Capitolo quarantacinque

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng



"L'amore è incessante!"

Si conobbero. Lui conobbe lei e sé stesso, perché in verità non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e sé stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così.
-ITALO CALVINO


Avete mai pensato a cos'è la libertà?

Isabel Thuner ci aveva pensato spesso da quando aveva indossato quell'anello. Per lei, essere liberi, significava volare senza ostacoli tra le nuvole dell'infinito, esplorare l'universo senza timori. Toccare le stelle, abbracciare l'orizzonte, senza vincoli né pesi che la trascinassero verso il basso. Sentire il cuore libero, colmo di speranza, coraggio e sogni da realizzare.
Era come danzare con le onde del mare, fondersi con la natura, con l'eternità. Scoprire l'essenza della vita, la sua verità, essere indomabili, invincibili, sapendo che nulla e nessuno poteva fermarla, che niente poteva ostacolare il suo cammino.

Ma da quando quell'amalgama di ferro dorato aveva trovato dimora tra le sue dita, il concetto di libertà per Isabel Thuner aveva subito una trasformazione sorprendente e totalmente inaspettata. Non era più il vento a donarle leggerezza, né il sole a infonderle calore, né il cielo a estendersi azzurro e infinito, né la natura o il mondo in torno a lei,  il luogo che avrebbe potuto definire "casa".

Elijah Brown aveva occupato ogni cosa, si era preso il suo spazio, com'era riuscito a conquistare la sua anima, a diventare la ragione dei suoi sorrisi, essere l'ossigeno per cui pompava il suo cuore. Ora era lui l'infinito, il loro amore il levante tra i capelli, i loro baci un sogno interminabile, i suoi occhi...l'eden promesso.

La libertà per Isabel Thurner era il modo in cui la stringeva, l'ardore bruciante con cui la spogliava, con cui si nutriva di ogni suo respiro, di ogni suo sospiro. Il modo in cui l'uno amava l'altro.

E sinceramente, non avrebbe mai potuto sognare nulla di più meraviglioso!

«La mia fata, la mia fata stupenda, preziosa, immensa, deliziosa...»
Elijah le baciò la pelle vicino al collo, scivolando lungo la linea sottile delle scapole, sino al solco leggero dei seni.
«Potrei amarti più di così?» gemette, a voce più bassa.
«Potrei...»

Isabel sorrise, scintille di passione nel cuore, nel petto, nella bocca dello stomaco, infiammavano ogni fibra del suo corpo. Inarcò leggermente la testa, quindi chiuse gli occhi, ansimante.
«Potresti?» sussurrò con dolcezza.

«Sì, potrei, potrei fata. Ogni giorno, ogni istante che trascorro a guardarti, a contemplarti, ad ammirarti...» mormorò, mentre l'accarezzava, le dita sfregavano tra le sue cosce.

«Sì...»
Isabel rimase distesa, desiderosa, travolta dall'estasi.
Le fiamme emanate dal camino le danzavano sul corpo, esaltando la bellezza della sua nudità. Era la seconda volta che facevano l'amore quella notte, ed entrambi si chiesero se fossero in grado di smettere prima dell'alba. Non riuscivano a separarsi, erano costantemente attratti l'uno dall'altro, desiderosi di esplorarsi e di scoprirsi continuamente, in un susseguirsi infinito di momenti intensi.

Ogni volta che Elijah le sfiorava le labbra, che si perdeva in lei senza sosta, Isabel ne voleva ancora e ancora infinite volte, e così riprendevano a baciarsi, e ancora a unirsi, a completarsi, a saziarsi, complementari e incredibilmente innamorati!

«Ti amo, fata. Ti amo, ti amo, ti amo...» Elijah le baciò l'interno della coscia, indugiava per poi salire, sempre più su, lentamente, inalando il suo dolce profumo di bagnoschiuma. La sentì fremere al tocco, un chiaro segno di possesso e fedeltà: Isabel era finalmente sua, e lo era persino la parte più arcana e recondita di lei.

Isabel chiuse gli occhi e inarcò la schiena, mentre un sottile formicolio la spingeva a serrare le gambe, ma si sforzò di tenerle aperte. Ancora un ansito soffocato, poi puntini simili a stelle filanti, cominciarono a vorticare attorno alla sua coscienza semi stordita.
«Anch'io, anch'io, troppo.»
La sensazione, seppur lievemente fastidiosa, aumentava la sua voglia di godersi quella pura fantasia, quell'attimo di perdizione e straordinaria scoperta.

Elijah sorrise, sorrideva sempre quando la sua Isabel gli proclamava il suo amore, specialmente se nuda, nuda come la voleva lui.
Solo per lui.
«Mi fai diventare pazzo, non sai quanto, fata. Non lo sai...» si fermò, mordendo la carne vicino all'inguine, avido e irrefrenabile.

Isabel ebbe un sussulto, colta da un brivido dolorante.
Si sollevò sui gomiti, incrociando i suoi occhi felini, intensamente acuti.
«O forse sì» aggiunse, guardandola. Alcune ciocche le scivolarono sulle guance arrossate, i suoi profondi smeraldi fulgevano di un luminosità senza eguali.
Era più che splendida, era radiosa.

Elijah proseguì la sua scalata, fino ad arrivare al morbido sesso. Isabel sentì la sua lingua premere sul clitoride, l'intimità pulsare a quel contatto così estatico. Deglutì con forza, cercando di trattenere la voce, di serrare i denti, mantenendo chiusa la bocca. Voleva urlare, ma non poteva farlo. Era notte fonda e, dopo i recenti avvenimenti, sapeva che anche le mura più spesse avevano orecchie.
Non voleva certo allarmare gli inquilini della casa.

Si contorse, sospirando e gemendo, tenue come il sussurro di una foglia cadente, mentre lui faceva scivolare la lingua avanti e indietro, stimolandola dolcemente, ma poi veloce, fino ad intensificare il suo assalto: cominciò a succhiare i caldi anfratti della sua intimità, a leccare le pareti attorno alla sua apertura, assaporando i suoi umori caldi e colanti.
Era un piacere insopportabile!

«Amore...» Isabel dovette premersi una mano sulla bocca, la frenesia aveva vinto sulle sue inibizioni, stava per cedere, per lasciarsi andare a mugolii decisamente più acuti. Poteva sentire il profumo del sogno, era come galleggiare in un mare di velluto, un viaggio attraverso un'armonia di colori e suoni sfocati. Il suo corpo era avvolto da un'aura di bruma dorata, quasi mistica, come sospeso in un limbo tra il reale e l'immaginario.

Ma Elijah non si fermò, affondò il viso più in profondità, le mani trovarono ancoraggio attorno alle sue cosce. Gliele allargò, rinnovando la sua irresistibile incursione. La esplorò con la lingua ancora una volta, tirando le sue labbra di lato per un migliore accesso: era ancora più bagnata di prima e aveva un sapore incredibile. Isabel respirava a fatica, il petto ansante, vibrante d'eccitazione. I suoi capelli si disperdevano come ali sul pavimento, un cuscino le sosteneva la testa, il ruvido tappeto il peso del corpo. Il calore proveniente dal camino accanto a lei sembrava incendiare la sua spalla, mentre piccole gocce di sudore le scorrevano dalla fronte come una sorgente inesauribile. Elijah la baciava e la stuzzicava e ancora la mordeva, e leccava e l'assaporava senza sosta, senza smettere.

Come avrebbe potuto?

Isabel gli sfiorò i capelli, lasciando dolci carezze sulla nuca, ma istintivamente afferrò un ciuffo quando egli le inflisse un altro morso, questa volta più in alto, vicino all'addome. Puntò di nuovo il suo sguardo, con un'ombra di malizia oscura che si annidava al fondo dei suoi occhi color zaffiro. Le baciò la pancia, l'ombelico, salendo più su fino a starle davanti.
Le afferrò il viso, irrompendo prepotente nella sua bocca.

Le fu di nuovo sopra, pelle contro pelle, i cuori che battevano all'unisono, le anime fuse in un'unione indivisibile. Elijah l'abbracciava, si strusciava su di lei, impaziente, smanioso, l'erezione dolente premeva sul suo ventre. Le avvolse le mani intorno alla schiena, inchiodando il loro corpi durante i baci perversi con cui le rubava il fiato. Isabel lo strinse fino a consumarsi le braccia; accompagnò la sua lingua avida, sorridendo tra un respiro e l'altro, breve, poco meno di un secondo. Elijah sembrava non concederle neanche il tempo di prendere aria, eppure lei si sentiva trasportata in un sogno. In una dannata magia!

Con carnale ferocia, Isabel assecondava i suoi movimenti, aprendo le gambe per permettergli di sistemarsi in mezzo a lei. Lo amava così tanto e quel sentimento non faceva che crescere a dismisura, in maniera esponenziale e stupefacente, come il piacere che era in grado di provocarle. Le sfregava il naso sulle guance mentre si chinava a lambirle il collo, il mento, le orecchie in fiamme, i seni turgidi e lievemente arrossati. La stava assorbendo completamente, come una dolce dipendenza dalla quale non riusciva a liberarsi.

Fare l'amore con Elijah era un'esperienza sublime.
Quell'uomo era incredibilmente caldo e dominante, forte e vigoroso. Isabel si aggrappò alle sue spalle larghe e possenti, i muscoli guizzarono al tocco come scossi da elettrica passione. Bastò quell'unico gesto a  rinfocolare il suo desiderio. Era acuto, vibrante, al punto che si sentiva tutte le ossa indolenzite.

Elijah si ritrasse in modo da poter continuare ad adorare il suo viso provato dallo sforzo.
Isabel non smise di accarezzarlo, i occhi suoi erano leggermente umidi, non piangevano mica, ma riflettevano l'immensa felicità che emanava dall'interno. Perché lo era, gioiosa oltre ogni misura.
Elijah sembrò comprenderlo, e in quell'istante, avvertì una rara ondata di tepore che si diffondeva delicatamente nel suo petto, espandendosi come un'aura luminescente.

Si rese conto di non aver mai sperimentato un amore così profondo come quello che provava per quella donna, così dolce e pura, così straordinariamente bella e delicata come una melodia capace di incantare il suo cuore. Voleva trovare le parole adatte per esprimere un sentimento così vasto, ma si rese conto di essere a corto di idee.

Non esisteva linguaggio in grado di rendere giustizia a quella sensazione così grande e pura. Allora avrebbe dovuto dimostrarglielo in un altro modo, uno che decisamente preferiva alla conversazione. Il suo sguardo melenso, lasciò spazio a uno decisamente più complice e languido, uno che Isabel aveva imparato a conoscere, e in modo altrettanto automatico ad amare.

«Vivo per te, fata, solo per te...» Elijah posizionò la cappella gonfia davanti alla sua fessura. Indugiò, gustando il modo in cui Isabel schiudeva le labbra e irrigidiva la schiena, pronta ad accoglierlo. Sogghignò tentando di mascherare il suo compiacimento; la fata aveva imparato ad anticiparlo. La guardò ancora una volta, perso, completamente pazzo di lei. Isabel stava chiaramente aspettando, era trepidante, famelica, elettrizzata...

Attese, e ancora attese...

Ma quando lei fu sul punto di protestare glielo spinse dentro, tutto d'un fiato, rude e devastante. Isabel gli graffiò la schiena, il torace marmoreo la schiacciava al suolo. Elijah si avventò sulle sue labbra soffocando le urla d'estasi che minacciavano di rimbombare per lo chalet. La sentì così calda e bagnata, stretta attorno alla sua erezione che scivolava dentro, un po' per volta.
Lo tirò fuori lentamente per poi penetrarla di nuovo con delicatezza, attenuando il dolore provocato dalla sua irruenza.

«Ogni giorno, ogni minuto, ogni istante che trascorrerò su questa terra maledetta, sarà solo e sempre per te!» le mormorò all'orecchio, avvinghiando i loro corpi con maggiore intensità, morendole tutto: spalle, collo, orecchie, le guance color prugna. Isabel sospirò di piacere, non riuscì a cogliere appieno l'importanza di quella confessione; la lussuria offuscò prepotentemente ogni briciolo di razionalità. Fu questo il motivo che la spinse a pronunciare un ammasso di parole mai uscite prima dalla sua bocca innocente, lasciando Elijah quasi attonito.

«Prendimi» la sua richiesta sembrò un lamento.
«Ti prego...»

Isabel si allontanò da lui, Elijah la guardò girarsi di spalle e chinarsi in avanti offrendogli una splendida vista in primo piano dei suoi glutei sodi e della sua rosea intimità. La razionalità di Elijah subì una brusca interruzione; il torpore del camino lo avvolse fino a farlo sentire quasi come se le fiamme lambissero la sua carne, o forse era il suo interno che stava bruciando.
Quella donna stava incenerendo ogni cosa!

Lei lo fissò da sopra da spalla, con una complicità che l'uomo faticava a realizzare.
Era davvero la sua Isabel, quella?

«Oh fata, non dirmi così, non lo fare...» Elijah si mise in ginocchio dietro di lei, le appoggiò le mani su entrambe le natiche, stringendo quelle sfere sode e lisce. Non riusciva ancora a credere a quello che stava vivendo. Isabel si era lasciata andare, non aveva paura, si era disfatta di qualsiasi inibizione che avesse potuto impedirle di concedersi come aveva sempre sognato di fare.

Senza limiti!

Si abbassò e l'aprii per bene, attenta a non farle male. Con una mano ancora sul sedere, afferrò la sua lunghezza, dura e gonfia come non lo era mai stata e senza aspettare entrò in lei, fino in fondo.

«Ooh...» Isabel inarcò la schiena godendo mentre il suo grosso pene scorreva dentro e fuori senza attrito, e il ritmo si alzava ad ogni colpo, violento e incessante.
«Sei bellissima, sei magnifica...» Elijah spinse ancora, facendole sentire tutta la sua robustezza; non c'era modo di sovrastare il rumore dei loro corpi che si scontravano, e a dirla tutta, il pensiero che qualcuno potesse scoprirli, non fece che aumentare l'eccitazione. Isabel sentì i muscoli pelvici stingersi, adattarsi alla forza con cui la stava dominando. La sensazione di pienezza era gradevole, stimolante, ma anche dolorosa e fastidiosa.
Lo sentiva sbatterla fino alla pancia.

Elijah assestava colpi sempre più rapidi, incalzanti, brutali. Quell'uomo era implacabile, selvaggio, sfrenato e non si sarebbe fermato, non ora che stava dando vita alle fantasie erotiche più disparate, quelle più oscene e spinte che avesse mai partorito su quell'incantevole creatura fatata. Isabel era una maledizione oscura, lo trascinava verso il baratro della follia, quella sana, da pazzi innamorati come lo era lui di lei.

Mantenne il ritmo, sentendola pulsare mentre insisteva nel donargli tutto se stesso, nel farle sentire l'impeto con cui la desiderava.
«, ancora...oh, amore, non ti fermare...» Isabel sobbalzava in avanti schiava del suo ritmo, il labbro inferiore stretto tra i denti mentre si imponeva di non urlare, di non dare sfogo al piacere che esplodeva come un torrente in piena, travolgendo ogni resistenza.
Era fuori di sé per la voglia.

Poco dopo il suo corpo iniziò a contrarsi frenetico, a tremare, a squassare in procinto di essere inondato dal piacere finale: Isabel stava raggiungendo il culmine. Elijah affondò le dita nei suoi fianchi, artigliandoli, la presa era quasi una morsa dolorosa; per quanto ne andasse fiero, doveva impedirlo, lui non era ancora sazio di lei. Si guardò attorno, fino a quando la sua sfacciata libidine non adocchiò un posto ancora più singolare sopra cui consumare la sua donna: la scrivania.

«No, non venire, non ancora fata» senza preavviso si sfilò da lei. Isabel ricadde sui gomiti, le ginocchia le bruciavano, l'orgasmo imminente scemò di poco, giusto il tempo di concedere a entrambi un attimo di riposo, di tregua inappagata.
Non sembrava felice di quella brusca interruzione.
«Ti avevo detto di non fermarti...» biascicò, lasciando che i polmoni tornassero a respirare.
«Non voglio farlo, infatti» Elijah la prese in braccio, sollevandola da terra. Isabel lo lasciò fare, gli avvolse le braccia attorno al collo, abbandonandosi alla sua lingua esperta, come se ne sentisse già la mancanza.

Elijah la baciò con maggior trasporto.
Era sudato e affaticato, sexy in maniera quasi tenebrosa. Cominciò a camminare, sostenendo il suo peso con una mano mentre con l'altra si affrettava a rovesciare al suolo tutti gli oggetti insulsi che si trovavano sul banco.

«Elijah! Oh mio Dio!» esclamò Isabel, ridendo mentre si portava una mano alla bocca per attenuare il suono della sua voce.
«Sei pazzo! Potrebbero sentirci!» sussurrò con urgenza.

Elijah la adagiò sulla superficie legnosa, spostando il peso sulle mani che sistemò ai lati della sua figura.
Poi la guardò, innamorato e vagamente divertito, con la sua vigorosità ancora lucida e penzolante.
«Non me ne importa un cazzo, fata» ammise insolente, poi le depose un bacio delicato sulla punta del naso.
«Voglio scoparti in ogni di angolo di questa stanza, anzi no...dell'intera casa!»

Isabel scosse la testa, ancora eccitata. Ancorò le gambe attorno al suo bacino, poi lo spinse verso di lei, decisa.
«Lo sai che non possiamo...»
«Per ora, anzi solo per stasera» Elijah si sporse a prenderle un seno in bocca, martoriandole il capezzolo duro. Lo molestò dapprima accennando piccoli morsi, poi dandogli sollievo con la lingua.
«Domani li sbatto tutti fuori, restiamo solo io e te!»

Isabel rovesciò indietro la testa, poggiano i palmi sul tavolo; non si sentiva solo felice, ma adorata, amata in modo così profondo da rimanerne estasiata, quasi stordita!
«Promesso?» chiese a occhi chiusi.

Elijah spostò la sua attenzione sull'altro seno, assaporando il dolce gusto che gli invadeva il palato: lo succhiò, lo palpò e poi di nuovo tornò a leccarlo, a strizzarlo in un scatto animalesco.

«Ah...» Isabel serrò i pugni, curvando leggermente il busto.
«Promettimi che non mi lascerai mai!» aggiunse quasi incoscientemente.
Elijah la studiò da sotto le ciglia scure, perseguendo il suo attacco.
«Te l'ho promesso un milione di volte, amore mio» obbiettò, respirando a pieni polmoni. Doveva controllarsi, o avrebbe rischiato di farle male.
«Promettimelo ancora!» ribadì Isabel: si raddrizzò, sollevando il mento.

Era così seria, eppure così calda e vogliosa.
C'era qualcosa di ermetico in lei, forse la paura di perdere Elijah, come aveva perso i genitori che non aveva mai conosciuto, e Clorinda, o meglio Ava, a causa di una brutta malattia.

Per tutta la vita, Isabel aveva cercato di ritrovare se stessa, di comprendere il suo scopo nel mondo e ciò che davvero la rendeva felice. Ma nel corso di quella caccia al tesoro, aveva scovato qualcosa di inaspettato e nettamente più prezioso: l'amore. Elijah era arrivato nella sua vita, o meglio, lui aveva trovato lei, e in maniera altrettanto burrascosa si era fatto spazio nel suo cuore, fino a conquistarlo, a inciderci sopra il suo nome. Sebbene in passato avesse respinto quest'idea, ora non poteva fare altro che gioirne ed esserne grata.

Non si sentiva più sola, persa o abbandonata.
Con Elijah poteva finalmente deporre le armi.
Era questo il motivo per cui lui avrebbe dovuto mantener fede alla parola data, non poteva proprio tirarsi indietro. Isabel non l'avrebbe sopportato.

Elijah la guardò tutta prima di rispondere, finalmente.
«Avevamo detto basta promesse...» le fece notare. Destava vederla così insicura, lo odiava proprio.

«Ancora una...promettimelo, anzi no giuramelo!» sussultò, ostentando innocenza. Isabel poggiò il viso sul suo petto, come se volesse sfuggire a quelle precisazioni inquisitorie.

Elijah l'avvolse tra le braccia, cercando di placare non solo i loro respiri, ma anche le paure che perseguitavano entrambi.
«E dove mai potrei andare, fata, senza di te...dimmelo!» sussurrò con dolcezza.
«Esiste un luogo al mondo dove potrei sopportare la tua assenza?» chiese ancora, con tenerezza.

«Non lo so, esiste?» rispose Isabel, sollevando la testa.

«No, mai. Non esiste, così come non esisto io senza di te!» sospirò Elijah, accarezzandole la guancia con affetto.
«Levati dalla testa questo pensiero insulso, Isabel» questa volta si espresse in maniera più grave, «chiaro?»

Isabel sembrò rianimarsi, bastava solo la fermezza con cui le parlava a convincerla.
«Chiarissimo, signor Brown» lo prese in giro.
Come imbambolata, incantata da lui, seguì i suoi lineamenti lungo il suo addome scolpito, probabilmente dalle mani di un artista divino.
Era come se la forza stessa della natura si fosse incarnata in lui, rendendolo un'immagine di mascolinità e fascino irresistibile.

Elijah si protese, catturandole le labbra in un bacio fugace.
«Odiavo quando mi chiamavi così, e in realtà lo odio tutt'ora...» confessò, aggrottando la fronte.

Si aspettava una replica da parte sua, ma Isabel, di contro, sembrava fluttuare in un mondo distorto, in una dimensione dove la sua attenzione era completamente assorbita da lui e solo da lui.
Tutto ciò che contava era la sua presenza, il suo sguardo, la sua voce...

Elijah era una fonte di distrazione irresistibile.
Non riusciva a pensare ad altro.
«Sei così bello, amore» gli disse sotto voce, «ti amo così tanto...»

«Ma non quanto ti amo io» ribatté, schifosamente melenso. Elijah fece scorrere le dita lungo le sue cosce, afferrandole il tallone sinistro e poi quello destro. Isabel intuì quale fosse il suo intento, e lo agevolò, sdraiandosi sulla scrivania.
«Niente e nessuno sarà in grado di amarti come io amo te», sussurrò, con un sentimento profondo che brillava nei suoi occhi.

Sistemò le sue gambe sulle spalle, e dal bacino la spinse verso il basso, facendo scontrare i loro sessi.
Era così piccola e a portata di mano che mantenere il controllo cominciava a diventare snervante.
«E comunque, non mi sono mai considerato bello, non prima di incontrare te...» ammise con voce arrochita.
«È il tuo splendore che riflette su di me, fata.»

Isabel scosse leggermente la testa, lottando per trattenere un ghigno di scherno.
Era difficile per lei, credere che un uomo così attraente come Elijah, non si pavoneggiasse fin dalla nascita.
«Quanto sei bugiardo...»

«È la verità, miss Turner» Elijah riprese a baciarle la pelle tenera, seguendo il percorso dalla parte interna dei talloni fino alle ginocchia.
«E comunque lei è fin troppo insolente, un tratto che non apprezzo affatto» recitò, riferendosi a una frase che le aveva detto a uno dei loro primi incontri.

Non era passato molto tempo da quando quella giovane professoressa aveva fatto breccia nel suo animo d'acciaio. Eppure, in quel breve lasso di tempo, erano cambiate così tante cose. Isabel lo aveva odiato all'inizio, oltre ogni misura, ma da quel sentimento così ostile e radicato era nato qualcosa di bello e puro, che li aveva condotti fino a lì. Il presente emozionante che stavano vivendo lo rendeva più felice di quanto non fosse mai stato in tutta la sua folle esistenza.

E così, senza sapere il perché, guardandola ora, bella da togliere il fiato, ripensò a tutte le volte in cui l'aveva presa in braccio, come una sposa...
E, senza pensare, le disse: «sposami!»

Isabel trasalì, come folgorata; si issò sui gomiti ma Elijah lasciò che si rimettesse a sedere, in modo che potessero parlare. In realtà voleva ancora scoparla a modo suo, ma prima esigeva una risposta da Isabel, perlomeno scoprire se avrebbe mai potuto realizzare quel sogno insieme a lei.
In caso contrario ne sarebbe morto.

«Cosa?» Isabel si alzò in piedi, presa in contropiede.
«Tu vuoi che io...che io ti sposi?»

Elijah la tirò a sé, impedendole di allontanarsi di un solo centimetro. Nonostante lei gli stesse già vicina, per lui, non era vicina abbastanza, purtroppo.
«Sì, sposami!»

Isabel batté le palpebre, chiaramente sconvolta.
«No, Elijah ho appena messo l'anello di fidanzamento...»
«Non mi importa!»
«A me si!»
«No, sposami. Voglio che mi sposi, fata!» Elijah sfoderò tutta la sua tenacia.
«O mi condannerai a essere un povero scapolo sofferente?»

Isabel ridusse le labbra a due fessure: non voleva sorridere, non voleva proprio!
Eppure...
È quello che fece. Esitò, come faceva sempre, ma poi annuì, come faceva sempre.
«Dopo, è ancora troppo presto!»
«E allora quando?», si intestardì l'altro.
«Quando tutto sarà finito, probabilmente» rispose vaga, cosa che ad Elijah non piacque affatto.
«Non posso aspettare no, mi dispiace», decise, dopo un breve lasso di pausa.

Isabel gli schiaffeggiò una mano sul petto.
«Tu non molli mai, vero?»
«No, non è nel mio stile, miss Turner» convenne, con un sorrisetto diabolico. Le rubò un altro bacio, giusto un attimo, poi come se non fosse stato sufficientemente esaustivo, aggiunse: «sappi che non mi arrenderò, fata. Voglio che tu sia mia, per sempre!»

Isabel si mordicchiò il labbro inferiore, indecisa: non capiva se la eccitasse più la sua spassionata intraprendenza o la sua ostinata determinazione.
«Tu sei pazzo...»

Elijah ridacchiò, tenendola stretta, sempre stretta.
«Di te, sicuramente.»
«Che battuta scontata» sbuffò l'altra.
«Mi piacciono le banalità, sono le uniche cose che possiamo prevedere. E quello che puoi anticipare è sempre una sicurezza, non è vero?»

Isabel cercò di assumere un'aria seria, ma in realtà aveva una gran voglia di ridere. Certo che sarebbe diventata sua moglie, non avrebbe esitato a dire di sì, ma pretendeva una richiesta decisamente più plateale e meno impulsiva. Non nutriva alcun dubbio sui suoi sentimenti, Elijah l'amava, l'aveva ampiamente dimostrato, tuttavia, per l'ultima volta, preferiva essere lei ad avere il coltello dalla parte del manico.
Sì, insomma...farlo soffrire un po' prima accettare la sua proposta e indossare l'abito bianco.

Quel pensiero le provocò un tuffo al cuore.
«Ti amo, ti amo Elijah Brown...» non si sarebbe mai stancata di dirlo. Si sarebbe fatta esplodere il petto pur di contenere quella parola così potente.
«E sì, ti sposerò, ma non adesso.»

Elijah inarcò le sopracciglia. Se da un lato ardeva dall'impazienza di sposarla immediatamente, sentiva anche il dovere di rispettare i suoi desideri.
Ma, se la decisione fosse dipesa da lui, il prete lo avrebbe chiamato quella stessa notte...
Sbuffò, voleva dimostrarle rispetto e comprensione, perciò accettò il suo stupido "compromesso".
«D'accordo, me lo farò bastare. Per ora!»

Poi, senza preavviso, afferrò Isabel e la sollevò con forza, avendo cura di sostenere il suo peso mentre la portava fino alla scrivania. Con un movimento fluido, la depositò delicatamente sulla superficie di legno.
«Ma nel frattempo, riprendo da dove ti avevo lasciata...»
«Ma...stavolta non ti fermerai, vero?» Isabel si distese nuovamente, palpitante.
«No amore mio, non mi fermerò!»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro