Capitolo cinquanta

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"Destini in bilico"

Una corona non fa di te un re!
-DARK FLOWER

«La pace sembra un concetto controverso per la tua famiglia, Elijah.»
La voce di Frederich Vanderwoosen, il temuto capo dei Brokowich, rimbombava nel lussuoso ufficio mentre le dita massicce battevano ritmicamente sul tavolo di mogano. Con una lunga carriera da mercenario alle spalle, Vanderwoosen era noto per il suo temperamento inflessibile e la sua abilità nel commercio di merce illecita.

Un tipo poco raccomandabile insomma, ma indispensabile per la causa di Elijah: lui più di tutti avrebbe rischiato la vita per uccidere Rick de la Cruà!

Il clan dei Brokowitch era giunto in fretta dalla famiglia Brown. Appena avvertiti da Matthias, si erano riuniti nel salotto della baita, o comunque in ciò che ne restava. Il caos lasciato da Elijah era stato parzialmente ripulito: gli oggetti rotti erano stati gettati via, ma la moquette dilaniata era ancora lì, un promemoria più che sufficiente anche per gli alleati dei Brown, un modo gentile ma deciso di ricordare loro da che parte dovevano stare.

Era un monito chiaro, un messaggio inequivocabile: non si tolleravano tradimenti, e chiunque si opponesse al loro dominio avrebbe affrontato gravi conseguenze.

«Decisamente siamo famosi per altro, caro Fred!»
Elijah sapeva che deludere il suo potente alleato sarebbe stato un rischio enorme. Frederich, raramente concedeva seconde occasioni, dovevano concepire un piano rapido e che comportasse poche conseguenze.

«Mi dispiace per quello che è successo alla tua sposa Elijah, non dev'essere stato facile per te affrontare le difficoltà, Isabel Turner
L'uomo si rivolse poi a Isabel, con un cenno più rispettoso. Nonostante una donna con la guancia violacea sedesse proprio al suo fianco, i suoi modi non mancavano di garbo e gentilezza verso quelli altrui.

"Che schifo di paradosso" pensò Matthias.
Da quando era arrivata, non smetteva di guardare la fanciulla misteriosa, e più la guardava, più il suo spirito critico veniva messo a dura prova. Era ovvio che subisse percosse, da tutto il suo comportamento: teneva la testa china e continuava a torturarsi nervosamente le dita. Non parlava, non si muoveva, a malapena respirava.

Ma poteva notare con chiarezza quanto fosse bella, bella e delicata come se la natura avesse voluto incarnare l'essenza della vulnerabilità. I suoi riccioli scuri erano castani, simili al colore delle castagne autunnali, il viso perlaceo punteggiato da deliziose lentiggini...
Eppure, gli occhi rimanevano inaccessibili al suo sguardo. Non osava minimamente sollevarli.

Mai nella vita si era sentito più impotente!

«È stato difficile, sì», rispose Isabel con voce ferma, mantenendo il controllo nonostante l'emozione che le serrava la gola. «Ed è questo il motivo per cui cerchiamo il vostro aiuto, oggi. Mia zia Clorinda è stata rapita da Rick, abbiamo bisogno di voi per trovarla e portarla in salvo...»

Fred ascoltò attentamente, riflettendo.
Poi, dopo un breve silenzio, si pronunciò contenuto e deciso: «mia cara, con tutto il rispetto, se è stato Rick a prenderla, devi considerare l'idea che sia sul fondo di una fossa in questo momento. Rick non è uno sprovveduto, sa come muoversi nell'ombra e come ingannare i suoi nemici. Ha preso tua zia perché vuole stanarvi, per lui siete solo prede in una caccia spietata. Non esiterà a sgozzarvi come maiali non appena vi avrà trovati...»

Isabel non si arrese.
«Non sappiamo ancora che intenzioni abbia. Potrebbe richiedere un riscatto, oppure proporre uno scambio: la vita di Clorinda in cambio di quella di Elijah...un qui pro quo!» rispose, cercando di nascondere la tensione che ardeva sotto la sua pelle.

«È una possibilità di scarso valore, angioletto», Fred si appoggiò alla sedia. «Hai mai sentito parlare delle gesta folli di quel bastardo, figlio di puttana? Cazzo, ne ho viste di oscenità nella mia vita, ma quelle compiute da quell'uomo...»
Scosse la testa, rivangando il peso dei ricordi.
«Erano inequiparabili! Non ho mai visto un'efferatezza come la sua, sarebbe capace di trucidare a mani nude persino nostro signore Gesù Cristo per portare a termine i suoi scopi!»

«Quella donna potrebbe ancora salvarsi!»
Elijah si fece avanti, stringendo la mano di Isabel.
Non sopportava che un viscido come Fred usasse eufemismi poco appropriati con la sua donna, ma stavolta non poteva interferire.
L'aiuto del clan dei Brokowich era essenziale!
«Mi devi un tentativo Fred, credevo fossimo in affari insieme.»

«Infatti, caro mio», rispose Fred con un ghigno sardonico. «Io farò la mia parte, ti ho promesso che ti avrei aiutato a uccidere Rick, non che avrei rischiato la pelle dei miei ragazzi per una vecchia puzzolente. Sarebbe un suicidio di massa!»

Isabel si innervosì: con un gesto brusco, sbatté una mano sul tavolo, o meglio quella ancora libera. Avrebbe difeso la sua causa nonostante le sfide e le disparità di opinioni con Fred.
«Mi è stato detto che avete uomini a sufficienza! Siete qui a confermare che inviarli a recuperare una donna innocente sarebbe un disastro...quindi, state ammettendo la vostra inettitudine? Ritenete che portare in salvo un'anziana donna sia impossibile, mentre uccidere Rick de la Cruà sarebbe un compito da niente? Come possiamo fidarci della vostra efficienza di fronte a un simile scenario? Non fate altro che esaltare la vostra inaffidabilità in questo modo!»

Elijah sgranò le palpebre «Isabel!»

Fred scattò in piedi, la sedia oltre le sue spalle gravò contro il suolo.
«Controlla la tua donna, Elijah» ordinò, manifestando un certo sdegno.
«Ha una lingua pericolosamente biforcuta...»
Vanderwoosen, leale solo alle sue ambizioni e al potere che poteva garantirgli, era un uomo di poche parole ma di azioni decise. Se non fosse stato così legato a Elijah, avrebbe posto fine alla loro alleanza nell'immediato.
«Non permetterò a una donna di parlarmi in questo modo!»

«E io non permetterò a voi di insultare mia madre!»

Elijah l'afferrò per un braccio: le lanciò un'occhiata di fuoco, invitandola tacitamente a ragionare, ma Isabel si sforzò di ignorare qualsiasi ammonimento. In un attimo si divincolò dalla presa, quasi più agguerrita di prima. Era consapevole che sfidare soggetti così pericolosi fosse un rischio, ma sapeva anche di non avere altra scelta. Doveva trovare Clorinda, nessuno avrebbe potuto fermarla!
«E se fosse stata una vostra parente? Vostra madre o vostra sorella? Cosa avreste fatto? L'avreste lasciata a morire?»

«Stai esagerando angioletto, non te lo ripeterò di nuovo...» l'avvertì Fred, senza giri di parole.

«Isabel!» la riprese Elijah.
«Finiscila e lascia fare a me, ti ho detto!»

Brooke la osservava di sottecchi, attaccata al muro della stanza, e con le braccia conserte. Sembrava attenta e circospetta all'apparenza, ma dentro...covava una certa fierezza. Isabel stava dimostrando il suo valore, senza paura, e lo stava sfoderando di fronte a un clan pericoloso come quello dei Brokowich.
"Brava ragazza," si complimentò nell'oscuro dei suoi pensieri.

Isabel scosse il capo «non me starò zitta mentre qualcuno decide per me, o per la vita di Clorinda!» d'istinto arretrò di un passo, «non lascerò che muoia, Elijah, non lo permetterò...»

«Non succederà, ma devi fidarti di me! Non è saggio parlare così a Fred, è un uomo d'onore e merita rispetto: scusati, immediatamente!»

«Cosa?», Isabel faticò a credere alle sue orecchie.
«Ha dato della vecchia puzzolente a Clorinda!»

«Sì e un insulto a un cadavere non vale un cazzo! Se continui così non avremo possibilità di salvarla, vedi di finirla!» il suo tono era pericoloso, astioso.
Elijah non glielo avrebbe ripetuto una seconda volta; non avrebbe avuto la forza di parlarle nuovamente in quel modo. Era mortificato, non era colpa della sua fata, lei cercava solo un modo per farsi ascoltare, ma non era prudente criticare apertamente le gesta degli uomini di Fred.

Non spettava a lei chiedere scusa, non moralmente, eppure l'etichetta richiedeva un gesto di riconciliazione. Nessun capo avrebbe tollerato un affronto del genere senza reagire con violenza. Avrebbe trovato in seguito il modo per fare pace con lei, ma adesso non c'era tempo: l'urgenza era risolvere la situazione critica in cui si trovavano.

Il capo dei Brokowich si sedette sulla sedia; freddamente fissò prima Isabel e poi Elijah.
«Sto aspettando, angioletto

Elijah serrò i pugni: "se la chiami di nuovo in questo modo..." pensò come un indiavolato.

Isabel deglutì. Non accettava di scusarsi, il giusto delle sue intenzioni doveva essere difeso a spada tratta. Ma allo stesso tempo comprendeva che fosse necessario per calmare gli animi e mantenere una parvenza di pace. Sapeva cosa cercasse di fare il suo Elijah, lo comprendeva, e tuttavia faticava ad accettarlo...

«Tu vuoi davvero che mi scusi?» chiese, non perché non ne fosse certa ma perché aveva bisogno di sentire la sua voce, di capire che fosse assolutamente necessario!

«Sì» rispose lui, senza aggiungere nient'altro.
Elijah la guardò intensamente, come se avesse voluto parlarle, comunicarle parole che sperava potessero emergere dal silenzio, e con suo grande stupore, notò che Isabel sembrò comprenderle.

Lo capì quando i suoi occhi vispi si voltarono verso Fred e la sua bocca pronunciò un flebile e riluttante: «Mi dispiace.» Si schiarì la gola, proseguendo.
«Non volevo essere sgarbata» la voce portava ancora il tono della sua indignazione, ma l'uomo sembrò non curarsene.

Fred alzò il bicchiere di vino in direzione di Isabel, mostrando una baldanza insolente. «Non fa nulla, dolcezza,» disse con un sorriso compiaciuto. «Non mi disturba la tua determinazione, ti fa onore. Ammiro il fatto che tu sia pronta a rischiare il tuo bel colletto da cigno per salvare tua madre. Non tutte sarebbero disposte a sfidare un clan per un'altra vita.»

Con un gesto sicuro, posò il bicchiere sul tavolo, abbracciando le spalle della sua accompagnatrice.
La donna misteriosa rimase immobile, solo un lieve sussulto tradì la sua agitazione quando sentì il tocco della mano ruvida di Fred sulla pelle.
«Devo ammetterlo Elijah, non ho mai visto una protetta come la tua, è una bella giumenta, mi auguro che tu sappia come domarla. Anche la mia scalcia parecchio, e ogni tanto, mi trovo costretto a ricordarle chi comanda. Non è vero mia cara

Solo allora la ragazza osò sollevare la testa, e solo allora Matthias poté guardare chiaramente il suo viso, i suoi occhi di una sfumatura così insolita. Erano marroni, ma di un chiarore talmente straordinario da sembrare quasi d'ambra trasparente.

Era come se il sole avesse deciso di rinascere in essi.
Erano splendidi, i più belli che avesse mai visto.

Ma questi apparvero presto più cupi, quando Fred la costrinse a guardarlo.
«Anche lei è una protetta, una piuttosto mansueta: non si arrabbia facilmente, ma quando lo fa...» la sua risata da vecchio bavoso infastidì Isabel più di quanto già non lo fosse.
«Mi da non pochi grattacapi, è bella quanto insolente e dispettosa...»

«Quanto meno ti tiene impegnato, dubito che avresti nient'altro da fare. Qui al nord gli affari scarseggiano, immagino, o non avresti tempo picchiarla. Stai fallendo Fred, e anche piuttosto velocemente...» Matthias si fece avanti, le mani in tasca, la sua affermata sicurezza spiccava come un gioiello.

Non aveva proferito parola fino a quel momento, preferiva mantenersi al di fuori delle questioni del fratello e cercare di evitare contatti con individui così poco affidabili. Il suo intervento non era dettato dalla causa in sé, ma piuttosto dall'impulso di farsi notare dalla bella donna che ora, lo scrutava nel suo immutato silenzio. Nel suo inconscio aveva già deciso di aiutarla, anzi, forse lo aveva stabilito sin da quando aveva visto il livido sul suo viso.

Se voleva guadagnarsi la fiducia della giovane fanciulla, doveva dimostrarle che, nonostante il suo ambiente fosse circondato da individui malvagi, lui non appartenesse ad esso.

Continuò dicendo: «avanti, perché non chiudiamo qui questa storia? Comincia a stancarmi...»

«Sono d'accordo...» Elijah si unì al dibattito.
«Hai bisogno di noi per restare a galla, e noi abbiamo bisogno di te per cercare di avere una possibilità contro Rick. Siamo sulla scialuppa insieme, non facciamola affondare prima del previsto. Ci servono i tuoi uomini, non tanti direi una ventina, circa. A Franceville troveranno i nostri ad aspettarli...»

A quel punto, Fred si innervosì: «e se avete già i vostri di rinforzi, per quale cazzo di motivo pretendete anche i miei?»

«Perché i nostri non sono sufficienti! Non disponiamo mica di un esercito, qui si parla di far fronte a una minaccia senza precedenti, Fred, e lo sai! Non è solo Rick a volerci morti ma anche i nobili che abbiamo preso per il culo al ballo, esponenti dell'alta carica dello stato che non vedevano l'ora di piantarmi una pallottola in testa, e che sono impazienti di seppellire anche te, cazzo!» Elijah dovette respirare affondo per evitare di dar sfogo alla sua frustrazione.
«Non è solo per Isabel, o per Clorinda che ti chiedo di aiutarci, ma anche per la tua famiglia...»

«Io non ho una famiglia!»

Elijah guardò per un attimo la ragazza silenziosa accanto a Fred, ma quest'ultimo si affrettò a chiarire. «Lei non è niente per me, questa donna è puro sfogo per i miei lombi; ma i miei ragazzi, invece, loro formano il mio impero, la mia ricchezza...»

«Che sta per crollare miseramente!» Matthias riprese parola, ignorando il velo di imbarazzo che sembrava avvolgere la bella bruna.
«Non capisci proprio, eh? Sei spacciato, Fred. Hai più debiti che incassi, le tue finanze stanno per collassare e con loro i debiti che hai accumulato. Noi possiamo aiutarti, abbiamo soldi a sufficienza, potremmo comprare gente disposta ad aiutarci ma non ci fidiamo abbastanza da affidargli il nostro territorio...»

«Quindi è questo il motivo della nostra alleanza? La mera fiducia in cambio della mia salvezza?» domandò Fred, con aria scettica.

«Della tua e di tutti noi!» ci tenne a ribadire Elijah.

L'espressione sul volto rugoso di Fred tradiva qualche dubbio in proposito.
«Mettiamo per un momento che accetti di aiutarvi, e che riportassimo a casa - per pura fortuna - la madre della tua biondina. Come uccideremmo Rick?» si chiese ad alta voce, mentre cercava di elaborare le possibili conseguenze. «Saprebbe dove trovarci, ci seguirebbe fino a qui, razza di sciocchi!»

Elijah contestò con sicurezza: «no, non lo farà perché qui è in minoranza e lui lo sa. Non oserebbe varcare i confini della Svizzera senza considerarsi un uomo già morto!»

«E se dovesse infischiarsene? Come lo affronteremmo?», continuò a incalzarlo Fred.

«Abbiamo sentinelle ovunque, ci avvertirebbero non appena metterebbe piede nel paese. E per di più, non saprebbe neanche dove cercarci, girebbe a vuoto e verrebbe catturato prima che sorgesse il sole. Non si arriverebbe a uno scontro!»

«Te lo richiedo, e se così non fosse? Voglio una garanzia Elijah, avrai il mio aiuto e i miei alleati ma in cambio voglio qualcosa di più che la tua parola e la speranza più spicciola!»

Fred insisteva nel avanzare pretese che sembravano irritare Elijah più del previsto. Isabel, d'istinto, gli posò una mano sul petto, percependo con chiarezza il suo respiro vibrante. 
Odiava vederlo in quello stato. Il suo uomo si meritava un po' di pace, ma la vita sembrava avere altri piani per lui, e anche per lei, se vogliamo essere onesti. Il destino li aveva uniti all'improvviso, e ora che entrambi erano perdutamente innamorati l'uno dell'altro, lottava per dividerli. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di separarli, neppure a un tizio borioso e pieno di sé che rifiutava di aiutarli.

Elijah, malgrado la rabbia, lasciò che gli stesse vicino.
Ne aveva un bisogno disperato.

«Cosa vorresti? Più soldi?» Matthias incrociò le braccia. «Arriviamo al sodo, sospetto che tu abbia già un'idea del prezzo...»

«Non un prezzo, ma una richiesta insolita» rispose Fred alzandosi in piedi e sistemando la giacca.
«Stiamo parlando di una missione pericolosa, e concedervi il mio aiuto comporterebbe dei rischi. Vi propongo, quindi, un patto innocuo che sono sicuro accetterete senza troppe riluttanze...»

«Basta preamboli!» intervenne Elijah.
Non sopportava gli esordi così prolissi.
«Che cazzo vuoi, Fred? Non ho tempo da perdere.»

Fred sorrise come se fosse pronto a sganciare una bomba, quindi posò lo sguardo su una figura pericolosa, una che rappresentava una minaccia anche solo se scorta da lontano.
«Voglio Isabel, anzi no! Non lei, ma una cena in sua compagnia», corresse rapidamente, «mi ha colpito la sua arguzia, la sua dialettica spiccata. Sospetto che potrebbe essere di gran compagnia ai miei ritrovi...»

Con gli occhi percorse tutto il suo corpo, lentamente, dalla testa ai piedi, spostandosi con insolente considerazione sulla scollatura della t-shirt e soffermandosi con un'aria curiosa e divertita sulle sue gambe snelle. Non si fece il minimo problema nel proporre una richiesta così sfacciata e nell'avanzare ulteriori dettagli.

«Non le mancherei di rispetto, sono solo curioso di...conoscere una simile grazia, in privato, ecco. Qui pro quo, come suggerito da lei stessa: il mio aiuto in cambio di una notte di chiacchiere. Non mi sembra un cattivo affare, Elijah.»

Nella stanza calò un gelo terrificante.
Matthias fece un rapido cenno a Morales, che, con discrezione, posò la mano sulla pistola nascosta tra la cintura dei jeans. L'azione dell'uomo scatenò una reazione a catena tra gli uomini presenti: quelli di Matthias e quelli di Elijah, inclusi Brooke ed Ethan, si prepararono istintivamente alla minaccia percettibile nell'aria.

Isabel aprì la bocca, oltraggiata. Rimase paralizzata, mentre una sensazione di sgomento le attraversava il volto. I suoi occhi si spalancarono leggermente, le sue guance persero improvvisamente colore, sbiancando di poco. La sua mano cercò d'istinto quella di Elijah per trovare protezione e sostegno, mentre cercava di elaborare una risposta adeguata all'indecenza di Fred.

Ma quello che più temeva era che Elijah potesse compiere una qualche follia: lei era una donna prudente, aggrappata alla razionalità ma lui...

Era il fuoco che dominava i suoi istinti!
E purtroppo non sbagliava a pensarlo.

Elijah si trovò al limite della sopportazione, e quando  raggiunse il suo punto di rottura, la reazione che ebbe fu furiosa e viscerale. I muscoli del viso si contrassero di rabbia, il respiro gli raschiò il petto, il suo corpo sembrava pulsare di una potenza emotiva pronta a esplodere. Non si sarebbe mai aspettato un simile affronto da parte di Fred.
«Una cena» ripetè, fingendo pacatezza, «una cena con Isabel...»

«Corretto, sì» Fred non si scompose, «una puttana ce l'ho già, ma lei non è così loquace. Vorrei solo offrirle una buona fetta di manzo e discutere sul futuro della nostra alleanza...»

«Elijah» Isabel provò a richiamarlo, ma Elijah sembrava non ascoltarla. Non ascoltava più niente ormai, solo lo strano ronzio che aveva preso a invadergli le orecchie.

«Una cena...una cena con Isabel» mormorò, parlando più che altro a se stesso. Fred aveva oltrepassato il limite proponendo una simile oscenità.
Elijah non sapeva con certezza quale fosse il suo intento, se cercasse di provocarlo, di fargli perdere il senno o se avesse davvero intenzione di uscire con Isabel. Ciononostante, una cosa era certa: non avrebbe mai, neanche sotto tortura, acconsentito a un patto del genere. Se Fred avesse insistito, sarebbe arrivato persino a impalarlo con le proprie mani e poi a dare i suoi resti in pasto ai maiali. Isabel non era una merce di scambio, ma senza dubbio era sua, solo sua.

Il solo pensiero di vederla in confidenza con un altro uomo gli faceva venire voglia di radere al suolo quello che restava dello chalet!

Continuò a restare in piedi, battendo ritmicamente la punta della scarpa; le sue mani si aprivano e chiudevano, nervose, smaniose. Con la lingua seguì il contorno delle labbra, mantenendo i nervi saldi.

Purtroppo per lui, non ci riuscì per molto.

Con un gesto repentino, rovesciò il tavolo con un colpo secco, facendo volare via bicchieri e documenti.
Afferrò Fred per il colletto facendolo sbattere con forza contro il muro, dove rimase intrappolato e boccheggiante. In un attimo si scatenò il caos: gli uomini nella stanza sfoderarono le loro pistole, che puntarono in diverse direzioni; quelli di Elijah sulla testa di Fred e quelli di Fred sulla testa di Elijah.

«Elijah, lascialo ti prego!» l'implorò Isabel, disperata.

La donna misteriosa, che era seduta vicino a Fred, si alzò di scatto, rimanendo appoggiata alla porta; anche lei sembrava sconvolta. Matthias avrebbe voluto farle da scudo, ma considerando la sua distanza, sarebbe stato sia insolito che pericoloso. Non gli sembrava il momento di dar vita a speculazioni poco raccomandabili.

«Te ne pentirai, Elijah! Ti conviene ascoltare la tua donna!» balbettò Fred.

«Oh, hai detto bene, la mia donna, Fred. Mia, non tua!» Elijah serrò la presa sul collo di Fred, i suoi occhi sembrarono pronti a schizzare fuori dalle orbite, il suo aspetto assunse un colorito preoccupante, come se gli mancasse l'aria nei polmoni, pronto a soffocare!

«Ora ti dirò che succederà, amico mio. Tu farai quello che ti ho chiesto, ed io farò finta che questa conversazione non sia mai avvenuta. Farò finta che tu non abbia cercato di approfittarti della, mia, donna, nella mia, casa, del cazzo!» sputò rabbioso.
«Manderai venti uomini a Franceville, oggi stesso, verso la zona industriale a Nord della città. È lì che Clorinda Devis è sparita. Tieni bene a mente questo nome, Clorinda Devis! La riporterai qui, viva o morta che sia. Altrimenti, ti giuro sulla vita di mia moglie che ti strapperò il cuore dal petto seduta stante. Fanculo il patto, fanculo l'alleanza, fanculo Rick! Pagherei un centinaio di mercenari per concludere il lavoro, piuttosto che darli a te!»

Fred lottava per respirare, ma i suoi piedi toccavano a malapena il pavimento. L'aggressiva stretta di Elijah lo teneva in una morsa così feroce che Matthias temeva per la vita del nemico.

«Non hai molte opzioni, Fred: la bancarotta o la missione?» sibilò Elijah.
«Ti lascio scegliere, ma fallo con prudenza, ti avverto!» lo reguardí, senza rimorso nel piegarlo alla sua volontà. Avrebbe voluto ucciderlo per aver anche solo pensato di vantare chissà quale pretesa su Isabel, la sua Isabel, la sua fata, il suo mondo, tutta la sua dannata vita.
Sua, sua e solo sua, cazzo per la vita!

Sentì un sottile movimento nel collo di Fred, un sussurro di ossa che cercavano di deglutire, un segno di resistenza e sofferenza inaudita. Quel piccolo segnale fu sufficiente a farlo esitare. Anche se il desiderio omicida pulsava in lui, sapeva di doversi controllare. Non poteva permettersi di uccidere Fred,  il suo aiuto era fondamentale. Quindi, con uno sforzo supremo di volontà, riuscì a trattenersi e a evitare una strage...

Un istante dopo, Elijah rilasciò la presa facendolo cadere, impassibile. Fred giacque lì, rosso come un peperone, ansimante e bisognoso d'ossigeno, mentre la scena si concludeva con drammatica sospensione.
La donna misteriosa si avvicinò a Fred con esitazione, quasi non del tutto certa di ciò che stava per fare, ma alla fine lo fece comunque. «Avete bisogno di aiuto?» chiese titubante.

Isabel, invece, non perse tempo: si precipitò tra le braccia di Elijah in cerca di conforto. Lui la avvolse in un abbraccio protettivo, baciandole la tempia.
«Stai bene?» chiese con premura.

«Dovrei essere io a domandarlo a te!» ribatté Isabel, con vigile urgenza.

Elijah si prese qualche secondo prima di rispondere. «Starò meglio quando nessuno cercherà di portarti via da me!» ribattè seccato.
«Sembra che ci trovino gusto nel provarci...»

Un rumore sordo interruppe il loro scambio, come il crack di un ramo spezzato, un suono che tagliò l'aria come una lama. Entrambi si voltarono, trovando la riccia accovacciata al suolo: Fred l'aveva colpita.
«Non osare avvicinarti a me!» gridò. Trovava imbarazzante che una donna dovesse cercare di aiutarlo difronte a un clan rivale come quello dei Brown, o sotto la vista attenta del suo piccolo esercito.
L'idea lo disgustava, la trovava repellente!

Isabel provò così tanta pena per lei e rabbia, una rabbia viscerale, per quel mostro senza cuore, ma non poté fare niente per aiutarla. Elijah glielo impedì quando cercò di prestarle soccorso.
«Non posso lasciarla lì...» tentò di dire Isabel, ma lui chinò il capo e la baciò. Fu un bacio veloce e fugace che riuscì a interrompere le sue proteste.

«No, non possiamo interferire con le loro faccende, amore. Sono personali.»

Isabel rabbrividì, sollevata che fosse in vena di baci in una situazione come quella.
«Eppure lui ha preteso di avere me!»

«Smetti di dirlo o finisco quello che ho iniziato!» la minacciò Elijah.

Matthias dovette imporsi di rimanere fermo e lucido, persino Ethan sentì il bisogno di vendicare l'onore della giovane bruna, ma entrambi non si mossero, ciascuno al proprio posto. La tensione nell'aria era ancora palpabile, tanto che bastava un solo gesto imprudente per far scatenare una sparatoria.
Gli animi avevano fatto presto a riscaldarsi, purtroppo.

Fred riuscì a rimettersi in piedi, da solo, sulle sue gambe. Si risistemò gli abiti che indossava, una ciocca spessa di capelli scuri era fuoriuscita dal codino che li legava, formando una curva sulla fronte. Elijah lo aveva conciato per le feste e gliene avrebbe date ancora se non si fosse sbrigato a parlare.

«Quindi? Hai deciso o devo appenderti come un lampadario?»

«Sarò sincero con te, Elijah, non credevo che fossi affezionato a quest'angioletto...» ridacchiò Fred, provocando una piega di disgusto sulla fronte di Elijah.
«Smetti di chiamarla così!»

Fred alzò le mani, cercando di placarlo.
«D'accordo, d'accordo, niente paura, figliolo...» rispose in fretta. Con un gesto nervoso, si ripulì la bocca con la manica della giacca, poi, piegò la testa da un lato e dall'altro, per scrocchiarla.
«Accetto l'accordo, figlio di puttana, ma a causa della tua stronzata adesso pretendo il doppio del guadagno: voglio due milioni, sul mio tavolo entro due giorni!»

«Li avrai entro stasera se sloggi da qui, adesso!» Elijah gli propose una controfferta che Vanderwoosen faticò a rifiutare.

«Se non fossi tu, caro ragazzo, ti avrei fucilato come un cane. Tienilo bene a mente!»
E in verità, non c'era bisogno che glielo ricordasse. Fred aveva accettato di aiutarli non per sua volontà, ma per convenienza. Nessun altro, a parte i Brown, avrebbe accettato di saldare tutti i suoi debiti, né avrebbe rischiato la pelle sfidando Rick.

Tuttavia, Fred aveva molte ragioni che lo spingevano a provocare la sorte: De la Cruà gli aveva rubato molti soldi, aveva distrutto le sue finanze, fatto a pezzi tante delle sue proprietà. Fargliela pagare era diventato un compito imperativo.

Si affrettò a radunare i suoi uomini, chiamandoli in fretta. «È ora di andare!» esclamò con voce decisa. Gettò uno sguardo veloce verso la ragazza ancora a terra. «Datti una ripulita, ti aspetto in macchina!» le intimò con un tono che non ammetteva replica.
Poi, senza degnarla di un altro sguardo e, in verità, senza guardare nessun altro, abbandonò lo chalet con la sua scorta al seguito.

Elijah lo vide andare via, sentendo il peso della responsabilità come una spada sospesa sopra la sua testa. Mentre il capo dei Brokowich usciva dall'ufficio, si rese conto che la sua vita era un gioco pericoloso di potere, intrighi e alleanze fragili, dove ogni mossa poteva significare la salvezza o la rovina della sua famiglia. Doveva prestare attenzione, molta attenzione se voleva avere speranze di sopravvivere.

Una volta certa che Fred fosse già arrivato alle macchine, Isabel tentò nuovamente di avvicinarsi alla donna misteriosa, ma questa volta fu Matthias a fermarla. Con delicatezza, afferrò il suo polso, impedendole di procedere.

«Aspetta! Fa' parlare me!» le propose, «ho bisogno di ottenere alcune informazioni da lei.»

«Non mi sembra in vena di confidenze», fece Isabel risoluta.

«Non sembra neanche disposta a ricevere aiuto, ma non per questo glielo negheremo. Non preoccuparti, Isabel, lasciami fare», cercò di tranquillizzarla Matthias.

Isabel non ebbe modo di rifletterci: Elijah la tirò a sé non appena il fratello mollò il suo braccio.
«Abbiamo molto di cui parlare, fatina, e non intendo rimandare la conversazione.»

«Neanch'io, ma...»

«Niente ma», Elijah si dimostrò ancora più testardo di prima.
«Ti devo una sculacciata, ricordi?» le sussurrò, sviando la sua attenzione. Erano tutti ancora scossi, ma un senso di calma si diffuse quando si resero conto di aver evitato una strage inutile. Non era compito suo occuparsi di quella donna, ma avrebbe permesso a suo fratello di accudirla indisturbato. Aveva già compreso quale fosse il suo obiettivo e glielo avrebbe lasciato compiere indisturbato.

Isabel arrossì, temendo che Matthias potesse aver sentito, ma presto si accorse che non c'era motivo di preoccuparsi: il giovane sembrava completamente assorbito dalla ragazza in ginocchio. Teneva una mano sulla guancia, il viso leggermente abbassato e la schiena curva. Poteva percepire quanto si sentisse umiliata.

Ignorò tutti nella stanza, e senza pensarci si inginocchiò al suo fianco. Estrasse un fazzoletto pulito dalla tasca e lo allungò nella sua direzione.
Con gentilezza, disse: «permetti?»

La donna sollevò la testa, fulminea, e stupefatta: fissò il fazzoletto che lui le stava offrendo, poi di nuovo Matthias.
«Non ne ho bisogno, grazie...» subito dopo cercò di rialzarsi, stizzita, ma con una certa eleganza e dignità nei modi, come se cercasse di preservarli nonostante il suo stato.
«Non ho bisogno della vostra pietà!»

«Credetemi non è pena che mi suscitate» Matthias continuò a studiarla, intensamente. La donna sembrò non reggere il peso del suo sguardo: in maniera altrettanto lesta provò a fuggire via, ma Matthias la trattenne, afferrandola per la gonna.
«Come ti chiami?»

«Ma come vi permettete!»

«Mi dispiace, non volevo essere inopportuno» lui la lasciò andare, contrapponendosi tra lei e la sua unica via d'uscita: il corridoio.
«Come chi ti ha dato quello schiaffo...»

La bruna si morsicò la lingua, soffocando una serie di commenti più o meno sventati.
«Le sarei grata se mi lasciasse passare, ora!»

«Quel livido ve lo ha fatto Fred?»

«Cosa?»

«Rispondi!»

«Perché vi interessa?»

«Non lo so, m'interessa e basta» precisò Matthias, con aria accigliata. «Come ti chiami?»

La donna obiettò «non sono tenuta a dirvelo!»

«E io a chiederlo, eppure pretendo comunque di saperlo!» Matthias si chinò, quasi volesse rubarle la risposta dagli occhi.

Lei rimase a fissarlo, stupidamente, finché non gli disse in un sibilo: «Clara, signore, mi chiamo Clara» non seppe spiegare il perché glielo disse, ma qualcosa dentro di sé la spinse rivelarglielo.

«Matthias, solo Matthias per favore...» ci tenne a chiarire l'altro.
«Clara come? Mi serve il tuo cognome!»

Clara si mostrò perplessa «vi serve? E a cosa?»

«Ad aiutarti, non è ovvio?»

Clara socchiuse le palpebre con un'espressione sospettosa. «Mi state prendendo in giro, non è così?»

«Cosa? No!» cercò di dire Matthias, ma il vocio lontano del clan dei Brokowich lo sovrastò. Stavano richiamando la donna che si ostinava a tenere in ostaggio.

«Merda! Devo andare, mi dispiace!» Clara provò a superarlo ma Matthias continuò a starle alle calcagna.

«Dite le parolacce?» la prese in giro, vedendola avanzare verso la porta d'ingresso.

«Perché voi non le dite?» replicò Clara senza fermarsi, accelerando il passo al sentire l'aria fredda che entrava dalla porta semi-aperta.

«Le diciamo tutti, ma dalla vostra bocca suonano più affascinanti!» diamine, avrebbe voluto avere più tempo con lei, molto più tempo...
«Non mi avete ancora detto il vostro cognome!»

«Non è così importante!»

«Lo è per me! Clara, ehi fermatevi, cazzo!» con uno slanciò riuscì a impedirle di oltrepassare l'uscio, usando la gonna come appiglio. Di nuovo. 

«Insomma volete che vi faccia tagliare la testa? Fred ne sarebbe capace se non mi vedesse arrivare...»

«Sì, ma non lo farete, non vi conviene» Matthias la fece voltare, le sue dita sembrarono d'acciaio tant'era il vigore con cui la teneva per la braccia.
«Dimmi il tuo cognome, adesso!»

«Ma...»

«Dimmelo!» poche volte Matthias si era dimostrato così agguerrito. Sinceramente faticava a capire cosa lo spingesse a torturare in quel modo la povera Clara, probabilmente il suo stupido senso del dovere...

Clara fissò Matthias, sconcertata, colta alla sprovvista dalla sua inesperata agitazione. Con un misto di incanto e confusione, rispose solo: «Herrera, mi chiamo Clara Herrera» mormorò.
«Ora posso andare?»

"No, non puoi" avrebbe voluto dire lui.

«Ora puoi andare» le disse invece.

Clara esitò, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di quell'affascinante sconosciuto, come se ne fosse ipnotizzata. Subito dopo però, sembrò ridestarsi quando udì il richiamo dei Brokowich farsi più insistente. Deglutì, in preda al nervosismo e alla paura delle conseguenze, Matthias indietreggiò sforzandosi di lasciarla andare, così che lei potesse "finalmente" raggiungere il gruppo.

Clara lo guardò ancora una volta, desiderando probabilmente conservare il ricordo di quella breve ma piacevole conversazione. Poi, però corse via dallo chalet, lasciandolo solo e pervaso da un'angoscia mai sperimentata prima.

Lui la guardò allontanarsi, studiando la sua schiena.
«Vi troverò Clara Herrera...» sussurrò.
«Quando tutto questo sarà finito, vi troverò!»

Ma questa è un'altra storia.

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