14 | Sei in trappola

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CAPITOLO 14
Sei in trappola

Rimango sbigottita, tanto che aggrotto la fronte e probabilmente la mia faccia parla per me.
Maeve non pare per niente colpita dalle sue stesse parole, Nicholas invece rimane per un attimo stupito ma poi accenna un colpo di risata.

Mhm... molto interessante come rivelazione, credo.

Sposto lo sguardo da lui a lei che si porta una mano alla bocca scoppiando a ridere.

«Oh, scusate! Scusate... è solo che sono passati tanti anni e... niente! Mi è uscito senza volerlo» scuote la testa divertita e dà un'occhiata a Nicholas.
«Quindi voi due...» si risente la mia voce e cerco di fare un discorso di senso compiuto.

Il mio ragazzo guarda Maeve e sembra pensarci bene prima di rispondere.

«Ci siamo frequentati per un po', ma tanto tempo fa» liquida la cosa e io annuisco in silenzio.
«Sì, Nick era un ragazzino quando l'ho conosciuto. Tuo padre ti sta ancora col fiato sul collo?» gli chiede curiosa.

Lui scuote la testa. «Si è messo l'anima in pace.»

«Era ora!» sorride lei e poggia una mano sulla sua spalla scuotendolo divertita. «Cavolo... tanta massa muscolare. Sei diventato un vero uomo, eh? Sai, ti invidio» dice voltandosi verso di me.
La guardo confusa.

«Tienitelo stretto altrimenti potrei rubartelo!» scherza ed ora non c'è nessun sbigottimento, solo una voglia immensa di tirarle un pugno nella sua bellissima faccia di merda.

«Davvero?» chiedo alzando un sopracciglio con un piccolo sorriso sulle labbra, uno che probabilmente mi esce in un modo abbastanza preoccupante perché Nicholas riprende parola.
«Maeve è molto... anticonvenzionale in termini di battute. Non sei cambiata molto...» sorride per poi rivolgersi Maeve e sembra veramente troppo tranquillo mentre il mio sangue invece sta iniziando a ribollirmi nelle vene perché la mano della sua vecchia buona amica gli è ancora addosso e lui non sembra minimamente intenzionato a toglierla così come aveva fatto tempo fa con quella Gwen, la bionda della ridicola cena a quattro.

Maeve ride e finalmente toglie la mano sventolandola con fare teatrale.
«Mi sono sposata, ho divorziato, poi mi sono risposata e l'ho scoperto a tradirmi con Jacky, una gatta morta che ogni tanto si ricordava il motivo per cui era nel nostro plotone ovvero fare il medico soccorritore, per il resto si faceva tutti quelli che poteva e mio marito era un cerebroleso, ma quantomeno ci sapeva fare a letto... Tu, invece?» risponde come se niente fosse e la sua totale nonchalance mi lascia abbastanza spiazzata. Forse il linguaggio diretto e abbastanza discutibile è una cosa di loro, soldati. Ricordo Nicholas agli inizi, non si faceva alcun scrupolo a dire quello che voleva. Sì, forse è questo...

Nicholas, invece, sembra rimanere non stupito ma qualcosa di ben diverso, però simile, sembra delusione, non ne sono certa. Non ho tempo per decifrarlo perché si toglie subito via dalla faccia l'espressione e torna il Nicholas di prima, quello che avevo visto con quei due ragazzi.

«Ho avuto altre missioni in Afghanistan... e poi mi sono fermato qui per qualche mese» risponde avvicinandosi e attirandomi a sé con un braccio e di colpo il nervosismo crolla a terra e diventa polvere.

Non devo essere gelosa perché non c'è niente di cui esserlo. Mi fido di lui.
Ma davanti a me resta di fatto che c'è la donna con cui lui ha avuto la sua prima volta che tra l'altro è bellissima, divertente e mega solare. E mi dà fastidio.

«Ti sei innamorato?» scherza lei mollandomi una lunga occhiata. «Anche tu fai l'accademia militare?» mi chiede.

«No, mio padre però è un agente federale» replico con orgoglio, giocandomi una carta che mai avrei immaginato. Non parlo con papà da quel Natale a Seattle e usarlo solo per fare bella figura — credo, non lo so nemmeno io che diavolo sto facendo, mi fa sentire abbastanza patetica.
Lei annuisce ma non sembra per niente colpita.
«Quindi che fai con esattezza? Ci deve essere un motivo se Nick ti avrà scelta.»

Le sembro forse un cane randagio che Nick ha raccattato dal canile per pietà?

«Sono una cameriera.»
«Ah...» replica con un sorriso tirato. «Carino» aggiunge subito dopo e d'improvviso mi sento esternamente fuori luogo. Un pesce fuori d'acqua, una specie di intrusa. Loro hanno di cosa parlare, hanno le loro esperienze lavorative, le loro carriere, loro vanno laggiù a salvare le persone, battersi per la Patria e poi ci sono io che servo milkshake in un locale che si chiama Pink Ocean.

Per la prima volta mi sento... in un disagio che non avrei mai pensato mi potesse accadere.

«Beh, io ora vado!» riprende parola indicando alle sue spalle. «È stato di nuovo un piacere mentre tu...» punta un dito verso Nicholas iniziando a indietreggiare. «Ci becchiamo dopo» gli fa un occhiolino e se ne va in fondo alla base dell'aeronautica militare.
Anche io ho amici maschi ma di certo non faccio loro gli occhiolini...
No. Ronnie, non farlo. Smettila subito.

«Tutto okay?»
Mi volto alzando il viso.
Tiro su un sorriso abbozzato e annuisco.
«Sì, sì, perché?» mento, parzialmente almeno.

Va tutto bene, ma... allo stesso niente va bene.

Lui sta per partire e come se non bastasse scopro anche che lo farà in compagnia di Maeve Hartman e... sento che qualcosa andrà male. Ho il terrore e il presentimento che qualcosa andrà male e non voglio pensarlo, non a qualche ora prima del volo, ma c'è qualcosa che me lo fa credere. Forse è stata l'apparizione della sua - suppongo, prima ragazza, o forse... non lo so, ma di punto in bianco mi ha avvolta una insicurezza devastante che mi fa sentire un fastidioso e angosciante peso sul petto.

Lui mi gira a sé rubandomi un bacio.
«Ti amo» dice sulle mie labbra.

Va tutto bene. Hai visto? Non è successo niente.

Sorrido inevitabilmente. «Come sei sdolcinato...» mormoro facendolo ridere. Mi bacia ancora e mi tira su in braccio.

È un attimo poi.
Il nostro tempo finisce, lui raggiunge gli altri, si mette in fila, il loro comandante, credo, fa la sua apparsa, poi si imbarca e ferma con accanto Ethan il mio cuore si spezza quando sollevo lo sguardo e l'aereo inizia a planare in aria.

È quello che voleva. E va bene così, perché quando tornerà starà finalmente in pace con se stesso, starà meglio.
Lui tornerà da me e poi insieme andremo in Australia come ha detto.
Non è una promessa, ma un dato di fatto, perché non mi ha mai delusa e non lo farà nemmeno questa volta.

Lui tornerà.

Il pensiero mi sfugge però a Maeve. Non so se fidarmi o meno di quello che c'è stato tra loro due di cui non so niente. A lui io ho raccontato tutto ma non gli ho mai chiesto niente delle sue relazioni e non immaginavo di certo che tra queste ci fosse quella brunetta così bella da far schifo a momenti, che tra l'altro ha fatto quella strana faccia quando le ho detto che io in verità non faccio un lavoro di chissà quale levatura. Sono una cameriera e non mi sono mai vergognata di esserlo, ma adesso...

Sospiro pesantemente.
Forse Logan aveva ragione quando mi aveva sputato addosso  la realtà dei fatti: non mi sono costruita un granché.
Certo, ho il mio monolocale. Ma è piccolo.
Il mio lavoro. Sottopagato.
E poi nient'altro.

Ho mollato l'università e non sono nessuno.
E se avere al mio fianco Nicholas mi sembrava di avere tutto, ora che lui non c'è mi sento scaraventata in balia delle mie insicurezze.

Non ho più Nicholas e mi sento mancare il fiato, smarrita, mi sento vulnerabile.

***

Davanti allo sportello della segreteria dell'Università, attendo da più di mezz'ora l'addetta che è scomparsa nel nulla cosmico. In spalla ho la borsa, in mano due fogli e la mia carta di identità.

Sono passate esattamente due settimane da quando Nicholas è andato via e da quando io non faccio altro che pensarlo, pulire il suo appartamento di tanto in tanto dalla polvere e poi tornare al mio monolocale o per essere sincera a casa di Ethan.
La verità è che mi ero abituata alla compagnia di Nicholas, ad addormentarmi con lui, e ora che non c'è più se già soffrivo di insonnia adesso arrivo alle sei di mattino che sono ancora sveglia, mi cambio, faccio colazione e vado a lavoro con l'aspetto di una creatura che somiglia sempre di più a uno zombie.

La sua mancanza è asfissiante, ma ancora di più quello che Maeve mi ha lasciato: un grillo parlante ficcato a fondo nella mia testa che non so come estirpare.
Ed eccomi qui, l'unico modo per farlo smettere.

È l'una e mezza, fra qualche minuto Kim e Nath finiranno le loro lezioni. Non sanno che io sia qui, in realtà non lo sa nemmeno Ethan. Ho staccato da lavoro e sono venuta al campus in sella alla moto.

«Oggi la signora Anderson ha avuto un contrattempo e arriverà più tardi.»

Una voce mi distrae l'attenzione.
Mi giro come di conseguenza e lo trovo appoggiato al corrimano delle scale che portano al piano superiore, verso l'ufficio del redattore universitario.

La borsa che gli fascia il torso mentre regge una cartellina in mano. Il berretto nero in testa gli copre i capelli corvini lasciandosi scappare alcune ciocche scompigliate come al solito. Oggi è vestito completamente in nero dalla testa ai piedi tanto da sembrare a tratti una sorta di vampiro rincretinito scappato via da una soap opera di basso budget.

Resto in silenzio.

«Fammi indovinare...» riprende parola con fare teatrale e scende gli ultimi tre gradini della scala, avvicinandosi lentamente. «Vuoi sapere se c'è un posto libero per la mensa dell'università?» accenna una risata e io sto per mollargli un pugno in quella faccia da stronzo.

«Cosa succede? Il Pink Ocean non ti paga abbastanza e non riesci più a permetterti l'affitto? Puoi vendere la moto e salire sulla mia» dice ancora beffardo.

Sollevo gli angoli della bocca.
«Tu, invece? Sei stato convocato dal rettore perché per sbaglio gli hai ingravidato la figlia?»

Logan tira le labbra in una linea diritta fintamente pensieroso.
«Parli di Elodie? Trent'anni, sposata e con due figli che vive a Santa Monica?» ridacchia divertito.

«Hai fatto i compiti, vedo... che fai? Ti nascondi nei cespugli e la stalkeri come un maniaco?»

«Tra studio, esami e le altre cose è molto impraticabile.»

Rido istintivamente. «Ma ti permetti di andare in montagna a guardare le eclissi lunari, frequentare feste in barca e fare i giretti in moto per mangiare i gelati. Certo...» ironizzo scuotendo la testa. «Mi dici come mai c'eri sempre tu di mezzo ovunque andassi?» chiedo finalmente, sperando di avere una risposta che né io e né Ethan siamo riusciti a trovare.

Lui aggrotta la fronte.
«L'ultima volta mi hai seguito, ricordi? Le altre non ne ho idea... destino?» tenta con un sorriso da sberle.

«Perché non ti credo affatto?» chiedo sarcastica facendo ridere stupito.

Si indica con un dito.
«Pensi davvero che io ti abbia... cosa? Pedinata? È inquietante» commenta alla fine.

«È insolito che tu sappia così tante cose su Elodie» riprendo il discorso di prima.

Lui alza una mano con noncuranza avvicinandosi ancora finché non si ferma a un metro da me.
«La parte in cui ha trent'anni? Non è un problema, per te non lo è stato di certo considerando che Nicholas ha quanti...?» scuote la testa con fare pensieroso. «Beh... Kieran ha ventisei anni e dal momento che c'è solo un anno di differenza tra gli O'Brien, lui ne avrà ventisette, quest'anno compirà ventotto. Ti ha già chiesto di sposarlo?» chiede tutto d'un tratto lasciandomi di stucco.

Il mio silenzio lo fa ridere lievemente.
«Fossi in te accetterei, ha tanti soldi. Ti porterebbe a vivere in una di quelle ville extra lusso a Beverly Hills, con piscina, Jacuzzi, uno zoo privato e tanti alpaca morbidi che potresti sfamare con foglie platinate rivestite di oro commestibile come fanno a Dubai. E tu non dovresti più pensare a come pagarti l'affitto» mi fa l'occhiolino tutto soddisfatto.

Lo guardo senza battere ciglio. La voglia di afferrarlo e schiantarlo contro il muro accanto allo sportello della segreteria è tanta, davvero tanta, ma riesco a gestirla.

«Stai facendo pratica con le tue battutine per divertire tuo figlio quando non si limiterà solo a mangiare e a vomitarti addosso?» ribatto a tono con un sorrisetto.

Logan ci pensa su.
«Sai che non è affatto una cattiva idea? Se vuoi ti assumo, mi dai un feedback e poi ti ci pago anche. Che dici?»

Questa volta è inevitabile. Rido tanto che mi passo la lingua sul labbro inferiore e cerco di darmi un contegno subito, ma non è per niente facile. Mi lascio andare di spalle al muro della segreteria, porto le braccia conserte e tiro un profondo respiro.

«Piuttosto che spendere i tuoi soldi in lavoretti fantocci, perché non li metti da parte per l'anello di fidanzamento che Meredith aspetta da quando l'hai messa incinta?»

Abbozza un sorriso a labbra chiuse, fa due passi e d'improvviso me lo ritrovo a qualche centimetro di distanza.

«Qualcosa mi dice che ti vedrò più spesso da queste parti...» mormora mollandomi un'occhiata lunga.

Alzo le sopracciglia.
«Kim dice che passi di qua solo per i tuoi esami, quindi io non credo proprio. E ora allontanati prima che ti molli un calcio nelle palle e ti castri in un batter d'occhio» gli faccio cenno con la testa. «O forse no, resta pure. Magari così ti faccio un favore e non dovrai più preoccuparti di lasciar vagare i tuoi spermatozoi nell'utero di ogni essere vivente di sesso femminile» gli sorrido compiaciuta.

«Stai riprendendo gli studi?» chiede invece nettamente più serio il che mi lascia stupita.
«Non sono cose che ti riguardano.»

Logan annuisce. «Beh... per tua informazione se fosse così, potrei fare qualche salto in più spesso in questo posto.»

Rido inevitabilmente.
«Per darmi fastidio a tal punto che alla fine ti spaccherò la faccia?» chiedo non capendo se è imbecille o altro.

«Può darsi» risponde alzando le spalle.

«Tu non stai bene» scuoto la testa con dissenso.
«Sono solo un po' stanco nell'ultimo periodo. Alec mi sveglia più spesso del solito, ma per il resto me la sto cavando» confessa e della sua vita privata non può fregarmene che un accidente.

«Tu, come stai? Nicholas ti fa i massaggini quando ti ritiri da lavoro?» chiede con un sorrisetto appoggiandosi di spalla alla parete.
Alzo un sopracciglio.

«Ne vorrei uno anche io. Devo per forza andare a letto con lui o accetta anche Bitcoin?» aggiunge e infila una mano nella tasca dei pantaloni. «Altrimenti ho questi» tira fuori venti dollari reggendoli fra indice e medio.

«Non puoi andartene da un'altra parte?» gli chiedo quindi nel tentativo che se li levi dalle palle. Lui rimette a posto i soldi e si porta le braccia consente, imitandomi, tanto che gli rifilo una smorfia.

«La signora Anderson non è ancora arrivata» ripete.

Silenzio tombale, ci fissiamo in viso finché non riapro bocca. «Avevi detto di non farmi più rivedere ma invece tu sei qui a rompermi le palle, sei un incoerente e ora vattene.»

«Sono qui per la signora Anderson, non per te. Devo darle questi» solleva la cartellina che aveva appoggiato sul banco dello sportello della segreteria. «Se vuoi la aspettiamo insieme» propone.
Alzo le sopracciglia trattenendo un sorriso e il mio desiderio di un omicidio premeditato.

«Ora seriamente...» mi fa d'un tratto aggrottando la fronte. Si avvicina a me un altro po', come se stesse per confidarmi un segreto di sicurezza nazionale.
«Nicholas me lo farebbe un massaggio?»

Inutile dire che rimango rincretinita, ancora di più quando mi rifila un sorriso beffardo.
«Hai visto che mani che ha? Molto erotiche» commenta ancora alzando le sopracciglia con fare ammiccante. «Immagino faccia tante belle cose con quelle mani...» fa pensieroso spingendosi contro la parete tanto da staccarsi poi e mettersi davanti a me.

Lo guardo in silenzio.
«Tipo... questo?»
Non ho modo di reagire.

Una mano preme sul mio fianco e io sbarro di conseguenza gli occhi. Mi si stringono le corde vocali, ancora ci più quando si aggiunge anche l'altra mano che mi spingono di più contro la parete.
Ispiro profondamente scacciando così il formicolio che ho nelle guance, prima di poggiare le mie mani sulle sue e staccarmele di dosso.

«Cosa credi di fare?» domando glaciale.
«Niente» risponde con aria innocente, le mie mani ancora nelle sue che fa scivolare finché non incastra le nostre dita e rimango di sasso. Mi fissa negli occhi in perfetto silenzio quasi analizzando qualcosa che non capisco. Sembra alla ricerca di qualcosa.

«Potrei diventare gay solo per poterlo vedere dal vivo, non mi dispiacerebbe...» riprende il suo discorso demente come se niente fosse. «Tu hai dei buoni gusti in fatto di ragazzi, tranne Adrien, insomma...» fa una smorfia divertita. «E quel... Boccoli D'oro... Peter? Paul? Percy?»

«Patrick» lo correggo schiarendomi la voce e staccando le nostre mani, seccata.
Lui annuisce con finto interesse e torna di spalla contro la parete.

«Dopo Adrien però hai fatto canestro ben due volte. Ci sono stato io, poi Kieran... beh, per poco in realtà. Sai, ti ho afferrata trascinandoti via prima che ti infilasse le mani nelle mutande... ma ora hai Nicholas. Quando lascerai lui, chi sarà il prossimo? No. Non dirmelo. Voglio indovinare!» alza con enfasi una mano zittendomi e poi ci pensa su.

«Ti credi simpatico, Cisco?» gli chiedo incenerendolo con lo sguardo.

«Quando eravamo a casa tua nel Texas avevi detto di sì.»

Le sue parole inevitabilmente mi riportano indietro nel tempo con una violenza tale da lasciarmi senz'aria.
Noi due, nella mia vecchia stanza da letto, a ballare Forever Young suonato dal mio vecchio Walkman.

«Beh, eri un cretino e ora lo sei doppiamente» gli rifilo un sorrisetto inviperito.
Logan non sembra per niente scalfito. Si stacca dalla parete, si avvicina a me fottutamente troppo, tanto che quasi le nostre labbra non si sfiorano, e io rabbrividisco copiosamente fin dentro ogni capillare del corpo, trattengo d'istinto il respiro non avendo dove cazzo andare perché c'è la parete attaccata alle mie spalle.

«Se non sbaglio, ti sei innamorata di me ugualmente» sussurra per poi allontanarsi di getto. Deglutisco come di conseguenza.

«Credi davvero di impressionarmi col tuo atteggiamento ridicolo? Fino a prova contraria l'ultima volta dopo che abbiamo fatto sesso ti sei messo a piangere o era una sorta di miraggio? Adesso invece... sei di nuovo tutto sicuro di te? Wow... sono incredibilmente colpita» ironizzo alla fine.

Lui questa volta mi guarda per alcuni lunghi secondi, in viso un'espressione indecifrabile.
«Sono un bravo ragazzo e anche molto sensibile, che posso dire...» replica alzando le sopracciglia, prendendo le mie parole e rendendole così il nulla assoluto.

«Tu un bravo ragazzo?» rido senza poterlo evitare e mi avvicino a lui piantando i miei occhi nei suoi. Lo afferro in men che non si dica e lo sbatto talmente forte contro la parete in cartongesso da farla rimbombare.

Il battito del cuore aumenta di getto così come serro i denti fino a spaccarmi a tratti la mascella.
Ficco le pupille nelle sue e lui mi regge lo sguardo senza accennare alcun movimento.
Una mano lo regge per la maglietta, l'altra il suo viso dove gli conficcano le dita.
«Ascoltami bene» sibilo sul punto di staccargli via la testa. «Tu non mi devi stare tra i piedi. Ci siamo intesi?»

Lui alza le mani in aria in segno di resa quindi faccio per allontanarmi, allentando la presa. Spalanco gli occhi quando mi prende e mi mette proprio lì dov'era lui prima. Di spalle contro, mi blocca le gambe schiacciando il suo corpo al mio così da impedirgli di mollargli un calcio. Il suo corpo è troppo vicino, il suo viso anche tanto da sentire il suo respiro intrecciarsi al mio.

«Oh, ma tu guarda... Che strano, sei in trappola, credo. Dico bene?» fa teatralmente con un tenue sorriso.

«Molto maturo» replico e mi divincolo nel tentativo di spingerlo via, cosa che non riesco quindi alla fine poggio la nuca contro la parete, sollevo il mento e sbatto le ciglia.
«Mi lasci?» chiedo cortesemente.

«Se me lo chiedi in un altro modo, forse sì.»

Smetto come di conseguenza di muovermi e resto in silenzio. Va bene, che faccia pure i suoi giochetti. Alla fine si stuferà e se ne andrà al diavolo.

«Non fai niente?» chiede dopo diversi secondi.

«No.»

Lui corruccia le sopracciglia.
«Perché?»

Non rispondo.
Logan mi rifila un'altra lunga occhiata.

«Ho un ragazzo stupendo che amo e tu non vali un cazzo per me, ecco perché. Ma continua pure qualunque cosa tu stia facendo» dico alla fine.
Lui invece di rimanere colpito dalle mie parole, si tira indietro ridendo divertito.

«Tu lo ami» ripete credendoci a stento.

«Già» replico aggiustandomi la felpa.

«Lo ami come dicevi di amare Adrien?» ride ancora e la cosa mi fa solo incazzare di getto.

«Lo amo tanto da avergli dato la collana di mia madre prima che partisse per l'Iraq» confesso soddisfatta.
Logan sembra finalmente tacere. O era una impressione perché riapre bocca.

«Il tuo Nicholas è andato via?» fa stupito.

«Tornerà» dico e raccolgo i fogli che mi sono caduti, quindi li infilo nella borsa.

«Il ti amo glielo hai detto perché te l'ha detto prima lui e non volevi deluderlo? Mi ricorda vagamente qualcosa...» lo sento dire fintamente pensieroso.

Alzo d'improvviso lo sguardo.
Ma di che cazzo sta blaterando?

«No» sibilo inviperita come non mai e lui annuisce.

«Quindi quando ci siamo incontrati di nuovo, ovvero qualche mese fa, tu ci amavi entrambi? È possibile? Cos'è? Poliamore o qualcosa del genere?» sorride confuso portandosi le braccia conserte e rifilandomi un'occhiata sovrappensiero.

«Ero confusa. Tu mi hai confusa» replico con una smorfia schifata.

«No, io ti ho mentito su alcune cose. Se non lo avessi fatto... ci sarebbe comunque questa conversazione? Ne dubito.»

Tiro un profondo respiro intenzionata a colpirlo con la mia vista laser inesistente per farlo smettere di sparare stronzate.

«Vai al diavolo» dico esasperata con un sorrisetto inviperito. Chiudo la zip della borsa e mi indirizzo all'uscita.

Ne ho abbastanza di questa discussione. Passerò domani per la signora Anderson.

Esco nel campus ora gremito di studenti. Quindi lo attraverso a passo svelto incazzata come una furia. È la voce di Kim a fermarmi. Mi giro e la vedo venirmi incontro insieme a Nath che piuttosto che camminare, corre, mi salta addosso e io come di conseguenza quasi non cado all'indietro.

«Ciao, Ronnie!» urla al mio orecchio eccitata e mi stritola tra le braccia tanto da farmi mancare il respiro. Kim si avvicina e le molla una sberla.
«E smettila, la stai strozzando!» la afferra tirandola via. Rido istintivamente e la rabbia di poco prima sparisce nel nulla.
Kim si avvicina a me e mi abbraccia decisamente con più dolcezza per poi lasciarmi un bacio sulla guancia.

«Che ci fai qui? Non è sabato.»

«Sono venuta per questi» tiro fuori i fogli porgendoglieli.
Lei li afferra, dà loro un'occhiata frettolosa e sbarra gli occhi subito dopo.

«Oh, mio Dio...» mormora e alza di getto lo sguardo. «È vero? È tutto vero? Sei sicura di questo?» farnetica emozionata.
Annuisco.

«Oh, mio Dio!» caccia un gridolino.
Un attimo dopo me la ritrovo di nuovo addosso a soffocarmi in un abbraccio ancora più distruttivo di quello di Nath che si aggiunge a noi non capendo nemmeno per cosa ci stiamo abbracciando ma non è un problema per lei.

Kim alla fine propone di pranzare insieme e con Nath al nostro fianco che tocca ogni singolo palo della luce o semaforo saltellando a ritmo della musica che sta ascoltando negli auricolari bluetooth, ci fermiamo a un piccolo locale a qualche passo di distanza dal campus.
Solo quando ci sediamo in veranda mi rendo conto di dove io sia finita.

È lo stesso posto in cui sono andata a mangiare quella volta con Logan e Kim. Merda.

«Tutto bene?»

Sposto rapidamente lo sguardo su Kim che mi guarda stranita. Annuisco.
«Quindi torni sul serio?» mi domanda poi.
«Uh?» chiedo non capendo.
«L'università» dice. «Hai perso qualche esame ma eri brava, quindi potresti recuperare in fretta. Con Nicholas invece come va?» chiede curiosa e la sua domanda mi sveglia il cervello d'improvviso.

«Lui è partito» rispondo abbassando lo sguardo sul bicchiere al nostro tavolo.

È andato via. Adesso probabilmente starà dormendo, non conosco il fuso orario di quel posto ma probabilmente dovrebbe essere così. Chissà se c'è Maeve con lui, se hanno parlato e di cosa avranno parlato... insomma, sono stati insieme anche se molti anni fa. Loro sono stati insieme e se so qualcosa a proposito di vecchie relazione è che quando ti trovi davanti alla persona che ti ha rapito il cuore non è mai solo una persona del proprio passato.

Quando mi frequentavo con lui ed è riapparso Logan per alcune settimane ho mandato tutto a rotoli. Nicholas non è come me, lo so bene, ma non mi fido di quella Maeve.

«Partito? E dove?» chiede Nathalie rimasta un silenzio a guardare il proprio cellulare.
«Iraq. Tornerà ad aprile... se tutto va bene» concludo con un grappolo in gola che mando giù con forza.

Entrambe rimangono in silenzio. Già, avrei la stessa reazione.
«Credevo facesse il poliziotto adesso» commenta Kim stranita.
«Sì... ma voleva andarci. Una lunga storia...» liquido l'argomento.

Lei mi guarda preoccupata e vorrei che smettesse, perché lo sono già io di mio. Non faccio altro che pensare se Nicholas stia bene, se abbia avuto un altro attacco di panico, se sia vivo o se...
Basta, Ronnie. Smettila.

«Ciao, stronzetta!» esclama qualcuno buttandosi sulla sedia vuota al mio fianco. Aggrotto la fronte e mi giro.
Capelli biondi, berretto girato al contrario e un sorrisetto ebete stampato in faccia.
Finn.

Ma che diavolo ci fa lui qui?

«Passavo da queste parti per prendere un boccone e guarda chi vedo...» poggia un gomito sul tavolo rifilandomi un'occhiata di striscio.

«Finn, sparisci, per l'amor del Cielo! Vorrei consumare qualcosa senza il bisogno impellente di rigurgitare» si intromette Kim. Per fortuna, oserei dire.

Finn invece fa segno a qualcuno di avvicinarsi. Seguo il suo sguardo e vedo... Adrien.
Oh, merda.

Lui incrocia il mio sguardo, mi fissa per alcuni buoni istanti finché non si avvicina e il mio stomaco si chiude definitivamente.

«Ho fame e tutti gli altri tavoli sono occupati quindi resterò qui» replica Finn senza badare alle parole di Kim, piuttosto  si protende sul tavolo e le strappa il menù dalle mani beccandosi una occhiataccia.

Adrien nel frattempo è accanto al tavolo, Kim e Nath lo salutano nonostante quello che è successo anni fa — poi poggia gli occhi su di me e io non so che cavolo dire onestamente.

«Ciao» mi esce solo.
Lui abbozza un piccolo sorriso.
«Ciao... posso?» indica la sedia alla mia destra, in centrotavola, il posto tra me e Nath.

Annuisco rapidamente. «Sì, sì, ma certo!» tolgo la mia borsa e gli do modo per sedersi.
Beh, non era così che immaginavo di certo questo pranzo.

La situazione però non potrebbe peggiorare, vero? È già abbastanza strana così, non potrebbe mai capitare niente che...
Oh, merda.

Il mio cervello va in tilt e mi maledico per aver parlato così rapidamente sfidando quello che è il mio nemico numero uno, ovvero la sfiga.

«Ecco, siediti!» esclama Finn Pezzo di Merda Dwayte.

Il sangue mi si gela nelle vene quando i suoi occhi neri finiscono nei miei.
Logan fissa tutti i presenti al tavolo e per un attimo mi pare di essere finita in una commedia da quattro soldi con la sola differenza che questa è la mia cavolo di vita e io vorrei fare una qualsiasi magia e scomparire nel nulla tipo Hocus Pocus.

Situazione che si incendia ulteriormente quando credevo che per "siediti" Finn volesse dire sul posto libero tra lui e Kim, e invece si alza, libera la sedia per Logan e prende posto vicino a Kim mollandomi un'occhiata che pare di... provocazione.
Che stronzo... L'ha fatto apposta. Maledizione.

Logan non dice nulla, si limita solo a sedersi alla mia sinistra e il suo profumo rapidamente si infila nel mio naso.
Non mi giro nemmeno per un istante, resto ferma con lo sguardo sul cavolo di bicchiere dell'acqua che ho davanti, che vorrei tanto afferrare per poi lanciarlo in testa a Finn.

Mi trovo in men che non si dica in uno strano scherzo del destino, o meglio dire nella ragnatela che ha tessuto Finn Dwayte che a distanza di due anni mi odia allo stesso modo, forse ancora di più.

Sono letteralmente seduta tra due dei miei ex. A destra il mio miglior amico di infanzia, a sinistra il mio miglior amico di San Francisco. Il secondo che ha preso a pugni il primo. Il primo l'ho mollato per il secondo, il secondo l'ho mollato per il primo.

Un vero paradosso ora che ci penso.
Meraviglioso.

«Meraviglioso» si sente e spalanco gli occhi. Oh, merda, non l'ho solo pensato. Merda.

***
Angolo autrice

Sì, e niente... Fa ridere. Ora torno a guardare Doctor Who 🪄
Ah, sì. Adoro il fuoco di odio che brucia tra Ronnie e Logan, o forse solo dal punto di vista di Ronnie (che è  una cerebrolesa) perché Logan sembra abbastanza chill about it insomma ride ma sotto sotto sta rosicando come un ratto. È evidente che Nicholas gli stia sulle palle e che lui abbia fatto solo passi falsi e abbia così perso Ronnie.

Che imbecille.

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