13 | Non fare niente che io non farei

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CAPITOLO 13
Non fare niente che io non farei

https://www.youtube.com/watch?v=7yKI8mNyL2Q

«Ma guardalo...» mormoro a bassa voce. Con la tazza di cioccolata calda tra le mani, stesa sul divano fisso Nicholas nella cucina di Ethan mentre fa le sue magie culinarie.
Il mio miglior amico, invece, accanto a me alza lo sguardo dal cellulare per un istante e dà un'occhiata al mio ragazzo.

«Sì, quella camicia gli sta molto bene...»
Mi giro di conseguenza verso di lui rivolgendogli una smorfia.
«Che? No, io parlo di come dopodomani se ne andrà e...» trattengo a stento un sospiro. «Niente, lascia perdere.»

Sembra che questo non influisca per niente sulla sua solita routine. Negli ultimi giorni si è alzato, è andato a lavoro, in palestra e poi la sera come sempre ha preparato la cena sotto il mio sguardo che lo ammirava silenziosamente. E lui dopodomani se ne andrà. Mi toglie il respiro questa cazzo di realtà che mi trovo a vivere.

Ethan dal suo canto mi molla un sorriso che non so come interpretare.

«Sei fortunata. Che altro vuoi? Ora taci e sorridi» mi sventola la mano davanti e si tira di più verso di me, mette il cellulare in alto e scatta un selfie prima ancora che possa dire qualcosa tipo "Ethan, vaffanculo, smettila".

«Mmh... ne facciamo un'altra? Voglio metterla su Instagram e taggarti. Sei molto famosa lì e così potrei racimolare qualche follower in più» dice lasciandomi perplessa. «Aspetta...» mi fa e si gira verso Nicholas che sta tagliando delle cose sul tagliere.

«Ehi, Nick!» lo chiama e lui come di conseguenza alza il viso verso noi due. Aggrotta la fronte, gli occhi azzurri in nostra direzione e mi perdo per un istante a guardarlo. Una sberla sul braccio mi fa tornare con gli occhi sullo schermo del cellulare. Ethan scatta un'altra foto, io lo guardo male e becca tutti e tre.

«Un O'Brien mi farebbe senz'altro acquisire più popolarità...» parla da solo con se stesso. Penso senta il mio sguardo addosso perché alza il viso.
Scuote la testa.
«Che c'è? Non ti sto sfruttando. Sfruttare significa diventare amico di qualcuno solo per trarre qualche vantaggio. Non è colpa mia se sei diventata virale e se il destino ti ha premiata con l'erede della O'Brien Atlantic!» esclama come una ragazzina e si lascia andare di spalle sul cuscino del divano, tirando il plaid fin sotto il mento mentre sbircio quello che sta facendo e lo scopro aggiungere una descrizione al post: "Quando hai l'onore di mangiare direttamente dalle mani di un dio greco e multimiliardario."

Riduco i lineamenti in una smorfia di disappunto e gli strappo il telefono dalle mani proprio quando stava per cliccare su "pubblica".

«Ehi!» strilla cercando di riprenderselo ma io lo allontano e lui si tira su provando ad afferrarmi. Cado in automatico sul pavimento, Ethan con me e il plaid con noi. Il cellulare invece scivola in lontananza.
Cazzo.

Entrambi lo guardiamo, poi ci rivolgiamo un'occhiata, riduciamo gli occhi in due fessure e lui apre bocca.

«Non ti permettere, streghetta» sibila d'improvviso come una vipera. «Voglio diventare famoso, voglio diventare un influencer e avere i regali per la collaborazioni con marchi famosi come Versace, Gucci e Chiara Ferragni. Se tu proverai a fermarmi, io ti distruggerò!»

Non finisce in tempo la sua minaccia sterile che scatto sul cellulare, lui mi afferra il piede, mi tira indietro sul pavimento e mi procede.
«È mio!» urla afferrandolo e gli salgo addosso sulle spalle.
«Tu ora starai fermo! Non voglio che altre cose di me girino su internet!» provo a fermarlo di cliccare qualunque cosa su quel maledetto display.

«Mi stai tarpando le ali! Vattene! Vattene e lascia che la mia futura vita ai galà e alle premiazioni con affianco Johnny Depp e Pedro Pascal abbia inizio!» urla ancora e si tira in piedi scappando sotto il mio sguardo incredulo.

«Ethan se lo fai io ti ammazzo la famiglia, cazzo!» ringhio tirandomi su.

«Ti sfido! Mio padre è un avvocato inglese e omofobo e ti lancerà addosso il suo stramaledetto cactus di nome George!»

Aspetta, che?
Afferro comunque il cuscino per poi lanciarglielo contro. Miravo alla faccia, ma invece becco il cellulare che gli cade dalla mano. Nettamente meglio.

«L'ho pagato ottocento dollari!» sbotta incavolato e fa per abbassarsi e raccoglierlo, ma mi avvicino rapidamente, scivolo sul parquet in legno e con un calcio lo allontano tanto che finisce sotto l'albero di natale che il mio miglior amico imbecille non ha ancora tolto di mezzo e sbatte contro la parete dietro di questo.

«Sei una bestia di Satana! Ma perché non mi vuoi vedere felice?! Io voglio e devo diventare un influencer! Il mondo, l'intera umanità, ha bisogno di me!» afferra il cuscino da terra e si china colpendomi sulla pancia.

«Ma che problemi hai!» strillo esasperata.

Lui si ferma e mi molla un sorrisetto diabolico.
«Ti spacco l'utero così la tua progenie maledetta non vedrà mai la luce del sole!» e riprende a colpirmi quindi afferro il cuscino e lo tiro a me con uno strattone, Ethan mi cade addosso colpendomi sul fianco tanto che caccio un gemito di dolore e gli mollo una sberla sul braccio.

«Ma sei scemo?!» sbraito.
Lui di lato a me sul pavimento spalanca gli occhi.
«Ti ho fatto tanto male?» chiede tirandosi rapidamente su in sedere preoccupato.

Mi ammorbidisco di conseguenza.
«Sì... mi hai colpita in questa zon-» non faccio in tempo a continuare che riprende il cuscino, mi colpisce con forza proprio dove mi fa male e scappa strisciando come un verme traditore quale è ai piedi dell'albero di Natale recuperando il cellulare.

In tutto ciò, di spalle sul pavimento, mi giro per un istante verso la cucina e trovo Nicholas a fissarci da lontano con un'espressione sbigottita in viso.

«Tu non fermerai il mio brillante futuro da influencer!» sento ancora.
Stranita torno da Ethan che mi spiaccica davanti agli occhi le due foto postate su Instagram e scappa via sulle scale.
Non ci credo...

«Molto spesso mi domando quanti anni abbiate insieme. Se li sommassi, probabilmente non raggiungerei i venti.»
Alzo il viso. Nicholas è vicino a me che mi guarda dall'alto con fare divertito.
Si china, mi afferra e mi tira su mentre io poggio d'istinto una mano sul fianco sinistro.

«Tutto okay?»
«Uh? Ah... sì, sì» liquido rapidamente la cosa. Lui annuisce e mi attira a sé.

«Ma sei per caso arrabbiata con me?» mi chiede d'un tratto.
«No, perché?» scuoto la testa.
Lui indugia.
«È da giorni che mi fissi in un modo strano. Sembra tu stia architettando un modo per stordirmi e trascinarmi da qualche parte dove io non possa gridare aiuto» mormora rifilandomi un'occhiata indagatrice con un piccolo sorriso sul quale i miei occhi scendono senza più alzarsi.

Mi mancherai. Terribilmente. Ecco perché ti fisso come una maniaca.

«Lo stai facendo di nuovo» la sua voce mi risveglia di colpo. Sbatto le ciglia e alzo di getto lo sguardo.
«Cosa?»
Nicholas non risponde, si limita solo ad avvicinarsi e posare un bacio sulle mie labbra.

«E questo per cosa è stato?» chiedo sorridendo.
«È troppo presto» risponde spostandomi i capelli dietro l'orecchio. Corruccio le sopracciglia.

«Siamo agli inizi... e io me ne andrò fra due giorni. Un'altra non avrebbe accettato tutto questo ma tu sì.»

Inevitabilmente sento una fitta al petto.
«Mi stai dicendo addio già da ora?» cerco di sdrammatizzare ma mi viene tanto difficile che mi sento morire.
Lui mi alza di più il viso verso il suo.
«È un arrivederci il nostro» dice scrutandomi con quei suoi bellissimi occhi azzurri e i miei si annebbiano gradualmente di lacrime.
Maledizione.

«Non ti direi mai addio» aggiunge e deglutisco pesantemente. «A meno che tu in mia assenza non faccia una strage come rapinare un casinò insieme ad Ethan, in quel caso sì, ti direi addio ma solo perché dovrò scortarvi di nascosto in un qualche Stato fuori dalla giurisprudenza federale e sarebbe difficile per me cambiare identità quando assomiglio a mio padre... Sai, verrei riconosciuto» dice d'un tratto.

Scoppio a ridere tanto da chiudere gli occhi e farmi scappare una lacrima che stavi trattenendo per la tristezza.
Mi aggrappo al suo torso nascondendo il viso contro la sua camicia e lo stringo forte a me, lui ricambia, mi lascia un bacio tra i capelli e poi mi stringe ancora di più a lui.

«Tieniti fuori dai guai» lo sento dire dopo un po'.
Mi allontano quindi quanto basta per guardarlo.
«Per questi tre mesi non fare niente che io non farei, perché se ti capitasse qualcosa non potrei aiutarti in nessun modo» aggiunge di punto in bianco più serio del solito.

«Parli dell'alcol? Non avrò nessuna ricaduta, in realtà non bevo dapprima che tu ti facessi rivedere a...» mi fermo cercando di ricordarmelo. «Luglio?»

«Giugno» mi corregge.

«Ci frequentiamo da circa sette mesi?» rido incredula.
Lui alza un sopracciglio.
«È solo... strano. In genere mando tutto a farsi fottere in meno di ventiquattro ore» confesso pensierosa.
Lui ride. «Oh, ma l'hai fatto... diverse volte» commenta beccandosi uno sguardo confuso. «Solo che io fortunatamente ho uno charme pazzesco e ti ho sedotta con i miei bellissimi occhi» ridacchia divertito e gli mollo di conseguenza uno schiaffo ridicolo sul braccio. Sono una completa deficiente adesso, sì, lo sono. Mesi fa questo sarebbe stato un vero schiaffo con una potenza tale da lasciargli il livido per una settimana o molto più probabilmente gli avrei sferrato un pugno come già ho fatto, ma adesso vorrei far tutto tranne che ferirlo.

Quello che provo per lui è nuovo e so che è giusto. Per la prima volta voglio fare le cose per bene, tutte nel modo corretto tanto da essere giunta perfino a questo compromesso. Lui andrà in Iraq e io lo aspetterò. Non ho mai fatto una cosa del genere per nessuno, ma Nicholas non è una persona chiunque, è questo il punto.

«No, tu sei rimasto» dico semplicemente guardandolo a lungo. «Nonostante mi abbia beccata in un momento molto strano della mia vita...»

«Sono solo magnanimo e aiuto chi è in difficoltà... non immaginavo che poi saresti diventata la mia ragazza» replica con un sorrisetto e mi afferra tra le braccia facendomi ridere inevitabilmente. Mi porta al banco da cucina dove stava lavorando e mi ci poggia accanto.
Afferra il mio viso tra le mani.
«So che non avrai alcuna ricaduta, ma so anche che quando le cose si complicano e non sai come affrontarle scappi a combinare guai.»

Corruccio la fronte. «Non ti fidi di me?»
Nicholas indugia questa volta tanto da lasciarmi perplessa. «Credi che... ti tradirò o qualcosa del genere?» chiedo rapida come una freccia.
Lui non risponde e il suo silenzio mi fa sentire... così fottutamente sbagliata. Cazzo, lui pensa che lo tradirò.

«Perché pensi questo? È per quello che è successo con Logan, la volta alla festa di Kim? Io non-»

«Non lo penso» mi interrompe e di colpo mi sento sollevata.

«Bene, perché sarebbe stato... ecco io... io non so nemmeno perché stiamo insieme a dir la verità, cioè mi stavi sulle palle ma mi piace quando sei con me e... e poi cucini bene e mi stiri le magliette, e non lo so... sei bello? B-bello nel senso che sei tu, cioè sei anche bello e ti sta molto bene quando sei vestito nello smoking, te l'ho mai detto? Sì, ti sta veramente molto bene, ma senza cravatta e-» mi fermo d'improvviso quando mi accorgo della sua espressione confusa e il modo in cui si sta trattenendo dal ridere.

«Quello che hai detto è molto... carino» fa con un sorriso e poi diventa leggero e più serio. «Non mi fido di come andrebbero le cose se mi dovesse succedere qualcosa.»

«Hai detto che tornerai» ribatto subito e il dubbio si insedia come un grillo parlante nella mia testa.

«Tornerò, infatti» dice immediatamente. «Io farò del mio meglio, ma se qualcosa andasse storto, tu non-»

«No.»
Mi tolgo via le sue mani dal viso. Scuoto la testa. «No» ripeto con un sorriso tirato. «Tu non puoi farmi questo discorso, non me lo puoi fare. Non farlo, non lo voglio sentire, io non voglio sentire una sola parola di qualunque cosa tu voglia dirmi, non la voglio sentire perciò non pernetterti di farmi il classico monologo su quello che io farò se tu dovessi rimanere ferito o se ti capitasse qualcosa di gran lunga peggiore, tu...» mi fermo per un istante prendendo un lungo respiro e spostando gli occhi altrove.

«Veronica» mi richiama a se ma non mi volto. Mi afferra il viso obbligandomi a guardarlo.

«Non farmi quel tipo di discorso» lo imploro e indico subito il tagliere. «Invece... sì, ecco, invece torna a tagliare quello che stavi... quella roba verde, il sedano? Sì, taglia quello e finisci di cucinare così possiamo cenare e...» scendo dal banco della cucina. «E i-io... io ora vado su, da Ethan a vedere che sta facendo e... sì, vado» indico frettolosamente le scale alle mie spalle e indietreggio pronta per fuggire via da questa conversazione che non ho la minima intenzione di tenere con lui.

La sua mano però mi ferma. Mi afferra e mi attira a lui. Gli sbatto contro il petto e mi abbraccia tanto da farmi scricchiolare le ossa. Mi ci abbandono tra le sue braccia in un nanosecondo senza porre alcuna resistenza.
«Stai qui» sussurra tra i miei capelli. «Io tornerò, ma se non dovesse succedere tu resta con Ethan-»

«No» lo interrompo cercando di allontanarmi da lui per non sentire il proseguimento, non adesso, non due giorni prima della sua partenza, ma Nicholas me lo impedisce stringendomi di più.
«Sì, invece. Tu stai con lui, ti resterà vicino e ti terrà lontano dall'alcol e da qualunque altra cosa che possa farti male. Tu sei la persona più forte e... sensibile che io conosca, ne hai affrontate tante e se dovesse succedermi qualcosa non devi stare da sola.»

«Basta, smettila. Basta così, ora... ora sta' zitto, fai silenzio, fai...» mi blocco, le mie corde vocali si inceppano e resto attaccata a lui questa volta senza più scostarmi.
Le lacrime mi scivolano silenziosamente sulle guance e lui mi allontana un po', me le asciuga con un tenue sorriso sulle labbra.

«Che bastardo che sei... tu e il tuo discorso di merda» mormoro afflitta.

Nicholas accenna un colpo di risata.
«E ti amo.»

Il mio cuore collassa su se stessa fino ad implodere. Ammutolita lo fisso ad occhi sgranati, gli occhi umidi, i brividi che mi corrono lungo tutta la spina dorsale, che mi rizzano i peli sulle braccia, mi fanno rabbrividire ogni molecola del corpo.
«Dici che ti porta sfortuna, ma io non ci credo. E voglio dirtelo prima di non vederti più per ben tre lunghi mesi. Io ti amo, Veronica Francesca Kyle. Ti amo.»

Inclino la testa, il mio viso nel palmo della sua mano, la mia che si poggia sul dorso di essa, che sente il calore della sua pelle.

«Amo ogni piccola cosa di te, perfino quando litighiamo perché lasci le briciole di patatine nella mia auto o le macchie di dentifricio nel lavandino, oppure mescoli la Nutella col burro di arachidi sui pancakes e rischi di uccidermi.»
Scoppio a ridere contagiandolo e abbassi per un istante gli occhi. «E non cambierei niente. Prenditi tutto quello che vuoi, perché sono tuo e niente cambierà mai questo.»

Con gli occhi annebbiati lo guardo come non ho mai guardato nessun altro e mi sciolgo sotto il suo sguardo, le sue iridi azzurre, la lieve macchia marrone che gli pigmenta quella destra e gli dona una bellezza tutta sua, così strana e fuori dal comune.

«Stai sfidando le leggi della mia sfiga incontenibile, te ne rendi conto?» chiedo con una mezza risata che si spezza.

«Mi piacciono le sfide» replica divertito e mi sorride in un modo talmente pacato, tranquillo che mi infonde una tale quiete da farmi battere il cuore lentamente, ma tanto forte da farmi scuotere con violenza la cassa toracica. Mi avvicina a lui, contro il suo petto e lo abbraccio. Le mie mani sulla sua schiena, le sue intorno a me, una tra i miei capelli dove ci poggia il viso. Potrei restare così per sempre se solo fosse possibile.

«Ti amo anch'io» biascico quasi senza farmi sentire. Magari se non si sente tanto, non capiterà niente di maledettamente sbagliato, non questa volta. «Soprattutto perché mi cucini e mi stiri i vestiti» aggiungo strappandogli un cenno di risata e mi stringo ancora di più a lui e a quella sua camicia che ho sempre deriso ma che so mi mancherà tanto da togliermi il fiato.

Mi mancherà vederlo in cucina, vederlo allenarsi in casa, mi mancherà andare il sabato mattino al porto per guardarci insieme il sorgere del sole.
E mi mancheranno le sue camicie a fasciargli il torso.

Rumore di passi.

«Vi amo anche io» qualcuno si unisce all'abbraccio e io corruccio inevitabilmente la fronte con una smorfia un viso.
Ethan.

Scoppio a ridere contro Nicholas che mi segue a ruota.
«Vi siete già baciati? Altrimenti facciamo una lunga maratona di baci di gruppo.»

Spalanco gli occhi. «Ethan!» esclamo incredula.

***

Ho visto mio padre nella divisa da vice sceriffo, ho visto lui in quella da poliziotto e ho visto alcuni soldati alle convention, ma mai vestiti con i soliti abiti mimetici.

Sulla base dell'aeronautica militare che non sapevo nemmeno ci fosse qui a San Francisco, guardo Nicholas in silenzio così poco abituata a vederlo vestito in questo modo.

Oggi è una giornata soleggiata. Fa caldo, più del dovuto e i raggi del sole delle dieci di mattino gli illuminano il viso, facendogli risaltare gli occhi azzurri.
La camicia con le maniche arrotolate fin sopra il gomito, le braccia scoperte e i capelli accorciati.
È veramente bello, anche vestito così. Qualunque cosa gli starebbe bene a prescindere di cosa essa sia.

Ethan è al mio fianco, Nicholas invece a qualche passo di distanza intento a parlare con due ragazzi che si imbarcheranno sullo stesso aereo cargo insieme a lui. Tutti e tre vestiti con la divisa verde, la scritta Marines sul petto e l'aria fiera e più solare di quanto ci si aspetterebbe prima di un passo enorme e terrificante come questo.

Nicholas ad un certo punto li saluta con una stretta di mano e un sorriso, dice loro qualcosa indicandomi. Loro mi guardano e io d'istinto alzo una mano a mo' di saluto non sapendo esattamente cosa dovrei fare.

«Ti sei fatto dei nuovi amici?» scherzo non appena lui torna da me e lo guardo, meravigliandomi di come io sia finita in una situazione del genere. Solo un anno e mezzo fa l'avevo incontrato al Pink Ocean e l'avevo letteralmente minacciato. Ora siamo qui. Sulla sua divisa, c'è il suo cognome cucito sopra. Reed.
«Per soli tre mesi» risponde con un'espressione talmente pacifica da lasciarmi felice e terrorizzata allo stesso tempo.

«Sembravi molto a tuo agio...» commento dando un'occhiata ai due ragazzi, leggermente più giovani di lui e provo un'ondata di compassione nei loro confronti, è inevitabile. Andranno in zona di guerra, andranno lì e forse non torneranno, anche se spero il contrario per loro e i propri cari che molto probabilmente come me non vorrebbero questo.

«Ehi» mi sento richiamare. Sposto via lo sguardo dai due ragazzi e torno da lui.
«Sono soli tre mesi» dice afferrandomi una mano, se la porta alle labbra e ci lascia sopra un bacio. Il mio cuore perde come di conseguenza un battito, è inevitabile.

«Lo so» replico torturandomi la pelle secca del labbro inferiore.

«Quando torno festeggiamo il tuo compleanno, un po' in ritardo... ma lo faremo ugualmente.»

Tiro un profondo respiro.
«Mi aspetto una gran bella festa con quelle cose che sai preparare... le caramelle gommose, quelle buone e super dolci» ridacchio divertita.
«I Lokum turchi?» tenta sorridente. Scuoto la testa in segno affermativo.

Lui mi afferra tra le sue braccia. «Te ne preparò una valanga» dice in risposta. «E poi li nasconderò. Lo zucchero ti dà alla testa peggio di quello che fai con i muffin alla marijuana» ride beccandosi un'occhiataccia di rimando.
E rimango in silenzio insieme a lui per alcuni istanti che sembrano interminabili e vorrei che fosse davvero così, in questo modo lui resterà qui ma so che alla fine partirà ugualmente.

«Non ci credo che te ne stai andando» mormoro sconfitta poggiando la testa sul suo petto.
«Nemmeno io.»
«Mettiti la crema solare sul setto nasale altrimenti ti scotti» cerco di alleviare un po' della tensione.

Lo sento ridere e mi stacco quando mi ricordo di una cosa.

«Ethan e io facciamo questa cosa quando qualcuno di noi ha una promozione o una cosa del genere» infilo frettolosamente la mano nella tasca dei bermuda tirando fuori il cellulare. Apro l'applicazione, cerco una canzone e metto play per poi poggiarlo a terra accanto a noi.

Quindi sollevo lo sguardo beccando Nicholas confuso. Gli tendo una mano che lui guarda per alcuni secondi prima di capire e ridere flebilmente. Mi rivolge poi un sorriso tanto tenero da ridurmi il cervello in poltiglia e annuisce, afferrandola.
«Mi ci potrei abituare» dice mentre iniziamo a muoverci insieme a passo lenti di danza incuranti delle persone che ci sono intorno e che potrebbero guardarci.

«Se non ti scoppia una granata in faccia, certo, lo facciamo tutte le volte che vuoi» commento contro il suo petto.
«Allora mi ci terrò lontano.»
«Bravo» concludo e a fatica cerco di trattenere le lacrime.
Voglio ricordarmi questo momento come uno felice, nello stesso modo in cui lo sarò ad aprile quando lui tornerà. Niente piagnistei isterici, voglio solo un po' di pace e tra le sue braccia è tutto quello che sento.

«Quasi dimenticavo...» faccio quando la canzone a mio malincuore finisce e ci stacchiamo. Tiro fuori dalla tasca un laccio e poi allungo le mani verso il suo collo, slacciando il ciondolo che sfilo via dalla collanina e lo infilo nel laccio di tessuto.
«Quello si potrebbe spezzare o rompere, così non lo puoi perdere» mi spiego meglio e glielo rimetto al collo beccandomi un piccolo sorriso da parte sua.

«Hai preso tutto, vero? Non hai dimenticato niente?» chiedo subito dopo. «Che c'è?» aggiungo quando lo vedo fissarmi silenzioso.

«È molto difficile che io possa dimenticarmi qualcosa» risponde divertito.

Ah, già... lui e la sua buona memoria.

«Sì, è vero...» mormoro. Nicholas alza le mani afferrandomi il viso.
«Fai la brava, d'accordo?» alza le sopracciglia e sorrido inevitabilmente con una smorfia.
«Io sono incredibilmente brava e soprattutto tranquilla.»
Lui poggia la fronte sulla mia. Chiudo per alcuni istanti gli occhi.
«Non è vero» lo sento dire dopo un po'. «Combini guai dappertutto. Sei un piccolo ninja delinquente che combina guai» ride contagiandomi.

«Ho detto a Kieran di tirarti fuori da qualunque pasticcio tu potrai fare» confessa d'un tratto lasciandomi spaesata tanto che mi allontano un po' quanto basta per guardarlo.
«Kieran? Lo stesso che mi odia perché l'ho affogato in piscina?» alzo un sopracciglio per niente convinta della cosa.

«È mio fratello, non mi fido di quello che fa in giro con i suoi amici, ma farà quello che gli ho chiesto.»

«Perché sei il fratello maggiore che gli ha salvato il culo un miliardo di volte?» ridacchio.

Lui annuisce.
«Kieran non ti odia» dice poi con una mezza smorfia contrariata. «Ha solo un carattere un po' difficile, tutto qui. Ce l'hai anche tu.»

Mai ai livelli di tuo fratello imbecille, vorrei dirgli ma sto zitta.

«Gli hai detto quindi di salvare la tua ragazza? Non ce lo vedo per niente come il principe azzurro delle fiabe, ma più come Capitan Jack Sparrow. Hai visto come sbatte contro i pali?» commento ricordandogli di quella volta che li ho visti insieme e Kieran aveva ancora un circolo le droghe. Nicholas scoppia a ridere sommessamente tanto che sposta lo sguardo altrove per darsi un contegno.

«Il tuo capitano è fedele al suo compito. Potresti trovarlo un po' sballato. Se succede, non farlo guidare, altrimenti nei guai ci finirete entrambi e allora vi verrà in soccorso Ethan, che sicuramente vi porterà a un casinò dove tu farai scoppiare una rissa, e poi si aggiungerà Tyler che dovrà fingere un arresto per tirarvi tutti e tre fuori.»

Aggrotto la fronte.
«Detta così, sembra quasi che insieme a Kieran il duo Ronnie x Ethan possa diventare una sorta di Tre Moschettieri rincoglioniti...» mormoro sovrappensiero.
«Non diventare amica di Kieran, mi raccomando» mi dice lui.
Alzo un sopracciglio ridendo. «Perché mi porterà alla dipendenza di droghe?»

Nicholas scuote la testa.
«Perché insieme sareste una bomba a orologeria ambulante.»

Gli rivolgo una smorfia contrariata.
«Kieran lo userei di più come sacco da boxe piuttosto che possibile alleato nella mia ristretta cerchia di amici» ridacchio e poi cala il silenzio.

Ethan si è allontanato da un bel po' per lasciarci da soli e io... non so più che dire e sembra che lo stesso valga anche per Nicholas. Ci fissiamo semplicemente e il mio cuore batte flebile al suo non appena mi attira di nuovo a sé e mi aggrappo alla sua schiena adesso più che mai, lo stringo a me tanto che a tratti credo mi ci possa fondere ai suoi atomi.

Se ne sta andando via.

«Ti amo» sussurro contro il suo petto. È ora che io dica tutto quello che penso, di cui sono certa. Al diavolo se potrò sembrare sdolcinata, da diabete. Voglio che lui sappia tutto prima che se ne vada. E glielo voglio ripetere una seconda volta.
«E mi terrò lontana dai guai, ti aspetterò e qualunque cosa dovesse accadere...» prendo un profondo respiro. «... io resterò al tuo fianco. Non credo nelle cavolo di promesse, quindi non è una promessa. Te lo giuro su mia madre, io resterò al tuo fianco così come tu sei rimasto al mio» mi stacco per guardarlo e sento gli occhi pizzicarmi pericolosamente. Afferro le sue mani nelle mie affogando nell'azzurro delle sue iridi.

«Voglio tutto con te» confesso col cuore che mi rimbomba fin dentro le tempie.
«E... so che sono giovane, che non conosco ancora niente della vita e che devo imparare molte cose, che non ci conosciamo da anni ma invece è come se fosse così. Io non so spiegarmelo ma se qualcuno mi dovesse chiedere come mi vedo fra dieci anni, io risponderei con te. Ho fatto una marea di errori ma tu non sei tra questi. Sei l'unica cosa giusta che so di aver fatto... quindi non appena finisci torna da me così possiamo riprendere proprio da qui.»

Concludo col battito a mille. Deglutisco a fatica. Mi sento senz'aria. Lui mi lascia così ogni volta che lo guardo e mi realizzo che finalmente sono stata fortunata. Quando è entrato al Pink Ocean quella sera non immaginavo che sarei arrivata a questo punto. Era solo un soldato idiota che mi aveva lasciata nonostante tutto senza parole. E adesso, come la prima volta che l'ho visto, è di nuovo un soldato.

Mi bacia.

Afferra il mio viso e spinge la bocca sulla mia tanto da mozzarmi il fiato e spingermi all'indietro. Sorrido inevitabilmente aggrappandomi al suo collo e lui mi preme a sé, al suo corpo.

«Aspetta... Kieran sa di noi?» chiedo d'improvviso quasi incredula.
Nicholas sorride. «Ha detto che sei pazza e che alla fine mi ucciderai nel sonno» risponde.

Gli rivolgo una smorfia. «Che esagerato...» commento, a stento riesco a non ridere.

«Nick?»

Una voce ci distoglie l'attenzione. Entrambi ci giriamo e alla mia destra vedo una donna. Si avvicina titubante, in viso ha la stessa espressione di chi pare aver visto a tratti un fantasma. Vestita nella divisa mimetica verde fissa Nicholas mentre io fisso lei.

Capelli scuri raccolti in un chignon a dir poco perfetto, occhi marroni da cerbiatto, viso a cuore e labbra carnose. Viso interamente struccato e perfino senza trucco è a dir poco bellissima.
Sposto gli occhi su Nicholas che la guarda in un modo che non gli ho mai visto fare.

Sembra di colpo smarrito e le mani che prima erano sui miei fianchi, ad abbracciarmi a lui, scivolano lentamente via finché non mi abbandona e la raggiunge. Lei si apre in un sorriso a trentadue denti e gli si avvicina, tanto da saltargli al collo.

Ma che diavolo...

«Oh, mio Dio!» ride incredula staccandosi e afferrandogli il viso tra le mani. L'impulso di avvicinarmi e staccargli quelle braccia si intensifica di getto.
Se lo guarda, lo analizza per bene finché non riprende parola.
«Ma che ci fai tu qui?» gli chiede e si allontana di qualche passo mollandogli una teatrale occhiata dalla testa ai piedi.

«Dovrei farti la stessa domanda» risponde lui con l'ombra di un tenue sorriso ancora stordito dalla vista della ragazza.

Ethan che si era allontanato di una decina di passi intento a parlare con un ragazzo che aveva accompagnato qui il fratello soldato, si riavvicina a me.
«Ma chi è quella?» domanda con aria assorta. Mi volto per un istante e lo scopro a squadrarla insistentemente.

«Penso... forse un'amica» rispondo cercando di scacciare via qualunque sentimento sia questo. Gelosia. È gelosia.
No, io non ho alcun motivo per essere gelosa. Nicholas non me ne ha mai dato alcuno.

«Mhm, mhm» mugugna lui in uno strano modo, quasi sarcastico.

Aggrotto inevitabilmente la fronte e torno con gli occhi su Nicholas e la mora che dovrebbe essere sua coetanea. Lui incontra il mio sguardo e smette di parlare con lei, mi indica, le dice qualcosa, e torna indietro da me. Lei, invece, lo segue.

«Ti vorrei presentare Maeve Hartman» dice e la indica al suo fianco. Lei si avvicina e mi tende una mano.

«È un piacere conoscere la ragazza di Nick!» esclama sorridente con un sorriso... talmente bello che mi sento di colpo in soggezione. Le stringo la mano e lei mi attira in un abbraccio improvviso che mi lascia abbastanza spaesata.

«Finalmente hai trovato qualcuno, eh?» dice a Nicholas con un sorrisetto mollandogli uno spintono giocoso. Lui sorride lievemente abbassando lo sguardo imbarazzato. Non sembra colpito dalle parole di Maeve, piuttosto da altro che non riesco ben a identificare.

«Chi l'avrebbe mai detto... ti sei scelto una giovane. Quanti anni hai? Diciotto?» chiede tornando da me e non so esattamente se il suo è un complimento o altro.

«Ventuno...» rispondo nel modo più pacato possibile. «Il prossimo mese» aggiungo subito dopo non appena me lo ricordo.
Lei ride lievemente come se le avessi appena detto la cosa più esilarante del mondo e io vorrei davvero chiederle che cavolo abbia da ridere ma mi astengo, non posso fare la pazza proprio qui, non adesso e soprattutto non oggi.

«Lui è tuo fratello?» indica Ethan al mio fianco verso cui mi giro. Ethan, invece, si presenta e lei lo abbraccia allo stesso modo il che raddoppia inevitabilmente il mio fastidio.
A stento riesco a trattenere una smorfia di disgusto. È molto appiccicosa... come Kim, ma Kim mi sta simpatica, è questa la differenza. Maeve, dall'altro canto, vorrei davvero che si fermasse di toccare più di quanto dovrebbe il mio ragazzo e il mio miglior amico.

Sposto lo sguardo su Nicholas che non appena incrocia il mio riprende parola.
«Maeve e io abbiamo fatto l'accademia militare insieme. Saranno passati anni... quanti? Non ti vedevo da quando non sono partito per...» si ferma un attimo e sembra di colpo impallarsi il che è strano data la sua buona memoria nel ricordare i minimi particolari. Lei sorride.

«L'Australia» completa la frase.
Nicholas abbassa gli occhi per un istante pensieroso e poi annuisce.
«È passato tanto tempo...»

«Eravate amici?» chiede Ethan al mio fianco che mi stupisce o meglio: sicuramente vorrà sapere di più su questa Maeve come lo voglio io ma se facessi delle domande del genere passerei per la ragazza gelosa, quindi no, preferisco starmene in silenzio.

Maeve accenna una risata, mollando un'occhiata rapida a Nicholas.

«Così amici da avergli tolto la verginità, ma sì, siamo stati buoni amici» ridacchia.

Quasi non mi strozzo con la mia stessa saliva.

Cosa ha appena detto?

***

Angolo autrice

Sì, molto interessante... Mhmmm 👀

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