Prologo [REVISIONATO]

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Autumn all'epoca era soltanto una bambina di dieci anni, con ancora gli occhi felici e le mani tremanti dall'euforia degli istanti passati. Si trovava rannicchiata sul suo lettino, coperta da un lenzuolo di cotone color lilla, i capelli neri sparsi sul cuscino bianco latte e le braccia esili ad abbracciare il suo orsacchiotto di peluche, Murray, così lo aveva chiamato. 
Teneva gli occhi chiusi e respirava a fondo la brezza fresca che entrava dalla finestra al suo fianco, mentre rimuginava alla giornata passata nel prato, insieme al fratello, a rincorrere le farfalle e quelle mille speranze sussurrate all'orecchio di Aiden, di appena tre anni più grande rispetto a lei.
Erano molto legati, lo sono stati fin dalla nascita di Autumn, quando Aiden per la prima volta la prese in braccio.
Si rigirò nel letto, provocando un leggero fruscio smosso dalle coperte, e volse lo sguardo di fronte a lei, dove si trovava il fratello, anch'egli sdraiato nel suo letto.
Aspettava che calasse la notte, probabilmente per dar sfogo ai suoi pensieri, così rumorosi che arrivavano fino a lei, che soffriva in silenzio ai soli sussurri del suo dolore soffocato tra quelle quattro pareti della stanza condivisa; dagli spasmi durante la notte alle richieste di lui a dormire sullo stesso letto per stare più tranquillo. 
Osservò per un po' la sua figura avvolta nel buio, il volto era l'unica parte visibile, mentre immaginava il suo esile corpo che si abbracciava sotto alle coperte. Aveva lo sguardo fisso al soffitto e i capelli scuri come i suoi si confondevano nell'oscurità, scompigliati. Lo sguardo della bambina divenne curioso non appena vide il fratello alzarsi in modo fiacco e dirigersi fuori dalla stanza. Autumn, insicura se seguirlo o meno, decise di scendere dal letto, infilare ai piedi le sue pantofole azzurre e seguirlo; senza farsi notare e senza far rumore. Le si presentò davanti il lungo corridoio cupo del piano superiore dell'abitazione, lo attraversò finché non arrivò alla porta di legno massiccia che conduce alla mansarda, spinse la porta socchiusa, segno che suo fratello era passato da qui, e cauta iniziò a salire le scale scricchiolanti.
Intravide una luce soffusa, tra gli scaffali della libreria che occupava gran parte della polverosa stanza, e lì andò. Il suo lento passaggio veniva accompagnato da vari giocattoli sparsi sul pavimento, scaffali pieni di libri e un paio di ragnatele qua e là che rendevano la sua vista sfocata. Si arrestò sul posto non appena notò suo fratello: un piccolo bambino seduto a gambe incrociate sul pavimento freddo, con i capelli neri scompigliati sulla fronte e la lingua tra i denti mentre era concentrato a leggere un libro, uno di quei libri grandi e polverosi, chissà vecchio di quanti decenni. 
Una debole luce che proveniva dalla lampada accanto illuminava il suo viso dall'espressione concentrata e corrucciata.
Autumn si avvicinò, con le braccia strette al petto per riscaldarsi, a causa del freddo che soffiava attraverso gli spifferi del legno consumato.
Aiden si accorse della presenza della sorella soltanto quando entrò nel suo campo visivo, distogliendolo dalla sua lettura.
«Che ci fai qui?» chiese il bambino mentre si stropicciava gli occhi stanchi. 
Autumn senza dire una parola si diresse verso di lui, prese il grosso libro e lo spostò dalle sue gambe, si sedette al suo posto e poggiò la schiena sul petto caldo del fratello, che presto la strinse tra le sue braccia. 
Si godette quel momento, tra le braccia del fratello, il calore del suo corpo che la faceva sentire al sicuro e tutto il resto soltanto un sussurro di sottofondo.
Aveva sempre avuto un bel rapporto con Aiden e questa era l'unica speranza su cui avrebbe potuto aggrapparsi sempre. Sapevano di poter contare l’un l’altra.
«Questo libro...» iniziò il fratello riprendendo il libro e poggiandolo sulle loro gambe per poter continuare a leggere dal punto in cui la piccola l'aveva interrotto.
«... Narra di una leggenda riguardo un demone e un ipotetico ciondolo in cui è adesso intrappolato: si racconta che in un'epoca lontana esisteva un demone, che risiedeva sopra tutto e tutti. Egli, il Wendigo, era una creatura maligna divoratrice di uomini, figlio dell'inverno e della fame. Era di grandi dimensioni, aveva un corpo scheletrico, grandi artigli e labbra quasi assenti. Poteva assumere anche sembianze umane e confondersi in mezzo agli umani, con la sua voce simile alla loro. Era un ottimo cacciatore di giorno ed insuperabile la notte, si muoveva velocemente e rincorreva le sue prede umane per lunghi tratti, finché queste non impazzivano dalla paura e i loro piedi non prendevano fuoco; infatti, si dice che anche al Wendigo a causa della sua continua caccia gli si consumassero i piedi per l'attrito con il terreno, poi quest’ultimi sarebbero caduti e sostituiti. Si dice inoltre che la creatura avrebbe il cuore di ghiaccio e che l'unico modo per liberarsene sia di sciogliere il suo cuore con il fuoco. Secondo la tradizione, un uomo si trasforma in Wendigo se viene morso da un altro Wendigo, se viene posseduto da uno spirito durante il sonno oppure se si nutre per lungo tempo di carne umana. In fine, si ipotizza che alcuni di loro siano stati imprigionati dai nativi americani in dei ciondoli tipici delle loro tribù, ma una leggenda narra che questi spiriti possono essere liberati da una persona dal sangue nero...»
«... E la storia finisce qui, ero arrivato a leggere fino a questo punto e quando volevo continuare mi sono accorto che il resto delle pagine sono bianche, vuote».
«E questo ciondolo Aiden, secondo te esiste davvero?» chiese Autumn con voce tremolante. Quella storia l'aveva scossa, e non poco.
«In realtà...» iniziò Aiden titubante, «... Ho trovato questo in mezzo al libro», finì mentre estrasse dalla tasca un ciondolo: una semplice pietra nera, opaca, dalla forma ovale, incastonata in una corda dalle dimensioni di una collana. Autumn restò a bocca aperta, non riusciva credere che lì dentro potesse esserci quel demone crudele.
«A-Aiden fa attenzione. Riposa il ciondolo dove l'hai trovato», l'avvisò Autumn allontanandosi impaurita.
«Tranquilla sorellina, secondo te potrebbe mai esserci un demone qui dentro? No, è soltanto una leggenda. E poi ci sono io a proteggerti, quindi adesso lascio il ciondolo qui e ce ne torniamo a letto» rispose in modo tranquillo.
Autumn fece passare lo sguardo titubante tra il fratello e il ciondolo che teneva in mano.
«Va bene...» acconsentì, fiduciosa del fratello.
Aiden prese il libro, adagiò il ciondolo tra le pagine e lo chiuse, posandolo tra gli scaffali della libreria, confondendolo tra gli altri libri presenti. 
-Chissà se in quei libri ci saranno scritte altre leggende del genere...- pensò Autumn. 
Aiden ritornò da lei: «Andiamo».
Le prese la mano e si condussero giù per le scale e infine fino alla loro cameretta.
«Aiden, posso dormire con te stanotte?» chiese Autumn, ancora scossa.
«Ma certo, vieni», acconsentì il fratello che già si trovava sotto le coperte.
Autumn si avvicinò e si sdraiò accanto a lui, poggiò la testa sul suo petto e lo abbracciò forte a sé.
«Buonanotte» biascicò sulla sua maglia.
«Buonanotte piccoletta» rispose Aiden prima di lasciarle un bacio sulla fronte e ricambiare l'abbraccio. 
I due fratelli trascorsero tutta la notte nella stessa posizione, abbracciati, ma non si accorsero di ciò che accadde all'esterno della bolla che li avvolgeva: poche ore dopo dal loro ritorno a letto, nella mansarda un libro cadde aperto sul pavimento, in quella pagina si trovava il ciondolo del wendigo dell'oscurità. Il ciondolo si illuminò di un'aura nera, espandendo il suo vapore opaco, prese a fluttuare e si diresse nella stanza dei due bambini, attirato dall'essenza di una persona dal sangue nero.
Il ciondolo si fermò sopra i corpi dei fratelli, piano si adagiò su Autumn e si intrufolò sotto la sua maglietta del pigiama, fino ad arrivare esattamente al cuore.
Lo spirito del demone sentiva il suo sangue nero, che lo rendeva più forte, dunque si appoggiò sulla sua pelle e presto la trapassò, fondendosi con essa. Autumn non sentì niente, ma dentro di lei giaceva già il Wendigo.
La mattina seguente era stata proprio Autumn a svegliarsi per prima, ma si accorse subito che c'era qualcosa che non andava, quindi alzò la testa per osservare suo fratello, ma notò qualcosa di strano sul suo collo: era un morso e lei aveva le labbra sporche di sangue. Soltanto qualche minuto più tardi, dopo aver svegliato suo fratello, i due capirono: quella non era soltanto una leggenda, e loro ne erano la prova.

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