Sedici (Logan)

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Buck si fidava poco di me. Non mi credeva all'altezza del piano. E di certo il fatto che me la fossi lasciata sfuggire non faceva che confermare le sue supposizioni.

Dovevo dimostrargli che si sbagliava. Sapevo di dover agire prima che lui mettesse in moto il suo piano, era la mia occasione per entrare tra le sue grazie.

Ero stato coinvolto per la sola ragione che ero l'unico che conosceva il passato della ragazza, e il solo ad avere particolari dettagli che sarebbero stati utili per il grande piano. Non era solo Buck a usarmi a suo piacimento, ero anch'io che cercavo vendetta, e Buck era un modo rapido ed efficace per averla.

Shana non mi riconosceva, non sapeva più chi ero. Di sicuro però non avrebbe più dimenticato il mio nome dopo aver avuto la sua lezione.

Più il tempo passava più il conto da pagare si faceva salato.

Non era solo Gerard Wilson a dover rispondere dei suoi peccati, anche Shana aveva la sua buona dose di cattive azioni con cui fare i conti. Soprattutto nei miei confronti.

Stavo preparando la stanza quando Gill mi chiamò.

Gill era uno dei tirapiedi di Buck, e in quel momento stava sopperendo alla mia mancanza. Si era recato presso casa della balia di Shana sicuro che la ragazza prima o poi l'avrebbe raggiunta.

«Logan? Pronto mi senti?»

«Certo che ti sento, che vuoi?» risposi acido.

«Ho perso la ragazza, ho bisogno tu venga subito».

«Perché mai dovrei aiutarti?» Gill il braccio destro di Buck, era un omone dall'aspetto burbero, i modi zotici e dall'alito pesante. Nella combriccola lo chiamavano "Il Gorilla". Sopperiva lui alle mancanze degli altri membri. Non lo sopportavo e odiavo aver a che fare con lui.

«Brutto figlio di--»

Lo interruppi subito «Non ci provare nemmeno a finire la frase o ti giochi il mio aiuto!»

«Oh ragazzino io non ho tempo da perdere e la ragazza si è buttata dalla macchina in corsa! Mi dici come la ritrovo io ora?»

Shana si era buttata da una macchina in corsa? Certo che aveva fegato dovevo ammetterlo! Il fatto che fosse sfuggita anche a Gill mi risollevò. E uno strano sorriso compiaciuto mi comparve in volto. Fortunatamente lui non poteva vederlo.

Potevo sfruttare la situazione a mio vantaggio.

«Gorilla esattamente dove l'hai persa?»

«Reneglader Square, zona affollata e piena di negozi, ero nella via parallela quando si è buttata. Il tempo di fermare la macchina e correrle dietro ma ho perso le sue tracce! Dannazione» e sentii il rumore di quello che credevo fosse un pugno sull'autovettura «quali contatti ha la ragazza in questa zona?»

«Aspetta che controllo» presi il quaderno su cui avevo segnato tutte le informazioni che avevo raccolto durante gli appostamenti e iniziai a sfogliarlo.

«Gill non ha contatti in quella zona, controlla bene tra i negozi, o nei ristoranti, non può essere andata lontano. Sei vestito da poliziotto diamine chiedi in giro!»

Mi attaccò il telefono in faccia «prego Gorilla non c'è di che» mi risposi da solo in tono canzonatorio.

Guardai l'orologio. Era ancora presto. Non potevo far altro che aspettare.

Shana si era buttata da una macchina in corsa, sicuramente non era fisicamente al massimo, per cui nel caso in cui Gill non fosse riuscito a trovarla mi sarei giocato la mia chance: l'Ospedale.

Poteva mai una ragazzina viziata e abituata al lusso non correre in ospedale anche per un graffio? Davvero non la riconoscevo più, ma era così facile poter capire i pensieri di gente come lei. Abituata ad avere tutto dalla vita, a comprare le persone come fossero oggetti, e svenderle al migliore offerente. Mi faceva schifo la sua vita! Tutto girava intorno al dio denaro, tutto dipendeva dagli zeri in banca. Le persone valutate solo in base ai loro conti. Come andare in un negozio, ci mancavano solo i cartellini appesi al volto. Logan Wood valore 50 dollari. Esattamente quelli che avevo in tasca nulla di più.
Shana invece chissà quanti zeri doveva valere. Ma di me lo Stato, la gente "Importante", cosa ne sapeva? Non ero nessuno. Un ragazzo che viveva nell'ombra, uno senza valore monetario, e allora chi se ne frega del sottoscritto! Ma avevano fatto male a sottovalutarmi. Da quel momento in poi il mio nome avrebbe tormentato i loro sogni. Shana cara vecchia amica mia, non sono signor nessuno, non sono colui che guardi indifferente, non sono più il vecchio bambino che ti proteggeva. Era giunta l'ora che imparasse a difendersi da sola, e proprio da me. L'unico che conosceva le sue più grandi paure.

Poco più tardi mi appostai nella zona dell'ospedale. Scelsi un piccolo angolo tra il Bar e il parchetto in cui i malati prendevano la loro unica boccata d'aria fresca. Da lì avevo una buona visuale sull'ingresso dell'ospedale, ma allo stesso tempo anche sull'entrata secondaria del pronto soccorso.

Mi appostai sul muro meno illuminato e con la solita calma e pazienza rimasi in attesa di veder spuntare il mio bersaglio preferito.

Rimasi appoggiato a quel muro per diverse ore. Avevo ormai perso le speranze. La piccola snob forse aveva preferito andare in qualche clinica privata a farsi curare.

Dato che mi trovavo lì, approfittai per prendere dei medicinali di cui Buck aveva bisogno. Non sapevo se facevano parte del "Piano Shana" o di qualche altro suo losco affare. Con Buck era vietato porre domande per cui mi apprestavo solo a eseguire gli ordini. Di certo non amavo l'idea di finire in un vicolo di periferia disteso a terra con una pallottola conficcata in testa. Questo era il suo modo di "Chiudere la faccenda" con qualcuno che non gli andava a genio o aveva osato contraddirlo.

Avevo il nome dell'infermiera "amica" di Buck segnato sul cellulare. Dovevo cercare una certa Tremblay.

Mi avviai verso la reception e mi dissero di aspettarla in una piccola sala dall'altra parte del complesso. In sostanza in una zona per lo più destinata ai medici che avevano il turno notturno.

Mi accomodai sul fondo della stanza cercando di non dare nell'occhio. Poco dopo vidi arrivare questa infermiera dalla folta chioma rossa. Mi picchiettai due volte la spalla sinistra e lei subito capì per chi ero lì. Mi fece segno di seguirla. Mi portò in un piccolo ripostiglio poco illuminato e mi passò una busta contenente diverse fialette e qualche siringa. «Dì a Buck che per ora questo sono riuscita a procurare, il resto lo darò io stessa a Gill tra qualche giorno»

«Lo sai vero che Buck non ama aspettare» le dissi nascondendo il sacchetto sotto la felpa nera. La vidi sbiancare per le mie parole. Sapeva benissimo a cosa alludevo.

«Vieni ti accompagno all'uscita» si limitò a rispondere.

Ripercorsi a ritroso la strada con la rossa al mio fianco e per poco non inciampai nei miei stessi passi vedendo Shana lì. La mia intuizione era stata corretta. Non ero stato abbastanza paziente.

Al suo fianco però subito notai l'agente Mills. Cazzo!

Già era corsa alla polizia. Immaginai avesse anche la scorta ad attenderla fuori l'edificio.

Uscii senza nemmeno guardare nella loro direzione. Loro non sapevano fossi coinvolto e di certo io non gli avrei dato motivi per supporre il contrario.

Non appena mi ritrovai nel parcheggio, mi guardai intorno. Non vi erano autovetture di altri poliziotti, e nemmeno quelle che normalmente usavano quando agivano sotto copertura. L'agente Mills era solo.

Dovevo occuparmi di alcune faccende per Buck, ma l'indomani mattina nessuno mi avrebbe impedito di andare a fargli visita, e qualcosa mi diceva che a casa sua avrei trovato anche la piccola e dolce Shana.


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