// Capitolo 9 //

Màu nền
Font chữ
Font size
Chiều cao dòng

Anche mamma se n'è andata.

/-/

Penso che Moon sia una delle persone dai riflessi più veloci che io abbia mai conosciuto.

Capii subito che scontrare le sue labbra con le mie non era stata la sua intenzione, anche se effettivamente mi imprimei la sensazione delle sue labbra calde e leggermente screpolate bene in testa.

Con la stessa irruenza con cui le nostre bocche si erano incontrate, queste si erano divise, sì e no nell'arco di un secondo.

Perché di certo non si erano solo sfiorate, tutt'altro.

Mentre il mio cervello cercava di elaborare cos'era stato quel contatto, cos'era stato quel respiro bollente atterrato sul mio volto, cos'era stato quel "mmh!" strozzato che ci eravamo lasciati scappare entrambi, lui si rimise compostissimo sul sedile grigio.

"A-Aaaah oddio scusami! V-volevo darti un bacio sulla guancia come hai fatto tu prima ma ti sei girata e il bus ha avuto quello scossone ed io-" provò a giustificarsi, gesticolando freneticamente con le mani.

Lo osservai in silenzio, coprendomi la bocca più per preservare la sensazione che per nascondere lo stupore.

E mi scappò una risata.

"Beh, diciamo che ha funzionato lo stesso" sorrisi.

Asciugai gli occhi prima che potessero inumidirsi troppo.

Mi domandai se Moon lo aveva notato.

Mi prese la mano di nuovo, e prima che potessi capacitarmene, le mie dita si trovavano sulle sue labbra.

Tra i miei polpastrelli sentivo la linea dove si serravano le sue labbra, curvate in un leggero sorriso.

Sentivo di nuovo il suo respiro bollente sulla mia pelle, e sentivo di nuovo che stavo per avvampare.

"Ora sai che sto sorridendo" ridacchiò lui, le mie dita che scivolano lentamente sul suo mento come per incorniciare l'espressione idiota che avevo stampata in faccia in quel momento.

Gli spiaccicai il palmo sul viso.

Non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi stupida così tante volte.

"Sei uno scemo" sbuffai, sottovoce ma con un sorriso ben celato. "Sei davvero uno scemo".

"H-hey! Non fare pause soltanto per insultarmi di nuovo!" si lagnò.

I suoi piagnistei su come mi stessi prendendo gioco dei suoi sentimenti andarono avanti per due minuti buoni.

Onestamente, proprio non vedevo dove, secondo lui, non si atteggiasse come un bambino capriccioso e bisognoso di attenzioni.

Un altro scossone.

Il ragazzo mi tirò a sé.

Ancora, un bambino capriccioso e bisognoso di attenzioni.

"Sul serio, che storia è oggi? Sei più in vena per coccole del solito" commentai, stretta nel suo abbraccio.

Ormai già ottobre, le scuole avevano ricominciato ad accogliere gli studenti con le uniformi invernali.

Pensai a come quel gakuran nero nascondevano le grandi braccia dell'albino, che più e più volte mi avevano tenuta intrappolata nella loro presa.

"Sei una persona magnifica, okay?" fu la sua replica.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma nulla uscì.

L'unica cosa che il mio corpo si ritrovò in grado di fare fu far risalire le mie mani lungo la sua grande schiena, stringendolo con incertezza ma senza il desiderio di lasciarlo.

"Sei una persona magnifica, perciò se non ti danno il loro cuore sono loro gli unici a perderci. Decisamente non sanno chi si stanno lasciando alle spalle" espirò il ragazzo.

"Non dubitare di te stessa. Non nasconderti dietro il pensiero che sono perché sei diversa nessuno accetterà questa tua parte di te. Sei stupenda" disse ancora.

Rimanemmo così, ascoltando nel silenzio i battiti dei nostri cuori accelerare.

Moon si staccò lentamente da me.

"Ah uh... ti prego non piangere di nuovo" provò a levare le lacrime che rigavano le mie guance con il pollice.

Mi portai una mano al viso, realizzando che per la seconda volta quel giorno mi ero messa a piangere davanti a lui e senza accorgermene.

"Grazie, cioè scusami. Però anche grazie" cercai di formulare una risposta, non riuscendo neanche più a collegare le parole ai loro significati.

Lui rise soltanto, piano e gentilmente.

"Prego, [T/n]".

Moon e Todoroki erano come poli opposti.

Erano due persone completamente diverse, eppure mi piacevano forse allo stesso modo?

Quanto tenevo, effettivamente, a Moon?

Quanto ero disposta ad aprirmi con lui?

Cosa provavo per lui, alla fine dei conti?

Un desiderio dentro di me cresceva rigoglioso ed incontrollabile.

"Voglio sapere di più. Di te. Di noi. Di quello che potremmo essere."

"[T/n], [T/n], [T/n]! Così non vale! Voglio sapere il tuo nome ora!".

//

Quando girai la chiave nella serratura e mi chiusi la porta di casa alle spalle, quasi ebbi il timore di venir uccisa.

"Sorellona!" fu il modo in cui Jun e Hotaru mi saltarono letteralmente addosso, quasi facendomi cadere sul pavimento dell'entrata.

Subito dietro di loro c'erano Yuu e Sota, semi-nascosti dietro l'angolo del corridoio.

"Sei tornata finalmente" commentò uno dei due, ma ero troppo occupata a cercare di levarmi le scarpe mentre mi tenevo in equilibrio con lo zaino in spalla e i due bambini addosso per capire chi dei due aveva parlato.

"[T/n] è tornata?" la voce della mamma, alta e facilmente riconoscibile, si fece sentire dal salotto.

Deglutii nervosamente quando la vidi apparire da dietro una delle porte, con una maglietta ancora da stirare in mano ed un'espressione arrabbiata in volto.

"Si può sapere perché non rispondi al cellulare? Ti ho chiamata sei volte, [T/n]! Vedi di avvertire la prossima volta che vai a casa di Shoko! Non sai quanto mi sono preoccupata!" esclamò, agitando la mano in aria come se tutto ciò che le portavo era stress. Quello era Sota, non io.

"Non ti sei neanche scomodata di chiamarmi quando sei arrivata lì! Ringrazia quella povera ragazza che deve fare da responsabile anche per te e che questo pomeriggio mi ha chiamata per dirmi che eri da lei!" continuò.

"Uhm, scusami tanto, ho lasciato il cellulare in silenzioso dopo le lezioni e mi sono completamente dimenticata. Mi dispiace tanto, non succederà più" abbassai lo sguardo, principalmente per nascondere il fatto che non sentivo il nome della mia amica da più tempo di tutti quanti. In secondo luogo perché mi ero appena ricordata che quel giorno avrei dovuto svolgere qualche consegna da parte del negozio.

Se ne andò così, borbottando tra sé e sé di come non era la prima volta che mi dimenticavo di dire che dove andavo.

Jun era ancora incollato alla mia gamba come colla e si stringeva alla stoffa dei miei pantaloni mentre io rimanevo davanti all'entrata confusa.

"Sorellona, hai un odore strano!" commentò poi il bambino, risvegliandomi dal mio stato di trance.

"Eh?" lo guardai non capendo, ora levandomi sul serio le scarpe e iniziando ad avviarmi su per le scale con gli altri miei fratelli, che si erano già preparati per andare a dormire e che probabilmente stavano soltanto aspettando il mio ritorno.

Invidiabile sorella maggiore, vero?

Hotaru si riavvicinò a me, scendendo un paio di gradini per annusarmi da più vicino.

"E' vero! Odora come l'armadio di papà!" notò lei, intrecciando una codina intorno al dito mentre pensava.

"Pfft ma che dite! Filate a letto, su! Infilatevi ne vostri futon adesso!" sbuffai, spingendo i più piccoli ad affrettarsi perché la loro ora designata per andare a dormire era passata da un po'.

Li osservai dimenticarsi immediatamente della conversazione che avevamo appena avuto, rincorrendosi fino alla loro camera.

Mi piaceva come Hotaru, nonostante non fosse piccola come Jun, si comportasse ancora in modo forse un po' infantile. Non c'era un vero e proprio motivo, mi piaceva e basta.

Sospirai pesantemente, lasciando cadere la cartella sul pavimento e iniziando a sbottonare il blazer della divisa.

"Sorellona, ti sei messa della colonia da uomo?" domandò alle mie spalle Sota.

Mi voltai di scatto, trovando Sota e Yuu entrambi a braccia incrociate sul mio letto e con aria inquisitoria.

"Ma insomma! Che ci fate qui voi due ora?" urlai, cioè urlai sottovoce, perché proprio non mi andava di farmi rimproverare di nuovo da mia madre.

"Dovresti ringraziarci invece, perché se Shoko ha chiamato a casa per avvertire e salvarti il cu-"

"Sota, le parole."

"Scusa. Dovresti ringraziarci perché se Shoko ha chiamato a casa per avvertire e coprirti è solo grazie a noi" schioccò la lingua il più piccolo dei due.

"In realtà è solo grazie a me. Sono io che l'ho chiamata per chiederle dov'eri, dato che non venivi al negozio e mamma non aveva ricevuto notizie" lo corresse l'altro.

Smisi soltanto per un attimo di sbottonarmi l'uniforme.

"Ah, allora grazie ragazzi" fu l'unica cosa che riuscii a dire, andando dietro l'armadio per andare a cambiarmi.

Cadde il silenzio di nuovo, e naturalmente Sota si sentì in doverlo rompere di nuovo.

"Quindi la colonia?"

"HAI ROTTO" sibilai, sporgendomi oltre l'anta del mobile soltanto per mostrargli che ero sul punto di staccargli la testa.

"Probabilmente era con quel tipo di Snapchat. Sai, quel tipo col nome strano che ci ha mandato la richiesta d'amicizia tipo una settimana fa..."

"Mh, dici il tipo fan di Frank Sinatra? Boh però sì, ha senso fra."

"Lo so fra."

Mi limitai a fare un verso seccato.

"Secondo te che cosa c'è fra loro due?"

"Cosa vuoi che ci sia se le è rimasto addosso un odore così forte di colonia? Se la mamma non se n'è accorta è solo perché è raffreddata-"

Tirai la mia camicetta in faccia ai due, sempre da dietro l'anta dell'armadio.

"Smettetela" ringhiai, scandendo bene le sillabe mentre stiravo via le pieghe del pigiama che avevo appena messo.

Mi buttai sul materasso a peso morto, schiacciando una gamba a qualcuno.

"Porca pu-"

Sota, evidentemente.

//

Non penso di aver pianto particolarmente quella notte, principalmente perché sono convinta di aver consumato quasi completamente i dotti lacrimali quando ero in compagnia di Moon.

Non dico che riuscii a dormire normalmente, perché tra i continui flashback di Todoroki che mi diceva di essere già al corrente dei miei sentimenti e di Moon che mi consolava e mi baciava... beh.

Anche per questo motivo mi ci volle una forza di volontà immane per alzarmi dal letto e prepararmi per tornare a scuola.

Mi venne ancora più voglia di sotterrarmi quando, aprendo la porta che dava sul corridoio, vidi i miei quattro fratelli fare freneticamente avanti e indietro tra bagno e armadio.

Sospirai, infilandomi a malincuore nel confuso via vai e decidendomi una volta per tutte di andare a vestirmi.

Fissai a lungo la mia uniforme, composta dalla camicetta bianca con il suo nastro rosso al colletto, la gonna ed il blazer nero e la spilla brillante con lo stemma dell'Accademia Coruscan.

La mia divisa scolastica era quella cosa che in casa [T/c] sembrava sempre fuori posto, così d'alta classe nella modesta casina di una coppia di pasticceri.

Scossi via il pensiero, pettinando i capelli.

Osservai il mio riflesso nello specchio.

Ripensai al giorno precedente, quando nel bagno del karaoke mi ero specchiata con il cuore a mille nel petto.

Scacciai anche questo pensiero.

Lanciai un'occhiata all'orologio, realizzando che non eravamo in ritardo, bensì piuttosto in anticipo.

Sbirciai da dietro lo stipite della camera degli altri, chiedendo a Yuu il perché di tanto trambusto di prima mattina.

"La nostra scuola ha iniziato prima i preparativi per il festival scolastico e Jun oggi va in gita" rispose in fretta, infilandosi i calzini di corsa e uscendo a saltelli.

Osservai per un altro po' la scena confusa ma non diversa dall'ordinario, scuotendo poi la testa e decidendo che comunque non mi sarei riaddormentata.

Lasciai casa per ultima, rivolgendo un timido saluto a mia madre sulla soglia della porta.

Replicò con un sorriso normale, segno che la questione era stata risolta. Probabilmente aveva chiamato di nuovo a casa Tobomomi.

La strada per la scuola era ancora più silenziosa del solito.

Gli auricolari li avevo dimenticati a casa, ma non mi andava di tornare indietro per andare a recuperarli. A dire il vero non avevo neanche una grande voglia di ascoltare musica, era solo l'abitudine di cercare le cuffiette nella tasca destra del giubbino.

Iniziava a fare freddo e quella mattina non avevo prestato attenzione a riempire le tasche della giacca con le cose che solitamente mi portavo appresso.

Comprese le chiavi di casa, naturalmente.

Sospirai, continuando a camminare.

I mocassini si erano pure sporcati di fango a causa delle pozzanghere del quartiere del karaoke.

Arrivai a scuola che il custode aveva appena aperto i cancelli.

Era sempre molto presto e molto silenzioso.

Rivolsi un piccolo cenno di saluto al sorvegliante, andando a sedermi su una delle panchine sotto i peschi.

Piccoli vantaggi del frequentare una scuola prestigiosa senza l'essere nemmeno sicura del perché.

Il cellulare nella mia mano segnalò una notifica di Snapchat.

"Sorellona, ti sei messa della colonia da uomo?"

Premetti sull'icona gialla e bianca dell'applicazione, indossando una smorfia.

"Non era così forte l'odore..." sussurrai piano piano, aprendo la foto e trovandomi davanti un selfie scattato male.

Ridacchiai leggermente, immaginandomi il ragazzo mentre correva come al solito per non arrivare tardi alle attività mattutine del suo club.

Sopra lo Snap alquanto sfocato c'era scritto "alla fine hai avuto problemi con tua madre? siamo andati via che era tardissimo lol ^^'".

Mi scattai un selfie. Un broncio che occupava tutto lo spazio dell'inquadratura.

"nah fra, si è arrabbiata un po' ma ora è tutto a posto, credo. aH I MIEI FRATELLI DICONO CHE MI E' RIMASTO ADDOSSO L'ODORE DELLA TUA COLONIA LIKE WTF M A N"

"OH SHIT SORRY BRO HAHA assicurati che non parlino a nessuno della nostra relazione segreta"

"istruzioni poco chiare, potrei aver compiuto un omicidio. mi ami ancora?"

"ti aiuto ad occultare i cadaveri fra"

Ridacchiai ancora.

Mi scrisse un'ultima volta per dirmi che doveva sbrigarsi. Doveva arrivare in fretta o, parole sue, gli avrebbero ficcato la testa nel canestro.

Spensi il cellulare, riponendolo nello zaino.

In teoria in classe non potevamo usarli, ma in cortile non avevamo tale restrizione.

Mi avviai verso la mia aula, riflettendo su come avrei dovuto comportarmi di fronte a Todoroki.

Qualcuno mi afferrò per il polso quando passai davanti ai bagni femminili vicino alla mia classe.

Sapevo già chi era, ma ciò non toglieva che ero rimasta sorpresa.

"Shoko?" sbattei le palpebre perplessa.

"Finiamola qui, per favore" fu la prima cosa che mi disse.

Mi crebbe un nodo in gola, anche se per un solo istante.

"Non ce la faccio più, ti prego facciamo pace e dimentichiamo tutto."

Sentii le spalle rilassarsi contro il muro freddo.

Sentii il suo sguardo triste addosso, e sapevo che le stavo rivolgendo la stessa espressione che mi stava facendo adesso.

"Mi dispiace, davvero. Non voglio più starti lontana come ho fatto finora, non voglio più costringermi ad ignorarti. Ieri ho sentito che una ragazza di seconda ti aveva vista con Todoroki e che ti ha rifiutata, e poi sei scappata via fingendo nulla e..." incespicò sulle parole.

"Le voci si sono sparse per messaggio e qualcun altro ti ha visto con un altro ragazzo, mentre ti stringeva la mano e ti faceva ridere. Era Moon, vero? Yuu mi ha chiamato e mi ha chiesto se eri a casa mia e ho capito che eri ancora con lui."

Rimasi in silenzio, sempre ad ascoltare con attenzione.

"Ho chiamato tua madre e ho pensato di nuovo a come avrei potuto scusarmi perché non sei una bambina e non ho riposto fiducia nelle tue scelte e..."

Prima che potesse aggiungere altro la tirai in un abbraccio.

"Dispiace anche a me. Non avrei dovuto reagire così, scusami. Torniamo a come eravamo prima" espirai.

Nonostante tutti i discorsi mentali che mi ero preparata, quelle furono le uniche parole che pronunciai.

Dover affrontare la questione con Shomi era l'altra cosa che più mi spaventata, là a scuola ed in quel momento.

Però venir scaricata da Todoroki era un qualcosa di cui avevo ovviamente previsto un possibile avverarsi.

Rovinare in modo indelebile l'amicizia che condividevo con lei no.

//

"Aspetta ma in che senso una ragazza del secondo anno ha visto me e Todoroki-kun, ieri? Facevamo insieme la stessa strada tutti i giorni e so per certo che nessun altro la fa, almeno della nostra scuola..." domandai alla mia amica poi, mentre prendevamo posto nella scuola ancora vuota e muta.

"[T/n], sei stata sulla bocca di tutti nell'ultimo periodo! Vorresti forse dire che non te n'eri accorta?" agitò la mano in aria per intendere che la cosa era ovvia.

La cosa non era ovvia, eh.

"Insomma, sei stata in compagnia dell'affascinante Todoroki Shoto del terzo anno! E' naturale che alcune ragazze cerchino di indagare più a fondo! Devi stare attenta, ragazza mia" sbuffò la bionda, gettandosi sulla sedia con quel fare poco aggraziato in cui sempre si esibiva.

"Quante storie per un ragazzo carino che fate" commentai, roteando gli occhi.

"Un ragazzo molto carino e che si dà il caso essere il figlio di un famoso e ricco eroe professionista. Non c'è di che stupirsi. E poi non puoi capire su che livello di 'carino' stiamo parlando, tu che non gli hai mai visto la faccia" continuò, senza peli sulla lingua.

Risi. Mi era mancata.

"Beh, dato che mi ha scaricata immagino che le voci ora inizieranno a spegnersi?" mi sedetti sul banco a gambe incrociate, inclinando la testa di lato con espressione curiosa.

La ragazza schioccò la lingua e scosse la testa. "Tutt'altro, continueranno a crescere. Sei stata rifiutata dal ragazzo più popolare della scuola e un'ora dopo ti hanno ritrovata sulla spiaggia, mano nella mano con un senpai del nostro liceo a sorseggiare boba tea."

"Visto? Ti avevo detto che non è di tanto più grande di noi! E poi il gakuran che indossava era indubbiamente della nostra scuola!" ghignai.

"A tal proposito, Sota mi ha scritto dicendomi che avevi un forte odore di colonia" si rigirò una ciocca di capelli intorno al dito.

Sul serio, la ragazza proprio non aveva un minimo senso della delicatezza.

Riuscivo già ad immaginarmi la sua espressione, disgustosamente interessata ed incorniciata in un sorrisetto sornione.

"Posso sapere dove siete stati per tutto quel tempo? Un Love Motel?" non mi servii nulla per capire che si era pure messa ad ondeggiare le sopracciglia.

Il suo nome lasciò le mia labbra sotto forma di un urlo acuto e scioccato, il quale la fece piegare in due dalle risate.

Incrociai le braccia al petto. "Siamo stati al karaoke. Mi ha portato a sfogarmi e mi sono quasi rovinata le corde vocali a forza di cantare."

"Cantare e magari qualcos'altro."

Finsi di non sentire.

La sedia strofinò contro il pavimento, rivelando come Shoko si era appena alzata per avvicinarsi a me.

"E niente risvolti eccitanti? Sul serio?"

Percepivo come mi stesse implorando nei secondi di silenzio che seguirono.

Risi.

"Mentre tornavamo a casa in autobus abbiamo parlato un po'. Mi ha confortata e mi ha detto tante cose dolci. E' davvero una brava persona, lui."

Ci fu una piccola punta di disappunto da parte sua all'inizio, dovuta all'assenza di 'colpi di scena piccanti', ma la sua stretta di mano si addolcì nel sentire come la mia voce si era abbassata leggermente mentre parlavo di Moon.

Ero davvero felice.

"E... beh, potremmo esserci baciati" aggiunsi con voce tirata, spostando gli occhi qui e lì e prendendo a dondolare di lato in lato sopra il tavolo.

Shomi quasi cadde dalla posizione ferma e stabile in cui era rimasta finora.

"SCUSAMI?! MA TI PARE CHE PUOI OMETTERE QUALCOSA DEL GENERE?!" provò a gridarmi contro ma andai subito a coprirle la bocca con le mani, ridendo.

"Non urlare! E poi è stato un incidente, l'autista aveva preso una buca e lui mi è finito addosso" ridacchiai, sbuffando piano.

"Sì sì certo, queste sono tutte scuse. Sei come quelle protagoniste dei drama, così stupide che non si rendono nemmeno conto che hanno mezzo mondo che cade ai loro piedi" si lamentò, alzando le braccia al cielo.

"Ora esageri."

Shomi mi osservò di nuovo, silenziosamente.

"Sembri felice."

"Sono felice."

"Senti, è possibile che lui ti piaccia?"

Rimasi un istante a contemplare una risposta.

"Potrebbe essere" feci spallucce, ridendo di nuovo.

Lei si mise le mani fra i capelli, sospirando pesantemente e abbattendosi in modo drammatico sulla sedia.

"Oh, che cosa devo fare con te? Prima ti innamori del ragazzo popolare e quando lui ti rifiuta vai a cercare conforto in un senpai misterioso ma gentile che ti offre la sua spalla e ti ruba un bacio. Ti ha persino lasciato il suo profumo addosso e seriamente mi stai dicendo che non sai come si chiama?" schioccò la lingua in indignazione.

Finsi un colpo di tosse, attirando la sua attenzione.

"A dire il vero" pronunciai con una punta di orgoglio e di soddisfazione "conosco il suo nome".

Mi ci era voluto un mese per scoprire il suo nome, ma perseverare da i suoi frutti.

"Ti giuro che se ha anche un nome carino ti picchio. Letteralmente, capitano tutte a te. Se scopro che è carino anche esteticamente, oh se le prendi!" mi lanciò un'occhiataccia a metà tra il divertito ed il minaccioso.

Ricambiai il sorrisetto, chiudendo gli occhi e ripensando al momento in cui, ore prima, il quasi certamente albino si era presentato per davvero.

"Si chiama Natsuo."

>>EYCEE'S CORNER<<

Sapete, alcune persone sono profondamente innamorate di Todoroki Natsuo. Io sono alcune persone.

AAAAAA ECCOCI FINALMENTE CE L'HO FATTA AAAAAA ASPETTAVO QUESTO MOMENTO DA TROPPO TEMPO SSJSJSJSJSJS

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen2U.Pro