CAP 29 - IL SOFFIO DEL VENTO

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Per quando verrà il tempo della sera lungo i
grani d'incenso delle visioni,
e rintocchi di rame corroso
rantoleranno per noi.

"Felice di rivedervi figliuoli, ben arrivati!"
"Beato te che ci vedi!", risposi seccato. "E poi... ma chi ti conosce!"

"Io sono SVADNAIIM, benvenuti nella mia dimora!"
"Abiti qui te? Che culo!" lo interruppi.
"Non ho capito, è il suo nome, o è il suo codice fiscale?" sentii nel frattempo sussurrare lo stregone all'elfo, ma lo ignorai.

"Adesso, siete nei sotterranei del mio castello e già questo mi stupisce. Non avete fatto conoscenza con il mio guardiano?"
"Certo!" rispose l'elfo con l'accenno di un ironico sorriso. "Adesso ha un naso che lo puoi usare come mappamondo."

"Mmmh, la vostra insolenza non vi porterà lontano!"
"Ma guardi, signor Svadintilt..."
"Svadnaiim prego!"
"Ok svadislav! Io ero già lontano! Davanti a una TV, per la precisione!"
Mi ignorò. Tutta la sua attenzione era riversa sull'amuleto.

"È l'alito del vento quello?"
"E dai!! Il soffio del vento!", lo corressi.
"Mi stupite, come avete fatto a recuperarlo?"
"Coi discorsi!", risposi piccato.
"La tua ironia mi infastidisce terrestre! La vostra insolenza non vi porterà lontano!"
"L'hai già detto! Quindi?"
"CAZZI VOBIS!" e sparì, in un lampo.

"Ma sanno solo questa parola in latino?"
Spok fece spallucce, mentre il nano già stava studiando da che parte iniziare con le asciate per aprire il portone in legno di fronte a noi.

"C'è la maniglia!" intervenì ZhurQui indicandola
"Ah ok, deformazione professionale, scusate! Entriamo?"
"No!" risposi. "Stiamo tutto il tempo qui a fissare il portone!"
Sprangai la porta entrando in quella che doveva essere la sala principale, dato la mastodonticitá delle dimensioni. Rimasi pietrificato, con lo sguardo immobile, fisso davanti a me:

"Un I... Un I... Un I..."
"Un cosa?" intervenì preoccupato ZhurQui che si trovava dietro di me, con la visuale coperta. "Un' Iguana?"

"N... no!" continuò l'elfo, che nel frattempo mi aveva affiancato. "Un I... Un I..."
"Cosa, cosa? Un Istrice?"

Intanto la bestia già ci guardava incuriosita e perplessa. Mi accorsi che anche il nano mi aveva raggiunto e rispose allo stregone, che stava inutilmente saltellando dietro di noi nell'inutile tentativo di scorgere qualcosa.
"N... no! Un I... Un I..."
"Ma cosa?! Un ippopotamo?"

Il mostro davanti a noi stava mostrando i primi segni di impazienza, giustificabili anche dal fatto che aveva davanti a sé tre sguardi inebetiti e un coglione che tirava a indovinare da dietro.

"Una iena?"
"Un insetto?"
"Un I... un I..."

"Un IDRA!!! Sono una cazzo di Idra!" sbottò esasperata la fiera a dodici teste, che ci guardavano ormai con tetra malignità.
"Ah!" fu l'unica esclamazione che riuscì a emettere ZhurQui. "E ci voleva tanto!"

Le prime due delle teste che ci sovrastavano, portavano degli occhiali e si sforzavano di vederci socchiudendo a fessura gli occhi e sporgendosi in avanti.

"Evaristo?" chiese una all'altra. "Cosa sono quelle sagome lì davanti?"
"Non so Ermegilda. C'è poi quella sagoma più piccola che sembra avere la barba piena di nodi... la vedi?"

"Eh, eh!" sogghignò per tutta risposta lo stregone.

"E' vero Evaristo, hai proprio una vista aquilina!"
"Ma non ho capito il perché dei nodi..."

"Hi, hi!"
"Stregone falla finita!" gli sussurrai voltandomi, ma intanto le teste occhialute continuavano il loro monologo.

"Mah, si dovrà ricordare qualcosa..."

"Oh, oh!"

"Sì, ma non capisco cosa, mia cara."

"Uh, uh, uh... Ohi!" L'ascia del nano si era abbattuta di piatto sulla testa di ZhurQui.
"Tanto avevi finito le vocali, no?"

Ormai mi era sfuggita di mano la situazione. Mentre quei due bisticciavano come cretini, l'elfo aveva preso di nuovo l'iniziativa inaugurando la mossa del cigno.

Tale mossa, consiste nel tenere una gamba alzata da terra e piegata a 90°, il corpo leggermente curvato in avanti e le braccia alzate parallelamente al pavimento, piegate anch'esse in avanti, ma a 60°.
Ora, i casi sono due: o caschi o, nell'improbabile evenienza di riuscire a rimanere in equilibrio, i tuoi nemici ti prendono come psicologicamente instabile e ti uccidono.

Per nostra fortuna invece l'idra si mise sguaiatamente a ridere ribaltandosi e, dopo un attimo di perplessità, cogliemmo al volo l'occasione allontanandoci da lei. Varcammo in fretta l'unica uscita presente nella stanza.

"Ho sbagliato qualcosa?"
"Direi di no, Spok!" sorrisi ironico.
"No perché... avrei dovuto impaurirla. Non capisco, eppure ho fatto anche i corsi serali applicandola a dovere!"
"La prossima volta guardati Bud Spencer e Terence Hill, vedrai che andrà meglio!" risposi distratto, ignorando il suo sguardo incuriosito..

La mia attenzione era stata attirata dalla magnificenza delle quattro mura. Affrescate da scene di creature fantastiche e mostri infernali che si alternavano con sguardi di sfida, incutevano un certo disagio nell'osservarle. Il lampadario, al centro dei soffitto, era in vecchio legno e di forma sferica; ricordava la ruota di un'antica carovana del selvaggio west. Ai bordi della circonferenza, candele consumate facevano una fioca illuminazione. Nemmeno le finestre a cupola, seppur di grandi dimensioni, riuscivano a migliorare la visibilità; dai vetri sporchi e incrinati riusciva a filtrare ben poca luce.

Alle pareti facevano bella presenza spade e armature dei secoli passati, teste di animali mai visti, appese come trofei. Anche in questa stanza una sola porta era presente, una sola via d'uscita. Sopra, in lettere cirilliche, vi era scritto:

"Lasciate ogni speranza, oh voi che entrate"

"Quella l'ho persa quando ti ho conosciuto!" esclamai rivolgendomi a ZhurQui.
"Il Dante!"
"Lo conosci?" chiesi esterrefatto.
"Ho a casa una bottiglia d'olio!"
"Ma che ho fatto di male per meritarti..."

"E quello cos'è? Un rotolo di carta igienica che cammina?" Il nano indicava divertito una MUMMIA.

"Non esattamente..." La voce dell'elfo tradiva una punta di inquietudine.
"Ma io mi ci pulisco il culo!"
Nello sbalordimento generale, tirò un lembo di carta facendola volare via come una trottola. Non la vedemmo più.
"E' anche ruvida! Comunque sempre meglio dell'ortica!"

Si appartò e ricomparse dopo una decina di minuti.
"Ah bene! Caata imperiosa ragazzi! Mi dovevate vedere, che soddisf..."
La porta che avevo appena spalancato per far fuoriuscire il fetore proveniente dalle mortali deiezioni del nano, ci aprì la vista a un'incantevole spiaggia e... al suo inquilino.

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