Capitolo IX - Notte Stellata

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng


Dax 


Spalanco la finestra per far entrare aria fresca, esco e fumo con gusto una sigaretta mentre cerco di togliermi l'immagine delle sue gambe perfette dalla mia testa, non che il vestito gliele avesse coperte molto, ma guardarla dal fondoschiena fin giù, era tutt'altra storia. Scuoto la testa per scacciare ogni riproduzione di quella scena. Nel tempo in cui ero stato via erano cambiate molte cose e sicuramente tra queste anche Alma: la ricordavo piccola e ingenua, la prendevo sempre in giro ed ero dispettoso, facendole sempre mille scherzi cattivi, ma quando sono tornato ho ritrovato una ragazza caparbia, sveglia, sexy e soprattutto, dannatamente bella.

Prendo il telefono e mando un messaggio a Lucien per accertarmi che stia bene, ho paura che anche questa volta finirà col sentirsi male. Mi fa sapere che è con Eva, che, quando è arrivato a casa, lei era già lì, che è riuscito a calmarla e lui sta abbastanza bene e  ha solo bisogno di riposare. Non insisto oltre, so che nonostante tutto Eva gli starà vicino.

Mi massaggio le tempie quando i pensieri mi travolgono di nuovo. Eva e Alma si incontreranno sicuramente nei corridoi della scuola e se una delle due fa qualcosa di sbagliato, il preside non ci permetterà di continuare la scuola lì. L'unica soluzione che ho è di convincere Eva ad avere un comportamento adatto. Con Alma non potrei parlare in quanto non sa della nostra natura e ho paura che la verità la spaventerebbe e scoraggerebbe ad averci ancora introno.

Rientro e inizio a togliermi i vestiti per mettermi comodo, sfilando prima la maglia e poi i pantaloni, ma proprio in quel momento, la porta si apre e Alma entra in camera. Fa un saltino all'indietro quando vede la mia sagoma coperta solo da un paio di boxer. Mi è però impossibile reagire quando osservo nel buio il suo corpo protetto da un asciugamano, legato intorno al seno che viene evidenziato. Percepisco il suo cuore accelerare, il sangue scorrere nelle vene più velocemente e il suo respiro diventare irregolare, ma anche senza dover utilizzare i miei sensi amplificati, osservo le sue guance che diventano rosse per l'imbarazzo. La sua timidezza e la reazione che ha nel vedermi semi nudo, mi fa sorridere.

«Oh mio dio.» Si copre gli occhi con la mano.
Mi vesto velocemente senza metterla in ulteriore imbarazzo.
«Io non volevo, non sapevo, oh dio, scusa.» Continua lei con le guance in fiamme.
«Sono vestito. Puoi guardare.»
Si scopre lentamente il viso per accertarsi del pericolo.
«Ti puoi girare di nuovo?» Mi giro, ma questa volta chiudendo gli occhi, non posso vedere più di quello che ho già visto, nonostante la tentazione sia alta e per quanto mi piaccia guardarla, non sarebbe rispettoso.

La sua voce mi accarezza le orecchie quando mi dice che è vestita, apro gli occhi e la guardo, i vestiti le stanno larghi, almeno due o tre taglie in più. 
Le porgo la tazza di tè ancora calda e sorseggia con cautela. 

«Ti va una sigaretta?» Le chiedo ironico.
«Non fumo, se non te ne fossi accorto.»
«Allora fammi compagnia.»

Con l'asciugamano ancora attorcigliato ai capelli viene verso di me per uscire. Accendo la sigaretta e assaporo ogni particella di fumo, lo inspiro con forza e lo butto fuori. Senza chiedere il permesso afferra la mia giacca appoggiata sulla sedia, infilandosela velocemente. 

«Perché fumi?» Prende un'altra boccata della bevanda calda.
«Mi calma.» Le rispondo secco.
Si volta dall'altra parte, ma non soddisfatta della mia risposta. «Sei agitato?»
Mi avvicino a lei furioso. «Come fai tu a essere così calma dopo quello che è successo, Alma? Eri dentro l'acqua senza respirare e ora invece, a un'ora di distanza sembra che non sia successo niente. Ovvio che sono agitato, certo che non sono calmo. Tu perché lo sei?»
Appoggia la tazza sul tavolino e incrocia le braccia al petto. «Non ho paura della morte, Dax. Mi sono agitata prima di annegare. Dopo c'è solo tranquillità, non senti più niente. È come se il dolore si fosse sciolto in quell'acqua del mare, le paure svanite ed è come se in quell'attimo ci fosse rimasto solo il silenzio. Non mi fa paura, mi dà pace.»

Quelle parole mi ricordano il momento in cui sono cambiato, il giorno in cui il mio corpo ha smesso di essere caldo e il gelo mi ha abbracciato. In effetti la morte mi aveva fatto paura qualche istante prima che succedesse, ma dopo aver perso i sensi, ricordo solo il buio. Non so quanto tempo sia passato dal momento in cui mi sono addormentato a quello in cui mi sono risvegliato, completamente diverso. A differenza dei miei compagni, per me è cambiato solo il fisico, ma dentro provo ancora i sentimenti di un uomo vivo, per loro si era modificato tutto, dentro e fuori. Il tempo nella vecchia scuola trascorreva lento perché era diventato difficile interagire con persone vuote e senza sentimenti, avevo però avuto la fortuna di ritrovare in alcune persone, come Eva e Bernard, la stessa percezione della vita che avevo io. Abbiamo legato molto mentre eravamo rinchiusi lì, a subire la sete di sangue e le torture dei maestri, ma abbiamo anche imparato a essere forti e preparati a tutto. Forse in Eva stava cambiando qualcosa solo ora, ma ci hanno assicurati che la trasformazione ha ripercussioni solo nei giorni seguenti, per noi sono trascorsi anni. 

La guardo e non vedo nulla. Al suo interno c'è solo il niente di cui parla. 'Tu mi fai paura.'  Quasi come se lei fosse stata trasformata solo dentro e non fuori. 
 «Allora c'è qualcosa che ti spaventa?» Dico innervosito stringendo le labbra e i denti.
«L'immensità, l'infinito per la precisione. Mi spaventerebbe avere un vita infinita e inutile, per questo non mi terrorizza la morte.» Penso alle sue parole e penso alla mia immortalità; quella vita lunga che la spaventa, sono io. 
Alzo la testa per cercare il cielo, alla fine si è schiarito. Alma segue i miei movimenti sollevando anche lei lo sguardo a sua volta.

«Sai, mi chiedo perché non ti piaccia arte.» 
Alza le spalle. «Non mi piace disegnare e alla Harper non piaccio io.»
«Ma se è dolcissima... la Harper.»
Mi fulmina.
«Certo, ecco perché mi guarda con disprezzo e mi tratta come uno scarabocchio.»
Scoppio a ridere.
«Sai» Le indico il cielo pieno di stelle, «Van Gogh ha avuto davvero una vita tormentata dal dolore e dalla pazzia, era malato, ma quando guardo questa immensità blu e piena di piccoli puntini che brillano, riesco a vedere quello che ha visto lui quando ha creato Notte Stellata.»

Le indico un quadro appeso sulla parete. L'arte mi affascina, da ogni punto di vista, ogni pittore che abbia mai creato opere indimenticabili aveva espresso il suo dolore attraverso le pennellate. Non sono bravo a disegnare e nemmeno a esprimere le emozioni e forse, non lo erano nemmeno loro, ma la vita che li definiva, per certi versi, mi ricordava la mia. So che anche Alma ha un passato doloroso, ma lei non scarica la sofferenza attraverso qualcosa, lei custodisce tutto al suo interno, come piccoli tesori, e quando le persone tengono tutto dentro, come lei, appesantiscono il cuore e alla fine questo finisce per esplodere. 

«Quell'uomo da una stanza di un istituto di salute mentale è riuscito a trovare la pace. E in cosa? In una notte con un cielo stellato. La tarda sera era per lui il momento di fuga dal dolore e l'espressione della sua creatività.» Mi ascolta attentamente senza battere ciglio.
«Se un pazzo ha trovato la salvezza in questo, nell'immensa oscurità, tu non puoi arrenderti così.» Una lacrima le riga il viso e capisco che sono riuscito a toccare un punto dolente dentro di lei.
«Sai, non è la prima volta che guardo le stelle, ma è la prima volta che le guardo con qualcuno. Prendine una a caso.» La incito. 
Per assecondarmi me ne indica una che a fatica luccica ancora.
«Le paragono spesso alle lucciole, così affascinanti. Vivono la loro vita da larve quando nessuno le guarda e quando diventato fragili e graziose si spengono dopo nemmeno qualche giorno. Le stelle brillano lì per noi, ci illuminano il cielo e un giorno si spengono, ma nessuno se n'è accorgerà, sono troppe. Ecco, tu puoi essere come il sole. Una stella che, anche se brilla immensamente e da tanto tempo, se un giorno non sorgerà, tutti se ne accorgeranno. La tua vita può essere lunga Alma, e può anche essere importante.»

Mi guarda con quegli occhi oltremare e lucidi senza fiatare, mi guarda senza smettere e quelle iridi così speciali mi divorano.
Le sue labbra si incurvano in un sorriso tirato. 'Non oggi, forse nemmeno domani, ma un giorno sorriderai perché lo senti.' 
Nel nostro intimo gioco ci siamo avvicinati così tanto che riesco a sentire l'odore del mio bagnoschiuma e il fatto che lei profumi di me, mi fa provare un brivido che si diffonde lungo tutta la schiena. 
Il suo cuore batte così forte ogni volta che mi avvicino a lei, il suo sangue scorre rapidamente e le sue vene pulsano. Mi stacco leggermente per respingere la tensione che si è creata tra noi. Non voglio metterla in imbarazzo e nemmeno a disagio, vorrei solo che vedesse in me una persona in cui avere fiducia. È bello finalmente poter interagire con persone vere, diverse da me, e soprattutto con lei che mi conosce sin da piccolo; certo, sono cambiato molto, ma quando la guardo ho l'impressione che sia tutto come sette anni fa, spensierato e felice.
 Accendo un'altra sigaretta, il fumo mi riempie i polmoni e me li svuota anche tanto velocemente.

«Perché fai questo per me? Perché mi sei stato accanto quando Edith stava male? Hai litigato con Eva per me. Sei cambiato, Dax. Non sei più il bambino che mi rovesciava l'acqua addosso.»
Il fumo mi va di traverso e tossico.
«Allora nemmeno tu fumi spesso.» Ride per la sua stessa battuta.
La guardo e non capisco come faccia a ricordarsi che ero lì all'ospedale. Doveva ricordare Roan, non me. Mi ricompongo in fretta facendo finta di niente.
«Sei la migliore amica di mia sorella. Ed è vero, hai ragione, da piccolo mi comportavo male, ma ora posso rimediare.»
«Quindi sono la migliore amica di tua sorella a cui devi dei favori per poter rimediare al passato... Ho capito.»
'Cosa vuoi sentirti dire, Alma?'

 Sento la macchina di Bernard avvicinarsi. Il motore rimane acceso probabilmente per non farmi ascoltare ciò che si dicono. Lui le fa strada fino alla porta. 
«Scommetto dieci euro che si baciano.»
«Mia sorella non bacia al primo appuntamento.»
Non faccio in tempo a finire la frase che le loro bocche si avvicinano poggiandosi una all'altra. Senza rendermi conto mi avvicino ad Alma. Lei sogghigna e si allontana con le guance di nuovo fiammanti. «Non bacio al primo appuntamento.»

Si volta per andare in camera di Margot. «E comunque mi devi dieci euro e anche un sacco di favori. Ti farò sapere.» Si passa la lingua sulle labbra con soddisfazione ed esce dalla stanza, lasciando il vuoto dietro di sé e dentro me. Come riesce a cambiare atteggiamento in fretta, da fragile e affranta a forte e determinata. Poi ripenso che stavo per baciarla. Sono proprio un idiota. 




Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro