1. Tornerà mai come prima?

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Davon:

Muovo il corpo a ritmo della musica incalzante, sento il ritmo dentro di me e penso soltanto al fatto che sono nato per fare esattamente questo lavoro: lo spogliarellista.

Ballare su questo palco, essere acclamato dal pubblico e sentire le urla delle donne che mi incitano a togliermi tutto, mi dà un'adrenalina che nient'altro potrebbe sostituire.
Vorrei che le persone fossero il triplo di quelle presenti, ma purtroppo è da mesi
che la situazione non cambia. Da quando è andato via Aaron, questo posto è precipitato nel vuoto.

Finito lo spettacolo, raggiungo il mio camerino e mi cambio per andare via. Butto fuori un enorme sospiro e lascio il Tyson con un peso all'altezza dello stomaco.
Poco fa ho sentito Simon, il proprietario, parlare al telefono e le notizie non sono buone. Entro 3 mesi, se le cose non cambiano, ha deciso di chiudere.
Novanta giorni di tempo per fare in modo che non succeda. Sì, ma come?!

Salgo in macchina e premo l'acceleratore più del dovuto, fino a superare il limite consentito per legge. È mezzanotte e in giro non c'è nessuno, la polizia a quanto pare non è nei paraggi e questo mi consente di tornare a casa prima del previsto.
Appena entro dentro, la prima cosa che faccio è prendere il cellulare e chiamare il responsabile di tutto questo.

«Che vuoi, Davon? È mezzanotte»
La sua voce mi saluta così. Scocciato e annoiato.
«Simon ha deciso di chiudere il locale!» sbotto, infuriato.
C'è un attimo di silenzio, dove non sento niente. Sto per chiedergli se c'è ancora quando finalmente si decide di nuovo a parlare.
«Cosa?! Dici sul serio?»
«Di cosa ti sorprendi?» Giro per la mia camera da letto, camminando e gesticolando con la mano. «Da quando sei andato via, non sta più venendo quasi nessuno!»
Fa un sospiro rassegnato.
«Mi dispiace Davon. Non posso farci niente, ma vedrai che troverai un altro lav-»
«Non voglio trovare un altro lavoro, Aaron!» Alzo la voce, nervoso. «Voglio continuare a lavorare al Tyson, sai che per me è importante! Non può chiudere!» mi siedo sul letto, e stringo il pugno, appoggiandolo sulla mia coscia.

«Lo so, ma se ha deciso così, dubito che possa cambiare idea. Sai che Simon, quando si mette in testa una cosa, la fa e basta.»
«Lo so. Lo so anche io. È solo che vorrei ci fosse lo stesso entusiasmo di quando c'eri tu! Dimmi solo cosa facevi. Cosa facevi per fare in modo di attirare tutto quel pubblico?»
Odio chiedergli queste cose, soprattutto ne risente il mio lato orgoglioso, ma non posso fare altrimenti. Devo sapere.

Scoppia a ridere, facendomi urtare i nervi ancora di più.
«Niente, Davon. Non facevo niente più rispetto a te, o qualsiasi collega.»
Mi alzo nuovamente in piedi, non riuscendo a stare fermo.
«Be', così non mi aiuti!»
Ride nuovamente, di gusto. Il mio tono ha raggiunto livelli di esasperazione estremi, se lo faccio ridere così tanto.
Non sono un pagliaccio, io sono serio!

«Sei sempre stato geloso di me, Davon. Ma non devi esserlo-»
Lo interrompo prima che possa continuare. «Un momento. Io non sono geloso!» aggrotto la fronte, offeso. «Perché mai dovrei esserlo? Sappiamo entrambi che io sono sexy e non ho niente in meno rispetto a te!»

Sospira esasperato, probabilmente indeciso se consolarmi o prendermi per il culo. «Perché stiamo facendo questo discorso a mezzanotte, si può sapere?
Quel palco adesso è tuo. Io non tornerò a lavorare lì, perciò se non vuoi lasciarlo, allora impegnati. Fai in modo che tutto torni come prima. Prendi il mio posto, Davon.»
Incoraggiato dalle sue parole, mi fermo in mezzo alla stanza e ribatto deciso.
«Sarò io il nuovo Dio del Tyson Club, Aaron!»
«Certo, come vuoi» ride. «Adesso devo andare. Chloe mi sta aspettando.»

Appena sento il suo nome, un sorriso mi spunta sulle labbra. «Dì al mio pasticcino che mi manca!»
Lo dico apposta per farlo incazzare e infatti mi scarica addosso parole poco dolci, prima di chiudermi la chiamata in faccia. Scoppio a ridere e mi tolgo i vestiti per mettermi a letto.

Normalmente, dopo il lavoro mi piace uscire e farmi un giro per locali, ma oggi dopo questa notizia, qualsiasi cosa potessi avere in mente è svanita.
Spengo la luce e mi corico sotto le coperte con indosso solo le mutande.
Rimango a pancia in su per non so quanto tempo, prima di riuscire a prendere sonno. La mia mente è piena di pensieri sul lavoro, su cosa fare e come gestire la situazione. Per fortuna, appena chiudo gli occhi tutto comincia a svanire e i sogni a prendere forma.

Stranamente però, non sogno niente che riguarda il motivo per cui sono preoccupato, ma qualcuno che non vedo da tantissimo tempo. Una donna che non ho mai dimenticato, una alla quale ho fatto una promessa e non l'ho mai mantenuta.

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