti con un sorriso spiaccicato sulle labbra.
«Mi piaci tu» gli rispondo invece. Logan, che attendeva sul serio una risposta come se fosse realmente importante, rimane in silenzio e sorridente abbassa il viso per qualche istante tutto d'un colpo in imbarazzo.
La sua reazione non fa altro che sciogliermi dalla testa ai piedi in un modo che neppure so descrivere.

«Sei per caso arrossito?» lo stuzzico. Lui mi guarda e si afferra il labbro tra i denti trattenendo una piccola risata.
«Credo un po'» dice con aria sincera avvicinando pollice a indice. Mi avvicino ancora e lo afferro per i lembi della giacca.
«Logan Price, con i suoi tatuaggi e la sua giacca da motociclista così erotica da far scogliere perfino l'iceberg contro cui si è schiantato il Titanic, arrossisce? Non è per niente una cosa conforme per un ragazzo cattivo» lo prendo in giro.

Logan abbassa il viso verso di me.
«Con te purtroppo capita» risponde, mi afferra il viso baciandomi sulle labbra e mi sento finalmente in pace. Niente più pensieri negativi, dubbi, rimugimenti. Siamo solo noi due, dopo così tanto tempo e nessuno ci potrà rubare questo momento.

«Credevo fossi a casa» dice staccandosi.
«Lo ero, ma prima sono andata da Nicholas» confesso affinché non ci siano più segreti tra di noi, di nessun tipo. Se iniziamo questa cosa voglio che lo facciamo con la massima trasparenza.

Lo vedo di colpo corrucciare le sopracciglia stranito.
«Sono andata per dirgli di stare alla larga da me... da noi. Che stiamo insieme» mi spiego meglio omettendo la parte di noi due a letto. Non è importante, si è trattato solo di un mio momento di debolezza, cosa che Nick mi crea quando mi sta nei paraggi ma non capiterà mai più.

I lineamenti sul viso di Logan si rilassano immediatamente.
«Stiamo insieme?» chiede stupito. Annuisco.
«Aspetta... non vuoi stare con me? Sono stata troppo avventata e-» chiedo improvvisamente agitata, le sue labbra sulle mie però mi bloccano di scatto.
«Oh, no... Ronnie, lo voglio eccome invece» sussurra e il cuore mi batte piano, con forti battiti, sismici, che mi percuotono ogni fibra del corpo. «Lo voglio da così tanto tempo che mi sembra un sogno averti qui con me.»

Mi alzo sulle punte dei piedi e poggio le mani dietro il suo collo, attirandolo a me e attaccando la mia fronte sulla sua. Chiudo gli occhi per diversi secondi, limitandomi solo a godermi questo istante.
Le sue mani scendono sui miei fianchi e mi premono contro il suo petto.
So che non è ancora iniziato, in famoso appuntamento, ma anche solo così per me va benissimo. Mi andrebbe bene ogni cosa e dovunque lui voglia, basta che sia vicino accanto al mio cuore.

«Ti amo» sussurro e ispiro profondamente prima di allontanarmi un po'. Così vicina a lui da sentire il suo solito profumo di ammorbidente, da guardare i suoi occhi così scuri ma belli da morire.
Logan mi preme di più al suo petto sorridendo dolcemente. «Anche io, amore mio» dice e mi bacia di nuovo.
Il cuore mi sussulta nel petto.

«Non vedo l'ora di vedere le lucine colorate.»
Lo sento ridere. «Poi ti va un giro in spiaggia?»
«Mhm, mhm» mugugno. «Voglio stare con te finché non fa mattino.»

«Questo vuol dire che dormiremo insieme? Suona davvero molto bene. Di solito ci si invita a salire a fine appuntamento, non prima» ammicca. Sorrido istintivamente e lo attiro a me, poggiando le labbra sulle sue. Lo bacio con così tanta forza da farlo ridere contro la mia bocca.

«Noi salteremo delle tappe» dico staccandomi. «Perché non ci servono affatto. No?»
«No, direi proprio di no» sorride.
«Andiamo?» gli chiedo riferendosi all'appuntamento. Annuisce. Stacco le mani e lui mi passa il casco che indosso. Monta in sella, mi porge una mano e gli salgo dietro, cingendogli il torso con le braccia, stringendolo a me quasi a fondermi con la sua giacca.
E partiamo.

***

L'uno vicino all'altra camminiamo a passo lento tra la marea di gente del parco divertimenti. Le risate in aria, le musica e il cielo ormai scuro che rende le luci colorate delle giostre ancor più vivide, lo zucchero filato rosa che reggo in mano e che Logan mi ruba di continuo... è tutto così perfetto da essere quasi irreale.

Rido contro la sta bocca quando prende altro zucchero, se lo infila tra le labbra e le poggia d'improvviso sulle mie afferrandomi il viso tra le mani.
«Bacio iperglicemico» ridacchia staccandosi. Mi ruba un altro bacio e un altro ancora e poi afferra la mia mano nella sua, fa intrecciare le nostre dita e mi tira verso la zona dove ci sono gli stand di cibo e da dove arriva della musica.

Le note di Bailando di Enrique Iglesias improvvisamente iniziano a disperdersi in aria e sul suo viso spunta un sorrisetto complice.
«No, no, no, Cisco, no, no, ti prego, no-» provo a scappare via prima che lo faccia ma non ci riesco perché mi trascina vicino all'impianto stereo da cui viene la musica, prende la stecca dello zucchero filato, si gira e la porge a un bambino che ci passa affianco. Mi copro istintivamente il viso in imbarazzo.
«Vieni qui» mi dice afferrando una mia mano, l'altra se le porta sulla spalla e la sua scende sul mio fianco e mi attrae a lui. Rido rossa in viso e rabbrividisco copiosamente quando si avvicina col viso nell'incavo del mio collo prendendo a muoversi a ritmo. Lo seguo a piccoli passi.
«Devo per forza ballare?» chiedo nel tentativo di fargli cambiare idea perché nessuno a parte noi due ha avuto la brillante idea di farlo. Lui avvicina la bocca al mio orecchio.

«Con me sì» risponde allontanandosi lievemente e lasciandomi un buffo bacio sulla punta del naso che mi fa nascondere di conseguenza la faccia contro il suo petto. Vicino al mio orecchio inizia a canticchiare i versi della canzone mentre si muove e io cerco di tenergli il passo. Mi fa fare delle piccole piroette e mi attira di nuovo a sé. All'ennesima volta invece che attaccare i nostri petti, sono le nostre labbra che si riscontrano. La sua bocca spinge contro la mia tanto che poggia una mano sotto la mia schiena e mi piega verso il basso e io d'istinto mi aggrappo al suo collo per non cadere.
Con me ancora tra le braccia, si stacca lievemente e mi molla un'occhiata che mi fa sentire caldo ovunque.
«Ehi...» mi saluta lasciandomi tanto stranita che rido come di conseguenza.
«Ehi» gli sorrido col cuore che mi batte a mille.

«Di te ricordo anche quella volta che sei scivolata sulle scale dell'appartamento di Adrien» mi fa d'un tratto.
Aggrotto la fronte. «Sì... le figure di merda si tendono a ricordare più facilmente. Fortuna che mi hai presa prima che sbattessi e mi spaccassi il cranio» rispondo con fare ovvio un po' in imbarazzo.
Logan alza lievemente gli angoli della bocca.
«Quando ti ho afferrata in realtà stavo per cadere anche io» ride come un cretino.
Spalanco gli occhi scoppiando a ridere. «Cosa?» chiedo cercando di darmi un contegno. Lui annuisce.
«Mi sono aggrappato a Matthew con una mano e stavo per trascinarlo giù per la scale insieme a noi» mi tira su in piedi e lo guardo inevitabilmente in silenzio per alcuni secondi.

«Ti immagini se fosse successo?» ridacchio divertita.
Finge di pensarci su prima di aprire bocca.
«Molto sicuramente uno sarebbe finito sopra all'altra come in quelle scene romantiche dei film, ci saremmo guardati negli occhi e...» mi afferra per i fianchi tirandomi con un gesto secco contro di lui facendomi ridere. «Poi tu avresti pensato "¡Dios mío, es tan hermoso y caliente como el infierno!" e mi avresti baciato con un colpo di scena devastante... Mhm, mhm» scimmiotta tutto sicuro di sé facendomi ridere di nuovo.

«Scusa ma perché lo avrei pensato in spagnolo?» gli chiedo non capendo. Lui ci pensa rapidamente su.
«Perché in spagnolo tutto diventa più erotico e sensuale, ovvio.»

Sbatto teatralmente le ciglia.
«Se fosse successo, ti avrei mollato un ginocchio nelle palle» replico invece.
Logan corruccia le sopracciglia.
«Ne dubito fortemente. Il mio livello di sex appeal è talmente alto che quando ci siamo presentati e mi hai stretto la mano poi ti sei dimenticata di tirare via la tua.»
«Perché tu non mi mollavi ma continuavi a scuoterla!» ribatto divertita.
«Con le tue mosse da Krav Maga ci saresti riuscita, ma ti piaceva troppo toccarmi. È ovvio anche questo.»
Scuoto la testa. «Volevo essere educata e non sembrare quella che viene dal Texas e picchia le persone per la minima cosa!»
«Quando ti sei sentita male...» mi fa improvvisamente. «Sul ciglio della strada... altri voluto avvicinarmi e vedere come stessi» confessa lasciandomi di stucco.

«E perché non l'hai fatto?»
Esita per qualche buon istante.
«Perché c'era già Adrien lì con te e io non ero nessuno.»
Rimango in silenzio per qualche istante.
«Se lo avessi fatto... lo avrei preferito» replico in tutta onestà.
Logan abbassa gli occhi per un secondo.
«Lo dici solo perché adesso stiamo insieme» ridacchia divertito.
Scuoto la testa. «No, perché dopo quella serata le cose tra Adrien e me hanno iniziato a complicarsi e molto probabilmente se non fosse successo... io alla fine ti avrei detto di sì come ti ho detto di sì a quella uscita alle due di notte per la città» rido lievemente al solo ricordo. «Adrien mi aveva detto di starti alla larga e io gli avevo risposto che forse avrei dovuto farti innamorare di me per poi spezzarti il cuore così da distruggere i suoi nuovi amici uno per uno perché ero gelosa e provavo molta rabbia e rancore della vita che aveva qui...»

Le mie parole sembrano lasciarlo per un attimo stupito, forse in senso negativo. «Volevi... farmi del male?»
Tiro un profondo respiro. «No...» rispondo sincera. «Forse se non fossi stato così... tu, lo avrei fatto, ci ho pensato seriamente a farlo ma tu eri...» mi fermo e lo guardo negli occhi ipnotizzata per qualche istante. «Così bello... qui» poggio la mano sul suo petto ad altezza del cuore.
«E se non fosse stato per quello stupido anello, adesso molto sicuramente ci sarebbe stato l'anniversario dei nostri due anni di relazione» do libero sfogo ai miei pensieri e sento le guance andare a fuoco. Logan corruccia la fronte. Non se lo aspettava. «Perché mi sei piaciuto dal primo istante» concludo.

«Abbiamo fatto tante mosse sbagliate, eh?» commenta con un piccolo sorriso triste.
Annuisco.
«E nonostante tutto eccoci qui» dico meravigliata da me stessa, da noi. Mi avvicino e lo abbraccio forte chiudendo gli occhi. Logan mi avvolge tra le sue braccia e io lascio inebriare del suo profumo.
«Tu sei quel nastro rosso giapponese» sussurro ricordandomi la nostra conversazione sulle scale dell'università. Lui mi stringe di più al suo petto quasi facendomi scricchiolare le ossa a tratti e mi bacia tra i capelli.
«Ti amo» lo sento dire.
«Ti amo come tu ami parlare delle tue fantastiche nebulose a farfalla» sorrido inevitabilmente. Lo sento cacciare un cenno di risata.

«Adesso andiamo in spiaggia?» chiedo ancora stretta a lui.
«Vicino a casa tua?»
«Mhm, mhm... così poi ti faccio salire nel mio monolocale e anche su di me» ammicco.
«Allora andiamo in spiaggia.»
Si stacca e mi afferra per la mano pronti entrambi per allontanarci dalla musica, dalle giostre e goderci il resto della serata solo noi due e basta, ma il suo cellulare improvvisamente squilla e Logan in automatico lo tira fuori e gli da un'occhiata.

Il sorriso che aveva in viso si spegne di colpo.
«Che succede?» gli chiedo quindi stranita. Lui alza frettolosamente gli occhi e poi li rimette sul cellulare, lo spegne.
«Niente... stasera voglio solo stare con te» dice e sorrido di conseguenza quando mi schiocca un bacio sulle labbra.

Riprendiamo a camminare, mano nella mano, poggio per qualche istante la testa sulla sua spalla per poi sollevare lo sguardo e guardargli il profilo del viso.
«Va tutto bene?» chiedo inevitabilmente notando qualcosa di strano nei suoi lineamenti, sembra sovrappensiero.
Nemmeno tempo di porgli la domanda che il cellulare squilla di nuovo e quindi fermiamo entrambi il passo.
Logan lo riprende e lo vedo chiaramente irrigidire la mascella quando legge lo schermo. Do in automatico un'occhiata e vedo solo un numero non registrato.

«Qualcuno ha bisogno di te?» provo a scherzare notando la sua aria stranamente preoccupata. Lui mi guarda e indugia per alcuni istanti prima di parlare.
«Dammi un minuto, okay? Rispondo e poi andiamo.»
Annuisco. «Sì, certo. Fai con calma tanto c'è tempo e...» mi fermo non appena lui fa dei passi e si allontana da me per rispondere mentre io rimango un po' confusa.
Magari sarà una telefonata intima con una delle sue sorella o... sua madre, e va bene.

Sì, Ronnie, va tutto bene.

Da sola, mi guardo in giro per alcuni istanti e poi torno con gli occhi su di lui che vedo improvvisamente agitato. Gesticola con fare nervoso mentre parla a telefono, poi si gira per caso verso di me, prova a darsi una calmata e fa altri due passi lontano, volgendomi le spalle. Attendo in silenzio finché finalmente non riattacca e si riavvicina a me.

«Tutto... okay?»
Infila rapidamente il cellulare nella tasca della giacca e annuisce.
«Mia sorella» risponde semplicemente.
«Liz?»
Scuote la testa in segno affermativo.
«Le è successo qualcosa? Se sta male o qualcosa del genere puoi andare a Sacramento, io prendo un Uber, non devi preoccuparti» dico cercando di venirgli incontro e non dargli altro stress. Non ho idea di cosa stia succedendo a Liz, ma da lontano sembrava a tratti fuori di sé. Non l'avevo mai visto così, forse quando abbiamo litigato quella volta al Motel o sul marciapiede del Pink Ocean.

«No, no... me la vedrò domani» liquida la faccenda con un gesto della mano e poi afferra la mia nella sua, facendo intrecciare le nostre dita.

Dopo alcuni passi in spiaggia, Logan poggia la giacca sulla sabbia e io prendo posto sopra mentre lui va al bar vicino a prendere una bottiglietta d'acqua.
In riva, col rumore delle onde, rimango ad aspettarlo e nel frattempo do un'occhiata al mio cellulare.
Nessun nuovo messaggio, come immaginavo. Scorro i feed di Instagram e senza capire come finisco sul profilo di Logan.

Scorro in basso tra i vari post e sorrido istintivamente quando vedo quella foto ancora esistente: io, che dormo con la testa sulle sue gambe a casa sua a Sacramento.

Nonostante il tempo non l'ha mai cancellata...

Torno in alto e clicco per curiosità sulla spunta dei suoi followers, scorro in basso finché non aggrotto la fronte quando leggo il nome di Kieran.
Ci clicco sopra e do un'occhiata al suo profilo con tutti post di lui in posti diversi del mondo, tra piscine, ragazze mezze nude, feste e cocktail. Scorro, scorro finché non mi sale la nausea e mi domando come abbia potuto essere questo idiota amico di Logan.
Tiro un sospiro e decido di chiudere l'applicazione se non fosse che mi fermo di colpo.

Una foto.

Una casa che non riconosco e che pare tutta una villa ultra lussuosa, un Kieran più giovane al tavolo da pranzo, davanti una torta con delle candele col numero ventidue accese. Accanto a lui... Nicholas.

Il mio cuore perde un battito alla sua vista.
Fasciato dalla divisa verde militare, sembra essere appena rientrato dal Medio Oriente.
Leggo un attimo la descrizione che cita: "Tanti auguri fratello, pace ☮️ e lunga vita all'America! Continua a fare il culo ai terroristi".

Delle tipiche parole nello stile di Kieran oserei dire...

Riguardo un attimo Nicholas che anche lui sembra parecchio più giovane, dopotutto la torta mostra ventidue anni.
Ingrandisco con le dita sul suo viso. Gli occhi azzurri, i capelli corti e un piccolo sorriso sulle labbra.
Scorro sul post a destra e trovo un video. Kieran che canta Tanti Auguri, Nicholas che gli dice di smetterla e Kieran che gli urla di esprimere un desiderio e soffiare sulle candele che alla fine Nicholas, scuotendo la testa divertito, si abbandona e lo fa. D'un tratto Kieran muove la fotocamera e nell'inquadratura appare un pastore tedesco che gli viene incontro saltandogli addosso.
«No! Powder! No! Lasciami!»

Powder.
Resto a fissarlo in silenzio tirarsi indietro, poggiare le zampe anteriori sul pavimento e scondinzolare per poi buttarsi di nuovo su Kieran che ridendo cerca di farlo smettere.

Si sente un fischio e il cane si ferma di colpo.
«Powder, seduto» si sente la voce di Nicholas d'improvviso il cane esegue senza la minima esitazione.
«Lo dici anche alle donne?» ridacchia Kieran tornando a filmare Nicholas che lo guarda male e il video termina.

Nella foto di prima non c'è alcun profilo taggato, ricontrollo la descrizione e rimango stupita a vedere scritto:
@ nickk_b14

La mano si muove prima ancora della mia coscienza e clicca sul suo profilo.
Cinque post.
Tutte prevalentemente foto in Afghanistan.
Lui con la sua squadra, lui mentre è seduto su una sedia accanto a un tavolo metallico all'aperto col cielo serale e il pietrisco arancione con accanto Powder, lui e Tyler con alle spalle un convoglio e poi una mentre sta per salire a bordo di un elicottero, i capelli scompigliati dal vento, il casco in mano e il fucile in spalla.
L'ultima foto è quella che mi lascia più stranita, invece, tanto che a tratti sento il mio cuore sussultare pericolosamente.

Ma che diavolo...

La location è una convention di poliziotti, militari e altre organizzazioni per la difesa.
Leggo la data, aggrotto la fronte come di conseguenza perché è di cinque anni fa, proprio nello stesso mese di quando è stata scattata quella foto dei suoi ventidue anni:
Nicholas appoggiato al tavolo di uno stand di armi da fuoco, braccia conserte mentre regge una bottiglietta d'acqua.

E io rabbrividisco copiosamente, fin dentro le ossa quando lo vedo: alle sue spalle, fasciato dalla divisa di vicesceriffo è di profilo e intento a parlare con un agente della DEA. Mio padre.

La mente ripercorre subito alcune parole: "«E dalla tua carta di identità ho letto che sei del Texas. Molto carino... ci sono stato una volta, ho un compagno di squadra che viene da Dallas»."

Riguardo la foto. Accanto a mio padre, t-shirt nera, il berretto dei Lakers tirato sugli occhi, occhiali da sole, c'è una me quindicenne.

Me lo ricordo ancora quel giorno, è difficile scordarselo. A distanza di un anno dopo la morte della mamma, mio padre era ancora in congedo a casa per malattia e non riusciva a tornare a lavoro, mancava dal suo ufficio e io per farlo sentire meglio e fargli riprendere in mano il controllo della sua vita, ho trascinato entrambi fuori dal ranch con una buona motivazione: una convention a Dallas dove papà avrebbe potuto trovare dei suoi vecchi colleghi, amici e socializzare per dimenticare un po' il lutto.

Nicholas era lì.
Quante erano le probabilità che ci fossimo incontrati anni fa senza saperlo nemmeno?

*

«Pa', sai dov'è il bagno?» lo afferro per un braccio alzandomi sulle punte dei piedi per raggiungere il suo orecchio. Papà, che stava parlando con un certo Jim Lawrence, vestito di blu scuro con la scritta DEA sul petto, poggia i suoi occhi azzurri su di me, si guarda frettolosamente in giro e poi mi indica il corridoio a destra, oltre uno stand di armi da fuoco semi automatiche in esposizione.
«Non ti allontanare troppo» mi dice prima di prendere a incamminarmi.
«E dove dovrei andare?» ridacchio. «Qui dentro c'è gente che salva le persone, mica che rapisce minorenni» aggiungo beccandomi come di conseguenza un'occhiata da parte sua. Jim Lawrence che ha sentito tutto se la ride di gusto.

«Che ho detto?» domando scuotendo la testa verso mio padre che sembra esasperato.
«Torna subito. Non mi va di perderti. Hai anche dimenticato il cellulare a casa» mi ricorda. Alzo gli occhi al cielo consapevole che non mi possa vedere per via degli occhiali da sole.
«Ora vado a farmi rapire, ma prima dirò al mio rapitore che mi sta scoppiando la vescica e che potrei urinargli nel suo camioncino dei gelati» commento beccandomi un'altra occhiata e mi allontano passando affianco al stand dove ci sono un paio di persone a discutere, cerco di infilarmi tra di esse per raggiungere il bagno finché non sbatto contro le spalle di qualcuno, il berretto mi scivola via dalla testa e gli occhiali da sole si spingono di getto contro il mio detto nasale.

«Merda...» biascico tra i denti, strizzando gli occhi. Il tizio si gira e finisco con le pupille sul suo petto. Maglietta verde, forse di una taglia più piccola, non ne sono certa ma la cosa evidente sono i muscoli. Lo sguardo cade sulle sue braccia e sulla mano che regge la bottiglietta d'acqua, le vene evidenti forse per il caldo. Qui dentro si muore, mi domando come facciano tutti gli altri a indossare le loro divise senza schiattare male per asfissia o qualcosa del genere. Cavolo... ho fame e devo andare anche al bagno.

Mi chino frettolosamente per recuperare il berretto e lo fa anche lui.
«Ah... grazie» dico quando me lo porge. Lo afferro rapida come una scheggia e me lo ficco in testa per poi tirarmi su. «Scusa, non ti avevo visto» aggiungo senza guardarlo in viso.

Non avrei dovuto bere quelle due lattine di Coca-Cola ma faceva veramente troppo caldo in autostrada e l'incidente che abbiamo beccato per poi restare bloccati nel traffico senza il condizionatore perché rotto non ha aiutato di certo.
Mi allontano quindi, riprendendo a camminare e a infilarmi tra le persone.

«Ehi, Nick! Che fai lì? Vieni, voglio farti conoscere una persona!»
Sento alle mie spalle.

*

C'erano molte persone... e lui era lì. Gli sono sbattuta contro e lui si è perfino girato.
Il mio cuore sussulta ancora e questa volta con maggior violenza.

Nonostante la sua buona memoria, a distanza di tempo non mi ha riconosciuta. Non avrebbe potuto, avevo indosso gli occhiali da sole ed ero solo una ragazzina, decisamente più bassa di adesso tant'è che quando gli sono finita davanti al petto mi sono inevitabilmente domandata quanto fosse alto, ma non gli ho prestato troppa attenzione. Volevo solo farmi i fatti miei e soprattutto andare a pisciare in santa pace, per poi tornare da papà prima che mi facesse il quarto grado perché non prestavo mai attenzione a lui e ai suoi ordini.

Nicholas era lì.
Cinque anni fa noi due ci siamo già incontrati.
Stento ancora a crederci.

Gli angoli della bocca si tirano lievemente in su, in un piccolo sorriso che sa di incredulità, mentre guardo lo schermo del cellulare, mentre guardo lui, mio padre alle sue spalle e io che guardavo il soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo. Ma che diavolo mi passava per la testa?

Caccio un mezzo cenno di risata scuotendo la testa. Forse la morte di mamma non è stata la cosa più bella che potesse capitare alla mia famiglia, anzi non lo è stato affatto, ma io avevo ancora mio padre che adesso... a guardarci insieme, mi crea uno squarcio nel petto tanto da mozzarmi il respiro a momenti.
Mi manca.
Mi manca il mio papà terribilmente.

Tiro un profondo respiro e mi guardo alle spalle alla ricerca di Logan che non scorgo da veramente troppi minuti. Aggrotto come di conseguenza la fronte, esco fuori dall'app di Instagram e gli faccio uno squillo.
Segreteria telefonica.
Ritento e succede lo stesso.

Ma che sta succedendo?
Starà parlando con Liz? È possibile, anzi molto probabile.
Caccio un sospiro e metto il cappuccio in testa quando inizia a tirare un po' troppo vento. Mi porto le ginocchia al petto e guardo le onde riversarsi sulla spiaggia facendo schiuma per alcuni istanti, per poi girare la testa a destra.

Gli occhi però finiscono su qualcuno.
A una ventina di metri, fermo in riva, i capelli mossi dal vento, camicia bianca con colletto e maniche sbottonati, guarda davanti a sé le onde.
Il cuore mi trasalisce con prepotenza.

Merda, non sarei dovuta venire in spiaggia vicino casa mia...

Fortunatamente non sembra rendersi conto di me, sarà per la poca illuminazione o forse perché ho il cappuccio tirato in testa, ma d'improvviso si volta in mia direzione e io mi sento mancare il respiro.

Le immagini di noi due ore fa tornano prepotenti. Le sue labbra sulle mie, lui tra le mie gambe, il sesso messo completamente in pausa del quale mi ero anche dimenticato perché l'unica parte alla cui badavo era solo a lui e a nient'altro.

I suoi baci sul mio collo e... io che sarei rimasta eccome quando me l'ha chiesto.
Il pensiero di rimanere mi è balenato per la testa per un solo fratto di secondo, ma l'ho scartato immediatamente perché noi due non siamo niente nonostante i tre mesi passati insieme, le cene, i nostri momenti condividi, i mattini a svegliarci nello stesso letto, il profumo di caffè, lui che mi portava al porto alle quattro e mezzo col sole che doveva ancora sorgere.
Lui che ho già incontrato cinque anni fa...

Riprovo e telefono Logan.
Segreteria telefonica.
Tiro fuori il pacchetto di sigarette e ne accendo una nel tentativo di calmare l'agitazione che inizia a farsi largo nel petto. Logan si è smaterializzato nel nulla, Nicholas invece è a una ventina di metri da me. Non dovrebbe essere di turno a lavoro? Che ci fa qui?

Sì, mi serve una sigaretta.

***

Angolo autrice
Bel colpo di scena, eh? 👀
Comunque cosa ne pensate dell'appuntamento tra Logan e Ronnie? Nonostante, è ovvio, Logan so stia comportando strano, magari sarà semplicemente successo qualcosa a sua sorella.

Unico avviso: questo volume avrà leggermente più capitoli rispetto agli altri due perché ci sono un altro bel po' di cose che devono succedere 🫂

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