Capitolo VI - Bellezza

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Alma

Apro gli occhi e non riesco a mettere bene a fuoco. Un dolore lancinante mi trafigge la testa. Un gemito involontario fuoriesce dalle mie labbra. 
La porta si apre e intravedo una chioma nera. Il profumo di vaniglia si diffonde in tutta la camera e sembra accarezzarmi l'olfatto.
Mi guardo attorno, non riconosco molto della stanza, sicuramente non è quella di Margot.

«Ti ho sentita lamentarti, volevo accertarmi che stessi bene.» La voce pesante e cupa mi fa tornare con la mente all'ospedale a qualche ora prima.  
Annuisco e la vista torna sempre più limpida. Gli occhi scuri puntanti su di me, mi mettono in imbarazzo. Oh mio dio, sono nel letto di Dax.

Si siede accanto a me e sento un nodo alla gola. La pelle olivastra è in forte contrasto con il mio colorito pallido. I muscoli sviluppati mettono in risalto le sue forme, il dorso è nudo e lascia intravedere molte cicatrici sulla sua cute, mi rende curiosa e vorrei sapere come se le sia procurate.

«Stai bene?» Le labbra si allungano in un sorriso.
«Perché sono nella tua camera?» Chiedo lanciandogli un'occhiata pungente.
«Quando siamo arrivati Margot non era a casa, perciò ti ho portato nella mia.»
«E lei dov'è adesso?» Continuo a fare domande con tono saccente.
«Dove dovresti essere anche tu, a prepararti. Stasera usciamo.»
«Chi? Io con te e con quella combriccola di strani, non esco.» Mi impongo. «Siete liberi di uscire, ma senza di me.»
Margot irrompe nella stanza. «Ti prego. Ti prego. Ti prego. Non farmi andare da sola.»
Scrollo la testa per convincerla che non voglio uscire, non con Dax e con i suoi amici, non di certo mentre mia zia è in ospedale e io non penso ad altro. In più mi sono anche addormentata e non so nemmeno quando.
«Non ho niente da mettere.» Non mi esce niente di più convincente.
«Il mio armadio è pieno. Puoi scegliere quello che vuoi.»

Sbuffo, ottima scusa, come se fosse la prima volta che Margot mi presta qualche vestito. Mi alzo dal letto facendo leva sulle mani, con la testa ancora pesante, la stanza rotea e le vertigini mi obbligano a risedermi. Dax si abbassa per guardarmi negli occhi rimanendo sospeso sulle punte. Non mi fa alcuna domanda, ma i suoi occhi sono interrogativi.

Non riesco a mantenere bene l'equilibrio e sento barcollare la schiena, come se le vertebre fossero scomposte e non più al loro posto. Dax, come se avesse sentito i miei pensieri, poggia la sua mano sulla mia schiena e le sue dita aperte sulla maglia che separa i nostri strati di pelle, mi danno una sensazione di calore che si propaga in tutto il corpo. Le guance mi diventano rosse per l'imbarazzo e non riesco più a reggere il suo sguardo, per fortuna la luce è spenta e nessuno se ne accorge.

Margot si allontana dalla stanza per andare in cucina e portarmi un bicchiere d'acqua. Dax con una mossa veloce si siede accanto a me sul letto, portando il braccio sul mio fianco e stringendomi a sé facendo in modo che il mio viso si incastri perfettamente nell'incavo del suo collo. Sento un'altra volta quell'essenza di vaniglia che aveva fatto irruzione nella camera quando era entrato. La sua bocca è così vicina che sento la menta mischiata al fumo fuoriuscire dalle labbra carnose.

Quando Margot torna nella camera, accende la luce e il bagliore mi porta di nuovo alla realtà, facendomi staccare frettolosamente da Dax. Il volto è ancora infuocato e mi copro con le mani il rossore per cercare di nasconderlo. La mia migliore amica mi porge l'acqua, bevo un lungo sorso e la dolcezza dello zucchero scende nella gola provocandomi disgusto, strizzo gli occhi e faccio una smorfia stringendo le labbra.

«Ti senti meglio?» La voce di Dax mi ricorda il colorito della mia pelle.
«Sì, sicuramente sarà stata la pressione bassa.» Rispondo continuando a nascondere il rossore.
Dax si alza in piedi e mi allunga la mano, la afferro con decisione e quando i piedi toccano terra non mi sento più barcollare. Annuisco per dargli conferma che mi sento davvero meglio.

Margot apre l'armadio e sfoggia due metri di abiti appesi in ordine di colori, mi porge un vestito nero asimmetrico sulle gambe, lo guardo incerta, ma i suoi occhi insistenti mi fanno cedere, così mi tolgo i miei vestiti e indossando quello proposto da lei. Il vestito mi arriva a metà coscia nella parte destra e dalla parte sinistra uno spacco lascia intravedere di più la gamba.
Mi fa sedere alla sua scrivania e si mette al lavoro. «Un po' di ombretto verde che si intona bene con i tuoi occhi, un po' di mascara e un rossetto rosso come i tuoi capelli. Et voilà. Il gioco è fatto.»
Alzo lo sguardo verso il soffitto. «Non fare così che mi rovini il capolavoro.» Mi rimprovera.

Mi porge le mie Dr. Martens nere e un cappotto color caramello. Mi spinge davanti allo specchio.
«Non posso uscire così. Sono nuda!» Margot sbuffa nel sentire le mie parole.
«Non sei nuda, sei bellissima. Stai ferma lì.» Corre nella camera di fianco e torna per mano con suo fratello.
«Non è bellissima?» Guarda speranzosa Dax, aspettando una risposta positiva.

Quegli occhi che mi fissano  di nuovo dalla testa ai piedi, mi mettono ancora di più a disagio. Le labbra gli sono rimaste socchiuse nel tentativo di dire qualcosa. «Dax! Dai, per una volta, puoi non fare lo stronzo?» Lo incita la sorella.
Si porta una mano tra i capelli spettinati. «Stai bene, davvero.» Margot saltella e batte i palmi delle mani in un applauso fastidioso.
«Vedi, se lo dice lui, lui che ti ha sempre preso in giro, vuol dire che è vero.» Spinge suo fratello fuori dalla camera e chiude la porta.

«Ora passiamo alle cose serie, come ti senti?»
«Penso a mia zia e spero che si riprenda, non ho nessuno se non lei, cosa faccio se rimango da sola?» Alzo le spalle e le iridi luccicano per colpa delle lacrime.
«No, non piangere, sbavi il trucco. Non rimarrai da sola, te lo prometto. Edith è forte e si riprenderà e avrai sempre e comunque me, non importa cosa accadrà, sarò sempre accanto a te.» Mi stringe forte tra le sue braccia.
«Grazie, ti prendi sempre cura di me e so di non essere così facile da sopportare.» Le porgo le mani e lei le stringe incastrandole con le sue. «Sei la migliore che conosca.» Le dico sentendo davvero con il cuore quelle parole.
«Vado a prendere un po' d'aria sul balcone.» Lei annuisce mentre inizia a prepararsi.

Apro la porta ed esco. Il cielo è coperto da nuvole dopo una giornata piovosa. L'aria è fredda e irradia attraverso il vestito facendomi tremare e lasciando un brivido percorrere tutto il corpo. All'improvviso sussulto, nel balcone di fianco Dax sta fumando. Non mi sono nemmeno accorta della sua presenza.
Non l'ho mai visto così elegante, ha indosso una camicia bianca con le maniche rialzate e un paio di pantaloni beige simili al mio soprabito. Porta la sigaretta alla bocca senza dire una parola. Inspira ed espira. Il fumo gli copre il viso e il vento lo mescola al suo profumo, portandolo via. Si appoggia con i gomiti al parapetto del balcone senza distogliere l'attenzione da me.

Mi copro le gambe con il cappotto per scacciare l'imbarazzo.
«Sei bella, non lo dico per dire.» Annuisce mentre lo dice e sfoggia il suo sorriso smagliante. Quelle parole mi provocano una strana sensazione nello stomaco. Non ho mai sentito Dax essere carino con qualcuno e soprattutto non con me. Mi rendo conto che quella frase l'ha detto dopo che mi sono coperta forse per rassicurarmi sul vestito che mostrava un po' troppa pelle.
«Non mi sono coperta perché...» Interrompo la frase quando le sopracciglia di Dax si corrugano mostrando decisamente interesse per ciò che stavo dicendo. «Grazie.» Colgo l'occasione per cambiare discorso.

Fisso i movimenti regolari mentre fuma. «Voglio anche io una sigaretta.»
Dax ride e si tocca con la lingua l'angolo della bocca. «Hai mai fumato?»
«Un migliaio di volte.» Ricalco il suo tono provocatorio.
Prende una sigaretta dal pacchetto e me la lancia. La afferro con una mano e la porto alla bocca. Con cosa l'accendo? «Che fumatrice, nemmeno un accendino.» Dax mi lancia l'apparecchietto per accendere la sigaretta, lo afferro con entrambe le mani. Accendo e inspiro. Il fumo mi va di traverso e inizio a tossire senza sosta. Dax sogghigna. La porta de balcone si apre e d'istinto butto giù la sigaretta. Margot si precipita verso di me. «Stai bene?» Giro lo sguardo verso il lato opposto e mi rendo conto che Dax è sparito. Annuisco. «La saliva...» Dico con voce spezzata tra un colpo di tosse e l'altro. «Mi è andata di traverso.»

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