37 - Diventare polvere

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Quella notte stava passando così lentamente, l'ansia nel corpo di Selene a sopraffarla. Se ne stava seduta da ore ormai davanti quelle due sfere di energia in cui Nives ed Arun erano avvolti, mentre la loro aura continuava a crescere. Ormai dovrebbero essere vicini al risvegliarsi pensò sdraiandosi e ammirando il cielo stellato dalle vetrate colorate della biblioteca. È strano che io abbia tutti i ricordi di prima ma non cosa mi sia successo per poter finire nel mondo Nonmagico...

Era già da quando erano entrati in quel mondo protetto che se lo domandava. Aveva aspettato che la sua memoria tornasse però quel particolare ancora le sfuggiva. Era come se ci fosse qualcosa che la bloccava, e non solo per la memoria. Infatti, aveva notato che anche la sua aura era strana. Sentiva quella di Amara crescere sempre di più incontrollabile e presto la corvina, senza volerlo, si sarebbe mostrata per la sua forma originale a tutti. È rimasta troppo tempo a rinnegare la propria magia volontariamente, per me dev'essere stato una cosa simile. Allora perché la mia magia non torna?

Guardò le proprie mani, osservando quelle piccole scintille luminose che crearono al suo pensiero. Si sentiva limitata, come se il proprio elemento fosse impegnato in qualche incantesimo. Era impossibile, ma la sensazione era quella. L'unico modo per risvegliare il mio potere è sottoporlo ad una forza pari alla mia. Oppure...

- Sel?-

Una voce la distrasse, una voce angelica e calda che la fece sedere di scatto, portandola a guardare quella ragazza seduta davanti a sé con il volto inclinato da un lato. I suoi capelli argentei tendenti al bianco le cadevano lunghi lungo la schiena e alcune ciocche ribelli le coprivano il viso vispo e illuminato da quegli occhi di un azzurro come il cielo senza nuvole, così intenso e quasi brillante. La pelle era simile alla sua, indosso ancora quel vestito mal ridotto. Le piume delle sue ali però non sembravano molto migliorate, per niente se pensava a quanto fossero di un bianco candido, eleganti e splendide normalmente.

- Ehi Niv.- le disse sorridendole un po' nervosa passandosi una mano tra i capelli chiari. Nives sembrò guardarla come a non crederci, provando poi ad allungare un braccio verso il suo. Appena realizzò che tutto fosse reale, Selene si ritrovò con la schiena contro il pavimento freddo della biblioteca, Nives con le mani ai lati della testa e i suoi occhi caldi irati. Anche se non totalmente.

- Tu! Spero tu abbia una valida motivazione per non avermi detto nulla per il tuo isolarti perché rischi che ti ammazzi!- le disse e Selene rise per nulla intimorita.

- Non sei mai stata brava a minacciare.- le disse invece guardandola con sguardo furbo e felice di vederla. Nives invece sbuffò e la abbracciò appena si rimise a sedere.

- Comunque non mi va giù il fatto che tu non mi abbia detto niente, sono la tua migliore amica e ho il diritto di sapere.- continuò l'angelo incrociando le braccia al seno guardandola con un misto di preoccupazione, sollievo e delusione.

- Lo so, avevo solo bisogno di stare da sola. Non è colpa mia se Orion ha voluto attaccare in un momento sbagliato.- le disse sospirando l'altra, vedendola poi sorridere. Un rumore distrasse entrambe e guardarono dietro di loro la barriera protettiva che teneva Arun al suo interno iniziare ad infrangersi.

Selene si alzò subito osservando ogni singolo pezzo di essa sgretolarsi, fino a liberare quel ragazzo dai folti capelli di un castano scuro, la pelle poco più chiara della sua, corpo non eccessivamente muscoloso ma che nascondeva una grande forza. I vestiti scuri che portava erano impolverati ma non distoglievano lo sguardo dai suoi occhi che si incatenarono a quelli della ragazza.

Inizialmente lui non ci fece caso avendo da poco aperto gli occhi, ma quando si rese conto dove fosse e chi avesse davanti, ad un paio di metri da sé, si bloccò. Non poteva essere vero. Era solo un sogno, un'illusione che aveva visto così tante volte mentre era stato rinchiuso in quella prigione che non l'aveva smosso in nessun modo. Nessuna tortura era paragonabile a ciò che aveva provato nel non vedere più quella ragazza. Quegli occhi dorati che lo fissavano li avrebbe riconosciuti ovunque, come avrebbe potuto dimenticare quegli occhi che aveva cercato dappertutto per anni e anni? Sognati, cercati? Quei capelli bianchi e alla radice neri, quelle mani delicate e la pelle leggermente olivastra.

- Sel...- sussurrò con stupore quasi a non crederci. Selene non ce la fece a stare ferma lì e si fiondò tra le braccia forti di suo fratello che la accolsero subito in un abbraccio. Il suo corpo caldo la avvolse all'istante e fu un sollievo sentire anche il suo profumo inconfondibile.

- Scusa, avrei dovuto dirti qualcosa e...- iniziò a dire Selene ancora con il volto nel suo incavo ma Arun la bloccò, una mano tra i suoi capelli chiari mentre ci giocherellava.

- Fa niente, avrei dovuto insistere io conoscendoti.- le disse con voce calda e sicura. Non seppero per quanto rimasero così, forse qualche secondo o qualche minuto, ma quello bastava pur di sapere che stavano bene.

- Come mai sento parecchie auree?- domandò poi Nives guardandosi intorno confusa e interrompendo i due fratelli che si staccarono e la sua amica ridacchiò.

- Ve lo spiegherò poi, anzi, chiedete a Kehlani che non ha nulla da fare al momento se non stare ferma a leccarsi le ferite. Ma prima vedete di sistemarvi che sembrate dei barboni.-

- Ehi! Guarda che siamo stati rinchiusi per anni. A proposito, poi ci dirai che fine avevi fatto?- disse Arun scompigliandole un poco i capelli facendola lamentare, anche se in realtà era contenta di quel gesto che le era mancato, era mancato ad entrambi.

- Appena lo ricorderò, devo chiedere una cosa ad Amara perciò vado a stanarla. Ci vediamo!- disse iniziando ad andarsene e svanendo oltre la porta e lasciando i due un po' confusi e perplessi. L'angelo poco dopo scosse la testa e ridacchiò.

- Beh, almeno le cose tra quelle due sembrano cambiate. Un tempo tua sorella non le parlava nemmeno.-

- Non che tu sia tanto diversa, vi scannate ancora solo a vedervi.-

- È un vampiro e io un angelo, che ti aspetti?-

Arun ridacchiò e le si avvicinò cingendole la vita con un abbraccio e guardandola negli occhi.

- Ti ha fatto uscire dalla tua prigionia e cercarmi per portare via anche me, dovremmo ringraziarla.- le disse con tono seducente e lei sorrise lasciandole una carezza sul volto, vedendo poi la sua mano venir presa dal ragazzo che ci lasciò un lieve bacio sul dorso.

- Vedrò. Ma ora vorrei levarmi di dosso tutta questa polvere e avrei anche fame.-

- Concordo.- disse lui porgendole poi il braccio come un nobile cavaliere.

- Vogliamo andare mia signora?-

Nives alzò gli occhi al cielo e lo prese a braccetto.

- Sei galante solo quando devi farti perdonare per qualcosa.-

- Nah, non sempre.-

E mentre si avviavano verso la loro meta tranquilli, Selene si rigirava tra le mani dei fogli spuntati dal nulla, continuando a osservarli e a parlare tra sé e sé. Cercava di capire cosa stesse accadendo e cosa le fosse accaduto anni prima, forse poteva essere qualcosa di importante, specialmente se non la ricordava. È come se stessi proteggendo qualcosa, so che è così ma cosa?

- Ancora nelle tue ricerche?- sentì dire dalla voce di Amara, proprio quella che cercava. Se ne stava in piedi all'ombra di un albero con le braccia al seno, poggiata sulla corteccia ruvida.

- Capiti al momento giusto.- le disse sorridendole e avvicinandosi a lei, facendo svanire i fogli.

- Mi cercavi?- le domandò la corvina inclinando la testa da un lato guardandola curiosa e poggiando le mani sui suoi fianchi, avvicinandola di più a sé.

- Già, avresti un compito da fare, o più che altro un favore.-

- Mh, non ne chiedi molti, non ti piace essere in debito.- disse subito l'altra con malizia facendola sbuffare.

- Non è nulla di che, e nulla che tu non sia in grado di fare.- le rispose con tono malizioso anche lei, catturando di più la sua attenzione. Poi le spostò i capelli corvini dietro lungo la schiena, mettendo in mostra la pelle pallida del suo collo, lasciandoci un lieve morso.

- Stai facendo prevalere Kilena, ti serve del sangue.- le disse ma l'altra scosse la testa e si riprese.

- Ci penserò dopo, prima devo capire perché la mia magia è bloccata. Quindi, me lo fai o no questo favore?- le disse sulle labbra, così morbide e invitanti.

- Che devo fare?-

- Uccidermi.-

Amara la squadrò un po' scettica, cercando di capire se stesse scherzando oppure no. Anche se non sembrava molto nonostante avesse quel suo sorriso tranquillo.

- Non riuscirei mai a suicidarmi, lo sai. Tu invece non ti fai problemi, uccidi in centinaia di modi e anche di più.- aggiunse Selene un po' timida giocherellando con una ciocca chiara.

- Qualche preferenza?- disse alla fine Amara.

- Niente ferite che potrebbero indebolirmi troppo, qualcosa di istantaneo. Più o meno.-

- Va bene.-

- Grazie!-

Selene le lasciò un veloce bacio a stampo contenta di essere vicina al scoprire finalmente il segreto della sua magia bloccata. Amara invece non perse tempo e, solo a guardarla, usò il suo potere trasformandola in pietra. Successivamente sfiorò le sue labbra grigie con le dita, vedendo quell'ormai statua polverizzarsi sotto i suoi piedi.

- Buona morte.-


"Continuava a correre, il corpo le faceva male ma non poteva fermarsi. Sentiva la natura intorno a sé spronarla ad allontanarsi nonostante soffrisse con lei. L'ordine era stato infranto, violato. L'acqua agitata che provocava inondazioni, il fuoco che non smetteva di bruciare ogni cosa che incontrava, il vento che soffiava ininterrottamente, il terreno che iniziava sgretolarsi. Li sentiva tutti agitarsi nel suo corpo. Come la luce che si stava lentamente spegnendo in lei rendendola sempre più debole. Inciampò su una radice e cadde a terra stremata.

- Non posso fermarmi, devo andare dagli altri.- si ripeteva rialzandosi e riprendendo a correre nonostante il fiatone. Poi si ritrovò davanti ad un portale, un muro. L'aveva visto molte volte e aveva sempre visto il mondo a cui portava come un luogo strano. Lì venivano imprigionati i peggiori Magici esistenti, privandoli della loro magia.

Dei rumori, passi di molte persone, voci. Doveva trovare una soluzione, non dovevano prenderla per nessun motivo.

- Devo andare sulla Terra, è l'unica possibilità. Questo mondo riuscirà ad andare avanti per qualche decennio anche senza la mia presenza.- si disse mordendosi il labbro inferiore nervosa. La logica le diceva di varcare la soglia, il cuore invece no. Esso era legato a tre persone che avrebbe dovuto avvisare, raggiungere e mai lasciare. Ma era troppo lontana e i nemici troppo vicini.

Si voltò di scatto quando sentì dei passi troppo vicini, Orion forse stava per raggiungerla. Guardò il muro e allungò un braccio per entrare ma sentì qualcuno prenderle il polso e subito cercò di liberarsi, sentendo una voce familiare.

- Selene.-

Lei guardò il ragazzo davanti a sé, dalla pelle scura e occhi verdi come la foresta.

- Zayn?- disse lei agitata.

- Tranquilla, non ti porto da Orion. Non sono dalla sua parte, non lo sono mai stato. Mi aveva incantato ma sono ritornato in me grazie ad un forte potere. Voglio aiutarti.- le disse a raffica tranquillizzandola e lei vide che stava dicendo la verità. Il suo corpo si rilassò appena.

- Sono stati questi a risvegliarmi.- le disse ancora porgendole quattro piccole gemme. Erano frammenti di gemme originariamente più grandi e lei li riconobbe subito.

- Quando ti sei difesa prima contro Orion, deve aver abusato troppo della loro traccia magica e in qualche modo sono rimasti questi frammenti a terra. Li ho raccolti. Devi prenderli e proteggerli, conoscono già la tua aura. Vai.-

- Non puoi rischiare così, ti ucciderà appena saprà che sei rimasto solo con me, che ti sei risvegliato dall'incantesimo!-

- È quello che mi merito per avervi traditi.-

- Ma non eri in te.-

- Ti prego. È l'unico modo per permetterti di riprendere le energie e svegliarti quando sarà necessario.-

La ragazza sospirò e alla fine si arrese, prendendo in mano quelle quattro gemme. Una lieve luce li avvolse e sembrarono fondersi con essa, venendo poi assorbita dal suo corpo.

Lui le sorrise e le fece cenno di oltrepassare la barriera.

- Mi dispiace per quello che ho fatto, ma sono sicuro che riuscirete a riportare la normalità.-

Fu l'unica cosa che sentì prima di oltrepassare il muro e correre ancora fin quando non sentì più niente intorno a sé se non il buio."

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