Capitolo dodici

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"Lily Rose"


Le bestie non sono così bestie come si pensa.
-MOLIÈR.


«Non te lo ripeterò di nuovo, lo sai vero?» Elijah si chinò a guardare il volto tumefatto dell'uomo che gli sedeva davanti: era legato lì da ore ormai, eppure si ostinava a non parlare.
«Andiamo Gary, da quanto ci conosciamo io te? Due anni, tre, quattro? È molto tempo, giusto?» sibilò, a un centimetro dai suoi occhi gonfi e chiusi a causa delle percosse ricevute.
L'uomo rimase in silenzio, tremava, la testa era bassa, un rivolo di sangue cadde dalle sue labbra martoriate quando trovò la forza di annuire appena.

Elijah sogghignò, spietato, pronto a colpirlo ancora se non si fosse sbrigato a confessare!
«Perfetto, allora saprai che detesto perdere tempo inutilmente, no?» gli chiese, con un tono che sottolineava l'ovvio della faccenda.
«Perciò, da bravo, perché non mi risparmi tutta questa merda e mi dici per quale cazzo di motivo mi hai venduto a quel figlio di puttana?» gridò.

Se c'era qualcosa che detestava più di ogni altra stupida cosa era sprecare le sue giornate in faccende che trovava inutili e scoccianti. Aveva riunito parte dei suoi uomini in un magazzino fuori città. Uno dei tanti possedimenti della famiglia Brown, utilizzato principalmente per smaltire i carichi di materiale prezioso destinati alla Mosaic Art.
C'era una talpa fra loro e questo non gli dava margine di tempo: dovevano scovarla e ucciderla.
Non c'era altro modo di risolvere quella dannata faccenda!

«S-signore la prego, vi scongiuro, non ho fatto niente, non ho fatto niente...n-non ho passato io le informazioni glielo giuro, sulla mia vita!» piagnucolò l'uomo in ostaggio abbandonandosi a un pianto disperato.

Ma il suo carnefice lo ignorò con disprezzo.
«La tua vita non conta un cazzo per me!» Elijah lo afferrò per i capelli spingendo indietro la sua testa.

L'uomo emise un grido smorzato «la prego...n-no ho fatto niente, n-non ho fatto niente!»

«Dimmi perché! Dimmelo o giuro che ti faccio saltare le budella!» Elijah gli assestò un colpo all'addome.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Violento, furibondo.
Gary si piegò in avanti sputando sangue dalla bocca, poi ansimò in cerca d'aria, gemendo a causa del dolore alle costole. Elijah si rimboccò le maniche spostando il peso del corpo da un piede all'altro. La rabbia gli scorreva nelle vene come un fiume in piena, avrebbe tanto voluto ucciderlo!

«Non funzionerà.»
Matthias, che fino ad allora era rimasto appoggiato al muro della stanza, si avvicinò a Elijah sfregandosi la mascella con aria pensosa.
«Non ci dirà quello che sa, nessuno di loro lo farà.»
Gettò un'occhiata agli uomini legati accanto a Gary: quattro figli di puttana in attesa della sorte che gli spettava.
Gli unici a sapere gli spostamenti di quel dannato pomeriggio.

«Lo so» Elijah gli sferrò un altro manrovescio, questa volta potente abbastanza da farlo cadere indietro. La sedia si rovesciò al suolo, il rumore delle gambe metalliche che sbatteva sul pavimento invase l'eco del magazzino semivuoto. L'uomo perse conoscenza.

Matthias affondò le mani nelle tasche, gettando un'occhiata scettica all'ostaggio inerme.
«Era necessario?»

«Più che necessario» Elijah aprì la mano, lentamente, come una stella marina; le ferite sulle nocche causate dai suoi colpi brutali bruciavano come fuoco.

«Non possiamo farli fuori» Matthias sospirò.
«Hanno delle informazioni preziose o meglio uno di loro ce le ha. Oggi ci siamo concentrati su Gary, ma propongo di torchiare gli altri allo stesso modo. Prima o poi parleranno.»

Elijah annuì, osservando la sostanza scarlatta che gli impregnava i vestiti. Erano chiusi lì da ore, tempo sprecato dato che nessuno di quei figli di puttana aveva aperto bocca se non per implorare pietà.

No quello era un lusso che non gli avrebbe mai concesso!

Uno di quei bastardi lo aveva venduto e con lui anche parte dei suoi affari, la sicurezza legata alla villa. Non poteva lasciar correre, non poteva mostrarsi indulgente davanti a sfregi come quello. Le punizioni corporali legati ai tradimenti d'onore, erano l'unico modo per pareggiare i conti. Non aveva scelta o avrebbero scambiato la sua magnanimità per debolezza; una falla che avrebbe permesso ai suoi nemici di distruggerlo.
E questo non poteva succedere, in alcun modo.

«Cosa ci rimane adesso?» Elijah si passò una mano fra i capelli.
«Voglio tornare a casa» ammise, con una certa impazienza nel tono.
Tornare da lei.
Da Isabel, la sua fata capricciosa, che aveva lasciato in sospeso dopo che Matthias era piombato nella stanza interrompendo il loro bacio idilliaco.Gli affari e la sicurezza della villa contavano più di tutto il resto, persino più di lei.
Ma non per molto ancora, aveva tutta l'intenzione di riprendere da dove l'aveva lasciata!

Matthias sospirò, dopodiché si voltò verso i soldati armati che li avevano scortati fino al magazzino.
I pochi di cui ancora si fidava.
«Portateli via» ordinò, facendo cenno ai prigionieri ancora in mobile. Gli uomini annuirono e senza esitazione si mossero a eseguire l'ordine.

«Dobbiamo andare al Night» aggiunse poi, tornando a guardare Elijah.
«Ethan ha delle informazioni su Rick...» fece una breve pausa storcendo il naso.
«E sulla tua nuova amichetta, ma resta calmo...» aggiunse repentinamente, quasi anticipasse una sua probabile esplosione.
«Non abbiamo idea di che diamine voglia dirci, non c'è motivo di arrabbiarsi, non ancora.»

Elijah s'irrigidì; negli ultimi giorni la sua pazienza era già stata messa a dura prova, ci mancava solo che gli  affari coinvolgessero anche Isabel!
«Non c'è motivo dici? Fammi pensare, Isabel e Rick nella stessa frase? Uhm? No, non è un accostamento che mi fa impazzire!» ribatté in tono duro.
«Che cazzo c'entra Isabel in questa storia?»

«Non lo so» Matthias scosse la testa, «Ethan non me lo ha detto. Al momento so solo che i mafiosi parlano di lei.»

«Che cosa!»
Elijah sentì la testa vorticare.
«E questo quando cazzo te lo avrebbe detto?!»

Matthias lo guardò in un modo che al fratello non piacque affatto, come a preannunciare qualcosa che inevitabilmente lo avrebbe fatto incazzare.
«Mi ha chiamato prima di arrivare qui, sembrava piuttosto urgente» ammise, senza alcuna esitazione.

Elijah ridusse gli occhi a due fessure.
«E perché cazzo non me lo hai detto!» esclamò.

«Perché questo...» Matthias fece cenno al magazzino, «Era più importante» disse, con il suo solito fare da diplomatico.

«Matthias tu non puoi prendere queste cazzo di decisioni da solo! Sono io a stabilire di quali faccende occuparci, dovresti saperlo ormai!»

Matthias lo fissò con aria sdegnata.
«Una donna che non hai mai visto prima conta più che proteggere la tua famiglia?»

«Non dire cazzate!» Elijah scattò quasi volesse fronteggiarlo, ma Matthias parve non curarsene.
Con l'arroganza di chi non intende arretrare, proseguì il suo sarmone, ignorando lo sguardo stralunato del fratello.

«Bene, allora non ti dispiacerà sapere che ho anteposto la nostra sicurezza al bene di una perfetta sconosciuta, giusto?» il primogenito inclinò appena il capo, guardandolo più attentamente.

«No non mi dispiace, ma avresti dovuto consultarmi in ogni caso!» tuonò l'altro. Poi camminò verso l'appendi abiti accanto alla porta, indossando in fretta il suo cappotto in velluto.
«Io e te collaboriamo, ma non puoi temermi all'oscuro cose del genere fratello, lo sai!» lo redarguì, puntandogli un dito contro.

«Mi dispiace, era necessario» Matthias non si scompose: a passo lento raggiunse Elijah gettando un'ultima occhiata ai prigionieri prima che la scorta li caricasse sui furgoni all'esterno, pronti a partire.

«Stamattina ho assecondato tutta quella stronzata legata a Isabel convinto che tu fossi impazzito, ma poi ho riflettuto. Questa donna ti piace e...capisco che tu non voglia rischiare di ripetere la storia, ma gli affari vengono prima di tutto, Elijah. Dobbiamo essere prudenti, non voglio che qualcun'altro ci pugnali alle spalle. Questa faccenda andava risolta in un modo o nell'altro.»

Elijah gli lanciò un'occhiata confusa, accantonando, seppur in parte, la voglia di assassinarlo.
«La storia?» ripetè, «di che parli?»

Matthias tornò a guardarlo «lo sai» mormorò, fingendo di pensarci su.

Elijah allargò le braccia «cosa dovrei sapere?»

«Vuoi davvero farmi credere che non lo ricordi?»
Matthias lo fissò a bocca aperta.
«Che giorno è oggi?» chiese ancora.

Elijah aggrottò la fronte «dovrei saperlo?»

«Meglio di chiunque altro, in realtà.»
Matthias gli si avvicinò, prudente.
«Oggi è il cinque dicembre Elijah, il compleanno di Lily Rose, ricordi

Oh quanto avrebbe preferito non farlo.

Elijah si pietrificò.
Sentì il respirò accelerare, il cuore martellare con violenza al centro del petto.
Il suo sguardo si incupì, peggio di una nuvola temporalesca. Lo smarrimento che Matthias gli lesse sul volto bastò a confermare la sua tesi. 

«Oh mio...non posso crederci! Lo hai dimenticato!»

«No che non l'ho dimenticato!» gridò l'altro di getto, stringendo i pugni in un morsa dolosa.
Bugiardo!
«Non potrei mai dimenticarla!» aggiunse a voce più bassa.

Matthias aguzzò la vista.
«E allora perchè fingi di non ricordare?»

«Perché questo non è il momento giusto per pensarci, o vuoi che abbia un cazzo di crollo emotivo in questo posto di merda? Uhm?» Elijah lo guardò con astio, tradendo appena la sofferenza nel suo sguardo.

Matthias si ammutolì; fra i suoi occhi balenò ancora la voglia di replicare, ma non lo fece. Rimase in silenzio anteponendo spazio fra i loro corpi, prima che Elijah gli desse le spalle riprendendo il passo verso l'uscita del magazzino.

"Non è il momento."
"Non è il momento."
Bisbigliò, tentando di reprimere emozioni che non riusciva a controllare.

Matthias gli camminò dietro a passo lento, le braccia incrociate al petto, un pensiero parve sopraffarlo.
Ma stavolta preferì tacere.
Il dolore che li accomunava bastò a parlare per entrambi.

***

"I'm sooorry, so sooorry,
That I waaaas such a fool,
I didn't know,
Loooove could be so cruuuel,
Oh, oh, oh, oh, oh-oh
Oh, yes!"

Una donna dalla voce calda e suadente, cantava su un palco circondato da spettatori muti e ammaliati dalla raffinatezza con la quale si muoveva a ritmo delle note morbide che avvolgevano il locale. A occhi chiusi ondeggiava il bacino, incurante degli sguardi infidi che gli uomini lanciavano al suo corpo seminudo.

"You tell meee, mistaaakes,
Are paaaart of beeeiing yooung,
But,that don't right,
The wrooong that's been done,
Oh, oh, oh, oh, oh-oh,
Oh, yes!"

Le luci soffuse donavano eleganza allo spazio, una sala ampia e colma di piccoli sofà in pelle sparsi in ogni angolo del locale, con al centro eleganti tavolini in marmo illuminati da candele profumate. Il rosso predominava all'interno della stanza, quest'ultima già gremita di clienti in attesa di dar vita alle fantasie erotiche più disparate. Elijah avvicinò il bicchiere alle labbra, mandando giù un sorso di scotch; se ne stava seduto a guardare la cantante sul palco, lasciando che le note malinconiche di Brenda Lee cullassero le tribolazioni che invadevano il suo petto.

«Che vita patetica» mormorò, dirottando lo sguardo sugli uomini squallidi che affollavano il night; molti di loro erano già con un calice in mano, altri invece, se ne stavano seduti ai banconi intenti a flertare con le stripper.

La loro insulsa spavalderia lo fece sorridere, anzi per un istante li invidiò. Avrebbe voluto gustarsi la leggerezza legata ai loro impulsi, quei bisogni primordiali, quasi primitivi, che li spingevano a godere di atti vuoti ed effimeri. Godersi un po' di quella libertà proibita che pareva rinvigorirli.

Ma lui era diverso.

Contrariamente a ciò che suggeriva la sua vita, Elijah non era un uomo facile da conquistare, anzi, le sua amanti potevano contarsi sulla punta delle dita. Era piuttosto selettivo quando si trattava di donne, il suo corpo non richiedeva soltanto un bisogno fisico, ma una necessità legata a un contatto che li unisse, a un sentimento che li infiammasse, che li rendesse una cosa sola.

Un'unica variabile che contasse davvero in mezzo ad un infinito colmo di possibilità incerte, di istanti passeggeri carichi di vuoti amari e dilaganti. Qualcosa che potesse contrastare le sue mancanze, riparare le crepe in fondo al suo petto, infiammarlo di una passione viva e travolgente.

E straordinariamente, lo aveva vissuto.

Aveva assaporato quella magia legata a due sguardi che si uniscono, che si intrecciano fino a sciogliersi in abbracci colmi di sentimenti capaci di stravolgere la vita.

Lo aveva vissuto, sì.
Una sola volta in tutta la sua misera esistenza.
Lily Rose.

Non avrebbe mai dimenticato il suo nome.
L'aveva amata così intensamente, che il pensiero legato alla sua sorte continuava a distruggerlo, persino a distanza di anni. Si leccò le labbra gustando i residui dello scotch. Poi chiuse gli occhi lasciando che la voce dolce e calda della stripper si insinuasse fra i ricordi incancellabili.

"I'm sorry,
(So sorry), so sorry,
Please accept my aapooology,
But, love is blind,
And I was to blind to see,
Oh, oh, oh, oh, oh-oh,
Oh, yes!"

Non ci pensava da anni.
Non la pensava da anni.
Il suo ricordo era soltanto l'ennesima pugnalata allo stomaco, la più dolosa e crudele consapevolezza legata ai suoi fallimenti, alle sconfitte che non avrebbe mai potuto perdonarsi. Non era riuscito a proteggere lei, sua madre, sua sorella, le donne più importanti della sua vita distrutte da minacce incontrastabili, persino più pericolose della vita che qualcun altro aveva scelto per lui. La sua esistenza si basava sul lusso, sui soldi, sul potere che inevitabilmente lo esaltava, lo faceva sentire importante, onnipotente come nessun altro in quella dannata città. Ma dentro...dentro non poteva che sentirsi marcio fino al midollo, l'essere peggiore che la terra avesse mai ospitato!

E quella maledetta ricorrenza non faceva che peggiorare le cose.

Deglutì, lasciando che l'amaro dei ricordi gli invadesse la bocca. Voleva sbarazzarsene, gettare via quel cuore pulsante e sostituirlo con qualcosa che non dolesse ad ogni battito. Voleva. Voleva. Cancellare tutto! Tornare indietro, salvarla, salvare tutte loro. Ma non era possibile. Non c'era modo per farlo. Rammentava ogni più macabro dettaglio di quel giorno, ogni particolare che la riguardasse:

A diciott'anni, quella giovane donna incrociò il suo cammino. Era così bella e caparbia, così piena di vita, energica, spumeggiante come poche!
S'innamorò di lei a prima vista, quando la vide arrampicarsi su un albero. Lui la prese in giro per il suo cappello di paglia e lei lo rimproverò per la sua assurda schiettezza.
Non si separarono più da allora. Lily correva alla villa ogni volta che poteva, e lui correva da lei ogni volta che sua madre non doveva difendersi da nuove violenze.
Passarono intere giornate a dipingere, a darsi baci fugaci fra l'erba, a sfuggire alle regole imposte da grandi egoisti e cattivi. Lui non poteva vederla e lei non poteva vedere lui.
Una famiglia era troppo importante, l'altra non lo era abbastanza. 'Ma a me non importa!' le confessò, in uno dei loro incontri. 'Non dirlo a me!' replicò l'altra, sdraiandosi al suo fianco.

Sì, l'amore di entrambi era sufficiente a infischiarsene.

Lily era il suo porto sicuro, la tenda sotto la quale correva a ripararsi durante la pioggia. Alle volte si presentava da lei con le mani in tasca. Non voleva mostrarle i lividi, non voleva raccontarle che spesso difendeva la madre col suo corpo. Non voleva rattristarla, vederla piangere. Ma Lily era furba, o fin troppo sveglia, probabilmente entrambe le cose. Lo capiva, capiva il suo dolore, capiva i suoi sforzi di proteggerla e lo amava ancora di più per questo. Si portava le nocche alle labbra baciandole con affetto, con protezione.

Voleva che sorridesse, che non smettesse di stringerla perché si sentiva persa senza le sue braccia. E glielo disse, sempre, ogni volta che facevano l'amore sotto i rami degli alberi. Elijah la stringeva forte e lei lo guardava come se il cielo si trovasse nei suoi occhi e non sopra le loro teste. Ma ogni nuovo incontro era un rischio, ogni bacio un azzardo, un pericolo che entrambi sottovalutarono terribilmente. Perché si amavano, lui l'amava e lei amava lui. Tanto, tantissimo.

Così tanto che lei rimase incinta.
Avevano appena diciott'anni anni, erano così giovani eppure così consapevoli. Un bambino era importante, una faccenda troppo grossa per due adolescenti. Ma a lui non importava. Elijah voleva lei, voleva quel bambino, così tanto che in uno dei loro incontri segreti le chiese di sposarlo. Lei accettò, sigillando quella promessa con un bacio che non avrebbe mai dimenticato. Era diverso da tutti gli altri, aveva il sapore della libertà, di una nuova vita, della speranza di due ragazzini incoscienti che non sapevano cosa ne avrebbero fatto delle loro vite.

Ma quella fu l'ultima volta che le sfiorò labbra.

Due giorni dopo, Elijah l'aspettava davanti a un piccolo altare di una chiesa abbandonata. Si erano dati appuntamento alle due in punto, ma lui era arrivato un'ora prima. Non vedeva l'ora di percorrere quella navata accanto a lei, con la sua Lily Rose e il bambino che portava in grembo. Così rimase ad aspettarli impaziente, per ore che gli sembrarono infinite, fino a quando Brooke non corse a cercarlo, disperata, gli occhi gonfi e disperati.
'Va da lei, va da lei ora!' Gli urlò.
Elijah la guardò smarrito.

Solo allora capì che Lily non lo avrebbe mai raggiunto.

Quando arrivò alla villa, trovò Matthias in ginocchio davanti ai piedi della scala, accanto a lui Lily giaceva inerme. Indossava un vestito bianco, uno di quelli con tante tulle nella gonna. Era meravigliosa, stupenda, stupenda e fredda in una pozza di sangue. Quel giorno i suoi genitori andarono alla villa in cerca di giustizia, avevano scoperto della gravidanza di Lily, del piano assurdo che la figlia gli confessò convinta che avrebbero potuto capire, che avrebbero potuto accettare quell'amore folle che consumava entrambi. Ma non trovarono altro che la morte.

Quando lo dissero a suo padre, diede di matto. Suo padre era un Brown. Un Brown, non avrebbe accettato un erede che non provenisse da una famiglia aristocratica. Un Brown, non avrebbe mai accettato che suo figlio sposasse una schifosa plebea. Elijah era il suo eletto, colui che avrebbe governato al suo posto un giorno. La regina doveva essere degna di quel trono. E Lily per lui non lo era. Così la uccise. Uccise lei e la sua famiglia in modo che non potessero rivendicarne la morte. Glielo confessò quando lo trovò a piangere sul suo corpo, quando fra le lacrime riuscì a urlarle solo: 'Ti amo, Lily Rose, ti amo, per sempre!'
Lily gli sorrise, un sorriso vuoto, travolto dalla morte, prima che i suoi occhi si chiudessero per sempre.

Il dolore che scaturì da quella tragedia fu così orribile che all'epoca sembrava impossibile che un ragazzino ridotto in quello stato potesse sopravvivere. Tutti, persino la servitù, lo davano per spacciato. Non mangiava, non dormiva, non parlava. Piangeva e basta ai margini di un letto vuoto e freddo, urlando il suo nome nell'oscurità della notte. Matthias gli stava accanto, ingoiando le lacrime nel tentativo di mostrarsi forte, forte per il suo fratellino dal cuore spezzato. Ma il suo affetto non bastò, non fu sufficiente a placare il dolore che lo consumò addirittura per anni, un'intera adolescenza trascorsa a sopportare il suo ricordo, quel maledetto tormento legato alla sua morte.

Eppure ora l'aveva dimenticata.

Un senso di colpa lacerante lo strinse con violenza. Aveva dimenticato il suo compleanno, quella data che rappresentava una benedizione e una condanna al tempo stesso. La vita gliel'aveva regalata e strappata via nello stesso giorno. Quel pezzo di merda gliel'aveva portata via! Deglutì, trattenendo le lacrime irruenti.

"Non adesso."
"Non adesso."
"Non qui, ti prego."

Il suo ricordo era stato spazzato via da un presente inaspettato che ora richiedeva la sua attenzione, tutte le sue forze. Isabel. La sua fata, la sua fata meravigliosa. Lei era l'unica luce in quel tunnel maledetto, la chiave per scarcerarlo da quella desolazione in cui suo padre lo aveva rinchiuso. Lei non era un bisogno da soddisfare, un capriccio insulso che si ostinava a rincorrere. No, lei lo faceva sentire ancora umano, a volte rabbioso e impaziente certo, ma finalmente non più una cosa vuota e informe.

Nel momento stesso in cui le sfiorò le labbra, capì che non avrebbe potuto lasciarla andare. Il suo petto era tornato a splendere di una luce nuova, di una rinnovata speranza che aveva perso da anni.

Che aveva perso con Lily.
Quel dolce fantasma che avrebbe continuato a tormentarlo per sempre. Aveva bisogno di qualcuno o qualcosa che lo salvasse. Che la sua fata lo salvasse, o sarebbe impazzito in mezzo a tutta quella desolazione che lui definiva vita!

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