Capitolo XIII - Puoi provare a credermi?

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Dax

Quando finalmente la rabbia si è placata e dopo l'incontro con mia madre, decido di continuare il tragitto verso scuola. Il ritorno è un'amalgama di amarezza riguardo a tutte le cose successe in qualche ora.

Con Edith non è andata come mi aspettavo e con la mia famiglia è una continua discussione alla quale non riesco mai a trovare il capolinea.

Do sempre la colpa alla sfortuna, perché per quanto cerco di tenermi lontano dai guai, qualcosa mi stravolge, e infatti quando la sfiga ti vede, ti colpisce più volte.

«Oh, oh, ma chi si vede? Stai andando a scontare la tua punizione, signor Duval?» Giro la testa dalla parte opposta, ma la sua voce penetra nelle mie orecchie come note stonate e stridenti.

«Prima mi aggredisci e adesso non mi consideri, che maleducazione.» Ringhia Roan. «Prenditi cura della mia ragazza, ma non troppo, sai che... È vietato.» Sussurra le ultime parole.

E per quanto mi sforzi di mantenere la calma, la parte più impulsiva di me riesce a dominarmi sempre.

Mi avvicino al suo viso pieno di ira. «Se ci tieni che non rimanga solo con lei oggi, puoi stare anche tu con noi, ma probabilmente non ti interessa così tanto di Alma, ma solo di questo stupido accordo tra famiglie.»

Non ha bisogno che specifichi altro più di quello che ho detto, perché lo sa anche lui: Alma è la persona che deve tenere a bada e la fortuna lo ha aiutato, lei si è innamorata di lui ancora prima che lui provasse a fare qualcosa per attirala nella sua tela attorcigliata.
Però qualcosa la trattiene dall'aprirsi completamente con lui, dal concedersi come lo si fa con una persona che si ama davvero.

Da quando sono tornato, ho sempre dubitato non solo dei sentimenti di Roan nei suoi confronti, ma anche di quelli di Alma.
Quelle piccole emozioni che abbiamo provato, quando quella sera sul balcone mi sono avvicinato a lei, sono state così intense che i suoi occhi parlavano, mi raccontavano una storia, una storia delicata, anche se solo di attrazione, con quegli occhi che non ho mai visto guardare così Roan.

Inizia a ridere stirandosi il viso. «Ovviamente mi interessa quello che è stato stipulato dai nostri discendenti e, anche se non ci credi, mi interessa  Alma, certo, forse non quanto io interesso a lei, in fondo è stata lei a corrermi dietro.»

Spesso in una storia di amore c'è la persona che ama di più e quella che ama di meno, ma sentirlo parlare così di lei, mi tocca più di quanto avrei mai potuto pensare.

La voglia di aggrapparmi di nuovo alla sua gola e strappare via ogni singolo battito del suo cuore mi divora. Cerco di ingoiare l'amaro di non poterlo fare a pezzi. Di colpo l'odore di altri maghi mi invade le narici e mi rendo subito conto che non è solo. Ora si spiega perché tutto questo coraggio brusco. E non sono solo maghi, sono anche vampiri.

Da dietro i cespugli compaiono otto creature. Il primo istinto è quello scappare, sono solo e non riuscirei mai a combattere tutti loro, ma una ragazza del loro gruppo mi ferma con una forza inopinabile. «Piacere, Morgana. Non ci siamo ancora presentati.» Mi dice con un sorriso perverso mentre mi intrappola in una tela di magia da cui non riesco a muovermi.

Cerco di trasformarmi, ma i suoi poteri me lo impediscono e più mi affanno, più la sua risata diventa diabolica.

Un ragazzo si avvicina a me, afferrandomi la gola. «Io sono Martin, amico di Roan. Ho saputo che hai giocato sporco oggi.» E ogni parola che professa, la stretta si fa più forte.
Mi manca il respiro, non riesco a difendermi, a parlare o anche solo a gemere.

Morgana e Martin iniziano a parlare tra di loro consigliandosi sul da farsi con me. Ogni secondo che passa, inizio a sentire meno il mio corpo. Mi butta a terra con forza lasciandomi nelle mani della sua alleata.

Mentre abbracciò il suolo nell'attesa del verdetto finale, una voce familiare mi accarezza le orecchie. «Dai su ragazzi, vi sembra equo giocare in nove contro uno? Non vorrete scatenare una guerra per una sciocchezza del genere.» Dichiara Lucien mentre si avvicina accompagnato da Eva e Bernard.

Lucien con un piccolo incantesimo interrompe la magia di Morgana e mi libera dalla sua presa. Il mio corpo si trasforma in un millisecondo, rendendomi forte da poterli combattere.

Nonostante la disparità di numero, la forza dei componenti del mio gruppo sovrasta la loro. Si radunano formando una massa e indietreggiano componendo così due aggregati distinti.

La nostra famiglia è più legata rispetto ad altre, poiché non ci legano solo i poteri o un tatuaggio inciso sulla nostra pelle, ma anche i sentimenti, e questo la rende più forte.
Quando il dolore mi attraversa il corpo e mi fa gemere stremato, Lucien lo riesce a percepire, riuscendo a trovarmi in poco tempo. Non succede a tutte le famiglie, e persino nella nostra, non tutti i componenti hanno questo privilegio, è tutta una questione di impulso dettato dall'affetto che nutriamo per alcune persone.

«Il tuo amico non è il benvenuto nella scuola e nemmeno gli altri due, non è una scuola per vampiri. Tu, Lucien sei l'unico che tolleriamo nonostante tu abbia scelto la parte sbagliata, ma sei ancora in tempo per cambiare idea.» Gli comunica Roan.

«Non vorrei deluderti, ma la scuola non è tua, ma di Reiston, le decisioni spettano a lui e, a quanto pare, sono già state prese. E per quanto riguarda le mie idee, potrei cambiarle ora e uccidervi uno a uno, ma non vorrei certo destare sospetti in città, proprio adesso che le cose finalmente si sono rimesse a posto.»

Roan corruga la fronte e fa segno ai suoi amici di allontanarsi, così in pochi minuti spariscono tutti tranne il rosso. «Vivremo come volete voi. Non calpestate il nostro territorio, non prendete ciò che è nostro e nessuno si farà male.» Ci fa sapere.

«Credi che Alma sia tua?» Rido. Come al solito non riesco a trattenere le parole e lo sguardo di Lucien mi fulmina incalzante.
«Fin quando lo vorrà, sì. E tua non potrà mai essere.» Mi sorride maliziosamente. «Allora, abbiamo un accordo.» Continua.
«Abbiamo un accordo.» Acconsente Lucien. E anche Roan svanisce insieme agli altri.

Lucien fa cenno a Bernard e Eva di allontanarsi. Mi afferra le spalle e mi sbatte contro il muretto. «Potevi morire. In cosa ti stai cacciando, Dax?»

Scoppio in una risata isterica al solo pensiero che anche lui abbia perso la fiducia in me. «Stavo solo tornando a scuola. Sono andato a parlare con Edith.»

Lucien sbuffa mentre si porta la mano alla bocca tormentandosi le labbra e poi i capelli. «Prenderlo per la gola? Sei impazzito? Vuoi davvero iniziare una guerra tra maghi e vampiri? Non ti stai comportando da leader, Dax. Ci stai mettendo in pericolo e se continuerai a farlo, dovremmo trovare qualcun altro che possa farci da guida.»

Sgrano gli occhi sentendo le sue parole. «Non capisco da che parte stai, Luc.»
«Dalla tua, ma tu davvero non vuoi capire. Quello che stai facendo è pericoloso, stai giocando col fuoco. Hai perso la testa per caso? Dimmi che è uno dei tuoi soliti giochetti di superiorità quello che stai facendo con Alma. Sai che è l'unica persona a cui non devi avvicinarti, Dax. Dimmelo, per favore.»

Sbuffo portando la testa all'indietro. «Hai ragione, sono un coglione. Stupida superiorità. Vi ho messo in pericolo e non lo meritate.» Dico con sincerità parte di quelle frasi. Lucien mi abbraccia dandomi due pacche sulla spalla.
«Sei il nostro capo, non vogliamo perderti.» Si ferma per un secondo leggendomi negli occhi. «E lei è solo l'amica di tua sorella.» Annuisco a labbra strette. «Dai forza, ti porto a scuola.»

Monto sulla sua moto e in pochi minuti siamo davanti all'ingresso della scuola. Scendo con un piccolo saltino, tolgo il casco e glielo porgo, lui lo afferra e lo appoggia ai suoi piedi. «Grazie, amico.» Mi rendo conto di doverglielo dopo che mi ha salvato la vita. «Ricordati quello che ci siamo detti.» Gli sorrido.

Mi fa sentire fortunato in qualche modo avere degli amici come loro che sono sempre pronti a tutto pur di salvarmi. Loro sono la mia famiglia, quella di cui sono responsabile e da oggi devo prendermene cura.

Percorro il corridoio per non più di qualche metro, quando incrocio il preside Reiston. Mi afferra per un braccio e mi porta dietro a una colonna di un corridoio. «Ti sei bevuto il cervello?» 'Anche tu no!.'
«Sei pieno di sangue.» Passo una mano sul viso sentendo graffi su tutta la pelle. Mi avvio verso il bagno, ma lui continua a seguirmi.

Mi sciacquo la faccia, lasciando solo le cicatrici e lavando via il sangue e il dolore. Reiston continua a fissarmi a braccia conserte con disapprovazione. Non voglio subirmi un'altra ramanzina. La giornata di oggi è stata sfaticante e mi ha risucchiato ogni tipo di energia, e come se non bastasse devo affrontare anche Alma.

Mi guardo allo specchio e non riesco neanche a riconoscermi, e di certo non è colpa delle ferite a cui sono abituato da sempre. Qualcosa in me è cambiato da quando sono tornato in città e non si può dire che in meglio. Mi sforzo di trovare quel ragazzo di qualche anno fa, prima della morte di Maya, ma sembra che sia scomparso insieme a lei.

Mi asciugo le mani e il viso con della carta non incrociando mai lo sguardo del preside. Per allentare la tensione cerco di sviare ogni tipo di discorso in arrivo. «Certo che potrebbe comprare una carta con più strati.» Dico mentre sputo piccoli pezzettini che si sono incastrati nella bocca.

Reiston sorride mordendosi il labbro inferiore. «Piccolo mezzo uomo furbo che non sa risolvere i problemi se non con i poteri che ha.» Si avvicina a me minacciosamente. «Non ho paura di te, Dax. Sei tu a doverne avere. Non ti permette mai più di cancellare i miei ricordi e di giocare con i miei pensieri. Se dico punizione, punizione rimane. Sono rispettato in questa scuola, e non sarà certo un "vampiretto" della tua età a non farlo. Ti ho accettato qui, nonostante non dovessi, ti ho accolto, te e i tuoi simili senza battere ciglio, perciò comportati con riguardo e da uomo.»

Vorrei fermarlo, ma il suo discorso mi sta lacerando dentro. So che ha ragione e dovrei solo ringraziarlo per quello che ha fatto nei nostri confronti. Vorrei digli che non sono stato io a cancellare i suoi ricordi e che non sarei tornato per la punizione se lo avessi fatto, ma a questo punto non mi crederebbe. Mi siedo sul pavimento con le ginocchia accovacciate al petto mentre lui si allontana dal bagno.

Quello stronzo di Roan ha usato i suoi vampiri schiavi della sua magia per soggiogarlo, facendogli credere che la colpa fosse mia. È sempre così, lui il buono e io il cattivo, e purtroppo chi ci sta intorno ha lo stesso pensiero.

Penso se inseguirlo o ingoiare un altro boccone pungente. Scatto in piedi. Deve saperlo, che mi creda o meno. Quel piccolo bastardo deve smettere di prendersi gioco di tutti. Non so come si sia creato quel cerchio di amici, non mi capacito di come si sia conquistato la fiducia del preside e non penso che riuscirò mai a far aprire gli occhi a chi gli sta intorno, soprattutto ad Alma, ma posso provarci.

«Signor Reiston!» Urlo dall'altra parte del corridoio.
«Duval!» Si gira quasi sorpreso.
Mi avvicino velocemente a lui. «Non sono stato io. Può anche non credermi se vuole, ma glielo dico con sincerità. Non è opera mia, forse qualcuno ha introdotto altri vampiri all'interno.» Annuisce. «Cerco di crederti, ma non deludermi. Parlerò con Roan, siccome mi pare che sia l'unico ad avere qualche amico vampiro. Terrò d'occhio anche le telecamere.»
Sì! Finalmente qualcuno che ripone la sua fiducia in me.

Lucien aveva ragione, stavo rischiando tanto e senza un vero senso.

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