CAP 18 - LA LEGGENDA DEL DRAGO D'ORO

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Dopo alcuni metri, aggirata la parete rocciosa messa a dura prova dalle nostre zuccate, si presentò davanti a noi un sistema di tunnel e bivi più intricate dei peli del cul... della barba del nano.

Rimirò dubbioso quel dedalo di aperture e varchi ignoti, poi iniziò a scuotere la testa facendo ondeggiare il fiocco, come Trilli con il campanellino.

"No no, non me la sento!"

Lo stregone, appena dietro di lui, si fece timidamente avanti e gli tastò la fronte con la mano:

"In effetti non ce l'hai!"

Come una sentenza, l'ascia fu ripiantata a terra, pronta a far di nuovo da trampolino e dare slancio per una sonora testata. Per fortuna dello stregone, quella volta ebbi un tempo di reazione migliore e riuscii a intervenire in tempo.

"Ok, decido io! E tu, scendi dall'ascia!"

"No! Tanto lo so che tra poco spara un'altra stronzata!"

Ero consapevole che la mia dote migliore non era la fortuna.

Convinto sostenitore delle leggi e dei postulati di Murphy, soprannominato ironicamente "Gastone" nei momenti di maggiore difficoltà verso il fato da Ines, ero fermamente convinto che se una cosa aveva la minima possibilità di poter finire male, sicuramente lo faceva, e nel peggiore dei modi.
Anche stavolta non mi smentii e, con una mirabolante intuizione, riuscii a trovare la tana dell'ultimo vermone scarlatto, che naturalmente era in casa.

Alla nostra vista l'abnorme rettile spalancò le fauci, con le quali avrebbe potuto inghiottirci per intero, se solo ci fosse riuscito.

Il nano lo fissò impassibile, poi gli bastò fare il gesto di sbottonarsi i pantaloni, per farlo fuggire terrorizzato come il suo compare poco prima.

Notando le nostre espressioni sbalordite, un sorrisetto ironico si formò sul suo volto e, rimettendosi l'ascia in spalla, si immedesimò come cicerone del gruppo:

"Adesso ho capito dove siamo, saremo fuori di qui in un attimo!"

I deficienti eravamo noi ad assecondarlo.

Dopo vari "Mah", "Boh", "Sarà", esclamati puntualmente a ogni bivio, ci informò che ci eravamo persi. Un dubbio assalì i nostri pensieri e fu l'elfo a esternarlo:

"Ma la sai distinguere bene la destra dalla sinistra?!"

Il nano abbassò lo sguardo, guardandosi la punta delle scarpe con espressione colpevole.

"Perché, è così importante?" intervenne lo stregone.

"In politica no!" Sentenziai, "Ma magari nelle nostre condizioni, potrebbe esserci utile!"

Preso atto che "Mister TomTom" il nano non era affidabile, decidemmo di proseguire mettendo in mano le nostre sorti a Spok, che almeno non era affetto dalla sfiga esistenziale e sapeva distinguere i quattro punti cardinali.

Enormi gallerie buie e profonde come siderali buchi neri si alternavano a stretti cunicoli dalle ignote destinazioni. Per evitare un nuovo incontro con i rettiloni striscianti, entrammo in uno di questi angusti anfratti, troppo stretto per essere una loro tana.

La spada di Damocle di Murphy si abbatté, ancora una volta, inesorabile su di noi. Fummo immediatamente assaliti da due TARANTOLE, che non ci lasciarono scampo.

Sapevamo quanto il loro veleno fosse pericoloso, ma ignoravamo gli effetti collaterali di questa specie autoctona. Nello specifico, una volta punta, la preda iniziava a ballare fino allo svenimento, perfetta per essere bozzolata e mangiata con calma in seguito.

Io, assolutamente negato per qualsiasi ballo a eccezione di quello casuale e scoordinato delle serate alcoliche, mi ritrovai a danzare un complicatissimo tango con una delle temibili tarantole. ZhurQui si stava esibendo invece in un assolo di Macarena con tanto di vocalizzi auto prodotti, mentre il nano si destreggiava in una estenuante tarantella siciliana. Per fortuna l'elfo era scampato al morso delle tarantole e cercava disperatamente di radunarci, nel tentativo di farci uscire dalla loro tana.

Cosciente della situazione in cui ci eravamo cacciati, invocavo invano soccorso allo stregone, cercando nel frattempo di staccarmi dalle pelose zampe dell'insetto.

"Ti disturberebbe fare qualcosa? Per favore? Vorrei smettere di stare vis-a-vis con questa schifezza!"

Durante un salto con giravolta, mentre esclamava con esagerata euforia "Eeeeeh Macarena!", agitò il randello magico, con conseguenze imbarazzanti.

Mi ritrovai in un'aderente calzamaglia nera che mi falcidiava lo scroto, scarpette da ballo di due numeri inferiori al mio piede e una spinosissima rosa in bocca.

La tarantola fece un verso strano e, squadrandomi con una pericolosa espressione di approvazione, mi fece roteare su me stesso per poi riprendermi al volo con un casquè.

Sull'orlo del vomito, alle nostre spalle sopraggiunsero due MANTICORE.
Le bestie, dal corpo leonino e la coda da scorpione, iniziarono a scagliare aculei velenosi nella nostra direzione, alcuni dei quali raggiunsero in nano.

Anche in questo caso, pur conoscendo la pericolosità del loro veleno, ignoravamo che avesse lo scopo di addormentare le prede, che venivano poi squartate e mangiate.

Per nostra fortuna "Spadone", cadendo in un sonno catatonico, iniziò grevemente a russare. Le pareti della tana iniziarono a vibrare al ritmo dei suoi sospiri, mentre calcinacci e pietre iniziarono a cadere dagli irregolari soffitti. Impauriti dal movimento tellurico indotto, i nostri assalitori scapparono via, temendo per la propria incolumità.

Stremato dal ballo e stordito dal nano, a passo di danza mi avvicinai all'elfo:

"Mi concedi un ballo?" Chiese guardandomi con il sorrisetto ironico sulle labbra.

"No elfo, ti concedo due secondi per fare qualcosa!"

"Fai un figurone con quella rosa in bocca!"

"Vediamo che figurone farai tu quando te l'ho infilata in su per il culo, Spok!"

Sempre sorridendo, raggiunse lo stregone, concentrato nei passi del ballo brasileiro. Con un gesto elegante, gli sfilò il bastone magico dalla mano e iniziò a pronunciare strane e incomprensibili parole con fare solenne. Dopo pochi istanti, tornai alla normalità, fermo e sicuro sulle gambe.

"Che aspettavi a farlo?!", gli chiesi infuriato, sorpreso dal fatto che sapesse utilizzare la magia.

"Mi divertivo troppo a vedervi ballare! Poi in calzamaglia hai risvegliato i miei istanti più primordiali, caro..."

"Spok stammi alla larga, ok? E soprattutto non mi stare dietro!"

Mi accostai per sicurezza alla parete, poi mi rivolsi spazientito a ZhurQui, ancora confuso e sudaticcio.

"Oooooh sveglia! Toglimi di dosso sta caata di calzamaglia, immediatamente!

"Vuoi rimanere nudo?"

Un sospetto mugolio provenne dalla direzione dell'elfo che mi osservava ammiccante.

"Fai ricomparire immediatamente i miei vestiti!"

Poi, mi diressi verso il nano, strisciando con le spalle rivolte ancora verso le mura. Iniziai a percuoterlo, prendendolo per le spalle:

"Bastaaa oooh! Hai fatto estinguere due specie di animali e stai facendo implodere su se stesso il sottosuolo! Svegliati!"

"Sgrunf!"

"Si, sgrunf tua cugina!"

"Come fai a sapere che si chiama così?"


Mi allontanai visibilmente esasperato, imprecando a bassa voce, per non urtare la già fragile tenuta architettonica del sotterraneo.

"Ma che ha?"

Il nano mi seguì con lo sguardo per un attimo, poi si rivolse verso ZhurQui, disorientato e intontito dalla ronfonta.

"È stressato, troppe emozioni, non gli piace ballare e ha una visione vintage e sorpassata sull'utilizzo del proprio buco del culo."

Pur udendolo, ignorai le parole dello stregone e iniziai a capire il motivo per la quale, a giorni alterni, Ines non mi sopportava.

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