// Capitolo 6 //

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// Per favore leggete la mia nota finale. E' importante. //

Oggi sono andato al mare con Nica e la sua famiglia.

In realtà non ci sarei dovuto andare, ma sono sgattaiolato via di casa perché ero proprio stufo di allenarmi.

Ho scoperto che a Nica piace nuotare. Dice che le piace l'odore del mare e le piace come la sabbia scivola via in mezzo alle dita.

Dice anche che le piace un sacco andare al mare con me, e che dovrei venire più spesso. E' anche un sacco comodo perché con il mio quirk si asciuga più in fretta e non ha più freddo.

Per la prima volta dopo tanto tempo mi ha fatto piacere il quirk che ho.

Il suo papà dice che è un quirk molto bello. Dice che è fighissimo.

Il mio papà invece non me lo dice mai.

Quando sono tornato dal mare non era per niente felice.

/-/

Chiusi immediatamente il flusso dell'acqua, in preda al panico.

Chi mai poteva essere a quell'ora?

Afferrai rapidamente l'asciugamano, coprendomi come meglio potevo non riuscendo a legarmelo al corpo propriamente.

Nelle vicinanze individuai una chiave inglese. Probabilmente una delle docce era stata riparata di recente e lo strumento era stato lasciato accidentalmente lì.

Era una grossa chiave inglese e pesava anche, perciò pensai di armarmi di quella per difendermi.

Non nascondo che avevo avuto un sacco di paura in quel momento.

Da dietro il muro sentivo qualcuno muoversi e urtare i tavolini e i vasi.

Stavo quasi sicuramente tremando.

Non so cosa mi spinse a farlo, ma ebbi la brillante ma in realtà non così tanto brillante idea di aggirare lentamente il muro per cacciare via lo sconosciuto (ed eventualmente riuscire a riprendere la doccia senza ancora troppo sconvolta).

Impugnai la chiave inglese con forza in una mano, usando l'altra per coprirmi disperatamente il corpo.

Sembrava che ad ogni passo che facevo le pozze d'acqua sotto i miei piedi si facessero più grandi. Sembravano volermi dire di fermarmi, di non andare oltre.

Temetti di scivolare ancor prima di venir sorpresa da chiunque si trovasse dall'altro lato del muro.

Presi un paio di respiri profondi, poi mi lanciai in avanti per vedermi faccia a faccia con la persona che era appena entrata, anche se in realtà non potevo vedergli la faccia.

Tenni l'arma improvvisata davanti a me, puntata in avanti come scudo.

Forse non sapevo neanche più se la mia intenzione era quella di attaccare o difendermi.

Mi ritrovai a fissare la parete in legno dall'altro lato, e un gatto che dal basso mi fissava confuso.

Lasciai cadere la chiave inglese a terra con un rumoroso 'clang' che spaventò l'animale, facendolo scappare.

"Era un gatto" realizzai. "Un dannato gatto."

Tornai indietro per finire di lavarmi, con la consapevolezza di essermi spaventata per un assoluto nonnulla.

E non senza dimenticarmi di darmi mentalmente della stupida, naturalmente.

Ruotai nuovamente la manopola dell'acqua, chiudendo di nuovo il suo scorrere.

Presi l'asciugamano, stavolta per asciugarmi davvero.

Mi spostai verso gli spogliatoi, aprendo la porta di uno dei cubicoli e trovandoci gli stessi oggetti che ci avevo lasciato venti minuti prima.

Mi vestii in tutta fretta, tirandomi l'asciugamano in testa per passare ad asciugare i capelli.

Mi misi lo zaino in spalla, controllando l'ora sull'orologio da polso l'ora.

Scrissi a Shomi, chiedendole se alla fine mia madre aveva chiamato mentre ero via.

Inviai il messaggio mentre mi richiudevo la porta del casone alle spalle e continuai a camminare sul marciapiede di pietra che collegava un lato del casone alla scalinata sulla strada in attesa che lei entrasse online.

Nel mentre che mi asciugavo i capelli l'asciugamano mi copriva maggior parte del campo visivo, ma ad ogni modo stavo guardando in basso sullo schermo del telefonino e perciò l'unica cosa che vedevo oltre ad esso era dove mettevo i piedi.

Ad un certo punto, quando ero in procinto di salire il primo scalino, sentii una voce chiamarmi per nome.

"Hey [T/n]!".

Ero sul quarto quando vidi una terza scarpa nel mio ristretto campo visivo e realizzai che quello era il mio nome.

Sul punto di mettere piede sul quinto sono scivolata all'indietro per lo spavento.

Lasciai uscire un piccolo verso strozzato di paura quando intravidi una mano allungarsi verso di me.

Quello che sapevo un attimo dopo era che qualcuno mi stava stringendo fra le sue braccia, impedendomi di cadere giù dalle scale.

Le sue braccia avevano un qualcosa di stranamente familiare.

Sentii come il mio asciugamano scivolava giù, sempre più velocemente.

Ed improvvisamente avvertii un respiro caldo sul mio viso.

"Ti hanno mai detto che sei una un po' troppo distratta?" rise leggermente sotto l'affanno di chi si era alzato troppo in fretta per evitare che qualcosa cadesse.

Cosa che effettivamente aveva fatto.

"Moon" espirai soltanto.

Non sapevo se avrei dovuto preoccuparmi di quanto familiari iniziassero a diventare quelle braccia e quella voce.

//

Era verso le undici e mezza che Shomi entrò nel negozio di famiglia spalancando la porta.

"Shomi! Non così forte! Guarda che se la rompi devi ripagarcela!" sbuffai, avvicinandomi a lei non appena servii dei caffè americani.

"Ora tu mi spieghi cosa significa che hai visto di nuovo Moon" puntellò le mani sui fianchi lei, non degnandosi neanche di scusarsi per l'irruenza con cui era entrata. Io la riprendeva sempre quando lo faceva, ed a quanto pare ero l'unica a farlo. La mia famiglia doveva aver intuito che ogni volta che lo faceva era perché io avevo fatto qualcosa.

"Ora? Non vedi che sto lavorando?" roteai gli occhi, mostrandole che stavo indossando il grembiule e che in mano avevo un vassoio.

Lei schioccò la lingua irritata, tirandomi per un braccio fino al bancone delle ordinazioni.

"Yuu. 2000¥ e pensi ai tavoli di [T/n]" tirò fuori un paio di banconote la bionda davanti alla faccia di mio fratello.

Quello la guardò, probabilmente inorridito. "Non mi comprerai così!" sbottò, tornando alle macchinette del caffè.

Lei schioccò le dita sconfitta, scivolando poco più a sinistra sul bancone e battendo il pugno sulla sua superficie liscia.

"Sota. 2000¥ e pensi ai tavoli di [T/n]" provò di nuovo, spostandosi verso l'altro mio fratello che si occupava di lavare le stoviglie utilizzate dai clienti.

Roteai gli occhi al cielo con un verso scocciato, ricevendo uno schiaffetto sulla spalla da parte di Shomi, che m'intimava "non fiatare" con gli occhi. "Almeno non ora."

 Il ragazzino si asciugò le mani con un panno.

"Per quanto?" domandò con voce piatta. Non ci potevo credere.

"Un'ora" rispose la mia amica con tono altrettanto serio.

"3000¥" propose Sota.

"2500¥" abbassò il prezzo Shomi.

"2700¥, prendere o lasciare" incrociò le braccia al petto il mio secondo fratello.

"Dannazione, hai vinto, tieniti questi 3000¥ e dopo mi ridai il resto!" sbuffò lei spazientita, lasciando sul bancone le banconote e portandomi via.

"Affare fatto" ghignò lui, levandosi i guanti di gomma dalle mani.

"Io non posso crederci" dicemmo all'unisono io e Yuu mentre nostra madre si limitò a ridere.

A volte mi chiedevo come facesse a non essere contraria a tutto ciò.

Shoko mi trascinò dritto nello sgabuzzino, assicurandosi di chiudere bene la porta.

"Stamattina alle tre di notte hai scritto 'ho visto Moon' e poi non mi hai più scritto altro. Ti sembra il modo?!" praticamente mi respirava in faccia per la vicinanza con cui mi parlava. Lo faceva ogni volta che le facevo un torto di livello quattro.

"Veramente erano le due e quaranto-"

"QUALUNQUE ORE FOSSERO!" esclamò lei.

Feci spallucce. "Ma boh, mi ero appena fatta la doccia al casone pubblico e quando sono uscita sono quasi caduta sulle scalinate. Lui è capitato trovarsi lì e mi ha aiutata. E poi abbiamo parlato, nulla di strano."

"Nulla di strano dici?! Ragazza mia, questo mi sa di stalker!" mi scosse per le spalle.

Io la guardai con un'espressione divertita.

"Stalker? Lui? Ti preoccupi troppo"

"Mica tanto! E' sospetto il fatto che v'incontriate soltanto di notte, e che lui appaia sempre quando ti aggiri da sola, guarda caso sempre di notte."

"Vive vicino ai luoghi che frequento maggiormente oltre alla scuola! Non vedo cosa ci sia di sospetto!"

"E com'è che lo incontri così spesso ora? Andavi al parco e ad mare anche prima, se non sbaglio."

"Beh sai, siamo diventati amici? Secondo te perché?" replicai con voce ovvia.

Iniziava ad infastidirmi la conversazione. Moon era una brava persona, ed io lo sapevo.

Doveva esserlo.

"E comunque non è vero che lo incontro sempre! Non so nemmeno che aspetto abbia la sua faccia, perciò non so nemmeno che lui è lì a meno che non riconosca la sua voce o... niente"

"La sua voce o cosa? Anzi, lasciamo perdere, non è questo che mi interessa. Piuttosto, proprio perché non sai che faccia abbia questo tizio devi stare attenta! Potrebbe farti del male!"

Piantai lo sguardo dove sapevo che si trovavano i suoi occhi, così che capisse che io ero convinta di quello in cui credevo almeno quanto lei.

"Ascolta, capisco che tu sia preoccupata per me, ma questa mia disabilità non mi rende vulnerabile come credi. L'ho conosciuto abbastanza per capire che è qualcuno di cui posso fidarmi!" la allontanai con le mani premute contro il suo petto.

Volevo andarmene. Temevo che la cosa potesse complicarsi ancora di più.

"E cosa te lo ha fatto capire, [T/n]? Vi conoscerete da una settimana, [T/n], una!"

"Perché improvvisamente ti comporti come se fossi mia madre?!"

"Perché sono preoccupata per te!"

La vidi allungare le mani in mia direzione per stringermi di nuovo le spalle.

Sapevo cosa intendeva. Sapevo che lei era preoccupata per me. Erano sempre tutti preoccupati per me.

Ero la fragile bambina di tutti, alla fine.

Ed era una cosa che detestavo.

Mi schiacciai contro la porta per evitare il contatto con le sue mani.

La sentii sussultare.

"Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me" le dissi.

Aprii la porta alle mie spalle, lasciandola sola nello sgabuzzino.

Attraversai l'area clienti con ancora il grembiule addosso, e sempre con il grembiule addosso superai il bancone senza dire una parola.

Aprii la porta del negozio ed uscii senza degnare nessuno di una spiegazione, neanche mia madre, che da dietro la cassa mi aveva chiamata più e più volte chiedendomi se stavo bene.

Frugai nella tasca dei pantaloni, tirando fuori le chiavi del cancello di casa che stava letteralmente accanto al negozio.

Entrai in casa con calma.

Mi sentivo strana.

Credevo che la prima litigata con la mia migliore amica mi avrebbe portato al'ultima frontiera e che i miei dotti lacrimali sarebbero esplosi, e che i pugni sarebbero stati così stretti da far comparire le vene lungo le braccia.

Ma di lacrime non scesero e di vene non se ne vide neanche una in maniera troppo evidente.

Non sbattei nessuna porta, non camminai lungo il corridoio pestando i piedi, non urlai all'apice dei miei polmoni.

Mi ero solo chiusa in camera, con il solo suono del vecchio ventilatore che girava le pale arrugginite mentre io annegavo nei pensieri che mi fluivano in testa.

Mi sentivo un'egoista. Chi ero io per lamentarmi della mia vita? Certo, non era perfetta come quella degli altri, ma era bellissima ugualmente.

Avevo tutto quello di cui avevo bisogno.

Fu in quel momento in cui mi dimenticai la sensazione di essere innamorata svanì.

Fu spinta via dall'ammasso di negatività che cresceva dentro la mia camera dei pensieri.

Voci che strillavano per uscire, dilaniate dal dolore che nemmeno riuscivo a comprendere nonostante fossero parte di me.

La consapevolezza di essere diversa dagli altri si faceva man mano più grande davanti ai miei occhi.

Rimasi immobile con la faccia schiacciata sul cuscino fino a quando non mi addormentai.

"Vorrei soltanto essere come tutti gli altri."

/Flashback/

"Sai, era da un po' che me lo chiedevo, ma per caso sei un Vigilante? Se per caso dovessero beccarti finiresti in una marea di guai" mi stiracchiai, sbadigliando una domanda al ragazzo al mio fianco.

Lui soffocò una risata per evitare di fare troppo rumore. "E cosa te lo fa credere?" mi pose un'altra domanda per non rispondermi.

"Beh, sei sempre in giro di notte. Magari stai pattugliando, o cercando qualche criminale!" schioccai la lingua, poggiando l'indice sulla guancia mentre ci pensavo.

"E' un ragionamento che puoi attribuire anche ai criminali veri e propri, considerando che anche i Vigilanti sono visti come persone che infrangono la legge... Chi ti dice che io non sia uno spacciatore? O magari un assassino?" replicò lui con uno strano entusiasmo. Sembrava quasi che quella domanda gli avesse acceso una lampadina. Che fosse un fan delle gesta eroiche?

"Impossibile. Non potresti essere un vero criminale. Sei una persona troppo buona. Mi hai salvata due volte e ascolti Frank Sinatra. Sei. Troppo. Buono" risi, ripensando agli Snap.

"E' su queste cose che basi i tuoi giudizi?"

"Esatto. Hai critiche da fare?"

"No, assolutamente. Tu ascolti Frank Sinatra e sei una delle migliori persone che io abbia mai incontrato, considerando poi che ci siamo conosciuti tipo una settimana fa" rise anche lui.

Le sue parole mi fecero un effetto strano.

Alzai gli occhi dall'asciugamano che facevo scivolare tra le dita per osservare il suo profilo troppo sfocato per riconoscere qualsiasi lineamento.

Stava ammirando la luna specchiata nel mare, ora mosso da onde più movimentate di quelle in cui avevo nuotato io.

"Le onde che s'infrangono sulla riva sono una delle cose che più mi piacciono" disse.

Arrossii inconsciamente.

Lui non era una cattiva persona.

Non poteva esserlo.

Vero?

"Se non sei un Vigilante che ci fai qui, allora?" domandai per distrarre la mia mente da quei strani pensieri che lentamente rischiavano di venire a galla.

Lui si voltò nuovamente verso di me.

Erano anni che non riconoscevo più i volti e avevo imparato altri modi per capire che tipo di faccia stessero facendo, tipo i movimenti di mani e braccia.

Le sue spalle si alzarono di poco e le dita delle mani, le quali si tenevano saldamente piantate al gradino per bilanciare la posizione seduta del ragazzo, si spostarono leggermente verso i palmi.

Lo avevo colto di sorpresa, e nella sua testa scorrevano pensieri più negativi che positivi.

Poi le sue dita si stirarono completamente, aderendo sulla superficie fredda e ruvida dello scalino.

Moon volse lo sguardo verso il mare di nuovo, rilassando le spalle e probabilmente sorridendo.

Nella sua voce colsi nostalgia.

"Certi posti sono più 'casa' di quanto lo sia la casa in cui vivo" rispose.

Mi dissi che forse, anzi, sicuramente avrei fatto meglio a proporre un altro argomento invece che riportare quello di prima.

Gli guardai le mani di nuovo.

Le dita si erano ritratte sino al punto di stringersi dentro ad un pugno.

Le sue spalle si erano tese di nuovo.

Non sapevo più cosa dire.

Lo osservai in silenzio, ascoltando insieme a lui l'infrangersi delle onde.

E feci l'unica cosa che mi venne più naturale fare.

Gli strinsi la mano.

>CEE'S CORNER<

Lol l'illuminazione fa cagare.

Ah e sì, il seggiolino di baby DCK è una fottuta altalena perché per i miei figlioletti solo il fottuto meglio.

Mi scuso sinceramente con tutte le persone che hanno atteso un mio aggiornamento (tranne che con Bero-chan e Melania. Voi fate schifo e anch'io faccio schifo ma per altre ragioni) dato che anche stavolta non mi sono fatta sentire durante i miei due mesi di stallo. E' una cosa un po' ovvia da dire, ma io sono una persona come tante e come tale ho una vita da tirare avanti (la mia sta andando un po' a rotoli, ma me ne faccio una ragione lol). Mi dispiace di essere stata così poco attiva nell'ultimo periodo, ma ho appena finito il mio primo anno di liceo artistico e sto tipo m o r e n d o. E' stato un periodo piuttosto stressante per svariati motivi e non potevo permettermi di spuntare nella vostra barra notifiche tutti i giorni come facevo l'anno scorso...

Ora sono un po' più libera, anche grazie al fatto della quarantena che limita un po' i compiti che mi vengono assegnati (quelli scolastici, dico. A casa lavoro il doppio di prima da bRaVa sOrELa mAgIoRe). Quando sono entrata in hiatus ero pure ad un punto morto tra l'inizio e l'arco di storia su cui avevo costruito il resto della trama, quindi potremmo dire che i quattro capitoli che ho pubblicato ora li ho vomitati in preda alla disperazione di non far morire questa bambina. Cioè non la aggiorno da maggio.

Beh, suppongo sia tutto. Vi chiedo di essere pazienti con me (Melania se stai pensando di commentare sappi che non ti sto chiedendo di fare nulla che vada oltre le tue capacità) e di avere fiducia in me (cioè se lo faceste ne avreste più voi di me :'P).

Tornerò sicuramente prima di aver superato la soglia dei due mesi, la prossima volta. Cioè ci avviciniamo alle cose interessanti ora e hehehe non vedo l'ora di far succedere qualcosa con Moon hihi-

Ah, e ora sapete che presto pubblicherò una Iwaoi perché sono la mia ship preferita in Haikyuu dato che puoi scriverci sopra così tanto aNgSt HIHIHI.

Grazie per aver letto fin qui, vi amo ;-9

(Sì Melania e Bero-chan, dico anche a voi).

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