40 | Vaffanculo San Francisco

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CAPITOLO 40
Vaffanculo San Francisco

Una mano sulla mia spalla mi fa sussultare. Alzo di scatto il viso e nel farlo vengo afferrata con una mano, la sigaretta mi viene tolta dalla bocca e un paio di labbra si poggiano sulle mie.
«Scusa per l'attesa» sussurra e mi ruba un altro bacio.
Logan.

Quando si stacca lo guardo.
«È successo qualcosa?»
Scuote la testa e mi porge la bottiglietta d'acqua che afferro mentre spegne la sigaretta nella sabbia.
«Il bar qui vicino era chiuso.»
«Davvero?»

Non lo era quando siamo passati prima di venire in spiaggia e di solito non chiude a quest'ora. Insomma... ci passo spesso da questa parte essendo vicino casa mia.
«Mhm, mhm» mugugna in segno affermativo e prende posto accanto a me.
«Ho provato a telefonarti, ma c'era la segreteria telefonica. Eri al cellulare con tua sorella?» chiedo stranita. «Senti, se è successo qualcosa, vai pure da lei, non voglio trattenerti, magari non sta ben-»
«Mia sorella può aspettare per stasera» risponde con un sorriso e mi afferra tra le braccia facendomi cadere di testa contro la sabbia. Rido istintivamente quando mi sale sopra e mi bacia.
«Ho la precedenza, quindi?» ridacchio divertita.
«Ora e per sempre» sussurra nel rumore delle onde baciandomi ancora. Allaccio le braccia intorno al suo collo e lo tiro di più a me inebriandomi del suo profumo e sapore, finché dopo qualche secondo il cellulare non prende di nuovo a squillare.

Logan si ferma di scatto, impreca a bassa voce e si tira su mentre io in tutto ciò resto a guardarlo dal basso abbastanza confusa dal suo comportamento.
Mi alzo in sedere e do uno sguardo fugace al suo cellulare, lui fa per alzarsi in piedi e allontanarsi per rispondere.

«Aspetta...» lo fermo. «Se Liz ha qualche problema magari posso essere d'aiuto, no?» tento di servire a qualcosa, forse così si calma un po' perché sembra veramente troppo nervoso. Lui, però, sembra trovarsi ancora più in difficoltà e non ne capisco il motivo.

«Forse è meglio di no... sono cose tra fratelli e-» gli rubo il cellulare dalla mano prima che possa finire.
«Liz e io siamo ragazze, forse le sono più d'aiuto io che te» replico e premo sul pulsante verde.
«Pronto?» dico attaccando il cellulare all'orecchio mentre Logan prova a riprenderselo ma io mi sposto indietro come di conseguenza rifilandogli un'occhiata divertita. «Sta' fermo» gli ordino.

«Con chi parlo?»
Una voce mi risponde e il sorriso che avevo in viso di colpo si spegne lasciando spazio alla confusione più assoluta.
Non è per niente la voce di Liz, anzi una voce femminile, bensì una maschile e anche dal timbro abbastanza profondo.
Corruccio le sopracciglia dando un'occhiata a Logan.
Non capisco... ma chi è al cellulare?

«È il ragazzo di Liz» mi fa Logan e riafferra frettolosamente il cellulare, si tira su e si allontana senza darmi tempo per replicare.
Se è il ragazzo di Elizabeth perché ha detto che queste sono cose tra fratelli?

Lo guardo allontanarsi ancora e di conseguenza rimango più spaesata. Si gira per un istante, mi alza un dito in segno di attendere e riprende a camminare uscendo letteralmente dalla spiaggia, salendo le scale e sparendo dalla mia vista.

Ma che diavolo...

Mi abbasso, afferro la sua giacca, la scuoto per levare la sabbia e prendo la bottiglietta d'acqua. Lo sguardo mi sfugge a destra.
Nicholas è steso di spalle contro la sabbia, molto probabilmente non si è reso conto di me, ed è meglio così. Me ne vado anche io ma alla ricerca di Logan perché adesso ne ho abbastanza e voglio capire che sta succedendo perché non è normale né gli squilli insistenti e né tantomeno il suo atteggiamento o la scenata che ha fatto al parco divertimenti dove era talmente nervoso che la vena del collo gli si era gonfiata per quanto stava urlando al cellulare.

Salgo le scale e lo trovo vicino alla moto.
«Te ne stavi andando via senza questa?» alzo la voce per farmi sentire e anche la sua giacca. Lui si gira rapidamente mentre continuo ad andargli incontro.

«Mi spieghi che diavolo sta succedendo?» sbotto nervosa. La mia pazienza si è ormai esaurita. Non sono stupida, c'è qualcosa che lui non mi sta affatto dicendo e questa cosa non mi piace.
«Questioni di famiglia» liquida la faccenda.

Annuisco per niente convinta, non più.
«E per questo te ne stavi andando senza nemmeno avvisarmi? Cioè... mi hai mollata lì - indico arrabbiata con una mano la spiaggia alle mie spalle - come se niente fosse! Ma che diavolo?!»

«Dammi qualche minuto, okay?» si infila il casco e sale in sella alla moto.
Lo fisso incredula.
«Da qui a Sacramento sono più di venti minuti, non qualche minuto» gli ricordo.
«Mia sorella non è a Sacramento.»
«E allora dov'è? Sta male? Si è cacciata nei guai?» chiedo mentre lui mi strappa dalla mano la giacca e se la infila rapidamente.
«Il suo ragazzo le ha fatto qualcosa? O... o hanno litigato?» chiedo ancora. «Cisco vuoi rispondermi?!» aggiungo esasperata spalancando le braccia all'aria quando non mi arriva alcuna parola.

«Ci vediamo dopo» mi dice lui piuttosto lasciandomi a dir poco sbigottita.
«Aspetta... ci vediamo dopo in che sens-»
Accende il motore e mi fermo di colpo.
«Non ci vediamo affatto dopo! Mi hai sentito?!» gli urlo contro incazzata afferrandolo per il braccio nel tentativo di fermarlo. «Ora mi dici che diavolo sta succedendo! Tu non puoi lasciarmi così e andartene senza darmi una cazzo di spiegazione!» alzo ancora di più la voce e sento le corde vocali andare in fiamme come le mie guance.

Logan strattona di colpo la mia presa.
«Se non vuoi aspettarmi, vattene a casa.»

Il fiato mi si spezza di colpo.
«C-cosa?» balbetto completamente stordita dal suo tono di voce così freddo da farmi rabbrividire. «Avevi... avevi detto che tua sorella può aspettare e che...»
Gli occhi prendono a bruciarmi di colpo.

«Tu puoi aspettare, ora devo andare dalla mia famiglia. Posso andare o devo restare qui con te a divertirmi facendo finta di niente? Oppure vuoi che ti chieda il permesso?» ringhia incazzato e ogni parola mi arriva diritto al cuore come una pugnalata.
«I-io non ti ho impedito di fare nulla, solo che...»
«Solo cosa? Devo dirti ogni cosa che riguarda la mia famiglia?» chiede seccato.
«Se non ti va di aspettarmi, vattene a casa» ripete.
«Me ne vado!» alzo le mani in aria in segno di resa e indietreggio. «Vai pure al diavolo da tua sorella o da qualunque altra parte! Sai Cisco, non devi fare lo stronzo con me ogni volta che c'è di mezzo la tua "famiglia"» mimo con le dita.

Lui si toglie in automatico il casco e mi rifila un'occhiata gelida.
«Scusami?»
D'istinto sorrido con amarezza. «Ogni volta che c'è stata di mezzo la tua famiglia ti sei comportato di merda!»

Lui scende dalla moto e mi viene incontro.
«Ma se ho mollato la mia cazzo di famiglia per te! Che diavolo stai dicendo adesso?! Io ho lasciato la mia famiglia per te, Ronnie!» si indica infervorato più di una volta tanto che istintivamente indietreggio, spaventata.

«L'ho lasciata! Sono venuto da te! Perché non avevi nessuno e io sono venuto da te!» sbraita ancora. Sussulto come di conseguenza.

«Per quanto tempo me lo vorrai rinfacciare? Eh? Per quanto?» gli chiedo riprendendo coraggio.
«Non te lo sto rinfacciando! È la verità! O sto dicendo un sacco di stronzate? Non mi pare!»

Si avvicina a me ancora finché non me trovo a qualche centimetro di distanza dal corpo tanto che sollevo gli occhi e inviperita glieli piazzo addosso.
«Beh, forse saresti dovuto restare nella tua cazzo di famiglia invece che venire da me! Avresti dovuto lasciarmi da sola! Così me la sarei cavata senza l'aiuto né tuo e né di chiunque altro! In questo modo non potresti rinfacciarmi di continuo che mi hai scelta per poi pentirtene che tu l'abbia fatto. E grazie per avermi allontanata l'ultima volta, così non ho dovuto far appoggio su di te - gli punto un dito contro il petto - per uscire dall'alcol e dalle droghe. Menomale altrimenti mi avresti rinfacciato anche quello!»

«Adesso sarei io il pezzo di merda?» solleva le sopracciglia stupito e scuote la testa. «Sei veramente... incredibile» conclude con uno strano tono che mi lascia confusa. Che diavolo vuol significare le sue parole?

«Io sono incredibile? E tu, invece? Mi hai lasciata lì!» urlo indicandogli la fottuta spiaggia. «Se non fossi venuta, nemmeno avrei saputo di star aspettando qualcuno che se n'è andato a fanculo senza dirmi niente!»
«Ti avrei scritto o telefonato!»
«Ma davvero?» sorrido inevitabilmente. «Molto gentile. Complimenti. Ora sali pure sulla tua moto del cazzo e vattene! Avanti, vattene» sibilo a denti stretti indicandogli la strada. «Vattene» ordino mentre le fiamme mi divorano dentro dalla rabbia che sto provando e gli occhi mi pungono pericolosamente.

Logan mi fissa per un paio di secondi per poi alzare le mani in aria in segno di resa e indietreggiare.
«Me ne vado!»
«Ovviamente lo fai senza dirmi niente!» esclamo incredula.
«Che diavolo dovrei dirti?! Non hai già detto tu abbastanza?» chiede scocciato.
Annuisco. «Certo... la colpa è mia adesso, perché è il mio cellulare che non smette di suonare ogni tre per due! Non il tuo! No, no... certo. Avanti, vattene al diavolo e mi raccomando, non tornare» aggiungo col battito cardiaco a mille.

Lui annuisce. «Va bene» risponde, si infila di nuovo il casco, toglie il cavalletto della moto e senza aggiungere altro se ne va per davvero, accelerando a mille.

«Ma vai a farti fottere!» gli urlo dietro con le lacrime per il nervoso agli occhi. «Ma che cazzo?!» impreco tra me e me portandomi le mani ai capelli. Porto le ciocche dietro le orecchie e mi asciugo il viso con le mani della felpa.

«Che stronzo...» singhiozzo tra le lacrime. «C-che... che stronzo...» tiro su col naso respirando a fatica.

Il Logan che conoscevo non sarebbe mai andato via. Sarebbe rimasto per chiederci scusa a vicenda, riparare i danni che ci siano inflitti...

Inutile dire che lo guardo scomparire dal mio campo visivo con... il morale a terra e gli occhi che pizzicano con prepotenza e non riesco a ricacciare indietro alcuna fottuta lacrima.
«Ma... che... c-che diavolo h-ho fatto di sbagliato ora?» mormoro col petto che mi fa male.
Sono quasi le undici di sera e io mi domando seriamente dove si trovi sua sorella a un orario del genere e perché il suo ragazzo non le sia sufficiente per risolvere qualunque problema lei abbia, e a cosa le serva Logan.

«Ma che cazzo...» mi lamento ancora e sconfitta mi siedo sul marciapiede con la bottiglietta d'acqua affianco e mi passo le mani sul viso cercando di darmi una calmata.

"Ci vediamo dopo."
Certo... ma vaffanculo. Come se io resterò qui ad attenderlo per più di un'ora dopo che non mi ha detto mezza parola su quel cazzo che sta succedendo e dopo che ha fatto lo stronzo con me senza alcuna ragione.
Stiamo insieme sì o no?
Se stiamo insieme non dovrei sapere certe cose di lui e della sua famiglia? Perché diavolo mi sta tenendo alla larga?

Io gli ho perfino detto di Nicholas quando l'ho trovato davanti al Pink Ocean, perché volevo che iniziassimo tutto questo nel miglior dei modi e anche se l'idea di dirglielo non mi piaceva particolarmente, l'ho fatto comunque. Volevo che fossimo sinceri, niente più segreti o cazzate del genere...

Mentre lui mi ha mollata qui, nella serata del nostro primo appuntamento per andare dalla sorella e dal suo ragazzo. Non ho niente contro, ma quantomeno poteva dirmi due parole in più oppure poteva anche portarmi con lui così da aiutarlo con Elizabeth, loro l'hanno fatto quando ho avuto quel brutto periodo due anni fa, quindi magari avrei potuto ricambiare il gesto, invece sono qui da sola con mille domande e col cuore a pezzi per via del suo comportamento.

Mi tiro in piedi e prendo a camminare verso casa. La voglia di tornare in spiaggia è andata completamente a puttane e non avrebbe senso perché finirei col demoralizzarmi.
Tiro fuori gli auricolari, cerco il cellulare e... cazzo.
«Oh... ma dai!» ringhio ricolma di ira. Tiro un profondo respiro, prendo un'altra sigaretta ficcandola con rabbia tra le labbra, la accendo e ritorno sui miei passi fino in spiaggia per recuperare il fottuto cellulare che mi è scivolato dalla tasca della felpa mentre sono mille i pensieri che mi girano per la testa che neppure la nicotina riesce a tenere a bada.

Perché non mi stupisce affatto?
Ogni cosa che faccio e che cerco di far funzionare alla fine va sempre male con o senza il mio intervento. Dannazione, ho veramente la sfiga attaccata al culo, non c'è altra spiegazione.
Tutto era iniziato perfetto e poi è andato in fumo come qualunque cosa.

Che bel appuntamento del cazzo...
Le lacrime scivolano sul mio viso senza riuscire a controllarle. Forse per la delusione, la rabbia o la frustrazione perché niente nella mia vita va mai come dovrebbe.

Mi aveva detto che stasera io avrei avuto la precedenza, ora e per sempre e allora... perché mi ha lasciata come se non valessi un cazzo? Anzi, sono stata io quella ad andargli dietro, perché se non lo avessi fatto lui sarebbe partito ugualmente senza nemmeno dirmelo e io sarei rimasta come una stupida in spiaggia ad aspettarlo chissà per quanto tempo.
Mi asciugo frettolosamente il viso e tiro su col naso, sospirando. Punto gli occhi sulla sabbia alla ricerca del cellulare.

«Merda...» mormoro sconsolata. Ho la vista annebbiata per via delle lacrime, la luce dell'illuminazione esterna arriva poco e male fin qui e io non ci vedo un cazzo.
Adesso come faccio a trovare il mio stramaledetto cellulare?

Improvviso inciampo in qualcosa.
Abbasso gli occhi ed... eccolo!
Lo afferro come una scheggia, lo pulisco dalla sabbia e lo accendo. La luce dello schermo mi brucia di colpo la retina.

«Cazzo» sibilo tra i denti, strizzando le palpebre.

Non ho per niente intenzione di andare a casa così da sentirmi bussare alla porta nel caso volesse rifarsi vivo, per stasera non lo voglio più vedere.
Che andasse pure a farsi fottere lui, sua sorella e anche il ragazzo di questa! Un grandissimo vaffanculo a tutti e tre!
Sì, esatto. Fanculo a tutti!

Mi asciugo le altre lacrime, tiro su col naso e chiamo un Uber, come destinazione imposto la casa di Ethan.
Domani se osa presentarsi al mio posto di lavoro giuro che gli mollo un pugno in faccia.

Sposto lo sguardo per un istante a destra. Gli occhi cadono in quelli di Nicholas che non ho idea se mi abbia riconosciuta o meno perché ho ancora il cappuccio tirato ma poco prima ho avuto la luce del telefono in faccia.
Il mio nervosismo è così elevato che apro bocca senza riuscire a tenere la lingua a freno.

«E tu che cazzo hai da guardare?!» gli sbraito contro facendo dei passi verso di lui e accendo la torcia sparandogliela in faccia.
«Uh? Vuoi parlare almeno tu? O stasera vi devo strappare le fottute di corde vocali così almeno avrete una buona giustificazione per tenere la bocca chiusa e non dirmi un cazzo?!» lo guardo dall'alto mentre lui mi rivolge un'espressione confusa.

Bene. Logan si tiene stretto la sua famiglia e mi rinfaccia di continuo il viaggio nel Texas e a Seattle, questo invece fa finta di niente...
Che razza di idioti.
Ma perche diavolo mi innamoro solo di fottuti idioti patentat-
Sgrano gli occhi di colpo.

Oh, merda...
Rivolgo come di conseguenza un'occhiata a Nicholas con una smorfia disgustata in faccia. No, non sono innamorata di lui, ma nemmeno per scherzo. Dio, mio... che diavolo vado a pensare?
Ho bisogno di un hamburger, patatine fritte, della Coca-Cola e un letto. Ho sonno e domani devo lavorare.

«Vattene al diavolo anche tu» concludo spegnendo la torcia e finisco qualunque cosa sia successa, sempre che questo si possa considerare una conversazione, e giro i tacchi, ma inciampo nella sabbia e cado.
«Vaffanculo San Francisco, la California e questa spiaggia di merda!» ringhio alzandomi a fatica e cercando di nuovo il mio cellulare. «Volevo venire qui a studiare alla fottuta università! Certo... Sarei dovuta rimanere nella mia cittadella di merda sperduta in mezzo al nulla vicino all'Oklahoma, a pascolare pecore, mungere le fottute mucche e dare una mano al ranch almeno così papà non l'avrebbe venduto, io non ci avrei litigato e adesso avrei un posto dove tornare per lasciare questo Stato di merda perché non fa altro che fare caldo! Sempre! Fa caldo sempre! Come diavolo è possibile?! Il surriscaldamento globale? Forse!» mi fermo di colpo quando recupero il cellulare e mi tiro su in piedi.

«Mi sono solo complicata la vita o forse sono gli altri che me l'hanno complicata! Sì! Perciò sai cosa, Nick — mi volto tornando indietro da lui — vai a farti fottere anche tu!» gli ringhio contro indicandolo con il cellulare in mano. «Sì! Vai a farti fottere. Tu, il mio ragazzo del cazzo, il mio ex miglior amico d'infanzia e perfino quel atleta idiota della mia vecchia scuola che non ha mai avuto il coraggio di chiedermi di uscire e nemmeno invitarmi al ballo di fine anno perché... timido!» spalanco le braccia all'aria ridendo istericamente.

«Siete solo una mandria di rincoglioniti! E io ne ho abbastanza di tutti voi! Perciò basta, ho smesso, vaffanculo! Vado a chiudermi in un monastero o qualcosa del genere e mi faccio suora, almeno così esorcizzo i demoni di merda dalla gente anziché farvi da strizzacervelli e capire che diavolo non vada in me perché evidentemente non sono mai giusta o... o che diavolo ne so? Okay per tutti voi! Patrick aveva paura di me, Adrien era uno stronzo ma ero talmente invaghita da non rendermene conto, Logan sembra allevato da un mucchio di lupi femmine e lesbiche, tu invece...» mi fermo col cuore che mi batte all'impazzata, le guance in fiamme e ogni fibra di carne che mi va a fuoco.

Cazzo. Un difetto. Trova un difetto, Ronnie. Trova subito un difetto...

Nicholas, tirato in sedere sulla sabbia, mi guarda in silenzio con le sopracciglia corrucciate mentre la mia mano si abbassa lentamente e il cervello cerca qualcosa da sputargli addosso a velocità luce tanto che a tratti sento i miei neuroni andare in fumo.

«Tu che diavolo di difetti hai oltre ad essere mezzo traumatizzato dall'Afghanistan? Perché quello non è un difetto ma — gesticolo con una smorfia in viso — una cosa che non dipende da te, perciò che difetti hai? Così posso offenderti.»

Lui alza un sopracciglio.
«Ma io non voglio essere offeso» finalmente parla. Sbatto teatralmente le palpebre.
«Non me ne frega niente. Ora dimmi un difetto così potrò farlo e andarmene via con la coscienza pulita perché ho criticato una parte di te che fa schifo. Avanti, muoviti» muovo la mano stizzita.
«Perché dovrei aiutarti ad offendermi?»
«Perché altrimenti ti strozzo e vado in galera» rispondo.

***
Angolo autrice
Mhmm... beh, che dire. Sono successe un paio di cose, già.

E niente, Ronnie che dà di matto fa ridere XD

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