42 | Osserva tutto e tutti

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CAPITOLO 42
Osserva tutto e tutti

Lorelai mi guarda adirata, gli occhi fuori dalle orbite e le guance che sembrano viola. Pare proprio una granata umana pronta a esplodere da un momento all'altro. Non mi dispiacerebbe affatto come spettacolino perché in alternativa se non scoppia da sola la aiuteranno le mie mani.

Intanto Adrien cerca di allontanarla ancora, Nicholas appare accanto a me e mi dice qualcosa a proposito di come mi senta, fa per aiutarmi ma gli faccio cenno con la mano di non toccarmi. Non ho bisogno di aiuto.

Mi alzo in piedi, barcollo per un istante prima di riprendere l'equilibrio, stiracchio i muscoli del collo che scrocchiano e... punto gli occhi sulla bionda. I suoi genitori sono dei procuratori, ma io servo a Benedict O'Brien. Quindi se spacco la faccia a loro figlia, il mio caro Ben potrebbe spaccare in due le loro carriere pur di lasciarmi senza guai e potermi sfruttare a suo vantaggio. Non l'avrei mai immaginato... insomma guardare la situazione da questa prospettiva.

Fisso Lorelai.
Ora dovresti scappare.

Il mio cuore batte, l'adrenalina è pompata a mille nelle vene e mi sta mandando il sangue in ebollizione. È fottuta questa bastarda, lei e le sue paroline del cazzo. Mi ha davvero rotto le ovaie. Sarò anche una puttana, ma ci tengo al mio cranio, cosa che lei evidentemente mi avrà rotto.

Tiro su un tenue sorriso facendo un passo in sua direzione. Adrien mi nota, sa bene cosa sta per succedere, l'ha visto troppe volte a Wichita Falls e si mette davanti alla sua ragazza piantando gli occhi nei miei.

«Ferma» dice quasi in una supplica.

Esito, do uno sguardo a Lorelai che se ne sta alle spalle del suo ragazzo ora senza più parlare, e ritorno su Adrien.
Annuisco, mi passo la lingua sul labbro inferiore e tiro un profondo respiro. Forse non dovrei.

Certo che non dovrei. Ho già troppi problemi per la testa.

Adrien mi guarda. I miei occhi sono ficcati nei suoi, i denti serrati e il sangue che mi cola e raggiunge il mento fino a sgocciolare sulla mia felpa fortunatamente nera.

Lo spingo via con tutta la forza che ho in corpo per poi piantare gli occhi in quelli di quella vipera bionda che ho sempre avuto sulle palle dalle prima volta che l'ho vista in quel suo completino cachi da Safari sulla soglia dell'appartamento di Adrien. Mi aveva afferrata per un braccio, piantando le sue maledette unghie laccate nella mia carne e io non ho fatto niente perché non potevo.
Ero venuta a San Francisco per studiare e fare la brava ragazza, mi ero lasciata la mia rabbia a Wichita Falls, volevo essere una persona diversa, con un maggior controllo sulle mie azioni. Dopo aver picchiato a sangue Marianne mi ero ripromessa che mai e poi mai avrei mai fatto una cosa del genere se non in un pericolo estremo di vita come puro gesto di autodifesa.

Ma io non sono più la Ronnie che è atterrata a San Francisco.

«Cosa pensi di fare, uh?» sorride Lorelai nonostante tutto con quella sua aura del cazzo da privilegiata quale si crede.

«Sai chi sono io? Toccami solo con un dito e ti distruggerò la tua insignificante vita da contadinella del Texas. Ti faccio rimandare da dove sei venuta. In quella fattoria del cavolo che nemmeno hai più» sibila divertita facendo un passo verso di me.

Corruccio la fronte. Come pensa di distruggermi la vita più di quanto non possa farlo già di suo Benedict O'Brien? 

«Lorelai, smettila subito.»
Adrien interviene. Afferra la sua ragazza e prova ad allontanarla ma lei si rifiuta e ritorna dov'era, anzi si avvicina ancora a me. Mi limito solo a guardarla in silenzio. Il cuore mi batte lentamente, con ripidi e profondi affondi. Il battito mi arriva fin dentro le tempie e rimbalza nel cervello dolorante, facendomi tremare ogni singola particella di corpo.

«Ora non fai più niente? Cosa è successo? Ti sei messa con un poliziotto e lui ti tiene al guinzaglio?» ride mollando un'occhiata a Nicholas senza fregarsene di niente e nessuno. Sa che Nick è un poliziotto, o quantomeno che lo era in realtà, eppure mi ha attaccata fisicamente davanti a lui. Evidentemente non le importa delle conseguenze perché non ci saranno dato il lavoro dei suoi genitori.
Guardo Nicholas. Lo trovo a fissare la scena indisturbato. Si è perfino appoggiato al cofano del SUV a braccia conserte. Lui sa bene quello di cui sono capace, quello che so fare perciò si è messo da parte in questa triste lite tra ragazze. E fa bene.

«Sì, Adrien me l'ha detto...» aggiunge Lorelai e punta mi dito sul petto spingendolo contro il mio sterno. «Proprio tu che fino all'altro ieri hai fatto quella rissa al campus, fra tutti hai trovato un poliziotto? Ma che ci avrà visto in una come te? Tu prendi e distruggi le persone. Ci sei riuscita perfino con tuo padre, anche come figlia fai schifo. Gliel'ho detto» conclude con aria soddisfatta.

Di che sta parlando?

«Che sei una drogata e alcolizzata. Quando giravi per il campus puzzavi di erba — ride lievemente — tanto che non riesco davvero a capire come mai nessuno ti abbia arrestata.»

«Lorelai, ora basta!» le dice Adrien tirandola via.
«Lasciami!» gli ringhia lei contro spingendolo e torna con lo sguardo su di me.
«Facevi la verginella con l'anello di castità e intanto ti scopavi il mio ragazzo e poi ti sei fatta anche il suo amico. Con quanti della comitiva sei andata a letto? Mh? Sono davvero curiosa.»

«Lorelai» intervenire per la milionesima volta Adrien.

«Tu fa' silenzio!» gli intima. «Perché non parli?» mi chiede accigliata. «Mh? Parla! — mi molla uno spintone — Ora non dici più niente? L'ultima volta avevi tanto da dire. Ti nascondevi dietro tuo padre a cui non frega nemmeno più di te. Fortuna che si è rifatto una vita. Senza te nei paraggi tutti stanno meglio. Tuo padre, Adrien, il tuo amichetto Logan...» sposta gli occhi su Nicholas. «Stai attento a lei» gli dice e torna a guardarmi. «Prende tutto quello che hai e lo riduce a pezzi... non si accontenta mai di niente. È solo una stronza egoista e violenta» mi dà un'altra spinta.

Serro i denti, respiro a fondo e gli occhi si poggiano per caso su Nicholas. Sta aspettando di vedere cosa succederà. Conosce il mio temperamento e conosce anche l'esito finale... e questo mi fa realizzare una cosa: il mio cuore si sfalda. Io non voglio essere quel tipo di persona, non al suo fianco. Lui si batte per la giustizia, per il bene delle persone, a breve inizierà il lavoro nelle forze speciali. Che se ne fa di una come me che fa le risse in pubblico nel parcheggio di una università con una ragazzina viziata? Che risponde a delle provocazioni così sterili? Non voglio essere così, per lui non voglio più esserlo.

La voce di Lorelai continua, mi dice altro. Dice tante, tantissime cose, a raffica. Una dietro all'altra. Finché non smette di parlare. E succede nell'esatto momento in cui le afferro il viso tra le mani e le tappo la bocca con la mia. Lei quasi non cade all'indietro. Si irrigidisce di getto. Le strappo a forza uno, due, tre baci finché non le tappo per bene quella fogna di bocca.

Quando mi stacco, la trovo ad occhi spalancati, paonazza.

«Ecco. Ora ho limonato anche te così non fai più la gelosa» le regalo un placido sorriso e le rubo un altro bacio. Lei è inerme, talmente sotto shock da non riuscire ad opporsi e spingermi via. Quando mi stacco, indietreggio un po'. Lorelai sembra essersi completamente disconnessa dal resto del mondo. Le rifilo un occhiolino, una pacca sul culo che la fa trasalire e faccio alcuni passi all'indietro verso la macchina.

«Chiamami per una ripassata!» esclamo mimando un colpo di telefono e apro lo sportello, ficcandomi dentro.

Nicholas, mi raggiunge, mette in moto ed esce dal parcheggio, tutto questo mentre Adrien e la sua ragazza ci fissano sbigottiti.

«"Chiamami per una ripassata"?» sento dopo diversi secondi.

Mi volto. Con gli occhi sulla strada mi dà un'occhiata prima di scoppiare a ridere contagiandomi. Al che strizzo gli occhi con una smorfia quando una fitta di dolore mi attraversa tutto il cranio.

«Cazzo...» bofonchio non riuscendo però a contenere le risate. «Che male.... Aspetta, dove...» corruccio le fronte guardando meglio la strada che sta percorrendo. «Dove stiamo andando?»

«All'ospedale» dice svoltando a destra dopo il semaforo.

«Non è niente, se ci fosse stato qualcosa a quest'ora sarei già morta» mormoro sconsolata tirando su il parasole per poi abbandonarmi di spalle contro il sedile. Nicholas ovviamente non mi dà ascolto. Poggia una mano sulla mia coscia, me la sfrega per poi sospirare.

«Ti sei controllata» osserva. E' stupito. Molto stupito. E questa cosa mi fa battere il cuore.

«Non ne vale la pena» dico riferendomi allo scontro con la bionda.

Sono violenta, Lorelai aveva ragione, ma non voglio esserlo ai tuoi occhi.

«E poi non ho mica la testa spaccata... Ho visto di peggio» aggiungo.

«Il tuo cervello mi piace, quindi andiamo a vedere in che stato si trova e poi pensiamo a un piano malefico per vendicarci di Lorelai. Pensavo di... darle fuoco a tutte le sue borsette di Gucci...»

Mi volto molto lentamente, lui mi ricambia lo sguardo, per poi rider entrambi come due perfetti imbecilli.

«Fanculo le sue borsette di Gucci. Ora dovrà convivere con la saliva di una sgualdrina texana e contadina in bocca. Questa è la peggior tra le torture, fidati» rido asciugandomi un po' il sangue col lembo della felpa.

«O forse si innamora com'è successo a me, chissà...»

Mi giro. «Ménage à trois?» propongo scherzando mentre accendo la radio. Nicholas ride.

«E' già difficile gestire una donna, immagina due... un incubo» ridacchia facendomi ridere di rimando. Mi volto e lo trovo sorridente.

Cazzo, sei proprio bello.

Nell'abitacolo suona Boyfriend di Justin Bieber e io alzo il volume al massimo, ignorando il mio mal di testa. Nick ride lievemente dinanzi il mio gesto. Quindi prendo a cantare i versi sfoggiando delle movenze da ballo abbastanza stupide finché non appare il ritornello e contro ogni aspettativa lo canta insieme a me facendomi scoppiare a ridere.

Mi mordo un labbro, muovendo le spalle a ritmo con gesti sensuali che lo fanno scuotere la testa divertito. Probabilmente avrò l'aspetto di una vera delinquente adesso, con tutto il sangue sul viso, ma poco importa, se ho lui affianco.

Sì, sei proprio bello.

***

La villetta di Tyler alle sette e mezza di sera, senza il vento a trecento chilometri orari e la pioggia, è parecchio carina. Ficcata nella flora, è costeggiata da tantissimi alberi. Il prato verde e l'erba tosata, una piccola fontanella in pietra a destra e a sinistra un capanno probabilmente con degli attrezzi di lavoro, ne avevamo uno simile al ranch che fungeva anche da officina improvvisata. La casa, invece, è ha due piani interamente in legno e pietra, con grandi balconate, lo stile è un mix tra quello rustico ma con ampie finestre moderne che illuminano gli interni come il soggiorno e la cucina da dove si intravede nientemeno che Edith. I capelli mori legati in un chignon mentre la frangia ricade sugli occhi, è fasciata da una camicetta cachi e pantaloncini chiari. Si destreggia ai fornelli mentre sta chiacchierando con altre due ragazze. Per quanto sia una bella residenza, il fatto che dal vialetto si intraveda tanto è abbastanza inquietante, dopotutto questa è una casa molto fuori città e non potresti mai sapere chi si potrebbe aggirare da queste parti con cattive intenzioni.

Alcune auto sono parcheggiate lungo la strada, altre due sull'erba. Il SUV di Nicholas è proprio una tra queste. Scendo dalla moto, tolgo il casco e do un'occhiata a destra quando vedo qualcuno abbandonare una delle auto e indirizzarsi come me verso la casa. Mi nota, si ferma e corruccia le sopracciglia.

Capelli corti e biondi, occhi marroni, stazza da tipico soldato e vestito da un abbigliamento sobrio e mimetico.

«Veronica, giusto?» chiede aprendosi in un piccolo sorriso e mi viene incontro. Mi tende una mano che fisso stranita. Nicholas mi aveva detto che avrebbe dovuto solo dare una mano d'aiuto a Tyler con delle cose non ben specifiche, ma non ha parlato di tutta l'altra gente che si sarebbe unita e notando le macchine deve essere un bel gruppetto.

«Sean Torres» si presenta tirando la mano indietro e indicandosi col palmo. «Nick ci aveva detto che saresti venuta più tardi» dice e mi tende di nuovo la mano. Evidentemente non molla per niente, chiaro atteggiamento militare.

Gliela stringo. «Buonasera» tiro su gli angoli della bocca e guardo verso la casa. «Siete qui da tanto?» chiedo e sciolgo la stretta.

Sean scuote la testa. «Mia sorella ed io siamo arrivati una ventina di minuti fa. Sono andato a prendere la sua borsa... cose da donne» fa con aria teatrale alzandola, strano ma vero mi strappa un piccolo sorriso. Mi fa segno verso la casa.

«Dai, ti porto da Nick, dovrebbe essere dietro casa con gli altri» dice iniziando a incamminarsi, perciò lo seguo in silenzio. «Ci ha detto che sei del Texas... anche mia madre.»

Alzo le sopracciglia stupita. «Davvero?»

Lui annuisce con un sorriso. «Austin. Poi si è sposata ed è andata a vivere a Tampa nella casa di famiglia di mio padre.»

«Sei della Florida?» chiedo camminando al suo fianco. Sean sorride.

«Ma ciò non toglie che abbiamo qualcosa in comune» replica indicandoci.

«Le armi?» chiedo con una smorfia e lui in tutta risposta ride.

«Anche.»

«Nick vi ha parlato di me?» chiedo divertita.

«Non ha smesso più dopo che l'hai minacciato di spaccargli la faccia con la pistola.»

Fermo di colpo il passo. Stranita mi giro verso di lui e Sean mi imita.

«Eravamo nello stesso battaglione» mi illumina. Ah... quindi ha parlato di me a tutti i soldati esistenti in Afghanistan, non solo alla sua squadra che adesso purtroppo non c'è più. Merda. Non so davvero come prenderla, so solo che il mio cuore aumenta di qualche battito. Questa cosa che racconta di me agli altri è parecchio strana... ma mi piace.

«Non c'era molto di cui discutere laggiù» commenta Sean svegliandomi dai miei pensieri e riprende a camminare. Raggiungiamo la parte laterale della villetta passandogli affianco.

«O si parla di strategie di combattimento, o di armi oppure di ragazze» sorride un po' a disagio e si schiarisce la voce.

«Mi sembra giusto...» dico solo con un piccolo sorriso e finalmente intravedo Nicholas. In fondo sul retro della casa è vicino a quello che sembra un ripostiglio, una piccola casetta con le porte di ferro spalancate, dentro messa in ordine della legna spaccata. E' intento a parlare con due ragazzi, Tyler invece sbuca dalla porta sul retro alla mia destra con delle birre. Va da loro e ne porge una a Nick che la afferra e i suoi occhi ricadono su di me.

Il mio berretto dei Lakers in testa, t-shirt nera, scarponi e pantaloni da boyscout che non gli avevo mai visto prima, è appoggiato su un tronco, accanto un'ascia e una motosega poco più distante, mentre diversa è la legna raccolta in un angolo vicino evidentemente ancora da tagliare e spaccare per metterla al suo posto. Immagino che "aiutare Tyler con delle cose" significava "spaccare la legna in allegria come fanno i veri uomini".
Tyler mi vede e alza la birra in mia direzione a mo' di saluto. Sollevo una mano di rimando.

«Dentro trovi mia sorella, Wanda» mi dice Sean ancora di fianco mentre mi tolgo i guanti che ho dimenticato sulle mani. «Se ti tocca i capelli, tu non spaventarti. E' una parrucchiera. Tocca i capelli a tutti, a volte è un po' inquietante ma non posso chiedere il rimborso e chiedere una nuova sorella a nostra madre» ridacchia a bassa voce facendomi ridere inevitabilmente.

Alzo l'altra mano e strappo la fascetta dei guanti con i denti, mordendo l'indice e sfilando l'altro guanto. Gli occhi finiscono sulle due facce accanto a Tyler che non riconosco. Mi fissano, do loro un'occhiata e l'odore di soldati mi arriva fin sotto le narici. A momenti mi sembra di essere finita alle feste in famiglia in Texas per il giorno del Ringraziamento dove mio padre, zio Jeff e tutti gli altri uomini e donne della legge si riunivano per raccontare e vantarsi chi tra di loro avesse fatto più arresti, multe oppure sparato addosso alle persone. Tra quelle e le conventions a Dallas e in Oklahoma, il mio intento è stato quello di distaccarmi e fuggire dall'eredità della mia famiglia e ora sono qui. Merda, proprio un soldato per fidanzato mi sono dovuta beccare...

Faccio ai suoi due amici un cenno militare a mo' di saluto mentre Tyler mi viene incontro.

«Ehi!» mi saluta afferrandomi in un caloroso abbraccio. «Benvenuta.»

«Grazie» tiro su gli angoli della bocca. Non appena ci stacchiamo, mi volto verso Nicholas andandogli vicino.

«Buonasera» dico schiarendomi la voce. Mi trovo immersa in uno strano imbarazzo a cui non sono affatto abituata che scompare non appena i miei occhi finiscono nei suoi. Lui mi afferra una mano attirandomi tra le sue gambe.

«Buonasera» mi saluta a sua volta con un piccolo sorriso che ricambio, gli afferro il berretto e glielo metto al contrario.
«L'ho cercato in giro per tutta la casa» dico con un sorriso. «Ora mi rubi le cose?» scherzo e gli poso un piccolo bacio sulla fronte.

«C'era molto sole e non trovavo gli occhiali da sole» si giustifica. Annuisco.

«Sta meglio a te che a me» osservo fintamente offesa facendolo sorridere beffardo.
«E i tuoi occhiali... può darsi che siano a casa di Ethan. Te li ho fregati tempo fa» confesso beccandomi una teatrale occhiata da parte sua, per poi girarci verso gli altri che ci stanno guardando.

«Vi presento Veronica!» dice Nicholas e mi indica ai due, rigorosamente forgiati da muscoli, postura diritta e faccia da militari che potresti riconoscere anche a miglia di distanza. Intanto ficco i guanti nella posteriore dei jeans, e Nicholas mi tira un po' di più verso tanto da farmi sedere in braccio.

«Adam Riggs e Ian Chavez» me li presenta indicandomi prima quello più alto, moro e occhi verdi e il secondo che sembra una strana copia...

«Avanti, dillo pure» mi dice proprio lui spalancando le braccia con la birra in mano. Si indica con un sorriso e un'aria ormai sconfitta.

«Matt Damon...» dico come di conseguenza. Lui fa un teatrale inchino, Adam scoppia a ridere mollandogli una pacca sulla spalla mentre Tyler se la ride di gusto.

«Beh, questa volta ti hanno chiamato col nome dell'attore anziché col film» ridacchia Adam. Ian sospira divertito.

«Gli assomigli molto» commento davvero stranita. Ian annuisce.

«Almeno non mi hai detto "Ehi, tu, The Martian!"» mi punta il dito contro facendomi ridere.

«Ormai il suo nome non è più Ian Chavez. E' il nostro The Martian ma senza Marte. Un po' come come il made in china, ma ci accontentiamo» sghignazza Adam beccandosi un pugno giocoso da Ian.

«Quindi alla fine l'hai beccata, eh?» fa Adam verso Nick con un cenno in mia direzione. Si avvicina e mi stringe la mano.
Chi ha beccato chi?

Ian mi stringe anche lui la mano e gli sussurro un "piacere" tirando su gli angoli della bocca.

«Diceva che quando sarebbe tornato in America ti avrebbe conquistata ad ogni costo» si spiega meglio Adam. Pensierosa, do un'occhiata a Nicholas che mi rivolge una faccia ingenua e un sorrisetto innocente.

«Per questo hai preso casa vicino la mia?» chiedo.

«Cos'hai fatto?» scoppia a ridere Sean nascondendosi dietro Adam e cercando di darsi un contegno.
«Amico... ma dai, su... questa è roba da psicopatici!» se la ride Ian sconvolto.

Nicholas in questo momento si trova semplicemente in un imbarazzo catastrofico tanto che si schiarisce la voce.
«A mia discolpa, non avevo cattive intenzioni, e poi è un bel quartiere... a meno di tre chilometri dalla spiaggia, il porto è vicino e...»

«Hai preso casa lì solo per aumentare le probabilità di incontrarla. Ammettilo» ridacchia Tyler. Nicholas apre bocca per difendersi, poi la rinchiude e mi guarda.

«Sì, è vero» confessa.

I suoi amici se la ridono di gusto.

«Sì, è vero, ma questo non vuol dire assolutamente niente» continua Nick alzando un dito di colpo serio.
«Invece dice tutto» commenta Adam bevendo un sorso dalla sua birra.

«Questo non vuol dire assolutamente niente» insiste Nick a bassa voce rivolgendosi solo a me questa volta.
«Non sapevo che abitassi là, ma solo che ci lavorassi» continua ancora.

Cerco disperatamente di non ridere.
«Che strano modo per corteggiare una ragazza: prendere casa vicino al posto dove lavora...» lo prendo in giro ricordando entrambi la sua strana fase da maniaco stalker da cui per fortuna si è curato.

Nicholas è letteralmente diventato rosso in viso.
«San Francisco è grande» dice.
«Mhm...» mugugno osservandolo.
«Non siamo nei film, le occasioni te le devi creare.»
Annuisco. «Mhm...»
«Mhm, cosa? Il dipartimento di polizia mi avrebbe assegnato un'altra zona da pattugliare come difatti è successo. Quindi come avrei potuto giustificare le mie visite al Pink Ocean? Mi avresti dato del maniaco sessuale, perciò il modo meno illegale era andare e prendere qualcosa da bere un paio di volte finché non sarei riuscito a invitarti a cena e poi... farti diventare la mia ragazza, ma questo è un altro discorso...» liquida poi la cosa. «Sapevo che fossimo compatibili, era abbastanza palese - aggrotto la fronte cercando di non ridere - Solo tu non lo capivi, ma ci sei arrivata, un po' tardi ma... meglio che mai, no?»

Il suo ragionamento mi lascia intontita, è talmente minuziosamente studiato a tappetto da preoccuparmi a momenti. Forse Kieran non si sbagliava: suo fratello quando si fissa con qualcosa non molla più la presa sull'osso. Non so se trovare tutto questo romantico oppure fottutamente folle, nel dubbio ci passerò sopra sperando di non scoprire fra qualche settimana che Nicholas è segretamente un serial killer che uccide le prostitute e poi le mangia tritandole nei suoi frullati proteici.

«Hai preso la casa per "la spiaggia e le ottime granite"» alzo le sopracciglia citandogli le sue famose parole. Nick non replica più, ma il suo viso parla per sé, soprattutto il rossore che gli pigmenta fottutamente tanto le guance. L'ho già visto in imbarazzo, ma mai fino a questi livelli, evidentemente sta realizzando perfino lui stesso quanto i suoi gesti siano stati estremi. Insomma... per un po' si è comportato come uno stalker barra ammiratore segreto. Mi domando solo se fosse la prima volta ad averlo fatto e se non mi avesse spiata anche prima che ci frequentassimo. L'ho trovato alla fiera, l'ho trovato al locale notturno con Ethan, l'ho perfino trovato in spiaggia nella serata dell'appuntamento con Logan che è andato male.

Nick mi guarda, io faccio lo stesso e c'è qualcosa di improvviso che mi manda a brividi la carne. Freddo e caldo si mischiano, diventano un tutt'uno. Sfociano in una fitta scarica di adrenalina che viene pompata e sparata a fiotti roventi nelle mie vene. Una persona sana di mente si sarebbe alzata e gli avrebbe dato del pazzo, forse chiamando anche la polizia, ma io non mi muovo perché... il modo in cui mi vuole è afrodisiaco, profuma di note agrumate, tabacco e cedro. E' un odore prepotente e allo stesso tempo dolce. E' follia, e mi piace. Lui è come le giornate afose in California durante i tramonti quando a momenti si vedono miraggi, tanto il caldo ondeggia nell'aria facendo danzare il panorama alla vista. E' come il cielo dell'Arizona, tinte ardenti, placide che lasciano spazio ai primi venti caldi della tarda serata. E' come la riserva naturale del Texas, selvaggia, silenziosa e tempestata dai rumori della natura, il frusciare degli alberi, il nitrito dei cavalli. Ed è come i freddi mattini che ama in cui il sole si alza sopra la linea dell'orizzonte scacciando via le tenebre e colorando di rosa e arancio il cielo.

Forse è proprio questo... noi due siamo compatibili, perché ogni volta che io lo guardo negli occhi mi ci rifletto come in uno specchio. Noi due siamo due facce della stessa medaglia. Un passato tragico, una famiglia difficile e un bagaglio di sberle dalla vita e delusioni, che vogliamo nient'altro che un attimo di semplice tregua. Siamo stati divisi da anni e chilometri, ma siamo sempre rimasti sotto lo stesso cielo e forse quando io lo guardavo, lui faceva lo stesso, seduto su una sedia fuori dal suo accampamento militare in Afghanistan, domandandosi se da qualche parte nel mondo ci fosse qualcuno simile a lui. In quelle sue notti, c'era una Ronnie che desiderava ardentemente che qualcuno la scegliesse. Che la mettesse al primo piano. Come nella notte in cui ho versato le mie lacrime implorando Adrien di scegliere me e non la sua ragazza, e lui è andato via mandando il mio cuore in frantumi. Come quando mio padre non mi ha mai più cercata e io ho sperato di sentire una sua chiamata fino all'ultimo. Come quando Logan Price mi ha abbandonata nel corridoio della residenza studentesca perché ho tolto via la maschera dimostrando la mia parte più fragile, ornamentata dai miei demoni e tentazioni, dai rimorsi e dal dolore, lasciandomi vedere semplicemente persa e distrutta.

Guardo Nicholas perdendomi nei suoi occhi e muovo solo un po' la mano, quanto basta per spostargli via alcune ciocche che gli pizzicano il naso, sistemandogli meglio il berretto.

Tu hai trovato in me una luce che io non sono mai riuscita a trovare da sola.

«Nick, amico, hai caldo?»

Ci voltiamo verso Sean che gli indica il viso. Nicholas se ne sta in silenzio, lo guarda male mascherando il suo disagio con quella espressione da duro che non batte ciglio dinanzi le provocazioni perché ha un ferreo autocontrollo. Certo, ma intanto il suo viso continuare ad essere rosso e i suoi occhi tornano nei miei, nello stesso istante mi stringe di più a lui quasi come se volesse capire se ho intenzione di allontanarmi o meno. Forse ha capito quello che mi sta frullando per la testa, i vari puntini che ho collegato.

"Io ero quello strano". L'uomo di quasi trent'anni con solo due relazioni e zero sesso occasionale. Che tipo strano, già.. o forse dovrei dire singolare. Ed io non mi sposto, bensì mi lascio cullare dal suo abbraccio, il suo calore, il suo profumo che tocca i miei nervi più nascosti in profondità.

«Se non è scappata dopo che mi hai chiesto di farle piovere centomila rose dal cielo, figurati se lo fa adesso scoprire che sei un po' ossessivo.»

Aspetta.

Mi volto verso Sean e lo fisso ammutolita, ad occhi spalancati mentre questo invece di mimare alcuni centimetri tra le dita, lo fa spalancando le mani talmente tanto che Ian scoppia a ridere mollandogli una spalla che contagia il biondo di rimando. Tyler e Adam invece mettono le loro birre da parte, confusi.

«Fottuto bastardo...» mormora Tyler piantando gli occhi su Nicholas. «Fottuto pezzo di merda...» lo guarda sconvolto.
«Eri tu...»

«Chi era chi?» chiede stranito Adam.

Tyler punta un dito su Nicholas.
«Fottuto bastardo...» mormora ancora incredulo. «Hai fatto prendere un colpo a questa povera ragazza! Ma che diavolo ti dice il cervello?» chiede allibito e viene verso di lui mollandogli un ceffone dietro la testa come solo un padre saprebbe  fare. Nicholas come se fosse la cosa più sensata ride come un bambino sorpreso a fare le marachelle. E' veramente stupido.

«Di che parlate?» chiede Adam non capendo nulla.

Tyler punta un indice sulla faccia di Nicholas.
«Questo fottuto pazzo è diventato il suo stalker — mi indica — le lasciava in giro un mucchio di rose, le metteva in ordine la casa e cucinava anche. L'ultima volta lei ha perfino chiamato la polizia e io l'ho portata qui pensando che questo pazzo volesse rapirla e farle chissà cosa! Per un paio di giorni ho messo anche degli agenti di guardia così da arrestarlo se si fosse ripresentato.»

Adam resta perplesso. «Che?»

Tyler annuisce. «Tu non sei normale» scuote la testa e molla un'altra sberla a Nicholas che beve un sorso della sua birra analcolica e me la passa mollandomi un bacio sulla guancia per poi abbracciarmi di più da dietro.

«A me hai detto che volevi farle una piccola sorpresa, non che fossi un maniaco» mormora Sean con una smorfia.

«Nemmeno tu sei normale» gli dice Tyler guardandolo di traverso. «Sai quanti danni avete combinato con quelle rose? Sono finite ovunque. Alla Centrale non si parlava di altro per giorni. Ci hanno anche incaricati a scoprire chi ci fosse dietro.»

Sean ride. «È questo che fai ora? Anni fa sparavi ai talebani e adesso vai a caccia di gente che lancia rose dal cielo?» ridacchia divertito. Tyler lo guarda male.
«Si chiama vandalismo in termini legali ed è punibile con una multa che tu e lui dovreste pagare per risarcire i danni.»

Sean molla un'occhiata a Nicholas ed entrano sogghignano.
«Danni» ripete Sean fintamente preoccupato. «Io mi sono divertito parecchio a lanciare quelle rose. Per tutta la giornata non profumavo di altro. Sembravo una fioreria ambulante tanto che non mi sono nemmeno fatto la doccia.»

Adam scoppia a ridere. «Che schifo, amico...»

«È durata poco perché poi le ho prese» dice invece Nicholas mentre bevo un po' della sua birra. Tyler sposta gli occhi su di me. Il suo sbigottimento accresce.

«Tu l'hai scoperto?» chiede accigliato.

«Mi ha scoperto dentro casa e mi ha riempito di botte» ride Nick appiccicando la faccia sulla mia spalla e ridendo come un vero idiota senza precedenti. Mi volto mollandogli un'occhiata e lui solleva lo sguardo nel mio, guardandomi in un modo che mi strappa solo un sorriso pieno di dissenso. I suoi amici intanto sono confusi e straniti da tutta la faccenda.

«Mi ha strangolato, accoltellato. E... Ah sì! Mi ha spaccato in testa il vaso con le rose...» fa quasi con aria sognante. Lo guardo per alcuni istanti e forse Tyler ha ragione. Nicholas non è normale.

«Mi ha anche puntato una pistola contro... poteva uccidermi ma... non è successo, però poteva uccidermi col coltello, ho messo la mano davanti all'ultimo secondo e la lama me l'ha trapassata da parte a parte, ho ancora il segno» aggiunge ancora gesticolando e sembra vantarsi. Io non credo che debba vantarsi, affatto.

Sean spalanca gli occhi. «Hai una pistola?» mi chiede.

«Glock 17» rispondo brevemente.
Lui fa una smorfia divertita.
«La tua mira?» chiede curioso.

«Nick, devo forse ficcarti una camicia di forza?» chiede Tyler, invece, teatralmente preoccupato.

«Che nessuno si muova!» dice Sean alzando le mani in aria. Ci fa segno di aspettare e scappa letteralmente via dicendo di fare presto. Tyler molla un'altra occhiata a Nicholas, scuotendo la testa e picchietta il dito sulla tempia.

«Non ci stai molto bene con la testa» mormora. «Al suo posto ti avrei sia sparato che chiamato la polizia» mi fa un cenno con la testa strappandomi un piccolo sorriso e poi si rivolge solo a me.

«Se lo rifà, la prossima volta sparagli a una gamba e poi mi chiami. Ti copro io, e questo pazzo lo lanciamo in un fosso» dice con un'occhiata complice facendo ridere Nicholas.

«Ethan ha chiuso prima?» chiede accanto a me Nick. Mi volto un po'.

«No, mi sono fatta sostituire da Maddy» rispondo guardandolo. Lui annuisce.

«Vi stavate dando da fare come i veri uomini?» rido riferendomi alla legna.

«Vuoi guardarmi mentre taglio la legna?» alza le sopracciglia con fare ammiccante.

«Ti togli la maglietta?» scherzo e tutto d'improvviso qualcosa nei suoi lineamenti cambia di trecentosessanta gradi. Il suo divertimento svanisce, mi guarda senza replicare, e realizzo solo dopo quello che ho detto. Merda. Per un istante mi sono completamente dimenticata di quello che ha sotto la maglietta, ci ho fatto l'abitudine e a me sta bene, ma qui non ci siamo solo noi due e nell'ipotetico scenario questo significa farsi vedere dagli altri. Il ricordo del nostro weekend insieme a Ethan torna in mente. Mi aveva parlato di quel bagno sui fondali marini dandomi fastidio tutto divertito e poi quando la giornata si è scaldata Ethan mi ha trascinata in acqua mentre lui è rimasto sulla barca. Nemmeno davanti a Ethan si è voluto svestire ed Ethan è l'ultima tra le persone che si metterebbe mai a giudicare qualcuno, soprattutto Nicholas che è il suo preferito.

Sean intanto arriva... con un fucile in mano. Rivestimento nero interamente opaco con alcune tracce arancioni che spiccano come dei bagliori luminosi. E la mia conversazione con Nicholas finisce quando Sean mi punta un dito contro.

«Tu, vieni qui.»

Tiro su una smorfia divertita e mi alzo, non prima di guardare Nicholas un'altra volta e apparentemente sembra essersi ripreso o forse finge solo che niente sia successo, ma è successo eccome e questa cosa mi fa male.

«Sean, non di nuovo...» si lamenta Tyler venendoci incontro.
«Che c'è?» dice il biondo e alza il fucile in alto provando a non farselo sequestrare da Tyler che sospira pesantemente.

«Le armi non sono giocattoli» dice serio. Credo che tra tutti i presenti quello più maturo e integro sia proprio Tyler.

Sean invece mi afferra ignorando il suo amico e mi tira leggermente verso gli alberi.
«Questo è un bellissimo modello che uso al poligono di tiro. Guardalo» se lo rigira tra le braccia fissandolo con aria sognante.

«Sean» lo ammonisce di nuovo Tyler.

«E dai, calmati amico! Glielo mostro solo... ora sparisci» sbuffa. Tyler sospira e si allontana.

«MK12 a presa di gas, calibro 12/76, costruito su piattaforma AR15 creato per il tiro sportivo. Upper, lower e astina sono realizzati completamente in alluminio e il calcio in polimero» lo accarezza con dolcezza. «L'otturatore invece è con tecnologia BufferBolt. Totalmente ambidestra e dotata di slitta picatinny e sistema M-Lok ai lati per il fissaggio di accessori come sistemi di mira, torce o laser... Cose così. Io lo preferisco semplice, sul classico. La canna, invece, è filettata in volata, vedi? Questa meraviglia mi è costata mille e tre dollari» spiega tutto elettrizzato e punta il fucile, poi lo abbassa, lo ripunta e lo inclina per ambo i versi per poi... dargli un bacino. Trattengo una piccola risata. Sean continua a raccontarmi altre cose tecniche e nel frattempo do un'occhiata a Nick che sorprendo a fissarci, e che rapidamente sposta gli occhi altrove riprendendo a parlare di qualcosa con i ragazzi.

«Che tipo è?» chiedo sovrappensiero. Sean si ferma bruscamente e corruccia le sopracciglia. Faccio un rapido cenno verso Nicholas.

«E' il tuo uomo, se non lo sai tu chi altri potrebbe?» ride confuso.

«No, io dico dal tuo punto di vista. Lo conosci da tanto, no? Com'è?» mi spiego meglio guardandolo come di conseguenza di sfuggita per poi riporre lo sguardo su Sean che abbassa il fucile e mi fa segno a destra.

«Innanzitutto: origlia» dice a bassa voce divertito. A stento riesco a non ridere, poi guardo meglio Sean e mi rendo conto che non scherza affatto. Alzo quindi le sopracciglia stupita.

«Quello stronzo ha le orecchie di un segugio da caccia» mi fa un cenno verso Nick. «Osserva tutto e tutti, fingendosi occupato con altro. E ci sta ascoltando anche in questo momento...» ridacchia a bassa voce accanto il mio viso. Corruccio le sopracciglia, guardo Nick che però è tutto preso dallo giocare con la motosega controllando la miscela del carburante. Sean si allontana un po' e si schiarisce la voce.

«Vuoi venire a letto con me?»

Strabuzzo gli occhi. Mi volto come di conseguenza verso di lui sperando di aver sentito male ma ancora meglio chiedendomi il suo cambio di atteggiamento tutto improvviso. Lui abbassa gli occhi e mi fa segno di guardare alla mia destra. Do un'occhiata e scorgo niente meno che Nicholas guardarci, o meglio guardare Sean.

«Beccato!» esclama questo in sua direzione ridendo. «Fatti gli affari tuoi, Reed! Ora mi prendo la tua donna e la porto nei boschi, se ci segui ti sparo a una gamba! Ti ho avvertito!» gli urla contro. Nick gli rifila un'occhiata di traverso, scuote la testa e ripone l'attenzione sulla motosega.

«Vedi? Origlia» sussurra divertito. Trattengo una risata. Lui inizia a camminare in direzione del perimetro della proprietà che si sfuma nella vegetazione e lo seguo, non prima di guardare un'altra volta Nick che aggrotta la fronte quando ci vede allontanarci, ma se ne resta al suo posto.

«Che vuoi sapere?» chiede Sean mentre mi passa il fucile. E' molto leggero.

«Non lo so... fino a l'altro ieri dei suoi amici sapevo solo dell'esistenza di Tyler ed Edith. Tu come lo descriveresti?» chiedo a mia volta con fare vago mentre guardo l'arma.

«Uno attento ai piccoli dettagli.»

Lo fisso in silenzio.

«Difficilmente riesci a nascondergli qualcosa, soprattutto quando inizia a capire come funziona la tua testa. Non ti chiede le cose, si aspetta che sia tu a dirgliele ma ciò non significa che lui non le sappia già.»

Il mio cuore perde un battito. Il pensiero sfugge alla sua corsa di jogging. E' stato nel mio monolocale. Ha cercato tra le mie cose.

«E' un maniaco del controllo» rivela Sean tutto d'un fiato. Ritorno con i piedi sulla terra e abbozzo una mezza risata.

«Oh... lo so. Ho visto il suo armadio, la dispensa e il modo in cui gira i barattoli sugli scaffali dei negozi con le etichetta davanti...»

Sean se la ride. «Non riesce a trattenersi.»

«No, direi proprio di no» sorrido e attacco l'occhio al mirino, provando un po' il visore.

«Si intrufolava nel magazzino delle provviste per la mensa militare e riordinava tutta la merce. Scriveva anche delle etichette e le appiccicava sopra.»

Rimando a forza una risata indietro.

«Dice sempre la verità» aggiunge poi. «E se non vuole dirla, non risponde alla domanda ma svia il discorso. Credo che sia per via della sua famiglia. Intrighi e segreti... sai... quella roba sugli O'Brien e sul padre che immagino tu sappia chi lui sia, no?»

Oh, certo che lo so.

Inclino il fucile verso il basso e annuisco distrattamente.

«E' leale» fa poi catturando la mia attenzione. Sean tira un sospiro. «Pronto ad aiutare chiunque a discapito di chi sia, perfino chi gli abbia mai fatto un torto. Il suo onore viene prima di tutto. Prendi Tyler: anni fa ha buttato Nick su quella che tutti pensavamo fosse una mina antiuomo e ora guardali un po'» mi fa cenno verso di loro che stanno parlando mentre cercano di far funzionare la motosega che non parte.

«Ad un certo punto pensavamo tutti che fosse segretamente gay oppure... quella roba new age... asessuale, è così che la chiama Wanda» ride tutto d'un tratto lasciandomi con aria smarrita. Sean annuisce riprendendosi il fucile.

«Non gli piace parlare di donne, non fa battute volgari, non guardava mai le nostre colleghe e ha rifiutato numerose avances. Non mischia lavoro con vita personale... forse per come è finita con la sua ex, te ne ha parlato?»

Annuisco frettolosamente. Maeve Hartman.

«Preferisce leggere libri che guardarsi una rivista porno, oppure fare i suoi esercizi.»

«Già, è fissato con la palestra» ridacchio.

Sean corruccia la fronte. «Ah, sì... anche quello, ma no, io parlo di quei suoi strani esercizi» dice lasciandomi confusa quindi riprende parola.

«Ogni mattino si svegliava, scriveva una serie di numeri e lettere, chiudeva il taccuino e su un altro pezzo di carta scriveva tutte le serie in ordine, al contrario e con strane combinazioni tra numeri e alfabeto. Il 5 ad esempio corrispondeva alla quinta lettera dell'alfabeto. Scriveva numeri e lettere a coppie pari e dispari e si dava anche dei punteggi.»

Corruccio le sopracciglia cercando di non ridere.

Ora si spiega la sua buona memoria, evidentemente non è un talento, ma il risultato di un allenamento mentale.

«Ma vi ha parlato di me» gli ricordo stranita ricollegandomi al fatto che lui non parlava di ragazze ai suoi amici.

Sean annuisce. «Un giorno se n'è uscito e ha detto "Come si chiede di uscire a qualcuno che ti ha minacciato di spaccarti la faccia con la pistola?"»

Silenzio. Lo guardo confusa.

«Credevamo tutti che si fosse innamorato di un nostro compagno del plotone.»

E' un attimo e scoppio a ridere tanto da coprirmi il viso con una mano, Sean mi imita mordendosi un labbro. «Te lo giuro... sembrava stesse per fare coming out e noi ovviamente l'avremmo accettato senza problemi, ma quando poi ha detto "Lei mi piace. Quindi come si fa?" ci siamo messi tutti a ridere e Nick pensava che lo stessimo prendendo per il culo tanto che se n'è andato via offeso. Non ci ha rivolto parola per i successivi due giorni.»

Inutile dire che rimango ammutolita a fissarlo, mentre mi frulla solo una domanda: "ma che cazzo...?" Mi volto istintivamente verso Nicholas. Sta togliendo i bulloni della motosega con un cacciavite, levando così il coperchio.

«All'inizio pensavamo addirittura che fosse autistico.»

Una voce. Sean come me ha gli occhi puntati su Nick. Faccio una smorfia, prima di ridere talmente tanto che mi abbandono di faccia sulla sua spalla e quasi non inciampo e cado. Sean si aggiunge e nel frattempo catturiamo l'attenzione di Nicholas che alza lo sguardo e ce lo punta addosso. Noi lo guardiamo sghignazzando, e lui guarda noi.

«Quando uscivamo nel villaggio militare lui si sedeva in disparte, prendeva una birra analcolica e risolveva i cruciverba. Una volta un ragazzo del plotone si è avvicinato e gli ha detto una cosa come "Amico, lascia perdere queste stronzate e vieni a rimorchiare una pollastra! Guarda quante puttane che vogliono il nostro cazzo! Che diavolo fai qui, sei frocio per caso?" e gli ha strappato via il cruciverba» pausa, «Nick si è alzato con tutti i suoi due metri di altezza, gli ha sorriso per poi ficcargli la matita nella mano.»

Aspetta, cosa?

Sean non sembra molto preoccupato dalla vicenda, anzi sta ridendo. «Poi si è ripreso il cruciverba, si è rimesso seduto e ha continuato a risolverlo come se niente fosse.»

Silenzio.

«Odia chi lo disturba facendo il cazzone, ma ancora di più chi manca di rispetto senza una valida ragione alle donne e... sai, i piccoli gruppi sociali emarginati e discriminati. Per questo credevamo fosse gay, non ci parlava mai di ragazze, non ci provava, stava nel suo. Sapevamo delle sue relazioni ma Wanda dice che a volte i gay scoprono di esserlo dopo tanti anni.»

«Le opzioni erano o che fosse autistico oppure psicopatico» dice dopo.

«E delle due?» chiedo divertita.

«Io vado avanti con la mia tesi.»

«Ovvero?»

«Che Nick abbia una doppia vita come gli antieroi. Di giorno è solo Nick, - gesticola con fare teatrale con una mano - e la notte va in giro a ripulire la città dalla feccia, ma non ho ancora le prove. Mi aiuteresti nel caso? Ci accampiamo e lo pediniamo. Porto i passamontagna e nella peggiore dei casi gli spruzziamo negli occhi lo spray al peperoncino se ci scopre così abbiamo il tempo per scappare via» mi sussurra vicino con fare teatrale facendomi inevitabilmente ridere. Sean Torres non è niente male, nonostante il fatto che sia un soldato.

«Sai cosa mi disse per invitarmi a cena?» chiedo con enfasi.

«Nick sa invitare a cena le donne? Credevo che le rapisse e le mettesse nel bagagliaio, portandole in cima a un monte obbligandole a risolvere i cruciverba con lui» ridacchia lui stupito e io con le lacrime agli occhi lo spingo via facendolo ridere ancora di più. Cerco disperatamente di darmi un contegno ma la sua risata è così contagiosa che ho male alla pancia a momenti.

«Mi disse - tiro un profondo respiro - "cena con me così potrai sentirlo anche senza i pantaloni"» dico con enfasi. Sean rimane un po' confuso.

«Il pene» lo illumino. Lui aggrotta la fronte, ci pensa per diversi secondi finché non fa per aprire bocca più volte ma puntualmente la rinchiude.

«E non gli hai sparato?» chiede stranito. Gli mollo uno spintone ridendo. Scuoto la testa e lo guardo inevitabilmente. I suoi capelli scompigliati, gli occhi eterocromi e le spalle larghe fasciate dalla maglietta.

«No, ma l'ho accoltellato. Vale lo steso?» dico con aria soddisfatta strappandogli un sorriso.

«Quello è così folle che potrebbe eccitarsi se lo provassi a uccidere» commenta e mi ridà il fucile indicandomi un punto tra gli alberi.

Evito di dirgli che dopo che l'ho fatto Nicholas stesso ha detto di avergli provocato una erezione.

«È carico. Togli la sicura, premi il grilletto e spari. Fallo prima che ci scopra Tyler. Ma fa attenzione, è parecchio sensibile... vero amorino di papà?» sussurra al fucile.

Mi giro verso Nicholas che ci sta fissando. Tyler, invece, è di tutt'altra opinione. Spunta dal nulla, si avventa e prova a togliercelo via.

«No, questo non accadrà mai! Non qui. Non nella mia proprietà» dice chiaro e tondo.

Sean sbuffa scocciato e si volta verso di me.
«Andiamo in strada? Là finisce la proprietà di questo guastafeste.»

«Sono proprio qui» dice Tyler e cerca di fermare Sean che se ne scappa col fucile verso la strada e Tyler lo rincorre dicendogli di farla finita.

Li guardo in silenzio. Nicholas mi affianca.

«È sempre stato così?» chiedo riferendomi al biondo che adesso sta... correndo in mezzo alla carreggiata provando a non farsi beccare da Tyler che cerca di acchiapparlo da destra e sinistra senza però riuscirci.
Urla un "Non mi prenderai mai!" e corre lungo tutta l'area asfaltata col fucile in aria. Sembra quasi un terrorista kamikaze ora che lo guardo meglio.

«Ah... sì, Sean sussurra ai fucili. Ma solo i semiautomatici. Il suo preferito è l'AK-117» dice mentre Tyler afferra da dietro Sean e prova a bloccarlo. Lo placca a terra come un vero sbirro e gli ferma il braccio dietro la schiena. Sean intanto grida di dolore.

«Ma è un pessimo tiratore» sussurra al mio orecchio. Corruccio la fronte e mi giro, beccandolo a braccia conserte che prova a non ridere.
«Sean è come un collezionista di dipinti. Gli piace l'arte ma se gli dai in mano un pennello non saprebbe da che parte usarlo» aggiunge strappandomi un cenno di risata.

«Durerà ancora per molto?» chiedo incerta. Tyler è addosso a Sean, il quale se ne sta schiacciato di petto e faccia sull'asfalto e non vuole arrendersi.

«Un po'...» mormora e mi sento i suoi occhi addosso quasi da mandarmi a fuoco la guancia. «Di cosa parlavate?»

Mi giro come di conseguenza.

«Vi ho visti... molto in sintonia» dice distrattamente con fare molto vago.

«Mi ha mostrato il fucile.»

Lui a braccia conserte annuisce, ma non sembra convinto.

«"Come si chiede a qualcuno che ti ha minacciato di uscire? Lei mi piace, quindi come si fa?"» cito d'un tratto e serro i denti provando disperatamente a non scoppiare a ridere.

Nicholas al mio fianco sembra impallidire. Sposta gli occhi per un secondo da me a Sean, poi mi guarda per un altro po' e il suo viso si accende come se fosse brace.

«Dio, no...» si lamenta e si dilegua letteralmente via senza darmi modo per dire altro. Rimango a fissarlo inebetita, sbatto le ciglia cercando di capire che gradazione di rosso sia riuscito a raggiungere questa volta il suo viso ma non si volta, anzi scappa verso Adam e Ian e riprende a giocare con la motosega.

Nicholas Bailey Reed è davvero un tipo strano... e non posso fregarlo. Quindi lui sa qualcosa forse su di me, forse su altro.

Per questo motivo se non riesco a drogarlo, cercherò di fregarlo con quella sua birra analcolica. Il sapore non cambia e poi ci sono tante bottiglie in giro, è facile sbagliarsi e la notte che ormai sta per calare gioca a mio vantaggio.

Mi avvicino a lui, gli alzo il viso e gli rubo un bacio.

Che stupido che sei quando arrossisci, ma ciò non toglie il fatto che stanotte io ti farò ubriacare. Vediamo come lo reggi l'alcol, tempo fa hai detto molto male. Lo spero.

«Dio, sì...» ridacchio e lo bacio un'altra volta per poi salutarlo con la manina e andare in direzione della porta sul retro della villetta. Devo andare a salutare ancora Edith che non si è fatta vedere fuori, probabilmente sarà impegnata in casa. 

***

ANGOLO AUTRICE

Ordunque, capitolo molto particolare. Scopriamo alcuni fatti a proposito di Nicholas e il prossimo capitolo ci riserva tante perle.

Sean fa ridere. Tyler è un po' il capo di tutti XD e Ronnie sta iniziando a giocare un gioco pericoloso.

Per il resto io torno a guardarmi Shameless <3

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