CAP 17 - LA LEGGENDA DEL DRAGO D'ORO

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Cercavamo di farci strada tra la melma appiccicosa che ci attanagliava fin sopra le caviglie e una nebbia fitta e soffocante che ci impediva la visibilità oltre i due metri di distanza. I giganteschi alberi, come spettri decadenti, davano l'impressione di volerci aggredire con le loro lunghe fronde, che si intrecciavano appena al di sopra della nostra testa.

Era già da alcuni minuti che sentivo uno strano ronzio in lontananza, che inizialmente avevo associato a una flotta di zanzare pronte, dietro a un qualche albero o cespuglio, ad aggredirci e banchettare con il nostro sangue.

"Lo sentite anche voi?"

"Si!", rispose l'elfo, "ma non mi fa presagire niente di buono!"

Nel frattempo osservavo il nano guardarsi attorno pensieroso, fino al momento in cui si rese conto chi fosse il proprietario di quel fastidioso ronzio; ma ormai, era troppo tardi.

Un'enorme TAFANO PREDATORE ci sorprese, balzando di fronte a noi con un movimento repentino, cercando di azzannarci. Riuscimmo a schivarlo, ma la gigantesca mosca dalle striature gialle e nere volò via e ci attaccò di nuovo, senza successo.

"Sarà grossa e farà paura, ma ha una mira di merda!"

Il nano ignorò la mia battuta, indicando con un cenno della testa la tana del volatile.

"Le vedete quelle due salsiccie volanti come ronzano in maniera ellittica davanti a quel bozzolo?", ci chiese incrociando le braccia.

"Ecco... la stessa cosa stanno facendo i miei coglioni intorno alla fava. Ma mi domando e dico..."

"O ti domandi, o ti dici..."

"ZhurQui non è il momento, per favore!"

Cercai di intervenire per interrompere l'ennesimo turpiloquio dello stregone, ma non fui abbastanza lesto. Il nano, poco incline alla pazienza, piantò l'ascia a terra e, issandosi su di essa, gli rifilò una testata in piena fronte.

Il suono vuoto che scaturì dall'impatto dei due crani, amplificato a dismisura dall'eco cupo e sordo della palude, fece fuggire via i tafani e cadere l'enorme tana nelle acque melmose sottostanti.

Come risvegliata da un lungo torpore, la palude prese vita; un forte vento iniziò a scuotere gli alberi spazzando via rami secchi e fogliame marcio che da tempo immemore posavano immobili nell'acqua, o incastrati fra le fronde e i cespugli.

La terra sotto di noi iniziò a tremare e rumori e grida agghiaccianti giunsero alle nostre orecchie.

"Seguitemi!", ci urlò il nano che aveva iniziato a correre.

"Già una volta l'hai detto e non è che ci ha portato molto bene!" risposi seguendolo con l'elfo e ZhurQui al seguito, visibilmente stordito.

"Risparmia il fiato e segui..."

Come risucchiata da un buco nero, la terra ci mancò sotto i piedi e ci inghiottì. La nostra corsa proseguì dentro una galleria ripida e fangosa che ci fece scivolare sempre più velocemente verso una destinazione ignota.

Mentre cercavo di tenermi con fatica in "pista", smanacciando contro le pareti e cercando una sorta di equilibrio con le gambe, mi accorsi che il nano e lo stregone, con tanto di casco protettivo e occhiali fascianti, stavano assumendo posizioni sempre più aerodinamiche, facendo a gara su chi sarebbe arrivato per primo alla fine di quel tunnel sotterraneo.

L'oscurità si faceva sempre più impenetrabile man mano che scivolavamo in basso e ci inghiottì impietosa. La nostra corsa finì rovinosamente contro una parete di dura roccia.

"Ohi! Uhi! Ahi!"

L'ultimo a sbatterci contro fu ZhurQui, che a nostra differenza, si rialzò prontamente:

"Che vocali mancano? Mi sono distratto, scasatemi!"

"Puoi scegliere tra la E e la I"

Nell'udire la risposta, mi voltai con aria interrogativa verso l'elfo, che si stava massaggiando la testa dolorante.

"Ok... allora Hih!"

"Ma mi state prendendo per il culo voi due?"

Lo stregone mi ignorò e accese una debole fiaccola schioccando le dita.

Di fronte a noi, spettacolari stalattiti di alcuni metri di lunghezza partivano dalla volta della grotta e cadevano giù, come i micidiali denti a sciabola dello Smilodon, intersecandosi con stalagmiti altrettanto gigantesche, in un mortale gioco d'incastro.

Un ruggito spaventoso attirò la nostra attenzione, destandoci da quella meraviglia della natura. Con lo sguardo rivolto in direzione di quel verso animalesco, mi rivolsi rassegnato verso Lith-thel-tony.

"Nano? Ma non sarà che quel fiocco rosso che ti ostini a portare sulla zucca attira un po' troppo l'attenzione?"

"Te lo ripeto! Il fiocco non si tocca!"

La tenebra della grotta fu squarciata da riflessi gialli, lucenti quanto malvagi, di due ciclopici occhi in rapido avvicinamento. Un mastodontico VERME CREMISINUM ci stava attaccando, lasciando solchi come squarci sul terreno e sollevando terra e sassi nel suo irrefrenabile slancio.

Il grido agguerrito dell'elfo mi colse di sorpresa, mentre mi accingevo a cercare qualcosa con cui difendermi.

"Ok ragazzi, chi la dura la vince!" a cui seguì l'urlo animalesco del nano:

"Chi l'ha duro, tromba!"

Improvvisamente, la demoniaca fiera sgranò gli occhi, che pochi istanti prima si erano ridotti a due strette fessure nel momento in cui stava sferrando il suo micidiale attacco verso di noi. La sua aurea di malvagità svanì all'istante e si sciolse come neve al sole. Iniziò a indietreggiare prima lentamente, poi sempre più rapida e nervosa, fino a fuggire terrorizzata.

"Eh eh, la mia fav... fama mi precede!" sogghignò il nano rimirandosi orgoglioso fra le gambe.

"Ci vuol poco!" Ribattei ironico, squadrando "sua bassezza" dalla testa ai piedi.

"Ricordati che il mio soprannome... è Spadone!" e si incamminò, con andamento fiero e ascia in spalla indicandoci con il braccio libero la strada e proferendo il terzo:

"Seguitemi!"

Allargai le braccia sconsolato. Ero a guardare la finale di Champions e nell'ultime settimane non avevo mai fatto imbestialire Ines, ne ero sicuro.

Si forse un pochino... ma non tanto! Ok, mi ero dimenticato di mettere il tappo nel frullatore e sul soffitto, si era materializzato un dipinto di Picasso. Ma avevo ridipinteggiato tutto!

Ok è vero! Mi ero distratto mentre passavo quel mostro ringhiante di aspirapolvere e avevo risucchiato la coda del gatto, che si era aggrappato alla tenda riducendola a un puzzle di circa duemila pezzi. Ma l'avevo prontamente ricomprata nuova!

Si, mi ero erroneamente messo a pulire l'addolcitore dell'acqua, lasciandola circa quaranta minuti sotto la doccia schiumata senza la possibilità di sciacquarsi... dopodiché l'acqua arrivava a getti di idrante sputando sporcizia.
È vero, lo ammetto! Ma tolti i primi dieci minuti, poi veniva limpida e cristallina che la potevi anche bere!

Però, il sospetto che quei funghi a cena non fossero Champignon ma allucinogeni, mi sfiorò per un attimo la mente.

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