Ascolta
il silenzio dei rami,
interrotto solo dal canto
dei figli dell'aria;
il suono della pioggia,
una cascata di perle
continua e interminabile;
il lamento delle creature
chiuse nei nidi,
immerse nella malinconia
della vita quotidiana;
il suono scrosciante
che cade incessante sui abeti,
alti e fieri signori
da toccare il cielo,
sui viburni sfioriti,
nuvole di terra,
appassiti sotto il cocente calore,
sulla terra muschiata,
coperta di terra bagnata,
di grigie pietre,
di germogli nascosti;
sulle spine dei cespugli,
sulle radici ormai stanche,
sugli steli orami morenti,
che mestamente,
sotto le ombre,
riposano sereni.

Taci
nell'inquietudine del vuoto,
solo e malinconico,
perso nella mente,
in mezzo alla natura selvaggia,
in compagnia del canto dell'acqua,
paludosa e terribile,
fra il picchiettio incessante
sulle rocce brune,
sulle chiome spoglie
e il debole gracidare
delle rane sotto il pelo
circolante dell'acqua torpida.

Sorridi
ai tordi in volo sotto il cielo,
oscuro come la sera,
le ali bagnati di rugiada,
i cuori ansiosi di tornare;
stringono fra i becchi
il cibo dei loro pulcini:
li aspettano pazienti
nel calore della casa
fra rami e penne fradice,
pigolii supplichevoli
e piume volanti.

E poi tu dimmi,
perché gli uomini rifiutano
la natura spontanea,
quella rigorosa signora
dalla chioma smeraldo,
padrona di vite e
meraviglie del mondo.