Capitolo sedici

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"Perdonami fratello"



Come una commedia, così è la vita: non quanto è lunga, ma quanto bene è recitata, è ciò che importa.
-SENECA


Com'era strano sentirsi insicuro. Non era un'emozione che Matthias Brown sperimentava abitualmente. Di norma, la sua risolutezza spiccava in ogni decisione, soprattutto quando si trattava di vita o di morte. Era un uomo dalla morale indiscutibile, capace e affidabile come pochi, in grado di risolvere persino il più arduo dei problemi.

Eppure, solo e inattesa, rimase a contemplare le fiamme nel camino, chiedendosi, per la prima volta nella vita, se non avesse commesso un errore.
Se per una volta non fosse stato avventato!

Non c'era modo di tornare indietro, di rimediare a ciò che aveva fatto e questo lo spaventava, lo preoccupava, lo portava a dubitare delle sue capacità, ma al tempo stesso gli dava fiducia. Perlomeno, Elijah non avrebbe più potuto compromettere il piano che con discrezione aveva rubato e silenziosamente attuato. Certo, avrebbe potuto lasciar perdere, scaricare ogni responsabilità al destino infausto che spettava al fratello cocciuto, ma era stato incapace di farlo. Teneva troppo a lui, non poteva permettere che una donna fosse la causa della sua distruzione. Non di nuovo, no.

Lily era un promemoria più che sufficiente. Non avrebbe mai dimenticato il dolore scaturito da tutta quella dannata faccenda, il supplizio che Elijah dovette subire e sopportare dentro al cuore.

Quella era soluzione più adatta, l'espediente perfetto, un escamotage conveniente, la mossa giusta, quella vincente, che con ogni probabilità li avrebbe tirati fuori dai guai. Ne era assolutamente certo, se non fosse per un'unica, piccola e stramaledetta seccatura: Elijah. Per lui sarebbe stato l'ennesimo strazio, ne era certo.

Il biondo aristocratico sbuffò, poi estrasse dalla tasca il suo vecchio orologio a cipolla: segnava le diciannove e trenta, la riunione era prevista alle diciassette. Le diciassette in punto.
Era stato chiaro, con tutta la famiglia. Tutta, nessuno escluso. Eppure, ci vollero ore prima che Elijah ed Ethan approdassero in salotto.

Che fine aveva fatto la buona vecchia educazione?
Il termine "puntualità" si era estinto nel loro vocabolario?
Che branco di maleducati!

Potevano, perlomeno, far finta che la questione cruciale nella quale erano immischiati li interessasse.
E invece no, menefreghisti, menefreghisti fino al midollo.

Insomma, alla fine cosa pretendeva di tanto speciale? Matthias non era un uomo borioso, men che meno severo, non si aspettava mica che obbedissero a tutti i suoi antiquati pretesti. Ma se c'era qualcosa che proprio non tollerava, era il doversi immischiare nelle vicende controverse del fratello maggiore, che dopo essersi accomodato in una delle poltrone vuote al centro della stanza, finalmente, gli prestò attenzione.

«Dove diavolo eravate finiti?» imprecò il biondo «è da ore che vi cerco, razza di idioti!»

«Matthias non cominciare, ti supplico» esordì Elijah, con aria meditabonda.

Il fratello picchiettò un dito sul suo vecchio orologio.
«È tardi, Elijah! Terribilmente tardi, dobbiamo ancora ideare un piano per domani e la costumista necessita d'aiuto: non può confezionare un abito senza misure, dov'è Isabel?»

«Ancora con questa storia?» lo canzonò Elijah.
«Isabel non verrà da nessuna parte, te l'ho già detto non farmi ripetere!»

«Allora sei più cazzone di quanto pensassi» s'intromise Ethan, che con irritante nonchalance, si sedette di rimpetto.
«Se vuoi salvarle la vita dobbiamo tentare, non abbiamo scelta.»

Elijah mormorò un imprecazione, poi si rivolse di nuovo ai fratelli.
«Vi facevo scaltri, sapete? Intelligenti, esseri pensanti capaci di partorire idee meno insulse, cazzo! Davvero pensate che Rick si berrà tutta questa stronzata? L'ha vista con me, al campo», lui si puntò un dito contro «capirà che è una montatura!»

«Non se rendiamo credibile la storia...»
Era il momento.
Matthias estrasse dalla tasca un biglietto: la carta spessa tinta leggermente di bronzo, rivelava una dicitura ordinata, scritta a inchiostro al centro del foglio:

"𝟑𝟎 𝑶𝒕𝒉 𝑨𝒏𝒏𝒖𝒂𝒍 𝑪𝒉𝒂𝒓𝒊𝒕𝒚 𝑮𝒂𝒍𝒂.
𝑰𝒏𝒗𝒊𝒕𝒂𝒕𝒊𝒐𝒏 𝒇𝒓𝒐𝒎 𝒕𝒉𝒆 𝑱𝒐𝒉𝒏𝒔𝒐𝒏 𝒇𝒂𝒎𝒊𝒍𝒚."

«Per Ethan Brown, Elijah Brown, Matthias Brown e compagna...» lesse Matthias, gettando un'occhiata complice al fratello maggiore «sai cosa vuol dire?»

Elijah inarcò un sopracciglio «no, a dire il vero.»

Matthias fece un sorriso maligno «fra i nobili non è consueta l'abitudine di invitare singolarmente i membri di una prole, avrebbero molti meno partecipanti all'evento. Ma questo caso è diverso. I Johnson non sono aristocratici comuni, il figlio della signora Johnson, Parker, è immischiato in un giro di droga, piuttosto espanso a dire il vero, motivo per il quale si occupa degli inviti e di chi parteciperà all'evento...»

«Cristo Santo Matthias, sii meno prolisso!» protestò Elijah, annoiato da quell'infinita premessa.

Matthias sbuffò inacidito.
«D'accordo! Il punto è che i Johnson invitano singolarmente per evitare di avere infiltrati. In questo ballo ci saranno delle aste, alcune meno legali di altre, motivo per cui non vogliono correre rischi. Devono assicurarsi che ognuno degli invitati sia un loro conoscente, una persona fidata, un potenziale compratore magari, o come in questo caso...» e lì sollevò il bigliettino, «la compagna di un boss.»

Elijah aguzzò la vista: con fare tutt'altro che rassicurante, si issò sui braccioli per tornare in piedi.
«Che cos'hai fatto...» mormorò.
La sua voce era bassa ma gli tremavano le mani.

Matthias sollevò lo sguardo su Elijah: era sicuro e impassibile, persino stavolta, a un passo dallo scatenare l'ira del fratello. «In altre parole ho chiesto a Parker di inserire Isabel nella lista. Parteciperà all'evento come la mia fidanzata. È confermato, ormai.»

Elijah s'irrigidì.
Per un attimo, i loro respiri, furono l'unico rumore che si udì nella stanza. Tutto si sarebbe aspettato, tranne che Matthias agisse alle sue spalle.
Una coltellata avrebbe fatto meno male.

Rimase ancora fermo, con la rabbia che gli bolliva nelle vene, il respiro violento. Non poteva crederci, era assurdo, qualcosa di inaccettabile: Isabel avrebbe preso parte all'evento e lo avrebbe fatto con Matthias al suo fianco.

Maledizione!

Immaginava già le loro mani intrecciate, i loro sguardi complici, i loro corpi uniti. Lei che ballava con lui, lui che cingeva lei, lei che accettava il suo tocco gentile.
Che la stringeva, che la proteggeva come avrebbe voluto fare lui.
Lui, se stesso!
Non Matthias.
E quella non era neanche la parte peggiore.

Avrebbe ballato con altri, ne era certo. Una donna come lei non passa inosservata, non si lascia ai bordi della sala.
Per Elijah, Isabel era come una tiara di diamanti in una teca: non puoi far altro che ammirarla, sognarla, rimanerne estasiato. E così avrebbero fatto anche gli altri, persino...

Rick.
Mister De la Cruà.

Quel pensiero lo fece scattare: mosso da un impeto incontrollabile si lanciò verso il fratello, che preso in contropiede, tardò a reagire: Elijah lo afferrò per la camicia strattonandolo a sé.
«Che cos'hai fatto!» urlò.

Matthias, con la bocca secca e il cuore in gola, si aggrappò ai suoi pugni cercando di non perdere l'equilibrio.
«Mi dispiace, ma era necessario! Avresti mandato tutto a monte, Elijah, c'è troppo in ballo...» boccheggiò.

Elijah lo guardò con occhi sbarrati «ti rendi conto di quanto cazzo è grave questa storia, uhm!?» sbraitò.
«Potrebbero farle del male, Matthias, Rick potrebbe farle del male, tutti in quella cazzo di stanza potrebbero farle del male e a quel punto saremmo morti, tutti quanti, tu soprattutto!»

«Elijah mollalo, cazzo!» Ethan afferrò Elijah per le spalle nel tentativo di spingerlo lontano da Matthias, ma fu irremovibile. In quel momento era una dannata roccia!

«Pensi davvero che Rick non lo sappia già?» riprese a dire Elijah. 
«Sei un dannato idiota se pensi che uno stupido trabocchetto possa coglierlo in inganno!»

«No, non un trabocchetto ma la verità, razza di idiota! Lasciami andare e ti spiegherò tutto, ti prego
Quest'ultima frase, più che una supplica, gli apparve come un invito a riflettere. Matthias non era uno sprovveduto, non avrebbe lasciato niente al caso, soprattutto quando in ballo c'erano il futuro e il bene della famiglia, non era mica un ottuso qualunque. Ma il suo sotterfugio lo aveva fatto infuriare, perciò non era ancora pronto a mollare la presa.

«Dimmi come hai fatto a convincere a Patrik! Che cazzo gli hai promesso? Sesso? Soldi? Droga?» Elijah aumentò la prese sul colletto costringendo Matthias a stare sulle punte.

«Niente! Io e lui siamo amici di vecchia data, gli ho parlato di quello che è successo e dell'inconveniente con Rick. Non gli ho promesso alcun favore!»

Elijah lo guardò, attentamente «e lui ha accettato?»

«Sì!»

«Non ti credo!»

«Dovresti cazzo è la verità!» Matthias provò a divincolarsi, ma Elijah lo teneva ancora stretto, vicino abbastanza da leggere tutto il suo sgomento.
Aveva la testa che gli scoppiava.

«Perché non mi hai avvisato? Perché non me lo hai detto, perché hai fatto di testa tua?!» lo incalzò, accanendosi sempre di più sul fratello.

Matthias si aggrappò alle sue braccia; ora Elijah era così vicino che avrebbe potuto colpirlo, usare le ginocchia per assestargli un calcio violento, e poi scappare dalla porta. Ma non lo fece. Non avrebbe potuto spiegare altrimenti, rivelargli il motivo per cui lo aveva fatto, la ragione che lo aveva spinto ad accettare il piano di Ethan. Forse non era un motivo abbastanza valido, un motivo che gli faceva onore dato che Isabel avrebbe dovuto presenziare -che lo avesse voluto o meno- al ballo. Ma era vero, e solo e soltanto per quello che ora accettava di subirne le conseguenze.

«Perché non voglio perdere un altro fratello...» disse lui, guardando Elijah negli occhi. «Non avresti accettato e io non volevo rischiare. Sono stato avventato stamattina, non ho riflettuto abbastanza ma poi l'ho fatto. Ho rivalutato il piano, ogni possibile controversia, qualsiasi cosa fosse implicata nel caso e alla fine ho preso una decisione. Terribile per te, certo, ma auspicabile per noi: Ethan ha ragione, se teniamo Isabel nascosta penseranno di aver ragione, non faremo altro che confutare quello che già sospettano. Ma se li cogliamo di sorpresa e rendiamo credibile la storia, non avranno modo di dubitare, di me soprattutto. Come ha detto Ethan, l'obiettivo è pescare il pesce grosso, non uno qualunque.»

Quelle parole rimasero sospese nell'aria, cupe ma vere.
Il loro obiettivo non era quello di distruggere Matthias, non ne avevano motivo, non era lui a governare su Franciville.

«Rifletti! Ho la loro fiducia, il loro rispetto, persino la loro stima! Perché credi che Parker abbia accettato? Si fidano di me, sanno che non mento. Le trattative, gli affari, servivano principalmente a questo, a far sì che potessero contare su di me, spingerli a rivelarmi i loro affari! Conosco metà degli invitati al gala, gran parte di essi sono una mia amicizia o una mia conoscenza, nessuno dubiterà della mia relazione con Isabel...»

«Come scusa?» una voce flebile si fece spazio nel discorso.

Il trio si voltò, colto alla sprovvista: una figura conosciuta era in piedi di fronte alla porta rimasta spalancata. Isabel era lì e con un'espressione tutt'altro che quieta sul volto.

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