Capitolo V - Amnesia

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Dax

La guardo negli occhi e vorrei darle tutte le risposte che cerca. 'Metterti in pericolo mi costa di più che continuare a mentirti.' Mostro un sorriso finto per rassicurarla e le prendo la mano, ma come tocco la sua pelle, sussulta.

Sposto il palmo dove la pelle è coperta dagli indumenti. I suoi occhi sono pieni di domande e i miei colmi di delusione.
Il destino ci ha resi prigionieri in questa vita piena di menzogne.

«Alma...» Sussurro il suo nome con dolcezza, ma lei interrompe quel momento così delicato. Non le interessano le smancerie e nemmeno ciò che ho da dire. Lei vuole risposte.
«No, niente Alma. Tu adesso mi ascolti. Io non ho più undici anni e non sono più la bambina che credete tutti. Voglio sapere la verità, su tutto, adesso e non mi interessa il tono di voce e i modi con cui me lo dirai, dimmi la verità. Ora.» Lo sguardo è fisso e la mascella serrata mentre mi obbliga a parlare.
Sorrido di nuovo, non riesco a essere serio quando è così prepotente.

Ripenso a quello che devo fare, il sorriso scompare dalle mie labbra. 'Non posso dirti la verità, non sei pronta.' Nel mondo soprannaturale le regole vanno rispettate come tra gli umani e, se qualcuno non rispetta queste leggi, pagherà le conseguenze. Non mi fa paura affrontare il frutto delle mie azioni, ma dire ora la verità non aiuterebbe nessuno, metterei solo la sua vita a rischio e per quanto mi dispiaccia non poterle dire ciò che so, ingoio il boccone amaro e ricalco i miei passi.
«È meglio se uso lo stesso metodo che ho usato con l'assistente.» La vedo come indietreggia sul sedile quasi volesse entrarne all'interno, mimetizzarsi con esso. Ha paura, il suo sguardo è cambiato in una frazione di secondo e il suo cuore batte talmente forte che non riesco a concentrarmi su altro.

Dietro i suoi capelli rossi vedo sbucare Margot e Roan. Vedo il labiale di mia sorella mentre mi prega di non fare ciò che ho in mente. Roan annuisce mentre Margot urla accanto a lui. La prende vicino e cerca di calmarla, piange e si dimena per raggiungere l'auto. Corre verso di noi, apre la portiera, si inginocchia di fianco ad Alma, le sue gambe toccano l'asfalto freddo e bagnato.

«Per favore Dax, ti prego, lasciale i ricordi, sono stanca di mentire alla mia migliore amica, merita di sapere la verità.»

Vedere Margi in quelle condizioni, mi lacera l'anima, come se la lama del coltello non smettesse di girare all'interno del mio petto; vorrei fermare quel tormento straziante, ma ogni scelta che potrei prendere in questo momento farà soffrire qualcuno. Alma la guarda impietrita con gli stessi occhi con cui ci fissa anche Roan. Non devo cedere alle loro lacrime, devo essere più forte di così.
Appoggio le mani sulle sue spalle e la guardo fissa negli occhi, Alma rimane immobile senza dire più una parola. Le sue pupille sono dilatate e vuote, non traspare alcun sentimento, tutta la curiosità e la paura sono sparite.

In poco tempo le palpebre si appoggiano e lasciano spazio al sonno profondo. Le accarezzo i capelli senza pensare a Roan. Mentre esco dalla macchina mi asciugo una lacrima senza farmi vedere.

Mi siedo sul marciapiede accanto a Margot e la abbraccio con forza. «Mi dispiace, ma così è al sicuro. Se sapesse la verità, rischierebbe la vita. Vero Roan?» Sposto l'attenzione su di lui mollando la presa su mia sorella. Mi guarda con aria di sfida e senza alcuna emozione.
«Lo sai quali sono i patti. Rispettali.» Mi fredda senza un briciolo di sentimento. Non gli importa che Alma non sappia la verità, che ogni giorno tutte le persone accanto a lei dicano una bugia, lui è felice così e lo sarà finché la sua famiglia otterrà da Alma ciò che vuole.

Chiudo gli occhi e stringo i pugni.
Margot balza di fianco a me, tirandomi il braccio, cerca di allontanarmi dal rosso perché teme che possa fargli del male, preso dalla rabbia. Roan non si sposta, non ha paura, non batte ciglio e la sua strafottenza per poco non mi fa saltare i nervi, ma il tocco di mia sorella mi calma e le vene sul collo che prima erano rigide, si rilassano.

«Cosa ricorda?» Scuoto il capo. «Niente. Edith è stata male, tu l'hai chiamata, Roan la accompagnata in ospedale e le è stato accanto.» Ringhio mentre lo guardo un'altra volta.

Margot mi tira di nuovo il braccio per catturare la mia attenzione. «Vado a prendere l'autobus. Tu porta Alma a casa. Ci vediamo dopo.» Mi bacia sulla guancia mentre con la manica si asciuga le ultime lacrime.
«Andiamo.» Fa cenno al rosso.

Risalgo in macchina e guido fino a casa. La pioggia si è affievolita, i tergicristalli scricchiolano sul vetro umido. Rimango immobile davanti al garage a pensare a quanto accaduto prima, eppure riesco a cancellare dalla mente la paura emanata da quegli occhi cielo, per quanto io mi sforzi. La guardo un'ultima volta prima di scendere dalla macchina e la prendo in braccio reggendole la schiena e le gambe. Spingo la portiera con il piede e mi avvio verso la porta di casa.

Mamma e papà si precipitano alla porta. La loro faccia indica l'amarezza che ho appena provocato loro, ma questa mi importa meno del necessario.
«Dax!» Urla mamma «Cosa hai fatto?»
«Falli passare, spostati.» La incoraggia papà.

Salgo le scale e la porto in camera mia, la adagio sul letto e la lascio riposare, ne ha bisogno. Quando si sveglierà sarà tutta indolenzita e le sembrerà che la testa le scoppi a ogni pensiero, ma in poco tempo il male passerà, lei avrà dimenticato tutto e le nostre vite torneranno alla normalità.
Nella vecchia scuola a Fort Ross gli insegnanti ci hanno obbligato a provare ogni tipo di dolore che un essere immortale può far provare a un umano: cancellare la memoria, il soggiogamento, la trasformazione hanno tutti effetti collaterali sull'essere mortale, e noi li avevamo provati tutti. Era questo il procedimento attraverso cui avremmo mantenuto la nostra umanità una volta trasformati e aveva funzionato, in parte.

Mamma sta tesa e non alza lo sguardo da terra, papà guarda le scale in attesa che io scenda.
«Non è successo nulla, state tranquilli.» Rassicuro entrambi mentre scendo un gradino alla volta. «Edith è stata investita e l'unica a poterla salvare era Alma. Questo ha implicato una serie di cose che mi hanno obbligato a toglierle i ricordi. Era l'unica soluzione.»
Mamma alza la testa e la sua espressione è scossa. Il suo corpo trema. «In... Investita... E da chi?»
Muovo la testa a destra e a sinistra. «Non lo so, sicuramente la polizia sta facendo il suo lavoro.» Cerco di calmarla. «Andrà tutto bene, vedrete.»

Mio padre si alza in piedi e mi fulmina con lo sguardo. «Sono passati pochi giorni da quando sei tornato e guarda in cosa ti sei già cacciato. Eravamo così contenti di averti di nuovo a casa. Dovevi fare solo una cosa, stare lontano da questa ragazza e da tutti gli altri maghi. Lo sai che siamo maledetti, lo sai Dax, lo sai. Lo sai che metti le vostre vite in pericolo, allora io mi chiedo, perché non stai lontano da lei?» Mi incalza alzando sempre di più la voce.

«Sono stato chiuso in quella scuola per sette anni a imparare, prima a essere umano, poi a essere il mostro che sono, assetato di sangue e pronto a uccidere. Pensavo di non avere più scrupoli, che una volta diventato questo avrei perso i sentimenti, esattamente come voi, ma, sorpresa, sono ancora tutti dentro di me, esattamente qui.» Strillo e indico il petto.

Mamma piange sempre di più, i suoi singhiozzi mi fanno rabbrividire.
«È stata una tua scelta.» Mi rinfaccia papà a labbra strette.

«È stata una mia scelta, uhm? Una scelta libera e non certo perché piangevate giorno e notte che nessuno dei vostri figli volesse diventare una creatura immortale, e che li avreste visti morire uno per uno, che non sareste potuti stare accanto ai figli e ai nipoti? Perché ovviamente noi saremmo invecchiati e voi no e qualcuno se ne sarebbe accorto. Allora ho preso questa liberissima scelta di essere ciò che sono, per lasciare a voi una speranza e a Margot la vita che ha sempre sognato. Quindi, dimmi ancora quanto libera è stata la mia scelta.» Stringo i pugni, le vene si accentuano sul collo, le sclere arrossiscono e i lunghi denti fuoriescono dalla mia bocca.

Sento i passi avvicinarsi alla porta di casa, l'odore di Margot mi invade le narici, la chiave è inserita nella serratura. Fulmino di nuovo Susan e James e torno normale. La porta si apre e Margot mette piede in casa.

Sorridiamo tutti con falsità, ma lei percepisce la tensione.
Mi guarda con innocenza. «Mi sono persa qualcosa?» Susan si muove verso di lei e la abbraccia. «No, siamo solo preoccupati per Alma.»

Gli occhi blu diventano cupi e le lacrime non le permettono di sbattere le palpebre. Stringe le labbra per non mostrare i suoi sentimenti.
«Abbiamo scelto di nuovo per lei.» Sbuffa.

I nostri genitori rimangono sul divano ancora scossi dalla discussione e lasciandoli soli, io e Margot ci dirigiamo in camera, ci sediamo per terra ai piedi del letto mentre Alma sta ancora dormendo.

«Quando si sveglierà?» Appoggia la testa sulla mia spalla. «Ci vuole un po', sono le controindicazioni di questa procedura.» Lascio andare l'aria nei polmoni.
Margot alza la testa e mi guarda negli occhi. I nostri sentimenti si mischiano.

«Che pessima idea ho avuto con la cena...» Si porta la mano sulla fronte.
«Non potevamo sapere di Edith.» Le sorrido.
«Forse è meglio così, almeno anche Alma non è costretta a stare dentro queste quattro mura e non penserà solo a Edith. I ragazzi si comporteranno bene.»

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